10 tecniche per imparare a volersi bene

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10 tecniche per imparare a volersi bene

Tratto da:
LOUISE L. HAY
IL POTERE E’ IN TE
AMORE, GIOIA, SERENITA’. SCOPRILI DENTRO DI TE PER VIVERE
IN PERFETTA ARMONIA – ARMENIA EDITORE

——————

CAPITOLO OTTO

*Tecniche per imparare a volersi bene*

“Quando perdoni e ti liberi della negativita’, non solo ti scrolli
di dosso un enorme peso, ma apri anche la porta all’amore.

……………..

In questo capitolo illustrero’ alcune tecniche per imparare
ad amare se stessi nella speranza di aiutare sia coloro che hanno
gia’ iniziato a farlo, sia coloro che vi si accingono solo ora.

In proposito ho elaborato e divulgato a migliaia di persone il metodo delle
Dieci fasi.

Amare se stessi e’ un’avventura meravigliosa: e’ come imparare a volare.
Non perdiamo tempo: impariamo subito!

Molti di noi, per un motivo o un altro, si disistimano. Dopotutto, amarsi
non e’ semplice: abbiamo tanti di quei cosiddetti “difetti che riteniamo
impossibile volerci bene. Siamo sempre pronti a subordinare tali sentimenti
a qualcosa,
atteggiamenti questi che estendiamo anche all’amore per il partner.

Eppure non e’ possibile amare un’altra persona se non amiamo noi stessi;
per tale motivo, visto che siamo riusciti ad identificare la barriera
che ci siamo costruiti, vediamo di procedere oltre cercando di abbatterle.

*Dieci modi per volersi bene*

Il primo passo e, probabilmente, il piu’ importante, e’ cessare di
criticarci.

Come gia’ considerato nel Capitolo 5, se ci ripetiamo di essere persone
piacevoli indipendentemente da quanto succede nella vita, possiamo
effettuare tutti i cambiamenti necessari per migliorare; solo quando ci
disprezziamo, abbiamo molte difficolta’ a realizzare tale obiettivo.

Tutti cambiano: ogni giorno e’ un nuovo giorno e le cose che facciamo oggi
sono sempre lievemente diverse da quelle di ieri; la capacita’ di
adattamento ai processi della vita e’ l’energia che ci permette di
progredire.

Molti, cresciuti in famiglie dominate dalla tensione e dall’ansia, sono
diventate iperresponsabili e ipercritici nei confronti di loro stessi.

Non a caso i messaggi ricevuti nell’infanzia sottolineavano sempre che
c’era qualcosa che non andava in loro. Pensiamo un istante alle parole
che utilizziamo per autorimproverarci:

“..stupido, crudele, incapace, sbadato,
imbecille, antipatico, indegno, disordinato, disonesto..”

sono le piu’ comuni.

Non e’ forse vero?

In realta’ abbiamo un bisogno disperato di stimarci e
considerarci; quando non ci riusciamo perche’ non ci riteniamo all’altezza
siamo abilissimi nel renderci la vita infelice creando malattie e
sofferenze,
rimandando le scelte che ci potrebbero aiutare, maltrattando il nostro corpo
con alcool cibi e droga. Siamo tutti in certo qual modo insicuri perche’
siamo esseri umani e per questo non dobbiamo certo aspirare ad essere
perfetti: se lo facciamo ci sottoponiamo ad una tensione terribile che ci
impedisce di eliminare quanto di negativo esiste in noi e nella nostra vita.

Dobbiamo invece scoprire la nostra creativita’, la nostra individualita’,
apprezzando le qualita’ che ci distinguono dagli altri. Ognuno di noi e’
infatti unico sulla terra e criticandosi non fa altro che svilire la
propria peculiarita’.

2. E’ inoltre opportuno smettere di spaventarci: quante volte invece ci
terrorizziamo con i nostri pensieri, rendendo le situazioni peggiori di
quelle che effettivamente sono. Da una mosca creiamo un elefante e con
quest’ottica ci roviniamo l’esistenza aspettandoci sempre il peggio.

Quanti di noi vanno a dormire la sera immaginando i lati piu’ turpi della
situazione problematica che stanno vivendo? E’ lo stesso atteggiamento
mentale dei bambini che, figurandosi esistano mostri spaventosi sotto il
letto, s’impauriscono e chiamano la mamma e il papa’. Noi siamo adulti e per
tranquillizzarci possiamo agire autonomamente.

Le persone malate si comportano frequentemente in questo modo: vivono
aspettandosi sempre il peggio e arrivando talora anche a organizzare il
proprio
funerale. In realta’ non fanno altro che cedere la loro energia
ai media e considerarsi dati statistici.

Spesso adottiamo tale atteggiamento
anche nella vita sociale o affettiva: se qualcuno non ci chiama ,decidiamo
immediatamente che siamo persone abbiette e che non riusciremo a instaurare
altri rapporti sentendoci derelitti e abbandonati.

