( di Marcella Danon)
La libertà va conquistata partendo da una corretta comprensione dei
meccanismi che determinano il nostro comportamento e imparando a decidere,
momento per momento, da quali spinte interiori lasciar guidare il nostro
pensiero e le nostre azioni.
La nostra mente si avvale molto del processo di automatismo, fondamentale
per la sopravvivenza, per cui un’informazione, una volta acquisita, viene
interiorizzata e considerata valida per tutte le situazioni simili.
Questa automatizzazione dell’apprendimento, se non viene diretta
consapevolmente, agisce anche creando correlazioni tra persone e situazioni,
non più necessariamente attuali.
Diventiamo così prigionieri di credenze e valori del passato che non sono
più veri per noi, ma che continuano a dirigere il nostro comportamento
perché fanno ormai parte dei dati attivi nel “sistema operativo”, se così
possiamo dire.
Nulla però impedisce di modificare e sostituire questi dati, una volta che
questi si rivelano obsoleti, e il lavoro che ognuno deve fare è proprio
quello di aggiornare e verificare, alla luce dell’esperienza e delle
informazioni disponibili attualmente, tutte quelle reazioni automatiche che
scattano nei confronti di cose, persone e convinzioni. Si tratta di fare un
accurato esame di tutte quelle che sono le credenze e le convinzioni alla
base del nostro comportamento, mano a mano che si presentano in situazioni
concrete della vita quotidiana, per valutare quali sono utili e quali sono
inutili.
Fermarsi automaticamente quando il semaforo diventa rosso è molto utile, ma
trattare male, oggi, chi ha le lentiggini perché il nostro compagno di banco
dispettoso, di vent’anni fa, le aveva, non è più molto utile.
L’obiettivo è quello di recuperare la capacità di affrontare la realtà per
quello che è, ogni istante di nuovo, e non per quello che le registrazioni
del passato suggeriscono che sia. Questo è il punto di partenza per iniziare
a conoscere che cosa è la libertà.
Come esercitarsi?
Diffidare dei luoghi comuni
Capita spesso di assistere, in piccoli e in grandi gruppi sociali, a vere e
proprie epidemie di baggianate che finiscono poi con l’essere confuse con la
realtà. La pigrizia mentale è il terreno fertile sul quale attecchiscono
informazioni fasulle, superficiali, tendenziose, messe in circolazione per
malafede, per caso o per sbaglio.
Riconoscere i pregiudizi
Abbiamo tutti idee che non sappiamo di avere e in cui, magari, non ci
riconosciamo neppure. Le abbiamo assorbite con l’educazione, attraverso i
media e la vita sociale. E’ normale che questo succeda, ma è importante
accorgersi di quando emergono questo tipo di pensieri, per non lasciarsi
guidare “alla cieca” da direttive formulate da altri.
Non generalizzare
La realtà è moto più varia e complessa di quanto ogni banalizzazione
vorrebbe far sembrare. Guardare il mondo attraverso schemi generali
adattabili a ogni situazione non permetterà mai di cogliere l’unicità di
ogni singolo istante e di offrire una risposta ogni volta nuova e opportuna.
Riflettere prima di agire
Non è una cattiva idea quella di contare fino a dieci prima di rispondere a
un forte stimolo emotivo. “Agire” e non “reagire” è la parola d’ordine per
non essere schiavi dei propri impulsi, ma per dirigere consapevolmente le
proprie energie nella direzione veramente desiderata.
Superare i timori ingiustificati
Anche le emozioni vengono associate a esperienze del passato. Con uno sforzo
di volontà per mettersi alla prova nei confronti di timori ingiustificati è
possibile instaurare un diverso tipo di associazione tra qualche cosa che
nel passato abbiamo temuto e nel presente possiamo anche trovare innocuo o
addirittura piacevole.
Vivere il presente
Sviluppare libertà di giudizio e d’azione permette di ricollegare la propria
esperienza all’istante presente, diventando capaci di apprezzare e
assaporare quanto la vita propone e aprendosi a emozioni sempre nuove.
Avere fiducia nel futuro
Quando si diventa consapevoli della possibilità e della responsabilità
individuali nei confronti della realtà circostante non si rischia di farsi
abbattere dl senso di inutilità causata dal fatalismo e si possono investire
le proprie energie per dare un contributo concreto alla costruzione di un
futuro degno di essere vissuto.
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