10 cose che (forse) non sai sull’arcobaleno

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10 cose che (forse) non sai sull’arcobaleno

Come vedere un arcobaleno? Quanto può durare? Perché le bandiere arcobaleno sventolano nei Gay
Pride? 10 curiosità iridescenti.

14 MAGGIO 2019 | EUGENIO SPAGNUOLO

Gli arcobaleni si verificano quando la luce del sole attraversa le gocce d’acqua rimaste in
sospensione durante un temporale.

La parola arcobaleno deriva dal latino arcus pluvius, che significa “arco piovoso”. Questo dimostra
che anche i nostri antenati ne avevano compreso l’origine fisica: non può esserci arcobaleno senza
pioggia (o quanto meno senza acqua nebulizzata). Ma come si formano gli arcobaleni? Quanti colori
hanno davvero? Cosa simboleggiano nelle diverse culture? E, soprattutto, quanto può permanere in
cielo un bell’arcobaleno? Ecco le risposte a queste e altre curiosità…

1. COME SI FORMANO GLI ARCOBALENI?

Gli arcobaleni si verificano quando la luce del sole – cioè tutte le lunghezze d’onda della luce,
che insieme appaiono come luce bianca – attraversa le gocce d’acqua rimaste in sospensione durante
un temporale oppure l’acqua nebulizzata in prossimità di una cascata o le goccioline che formano la
nebbia. In sintesi, le goccioline hanno l’effetto di tanti piccoli prismi ottici che scompongono la
luce bianca in un “ventaglio” di luci di colori diversi, che vanno dal violetto al rosso.

In particolare, nel caso dell’arcobaleno, la porzione di luce che entra in ogni gocciolina viene
“deviata” e, per un fenomeno ottico prodotto dalla differente densità dell’acqua rispetto a quella
dell’aria circostante, ogni componente della luce viene rifratta con un angolo leggermente diverso
dall’altro, col risultato di creare il suggestivo spettro di colori.

2. GLI ARCOBALENI SONO DAVVERO A STRISCE?

In realtà no: siamo noi che li vediamo così. La “distribuzione” del colore in un arcobaleno è
continua: non ci sono strisce. Gli scienziati pensano che sia il nostro cervello a dividere lo
spettro dell’arcobaleno in bande distinte: noi umani amiamo “organizzare” ogni cosa, inclusi i
colori, e ciò vizia anche il modo in cui percepiamo la dispersione della luce dell’arcobaleno. Ma
l’esatto meccanismo per cui vediamo le strisce rimane sconosciuto.

3. QUANTI COLORI VEDIAMO IN UN ARCOBALENO (1)?

Dipende proprio da noi. Alcuni scienziati pensano che addirittura la percezione possa essere una
questione culturale. Il grande filosofo Aristotele, tra i primi studiosi a descrivere un arcobaleno,
nel libro III della sua Meteorologia, vi percepì solo tre colori: rosso, verde e blu. Dante invece,
in anticipo sui tempi, ne vedeva sette, e lo scrisse nel Purgatorio: “…rimanea distinto di sette
liste, tutte in quei colori onde fa l’arco il Sole e Delia il cinto”. I primi studiosi islamici
invece videro un arcobaleno tricolore: rosso, verde e giallo.

4. QUANTI COLORI VEDIAMO (2)?

Durante il Rinascimento si stabilì che i colori erano 4: rosso, blu, verde e giallo. Nel 17 ° secolo
i pensatori si spinsero a concordarne cinque: rosso, giallo, verde, blu e viola. Nel 1637 Cartesio
scoprì che gli arcobaleni erano causati dalla luce proveniente dal sole che veniva diviso in diversi
colori dalla pioggia, anticipando Isaac Newton che, successivamente, avrebbe collegato i colori
percepiti in un arcobaleno alle note su una scala musicale, convincendo gli scienziati europei che i
colori fossero 7. La verità è che non c’è un numero preciso di colori in un arcobaleno. Ogni
tonalità si fonde nella successiva senza un confine netto, lasciando l’interpretazione a chi guarda
e alla cultura che l’ha definita.