Altrettanto spesso agiamo cosi’ in campo lavorativo: qualcuno ci fa
un’osservazione e iniziamo subito a pensare che verremo licenziati, dando
corso nella nostra mente a pensieri che ci paralizzano. Tali schemi
mentali sono totalmente negativi. Se ci accorgiamo di continuare a
riciclare gli stessi pensieri negativi dobbiamo cercare di trovare
qualcosa di positivo e piacevole con cui sostituirli: l’immagine di un
tramonto, ad esempio; di un fiore, del nostro sport preferito.

Ogniqualvolta ci spaventiamo cambiamo pensiero facendo appello a tali
immagini dicendoci: “No non devi pensarci piu’. Pensero’ invece ai
tramonti alle rose, a Parigi, ai ghiacciai, alle cascate…”

Perseverando in questa condotta riusciremo a cancellare ogni
negativita’.

Anche in questo caso tuttavia e’ necessario un po’ di tempo.

3. Un’altra tecnica efficace e’ essere gentili dolci e pazienti con noi
stessi. Oren Arnold scrisse spiritosamente:

“mio Dio prego perche’, io
possa diventare paziente. Ma subito!”

La pazienza e’ uno strumento
straordinario. Molti di noi tuttavia soffrono se non vedono
immediatamente soddisfatta la propria aspettativa. Non sapendo pazientare
si irritano. Ad esempio, se devono fare la fila, o se restano imbottigliati
nel traffico esigono tutte le risposte e tutti i “contentini”
immediatamente. Troppo spesso tuttavia rendiamo la vita impossibile
agli altri con la nostra impazienza, che, tra l’altro ci impedisce di
apprendere: pretendiamo in sostanza la risposta ai nostri interrogativi
senza voler imparare o fare i passi necessari per raggiungere la meta….

Proviamo a considerare la nostra mente come un giardino. Inizialmente
e’ tutto in disordine, pieno di terriccio di rovi e di sassi, di vecchi
alberi da potare; esattamente come noi siamo pieni di odio nei confronti
di noi stessi; di disperazione, rabbia, preoccupazione e paura.

Una volta rimosso tutto quanto risulta deturpante e concimato il terreno
possiamo piantare i semi che porteranno prosperita’ e benessere; il sole
e l’acqua che somministriamo li aiuteranno a crescere con amore….
All’inizio non sembra avvengano cambiamenti considerevoli: l’importante
comunque e’ non fermarsi e continuare a curare il giardino.

Se saremo pazienti, alla fine le piante cresceranno e fioriranno; lo stesso
avviene con la nostra mente. Selezionate i pensieri da “coltivare” dobbiamo
alimentarli con pazienza ,creando in tal modo le esperienze che desideriamo.

*Tutti commettiamo errori*

E’ normale commettere errori quando si impara;
come gia’ rilevato, molti di noi sono maniaci del perfezionismo: in questo
modo, tuttavia, non riescono ad apprendere nulla di nuovo perche’, se
falliscono nel fare subito bene qualcosa, si avviliscono, non ritenendosi
all’altezza. E’ necessario molto tempo per apprendere qualsiasi cosa e
le prime volte che proviamo ad agire non sempre risulta facile. Per
chiarire meglio il concetto vorrei citare un esempio anche se banale:
proviamo a battere le mani. Non c’e’ un modo corretto, ne’ uno scorretto
per farlo.

Proviamo ed osserviamo quale dei due pollici si trova
sovrapposto all’altro. Battiamole ancora sovrapponendo, pero’, questa volta,
l’altro pollice.

All’inizio potra’ sembrare strano o persino sbagliato.

Ripetiamo piu’ volte il gesto, alternando i pollici .

Che sensazione abbiamo ora?

Non piu’ cosi’ strana vero? Ci stiamo abituando alla novita’ e, forse,
potremmo imparare a battere le mani in entrambi i modi…

Lo stesso si verifica quando proviamo a fare altra cose in maniera
diversa dal solito: inizialmente ci sembra strano; a mano a mano che
acquisiamo pratica, tuttavia, il nostro modo di agire ci apparira’
normale e spontaneo. Non dobbiamo pretendere di riuscire a volerci
bene profondamente in un solo giorno; ma, possiamo farlo, gradatamente,
giorno dopo giorno. In tale processo gli errori che commettiamo ci
aiutano ad apprendere e a progredire: pertanto, quando sbagliamo,
non dobbiamo punirci, ma considerare l’accaduto come un ulteriore
passo verso il miglioramento.

In molti casi, dopo aver operato a lungo per cambiare, vediamo
affiorare ancora i vecchi problemi, rimanendo stupiti e perplessi di
fronte a cio’. E’ importante allora corroborare le nostre convinzioni
evitando di alzare le braccia al cielo, esclamando:”che scopo ha tutto
questo?”

