A metà strada verso la vetta
di Mariana Caplan
Mariana Caplan descrive alcune trappole – come la crescita dell’ego, il
transfert, l’abuso di potere, la truffa e la dipendenza da stati mistici –
che si incontrano lungo il cammino spirituale. Il mito della spiritualità
contemporanea messo a nudo.
Negli ultimi 40 anni, l’occidente è stato invaso da una marea di
informazioni spirituali che ormai riempiono le pagine dei quotidiani, gli
spettacoli televisivi e le riviste patinate a larga tiratura. Classi di
meditazione sono offerte alle Nazioni Unite, Hillary Clinton usa tecniche di
visualizzazione e rilassamento, lo yoga è insegnato in molte grandi aziende
e la vita di celebrità spirituali come Richard Gere, John Travolta e Tom
Cruise è frequentemente oggetto della curiosità del pubblico. La
spiritualità è diventata non solo popolare, ma anche un grande affare. La
New Age è un’industria multimiliardaria, e alcuni dei più famosi guru e
maestri spirituali sono tra gli uomini più ricchi degli Stati Uniti.
Il ricercatore contemporaneo, durante il suo cammino spirituale, cade
facilmente vittima di un numero enorme di miraggi, che occorre sapere
riconoscere e affrontare. Scoprire le illusioni che abbiamo sul cammino
spirituale può essere scoraggiante, se non addirittura deprimente, ma rende
possibili realizzazioni spirituali che prima ci erano precluse.
– Le motivazioni della ricerca dell’illuminazione –
Molte persone hanno un’opinione errata sulle motivazioni per le quali hanno
cominciato il cammino spirituale. È molto raro che un ricercatore voglia
davvero “realizzare Dio” o “servire l’umanità”. La maggior parte delle
persone non sa cosa sia la vita spirituale, per non parlare di cosa cercano
in essa. Quando uno studente chiese al maestro zen Suzuki Roshi cosa fosse
l’illuminazione,
egli rispose: “Perché lo vuoi sapere? Magari non ti piacerebbe”.
Spesso un ricercatore spirituale impiega molti anni per rendersi conto di
aver cominciato il cammino spirituale per ragioni che ignora totalmente, e
che sono molto meno nobili e romantiche di quello che la sua immaginazione
romantica pensava. Scoprire la falsità delle proprie motivazioni può essere
molto spiacevole e deprimente, e per questo la maggior parte delle persone
preferisce nasconderle nell’inconscio. Si continua tranquillamente a credere
di voler solo essere “liberi”, “liberati” e “in armonia con tutta la vita”.
Ma mettere a nudo la falsità delle motivazioni è un passo prezioso e
necessario nel cammino spirituale. Le ragioni più frequenti che portano a
scegliere il cammino spirituale sono:
– La libertà dal dolore –
La maggior parte delle persone comincia il cammino spirituale perché vuole
essere libera dal dolore. “Uno dei maggiori fraintendimenti della gente è
quello secondo cui il cammino spirituale è una vacanza”, ha detto il maestro
tibetano Chögyam Trungpa Rinpoche. Le persone immaginano che il cammino
spirituale darà loro la pace mentale, la trascendenza dei problemi, la
libertà dalle perversioni psicologiche e la vita eterna. Si crede
erroneamente che, meditando abbastanza, facendo un numero sufficiente di
posizioni yoga o leggendo una discreta quantità di libri sulla spiritualità,
si conseguirà la beatitudine eterna.
“Troppo spesso i neofiti si illudono che la pratica spirituale sia
appagante”, dice lo studioso e l’insegnante di yoga Georg Feuerstein; “Si
aspettano di diventare felici e di trovare la risposta alle più importanti
domande esistenziali, grazie al loro sforzo o a quello dell’insegnante”.