5. COME VEDERE L’ARCOBALENO?

Un arcobaleno è sempre opposto al sole. La visione dunque si ha solo quando l’osservatore è tra la
zona dove si trovano le gocce d’acqua sospese (pioggia, vapore acqueo ecc.) e la posizione del sole
nel cielo. Ecco perché gli arcobaleni si possono ammirare solo guardando verso la pioggia e non
dalla parte del sole.

6. DOPPI ARCOBALENI

I doppi arcobaleni si verificano quando la luce rimbalza all’interno della gocciolina d’acqua più di
una volta prima di fuoriuscire, formando così un secondo arco. La porzione di cielo compresa tra un
arcobaleno (primario) e il suo “doppio” (secondario) appare più scura perché qui la luce riflessa
nelle gocce di pioggia non raggiunge l’osservatore. Questa zona ha un nome: banda di Alessandro, da
Alessandro di Afrodisia che descrisse il fenomeno per la prima volta nel 200 d. C.

7. ARCOBALENI DI FUOCO

Esistono particolari arcobaleni, noti come arcobaleni di fuoco che però non hanno niente a che fare
con gli arcobaleni veri e propri (e con il fuoco). Si tratta di archi circumorizzontali che si
verificano solo in certe condizioni climatiche e a particolari latitudini: si stagliano paralleli
all’orizzonte come una banda, senza formare un arco, e altro non sono che un alone di cristalli di
ghiaccio di alta quota che rifrangono la luce.

8. PERCHÉ L’ARCOBALENO È UN SIMBOLO LGBT E COMPARE SUI VESSILLI DEL GAY PRIDE?

L’arcobaleno è il simbolo LGBT (comunità di persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender) più
conosciuto al mondo. La prima bandiera arcobaleno LGBT fu progettata nel 1978 da Gilbert Baker per
un Gay Pride a San Francisco. Il design originale aveva otto colori, ognuno con il suo significato
(il rosso per esempio indicava la vita e il verde l’amore per la natura). Poi per motivi pratici i
colori sono diventati 6: la tintura rosa era troppo costosa, e il blu e il turchese si sono “fusi”
nel blu.

A chi gli chiese perché proprio l’arcobaleno, Baker rispose: “A lungo siamo stati identificati col
il triangolo rosa che ci avevavo affibbiato i nazisti. Ma questo simbolo era figlio di un mondo
orribile. Avevamo bisogno di qualcosa di bello. L’arcobaleno è perfetto perché si adatta davvero
alla nostra diversità in termini di etnia, genere, età e altro”. In seguito si è diffusa una
bandiera della pace che le somiglia molto: la differenza è nei colori: 7 nella bandiera della pace,
6 in quella LGBT. Poi sulla bandiera della pace, è spesso impressa la scritta “pace”. La bandiera
della pace in Italia è stata avvistata la prima volta alla marcia Perugia-Assisi nel 1961.

9. COSA RAPPRESENTAVA L’ARCOBALENO NELLE ANTICHE CULTURE?

Nella mitologia del nord l’arcobaleno è bifrost, il ponte che connette il mondo dei morti e quello
dei vivi. In realtà sono tante le culture, anche distanti, che vi hanno visto un collegamento tra
cielo e terra: per i greci l’arcobaleno era Iris, (o Iride), la messaggera degli dei. Nell’antica
religione indù dell’epoca vedica, l’arcobaleno è invece l’arco di Indra, dio dell’atmosfera e della
pioggia.

10. QUANTO PUÒ DURARE UN ARCOBALENO?

L’arcobaleno più lungo del mondo (o osservato più a lungo) è stato quello di Yangmingshan (Taipei)
il 30 novembre 2017: è rimasto visibile per 8 ore e 58 minuti, battendo l’arcobaleno di Sheffield,
in Inghilterra, che il 14 marzo 1994 era durato più o meno dalle 9 alle 15. L’arcobaleno è stato
monitorato dalla Chinese Culture University, che si trova su una montagna a nord di Taipei.

da focus.it

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