Nella fase di apprendimento dobbiamo essere gentili e dolci
con noi stessi: quando un pensiero negativo si fa strada, va rimosso
come un’erbaccia da un giardino coltivato.

4. E’ bene imparare a essere gentili con la nostra mente: non dobbiamo
odiarci perche’ facciamo pensieri negativi. Questi vanno considerati
come un’opportunita’ per crescere, piuttosto che un sistema punitivo.

Non dobbiamo nemmeno incolparci per le esperienze negativa vissute;
anch’esse ci aiutano a imparare; essere gentili con noi stessi significa
cessare di punirci, denigrarci e tormentarci.

Il rilassamento puo’ essere estremamente utile tal fine.

Grazie ad esso, infatti, e’ possibile
entrare contatto con l’Energia Interiore. Quando siamo tesi e
spaventati, viceversa, interrompiamo tale contatto. Per rilassare
mente e corpo sono sufficienti alcuni minuti al giorno,

Respirando profondamente, chiudiamo gli occhi e liberiamo ogni tensione
accumulata.

Espirando e’ importante concentrarsi e ripetersi: “Ti voglio bene.
Tutto va bene”. In questo modo ci tranquillizzeremo, inviandoci
messaggi che ci aiuteranno a non essere sempre tesi e impauriti nella
vita.

*La meditazione quotidiana*

E’ a mio avviso essenziale quietare la mente e affidarsi alla saggezza
interiore. La societa’ in cui viviamo ha trasformato la meditazione – una
delle tecniche piu’ antiche ed efficaci per conoscere e migliorare se’
stessi –
in qualcosa di strano e di difficilmente realizzabile. Per meditare,
in realta’, non dobbiamo fare altro che rilassarci ,ripetendo interiormente
parole – quali: amore e pace – oppure altri termini ed espressioni
significative
per noi stessi; ad esempio: “Mi voglio bene, mi perdono, sono perdonato” –
rimanendo in ascolto per un po’.

Alcuni ritengono che per meditare sia necessario smettere di pensare.
Non possiamo, in effetti, arrestare la mente; ma, siamo in grado di
rallentare
il flusso dei pensieri, liberando quelli negativi; in molti casi puo’ essere
utile, a tal fine, annotare questi ultimi su un foglio di carta. Se
riusciamo a
osservare il flusso dei pensieri di paura di rabbia ,di amore,
di rovina, di abbandono, di gioia, senza dar loro importanza, significa
che ci accingiamo a usare saggiamente la nostra energia interiore.

Possiamo meditare in qualsiasi posto e far si’ che cio’ diventi
un’abitudine.

Meditare significa concentrarci sulla nostra Energia Superiore; creare un
contatto con noi stessi e la nostra saggezza interiore.

Possiamo farlo in vari modi: correndo e passeggiando; per esempio io medito
in giardino, dedicandomi al mantenimento e alla pulizia di quest’ultimo.

*Visualizzare risultati positivi*
.
La visualizzazione e’ anch’essa molto importante e puo’ essere
effettuata secondo tecniche differenti. Nel suo libro – “Getting Well Again”
(Recuperare la salute) – il dr. Carl Simonton raccomanda numerose
tecniche di visualizzazione, utilizzabili con successo, in particolare
dai malati affetti da cancro. La visualizzazione aiuta a creare
immagini chiare e positive che corroborano le nostre affermazioni;
a questo scopo e’ importante che tali immagini siano sempre compatibili
con noi stessi ,altrimenti non hanno alcun effetto.

Una mia paziente, ad esempio, visualizzava le cellule killer buone
mentre attaccavano e distruggevano il tumore e, ultimato il processo,
si chiedeva se aveva operato correttamente o meno, dubitando comunque
della sua efficacia. Le domandai se si sentisse lei stessa un killer :
Non sono infatti convinta che sia bene creare conflitti nel nostro corpo.

Le suggerii, pertanto, di cambiare l’immagine, scegliendo, ad esempio,
quella dei raggi solari che sciolgono le cellule malate; o quella di
un mago che, con la bacchetta magica, le trasforma in cellule sane.

Quando ero malata di cancro ero solita visualizzare una corrente
di acqua chiara e fresca che trascinava via dal mio corpo le cellule
tumorali. Non e’ mai bene scegliere immagini forti, capaci di turbare
il nostro inconscio.

Se in famiglia qualcuno e’ malato non lo aiutiamo certo continuando
a considerarlo tale: proviamo invece a immaginarlo sano, inviandogli
cosi’ vibrazioni positive, senza mai dimenticare tuttavia che la
guarigione resta sempre compito suo. Se la persona malata e’ aperta e
disponibile e’ possibile consigliarle di ascoltare appositi nastri
che aiutano la visualizzazione e la meditazione; in caso contrario
e’ bene inviarle semplicemente il nostro amore. La visualizzazione
e’ una tecnica che tutti siamo in grado di utilizzare, anche se
scegliamo immagini differenti.