Feuerstein fa riferimento a una concezione che ha le sue radici in un
fraintendimento di base e nella negazione della condizione umana: una
concezione alimentata dalla palude della New Age e della letteratura
pseudo-spirituale che invade il mercato confermando le fantasie dei suoi
lettori. Anche se è vero che esistono carrettate di tecniche metafisiche che
gonfiano l’ego e creano stati temporanei di estasi e beatitudine, questi
ultimi non durano mai, e in ultima analisi hanno poco o nulla a che vedere
con la vera spiritualità.
– L’ambizione spirituale: la volontà di potenza e di controllo –
Chi immaginerebbe mai che la presunta vita spirituale – fatta di meditazione
e preghiera, dissolvimento estatico in Dio e umiltà davanti alla verità –
possa essere un’altra via per cercare il potere e il successo, o una
maschera che cela sensi di inadeguatezza? Per molti è proprio così. La
realtà è che la ricerca dell’illuminazione nasconde spesso la ricerca del
potere, della gloria, del prestigio o di qualche altra forma di successo
mondano.
Se un individuo ha come scopo nella vita quello di diventare “qualcuno”, di
essere una persona importante (il direttore generale, la star dello sport,
la donna manager, la stella del cinema), e poi comincia un cammino
spirituale, è più che probabile che la ricerca del potere e della gloria
continuerà nel campo spirituale. È così che funziona l’ambizione. Un
individuo ambizioso non lo è soltanto in un contesto, ma in tutta la vita,
inclusa quella spirituale.
Gli uomini faranno praticamente di tutto per evitare di affrontare la
propria debolezza umana; cioè, faranno qualsiasi cosa pur di non affrontare
se stessi. La gente pensa che l’«illuminazione» sia uno stato di onnipotenza
in cui non solo si sarà in grado di dominare gli altri, ma si terranno sotto
controllo le proprie debolezze e difetti umani. Quello che i testi antichi
descrivono come lo stato di “conoscenza perfetta” viene interpretato in base
all’ideale di perfezione di ognuno, nel quale non c’è posto per la fragilità
umana.
L’illuminazione può sicuramente creare dei poteri o una capacità di
controllo illusori, o limitati, ma lo sviluppo spirituale va molto al di là
del potere e del controllo terreni. Raramente, se non mai, i veri insegnanti
spirituali e le persone dalla comprensione profonda parlano della propria
vita in termini di controllo di sé o degli altri. Sanno che la vita è piena
di imprevisti, e che un’eventuale influenza sulla vita di altre persone in
realtà non dipende da loro. Inoltre, riconoscono che il peso di quella
responsabilità è tanto grande da far diminuire qualsiasi sensazione di
potere personale.
– La paura della morte –
La gente cerca l’illuminazione perché non vuole morire. Nelle traduzioni dei
testi spirituali, l’illuminazione è sinonimo di “immortalità”,
“trascendenza” e “stato eterno”. Sono espressioni molto suggestive per chi
ha paura della morte, ma se si comprende il contesto in cui furono create, è
chiaro che non si fa riferimento all’immortalità dell’ego o del corpo
fisico. Tuttavia, gli esseri umani, alla ricerca disperata di una via per
evitare la supposta sofferenza della morte, scelgono certi aspetti degli
insegnamenti, evitandone altri. Giungono a pensare che l’illuminazione è il
cammino verso la vita eterna dell’ego, che identificano come “se stessi”, e
non della consapevolezza, che è sempre già eterna.
Quindi, se per caso ci illuminassimo, il nostro ego cesserebbe di esistere;
ovvero, l’ego individuale che all’inizio si era messo alla ricerca
dell’illuminazione
per evitare la morte sarebbe già morto!
Anche se può essere difficile comprendere quanto siano false e inconsapevoli
le motivazioni alla base di un cammino spirituale, gli sforzi fatti non sono
inutili. Il grande pregio di qualsiasi autentico cammino spirituale (se
percorso con l’assistenza di un maestro affidabile) è il fatto che prima o
poi trasformerà l’individuo, a prescindere dalle motivazioni di
quest’ultimo.