5. La fase successiva’ implica imparare a lodare se stessi: le
critiche deprimono il nostro spirito, le lodi lo risollevano.

E’ importante riconoscere la nostra Energia la Superiorita’ del nostro
Io: siamo tutti espressione dell’Intelligenza Infinita.

Quando ci denigriamo sminuiamo anche l’Energia che ci ha creati.

Dobbiamo ripeterci sempre che siamo persone meravigliose: se lo
facciamo una volta e basta la tecnica non funziona; e’ necessario
continuare a farlo anche se solo per un minuto alla volta. Cio’ e’
particolarmente efficace quando impariamo qualcosa di nuovo o di diverso e
non ci sentiamo sicuri.

La prima volta che parlai alla Chiesa della Scienza Religiosa
a New York – ricordo con estrema precisione – ero molto
agitata: era venerdi’ e la riunione si teneva a mezzogiorno; i
partecipanti scrivevano le domande a cui avrei dovuto rispondere
su foglietti di carta, che piegavano e raccoglievano in un
cesto.

Presi quindi il cesto portandolo sul palco ed iniziai a
rispondere a tutti gli interrogativi ,effettuando brevi terapie;
quando finii, mi allontanai dal palco dicendomi: “Louise, sei
stata fantastica considerando che e’ la prima volta. Tempo
cinque o sei riunioni e sarai una professionista!”.

Non mi denigrai
mai ripetendomi che mi ero dimenticata di dire questo o quello,
poiche’ non volevo che la seconda volta diventasse una
esperienza terrificante e angosciante.

Se mi abbatto la prima volta, lo faccio anche la seconda;
finisce cosi’ che ho molta paura. Trascorse un paio d’ore dalla
fine della riunione, mi chiesi che cosa potevo migliorare senza,
tuttavia, mai criticarmi. Continuai sempre a lodarmi e a
congratularmi con me stessa e, dopo cinque o sei riunioni,
diventai effettivamente una professionista. Tale metodo puo’ essere
applicato in tutti i campi; io continuai ad adottarlo per
prepararmi alle riunioni ottenendo ottimi risultati.

E’ importante imparare ad accettare il bene, anche se pensiamo
di non meritarlo. Come descritto in precedenza, il fatto di
credere di non meritare qualcosa di positivo nasce dalla
nostra scarsa disponibilita’ ad accettare il bene, atteggiamento
che ci impedisce di ottenere cio’ che desideriamo. Come
possiamo considerarci positivamente, se riteniamo di non
meritare nulla di buono?

Pensiamo un istante alle leggi del merito, adottate nella
nostra famiglia: ci sentiamo sufficientemente buoni,
intelligenti, alti, belli o che altro? E per che cosa dobbiamo
vivere? Sappiamo tutti che siamo qui per uno scopo, non certo
per comperare un automobile nuova ogni tre o quattro anni. Che
cosa siamo disposti a fare per realizzare i nostri obiettivi? Siamo
disposti a fare affermazioni e visualizzazioni positive e a
seguire apposite terapie? A perdonare? A meditare? Quanti
sforzi siamo disposti a fare mentalmente per cambiare e migliorare
la nostra esistenza?

6. Volerci bene significa aiutarci. E’ sempre bene chiedere
l’aiuto di amici, lasciando che essi ci sostengano: chiedendo
soccorso in caso di necessita’ diventiamo infatti piu’ forti. Molti
di noi, invece, sono talmente autosufficienti e autarchici che,
psicologicamente, non riescono a chiedere aiuto: invece di
cercare di fare tutto da soli e, poi, arrabbiarci perche’ non ne
siamo capaci, rivolgiamoci a chi ci vuole bene.

In molte citta’ esistono inoltre associazioni e organizzazioni
che aiutano a risolvere vari problemi: puo’ esser utile ricercare
il loro sostegno e, se non si trova cio’ che si desidera, e’ sempre
possibile fondarne una nuova! Non e’ terribile come pensiamo:
basta riunire un paio di amici che hanno lo stesso problema e,
con loro, stabilire alcune direttive: se agiamo con il cuore,
il nostro piccolo gruppo crescera’ e la gente ne verra’ attratta
come da una calamita. Non e’ il caso di preoccuparsi se,
aumentando i partecipanti, lo spazio diminuisce: l’Universo
provvedera’ a eliminare anche questa difficolta’. Se non sapete
che cosa fare, scrivetemi e io vi forniro’ le istruzioni e i consigli
necessari per aiutarvi l’un l’altro.

Iniziai l’operazione Hay a Los Angeles nel 1985, insieme a
sei malati di aids: all’inizio non sapevamo come agire, come
fronteggiare il problema. In ogni caso dissi loro immediatamente
che non ci saremmo incontrati per dirci l’un l’altro che
tale malattia e’ una cosa terribile: questo lo sapevamo gia’.

Cercammo di fare il possibile per sostenerci in maniera positiva;
oggi ci riuniamo ancora, il mercoledi’ sera, a West Hollywood
Park e siamo in 200.

E’ un gruppo straordinario per i malati di aids, dove ognuno
e’ il benvenuto: ci sono persone che vengono da tutte le parti
del mondo per vedere come e’ organizzato e che, trovando un
sostegno, ritornano.

Ed e’ il gruppo che lo fornisce, non io: tutti i membri danno
un loro contributo, utilizzando le tecniche di visualizzazione e
meditazione, scambiando informazioni su terapie alternative
e sugli ultimi ritrovati della scienza medica.

In fondo alla stanza di riunione vi sono dei tavoli energetici,
dove alcuni partecipanti possono distendersi mentre altri
trasmettono loro energia imponendo le mani o pregando per loro.

Alle riunioni partecipano anche i membri della Scienza della
Mentale, a cui ognuno puo’ rivolgersi per consigli e aiuto. Prima
di lasciarci cantiamo e ci abbracciamo: vogliamo che tutti
vadano a casa sentendosi meglio rispetto a quando erano arrivati
e molti, in effetti, ne traggono beneficio per parecchi giorni.

Questo tipo di gruppi e di associazioni rappresenta una
nuova entita’ sociale capace di fornire, in un’epoca difficile e
complessa come la nostra, un aiuto prezioso a chi soffre o ha
problemi.

Negli Stati Uniti esistono numerose chiese del
“Nuovo Pensiero” che organizzano riunioni ogni settimana,
molte delle quali vengono indicate nei principali giornali e
riviste. E’ in ogni caso importante operare congiuntamente con
gli altri: in questo modo, infatti, riceviamo stimoli ad agire e
ad andare avanti. Le persone che hanno le stesse idee
dovrebbero, a mio avviso, trascorrere regolarmente un po’
di tempo assieme.

Quando lavoriamo congiuntamente, per il medesimo scopo,
utilizziamo il dolore, la confusione, la rabbia non per autocommiserarci,
ma per cercare una soluzione comune ai nostri problemi, per
superare ogni ostacolo e, in certo qual modo, crescere.

Se, da soli, agiamo con dedizione e disciplina, seguendo il
nostro spirito, possiamo ottenere buoni risultati: se pero’ operiamo
con la stessa finalita’ insieme ad altri, faremo passi da gigante
dal momento che si impara molto da coloro che ci circondano.

Ogni membro del gruppo e’ infatti un insegnante; per tali
motivi consiglierei a tutti di unirsi a un gruppo per analizzare e risolvere
i vari problemi.

7. Amare la propria negativita’. La negativita’ e’ una nostra
creatura, esattamente come noi siamo creature di Dio.

L’intelligenza che ci ha creati non ci odia perche’ commettiamo
errori o ci arrabbiamo con i nostri figli: sa, infatti, che facciamo
sempre del nostro meglio e ama tutte le Sue creature, come noi
amiamo le nostre. Tutti facciamo scelte sbagliate: se, tuttavia,
continuiamo ad autopunirci per cio’, instauriamo un’abitudine
negativa molto difficile da sradicare.

Continuando a ripetere: “Odio il mio lavoro, la mia casa, la
mia malattia, il mio partner…”, potremo avere ben poco di
buono dalla vita.

Indipendentemente dal tipo di situazione negativa in cui ci
ritroviamo dobbiamo renderci conto che esiste una ragione
per cio’.

Il dr. John Harrison, autore del testo “Love Your Disease”
(Ama la tua malattia), sostiene la necessita’ di non condannare
un malato perche’ deve essere sottoposto a piu’ interventi
chirurgici o perche’ e’ affetto da piu’ malattie. Tali malati possono
in realta’ congratularsi con loro stessi per aver trovato un
modo di soddisfare i loro bisogni: qualsiasi problema abbiamo,
siamo stati noi a crearlo, nel tentativo di gestire una determinata
situazione. Una volta compreso questo, siamo in grado di
cercare un modo per far fronte alle nostre esigenze.

Talora i malati affetti da cancro o da altre malattie terminali
trovano cosi’ difficile dire “no” a una figura dispotica che domina
la loro vita che, per riuscirci, delegano inconsciamente
tale compito a un’entita’ chiamata: malattia. Una mia paziente,
avendo compreso che la malattia da lei creata era dovuta al
fatto di non sapere rispondere di no al padre, decise di iniziare
finalmente a vivere per se stessa: inizio’ a rispondere “no” e,
superate le difficolta’ iniziali, continuo’ su questa strada osservando
che, a mano a mano, recuperava la salute.