Dio (o la Realtà) è sempre più forte dell’ego, e nel lungo termine (anche se
può essere un termine veramente lungo) finirà con il prevalere. Il cammino e
il maestro usano la debolezza e le ambizioni dell’individuo per creare delle
lezioni che alla fine eroderanno quella stessa debolezza e quelle stesse
ambizioni, mostrandole per ciò che sono e portando lentamente allo scoperto
la purezza che si trova al di là di esse.
– Esperienza spirituale o illuminazione? –
Un altro errore comune tra i ricercatori sul cammino spirituale è scambiare
le esperienze mistiche per l’illuminazione. Quando qualcuno comincia un
percorso spirituale, è verosimile che avrà esperienze di estasi,
beatitudine, pace, fusione con tutta la vita e visioni. Uno degli errori più
frequenti compiuti dai neofiti è credere che queste esperienze siano lo
scopo del cammino. In realtà, in giro ci sono molti maestri, sinceri ma
falsi, che insegnano sulla base di una o più di queste esperienze.
Studiando le varie tradizioni esoteriche e occulte, l’assurdità di queste
pretese diventa ovvia, perché comprenderemo subito come sia sufficiente la
tecnica giusta (il digiuno, la visualizzazione, il “mind-control” e così
via) per provocare tali esperienze. Anche se queste ultime possono essere
fonte di ispirazione ed elevazione, e possono addirittura essere il
catalizzatore che ci porta sul cammino spirituale, è chiaro che la
spiritualità non consiste in esse.
Coloro che conoscono l’autentica spiritualità non si lasciano impressionare
nemmeno da una camminata sull’acqua. Sanno che lasciarsi incantare da questi
spettacoli vuol dire allontanarsi dal vero cammino spirituale. Benché le
esperienze psichiche come l’estasi, la beatitudine e la sensazione di
fusione non siano nocive o pericolose, e alle volte possano anche essere
utili, vanno analizzate con grande cura. Occorre mettere costantemente in
dubbio le conclusioni cui si è tentati di giungere dopo tali esperienze. È
troppo facile pensare di essere straordinari o importanti solo perché sono
avvenute queste esperienze.
– Il guru interiore e altre verità spirituali lapalissiane –
Tra tutte le comuni verità lapalissiane, quella del guru interiore è una
delle più ingannevoli. Anche se l’espressione “guru interiore” indica
qualcosa che esiste davvero, molti di coloro che dicono di seguire il guru
interiore in realtà non lo stanno facendo. Per udire e seguire l’impegnativa
guida di un guru interiore è richiesta una grande maturità umana e
spirituale, che si conquista con anni di pratica spirituale, e non leggendo
un libro o ascoltando un combattente New Age che proclama il messaggio.
Il motivo principale per cui la gente si volge al guru interiore è la
pigrizia e il disinteresse verso la trasformazione genuina. Il guru
esteriore – il vero maestro spirituale – porterà in crisi l’ego e metterà a
nudo tutto ciò che è falso, cosa impossibile al guru interiore. La vita
interiore degli esseri umani consiste in una grande moltitudine di voci
(molte delle quali decisamente nevrotiche) e l’ego è ben felice di dare a
una di esse gli abiti del monaco, un tono di voce suadente e il titolo di
“guru interiore”. Tali guru interiori, conosciuti anche come il “sé
interiore”, il “vecchio saggio interiore” o il “profondo sé”, sono noti per
permettere alle persone tutto ciò che vuole il loro ego (una vacanza
dispendiosa, per esempio, una nuova Ferrari, la manipolazione degli altri
“per il bene più elevato” ecc.), sempre in nome della vita spirituale. È
molto più facile perdonare i nostri errori se siamo stati “guidati”,
rinunciando quindi ad assumerci la responsabilità delle conseguenze. Se la
guida dà risultati positivi, diventiamo degli eroi per aver ascoltato e
seguito la voce; se le cose non funzionano, siamo semplicemente vittime dei
desideri della voce interiore. In un modo o nell’altro, noi non siamo mai
responsabili.