Qualsiasi siano gli schemi negativi, possiamo imparare a soddisfare
le nostre esigenze in maniera positiva; per tale motivo e’
importante chiederci sempre che cosa ricaviamo da un’esperienza
e se quello che riceviamo e’ positivo. Non e’ facile rispondere
a dette domande: tuttavia, se vogliamo, veramente guardarci
dentro, ed essere onesti con noi stessi, riusciremo a farlo.

Una volta trovate le risposte, potremo cercare modi migliori
per ottenere lo stesso scopo.

Un altro strumento efficace a nostra disposizione e’ lo
humor, capace di aiutarci a liberare la negativita’ e di
corroborarci in situazioni problematiche. Nel corso delle riunioni
indotte dall’operazione Hay riserviamo sempre un po’ di tempo
per le battute e le barzellette e, talora, invitiamo la “signora sorriso”,
un’oratrice che ha una risata contagiosa e che rallegra in tal
modo l’intero pubblico.

Non possiamo prenderci sempre seriamente: il ridere puo’
essere, a volte, di estremo aiuto. Per questo motivo raccomando
di vedere, nei momenti di depressione e di tristezza, le vecchie
comiche, come quelle di Stan Laurel e Oliver Hardi.

Quando lavoravo privatamente cercavo di fare il possibile
per indurre i pazienti a ridere dei loro problemi: se, infatti,
riusciamo a considerare la nostra vita come una “soap opera”,
fatta di momenti drammatici, ma anche di momenti allegri,
riusciremo a vedere tutto in un’ottica migliore e a stimolare
il processo di guarigione. Lo humour ci aiuta a distaccarci
dalle esperienze e a valutarle piu’ obiettivamente.

8. Curare il nostro corpo. Proviamo a considerare il nostro
corpo come una bellissima casa in cui viviamo per un certo
periodo di tempo e che, per tale motivo, desideriamo
conservare nel miglior stato possibile. E’ dunque importante fare
attenzione a cio’ che assumiamo: il consumo di droga e alcool e’
molto diffuso perche’ dette sostanze rappresentano il mezzo
piu’ comune di evasione. Se le assumiamo, non significa che
siamo persone spregevoli, ma che non abbiamo trovato un
modo positivo per soddisfare i nostri desideri.

La droga in particolare, ci alletta promettendoci gioia e
serenita’: ed S vero, in quanto puo’ farci sentire meravigliosamente.

Essa tuttavia altera considerevolmente la realta’, chiedendoci,
alla fine, un prezzo elevatissimo per quello che ci ha dato:
assumendo droga per un determinato periodo di tempo,
la nostra salute viene seriamente compromessa, al punto che
stiamo quasi sempre male. La droga altera il sistema immunitario,
fatto questo che puo’ determinare malattie gravi; inoltre,
dopo un consumo prolungato, induce dipendenza: e’ solo in
questa fase che ci chiediamo perche’ abbiamo iniziato ad
assumerla. In molti casi la causa della prima volta va ricercata
nell’insistenza di coetanei; ma la dipendenza ha tutt’altre
motivazioni.

Non ho ancora incontrato una persona che, volendosi bene
veramente, sia tossicodipendente. Consumiamo alcool e droga
per evadere dalle frustrazioni generate nell’infanzia, ma
quando il loro effetto svanisce, stiamo peggio di prima e ci
sentiamo profondamente in colpa.

Dobbiamo, invece, renderci conto che e’ bene accettare
i nostri sentimenti che, tra l’altro, sono sempre
passeggeri.

Abboffarci di cibo e’ un altro modo per nascondere il nostro
amore: se e’ vero che esso rappresenta la fonte di vita e di
energia del nostro corpo, lo e’ anche il fatto che, molto spesso,
lo utilizziamo per autopunirci diventando obesi.

Viviamo in una societa’ di cibo-dipendenti: negli Stati Uniti,
in particolare, la gente, influenzata dalle industrie alimentari
e dalla pubblicita’, ha modificato le proprie abitudini ,cibandosi
di prodotti eccessivamente elaborati e seguendo quella che io
definisco “La grande dieta americana”. Agli studenti di medicina
non viene nemmeno insegnata la scienza della nutrizione, a
meno che non seguano volontariamente corsi facoltativi: la
medicina scientifica si basa infatti in gran parte su principi
farmacologici e tecniche chirurgiche. Se desideriamo
approfondire lo studio della nutrizione, dobbiamo darci da fare
autonomamente. Essere consapevoli di quello che assumiamo e
degli effetti che il cibo produce nel nostro corpo e’ in realta’ un
atto di amore nei nostri confronti.

Se, un’ora dopo il pranzo, ci sentiamo assonnati, chiediamocene
il perche’: e’ infatti possibile che abbiamo assunto alimenti
inadatti per il nostro corpo in quel particolare momento.

Iniziamo a osservare i cibi che ci danno energia e quelli che
la tolgono, da soli, per tentativi, oppure con l’aiuto di un
esperto in scienza della nutrizione.

A questo proposito e’ bene ricordare che cio’ che fa bene a
una persona non fa necessariamente bene a un’altra: i nostri
corpi sono infatti differenti. Per tale motivo e’ importante
scegliere individualmente il metodo migliore da seguire: una
dieta macrobiotica o quella di Harvey e Marylin Diamond
conosciuta come Fit for Life.

Cerchiamo inoltre di fare un po’ di movimento fisico,
scegliendo il tipo di sport che piu’ ci piace e ci diverte: molto
spesso ci auto-impediamo di fare cio’, poiche’ assimiliamo schemi
negativi altrui.

Anche in questo caso dobbiamo perdonarci, cessando di
accumulare rabbia e risentimento in noi stessi: solo cosi’
potremo attuare cambiamenti effettivi. Per eliminare
gli schemi negativi relativi al corpo o alla linea, e’ di estrema
utilita’ combinare l’esercizio fisico alla ripetizione di
affermazioni positive.

Viviamo in un’epoca in cui vengono elaborate tecnologie
sempre nuove al servizio della scienza medica e della salute e
in cui tecniche terapeutiche antiche, come quelle ayurvediche,
vengono combinate con quelle moderne, come la sonografia.

Le onde sonore possono stimolare quelle cerebrali, accelerando
i processi di apprendimento e di guarigione; sono inoltre in
corso studi che dimostrano la possibilita’ di trattare le malattie
modificando mentalmente la struttura del DNA. Personalmente,
credo che, per la fine del secolo, vi saranno sempre maggiori
possibilita’ da studiare e da esplorare a fini terapeutici.

9. Per identificare la causa di un problema che ci impedisce
di volerci bene, consiglio di operare sempre di fronte allo
specchio. E’ possibile farlo in modi diversi: io ho l’abitudine di
guardarmi allo specchio appena alzata dicendomi: “Ti voglio
bene. Che cosa posso fare per te oggi? Come posso renderti
felice?” Ascolto quindi la mia voce interiore: la risposta arriva
sempre, anche se non necessariamente subito. A volte siamo cosi’
abituati a rimproverarci che non sappiamo come rispondere con
un messaggio di gentilezza e di amore.

Se, durante la giornata, accade qualcosa di spiacevole,
mettiamoci di fronte a uno specchio dicendoci: “Ti voglio bene
comunque”. I fatti vanno e vengono, mentre l’amore che proviamo
per noi stessi e’ costante. Se succede qualcosa di meraviglioso,
mettiamoci ugualmente di fronte allo specchio esclamando:
“Grazie” e riconoscendo quindi l’efficacia del nostro operato
che ci ha consentito di vivere una bella esperienza.

Guardandoci allo specchio possiamo inoltre perdonare, sia
noi sia gli altri, nonche’ parlare agli altri, soprattutto quando
siamo terrorizzati all’idea di farlo a quattr’occhi: in tal modo
eliminiamo vecchi problemi con i genitori, il capo, il medico, i
bambini, il partner, dicendo tutto cio’ che altrimenti non oseremmo
dire. L’importante e’ tuttavia concludere il discorso chiedendo
il loro amore e la loro approvazione poiche’ sono proprio
questi che desideriamo.

Le persone che non riescono a volersi bene sono raramente
disposte a perdonare: i due fenomeni sono infatti correlati.

Quando perdoniamo, liberandoci della negativita’ che e’ in noi,
non solo ci scrolliamo di dosso un grande peso, ma apriamo
anche la porta all’amore. Ed e’ quindi naturale che, fatto cio’,
molti esclamino: “Che liberazione!”. Il Dr. John Harrison afferma
che, perdonando se stessi e i propri genitori e liberandosi dei
vecchi problemi, si ottengono effetti terapeutici maggiori
che somministrando antibiotici.

Ci vuole molto tempo perche’ un bambino cessi di amare i
propri genitori, ma, quando lo fa, ce ne vuole ancor di piu’
perche’ riesca a perdonarli. Se non perdoniamo, non ci liberiamo
dei problemi legandoci in tal modo al passato e impedendoci
di vivere nel presente. E se non viviamo nel presente, come
possiamo crearci un futuro radioso? Il ciarpame accumulato
nel passato non fa altro che produrre ciarpame per il futuro.

Fare affermazioni di fronte allo specchio e’ utile poiche’ ci
consente di capire la verita’ della nostra esistenza: se, fatta
un’affermazione, riceviamo subito una risposta negativa come:
“Chi stai prendendo in giro? Non e’ vero. Non te lo meriti”,
abbiamo un dono prezioso da usare. Non possiamo infatti
effettuare i cambiamenti desiderati finche’ non siamo disposti
a valutare cio’ che ci lega al passato. Le risposte negative che ci
vengono inviate sono la chiave della liberta’: cerchiamo dunque
di trasformarle positivamente dicendoci che ci meritiamo
il bene e che faremo in modo che esperienze positive riempiano
la nostra vita e ripetendo le nuove affermazioni, finche’ non
diventino parte integrante della nostra vita.

Ho visto famiglie intere cambiare profondamente anche
quando un suo solo membro ricorreva alla tecnica delle
affermazioni. Numerosi aderenti all’operazione Hay accusano
problemi con i familiari e non hanno assolutamente dialogo con
i genitori: per risolvere tale problema, consiglio loro di ripetere
affermazioni quali: “Ho un dialogo aperto, cordiale e meraviglioso
con ogni membro della mia famiglia, compresa mia madre (padre,
fratello ecc.)”.

Inoltre, ogni volta che viene loro in mente la persona o la
famiglia, raccomando di porsi di fronte a uno specchio ripetendo
l’affermazione all’infinito. E’ sorprendente vedere come, dopo
tre, sei o nove mesi, i familiari vengano alle riunioni del gruppo.

10. Volersi bene subito, senza aspettare di saperlo fare bene:
l’osservazione che proviamo per noi stessi e’ uno schema
abituale. Se, viceversa, riusciamo a essere soddisfatti subito,
ad amarci e ad approvarci, quando arrivera’ il bene saremo
gia’ pronti ad accettarlo e riviverlo. E, una volta imparato ad
amare noi stessi, potremo iniziare ad amare ed accettare
gli altri.

Non possiamo cambiare gli altri, per cui lasciamoli stare:
noi, invece, sprechiamo molte energie nel tentativo di fare
cio’. Se le usassimo per noi stessi, potremmo cambiare, e se
noi cambiano, anche gli altri si adegueranno.

Non possiamo nemmeno imparare a conoscere la vita per
un altro: ognuno deve agire da se’. Tutto quello che possiamo
fare e’ cercare di apprendere per noi stessi e, prima di tutto,
di amare noi stessi: in questo modo impediremo agli altri di
affliggerci e deprimerci con il loro comportamento distruttivo.
Se ci troviamo a contatto con una persona effettivamente
negativa che non desidera cambiare, dobbiamo avere
abbastanza amore da staccarcene.

A una conferenza una donna mi disse che suo marito era
una persona molto negativa e che voleva impedire che la sua
influenza ricadesse sui bambini; le suggerii di iniziare ad
affermare che suo marito era un uomo meraviglioso, che
cercava di cambiare e di fare del suo meglio, ripetendo tali
concetti ogniqualvolta si dimostrava negativo. Aggiunsi anche,
tuttavia, che se il loro rapporto continuava a essere negativo
indipendentemente dalle affermazioni, la risposta al problema
poteva essere un’altra, ovvero che il matrimonio non
funzionava.

Dato l’elevato tasso di divorzi negli Stati Uniti, come anche
in altri paesi, credo che, prima di avere figli, molte donne
dovrebbero chiedersi se siano o meno disposte a crescerli ed
educarli da sole. E’ ormai comune che un solo genitore si occupi
del figlio o dei figli e, quasi sempre, si tratta della donna.

Un tempo i matrimoni duravano per tutta la vita, ma ora le cose
sono cambiate ed e’ pertanto opportuno considerare tale
problema.

Troppo spesso non abbiamo il coraggio di troncare rapporti
controproducenti, facendoci cosi’ umiliare e convincendoci
del fatto che: “Non meritiamo amore, per cui dobbiamo rimanere
qui e accettare giustamente il comportamento del partner” e
che “Nessun altro ci vorrebbe”.

So che puo’ sembrare banale ripetere sempre le stesse
espressioni: ritengo pero’ che il metodo piu’ rapido per
risolvere un problema sia amarci cosi’ come siamo. E’ in
effetti sorprendente vedere come le vibrazioni d’amore che
emaniamo attraggano verso di noi persone piene d’amore.

L’amore incondizionato e’ lo scopo che, credo, dobbiamo
raggiungere: il primo passo da compiere in tale direzione e’
imparare ad accettare e amare noi stessi.

Non siamo qui per compiacere gli altri o per vivere la
nostra vita a modo loro: ognuno di noi deve vivere la sua vita
percorrendo il suo cammino. Siamo qui per realizzarci come
persone e per irradiare amore profondo, per imparare a
crescere, per ricevere e dare pieta’ e comprensione. Quando
lasciamo la terra, non portiamo certo con noi il partner,
l’automobile, il conto corrente o il lavoro: l’unica cosa che
abbiamo e’ la capacita’ di amare!

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