Molto simile alla voce interiore è il “seguire il proprio cuore”. È vero che
alla fin fine dobbiamo seguire il nostro cuore e che quest’ultimo non mente,
ma come facciamo a sapere quando lo stiamo ascoltando? Molte persone non
hanno idea di cosa sia il loro cuore, non lo hanno mai percepito né udito
parlare. La maggior parte dei messaggi che attribuiscono al cuore, in
realtà, vengono dalla mente, che è capacissima di parlare con tono
amorevole, delicato e anche “con il cuore in mano”.
Quando le persone ignorano la quantità di “voci interiori” esistenti in loro
(inclusa la voce del proprio “cuore”) e non sanno nulla della tendenza
dell’ego
a corrompere ogni aspetto della personalità per sabotare la crescita
spirituale, cadono facilmente vittima delle seduzioni del guru interiore.
Alla fine, esse si defraudano di quella crescita e trasformazione che
volevano trovare cominciando questo cammino.
Un’altra delle pericolose verità lapalissiane in voga tra i neofiti
contemporanei è il ritornello “tutto è un’illusione” e i suoi derivati.
Seguendo la logica della mente duale, se tutto è un’illusione, non importa
fare del male agli altri o distruggere il nostro corpo con le droghe o
l’alcol,
perché il corpo non è reale. Se la vita non è altro che un sogno, perché non
arraffiamo tutto ciò che possiamo, senza preoccuparci delle persone che
calpesteremo nel fare questo e di coloro che diventeranno poveri a causa del
nostro egoismo? Se tutto è uguale, non esiste male e bene, giusto e
sbagliato: quindi, perché non barare, mentire e rubare?
Coloro che usano indiscriminatamente queste idee prese dalla “realtà
assoluta” non capiscono che quest’ultima non nega in alcun modo la realtà
relativa. La non-dualità non cancella la dualità. Chi comprende davvero il
significato di espressioni come “il guru interiore”, “tutto è uno” e “il
maestro è ovunque”, non si vanta mai di queste verità in reazione a una
sfida alla sua psiche (al contrario di chi ne ha avuto solo un’intuizione
profonda ma fugace). Al contrario, la bellezza della realtà che ha
intravisto lo rende più umile, spingendolo a mettersi al servizio e a
partecipare maggiormente al mondo in cui viviamo.
Come ha detto un altro maestro zen: “Non puoi vivere a lungo nel mondo di
Dio: non ci sono né ristoranti né toilette”.
– Falsi maestri e falsi studenti –
Infine, arriviamo all’argomento dei maestri e i loro discepoli. Che li si
chiami guru, maestri, guide o amici spirituali, due cose apparentemente
opposte si possono dire su di loro senza ombra di dubbio. Innanzitutto, per
raggiungere le vette più alte del cammino spirituale è necessario un
maestro; secondo, per ogni maestro autentico, esistono letteralmente
migliaia di ciarlatani. Se pensiamo che chiunque sappia declamare eleganti
verità spirituali, affermi di essere un “tulku” tibetano o ci prometta
l’illuminazione
in un week end sia un maestro autentico, stiamo gettando le basi per la
nostra futura delusione.
Inoltre, è probabile che in futuro dubiteremo di tutti gli insegnanti
spirituali, quando in realtà è stata la nostra inadeguatezza di studenti a
renderci incapaci di distinguere tra i veri maestri e i ciarlatani.
Il compianto santo indiano Swami Muktananda ha detto che il mercato dei
falsi maestri è in crescita perché è in crescita il mercato dei falsi
studenti. Arnaud Desjardins, maestro spirituale francese ed ex cineasta,
sollecita i neofiti a chiedersi non se il loro maestro è autentico, bensì:
“Sono un discepolo?”. Gli studenti spirituali disillusi passano la vita a
puntare il dito contro i falsi maestri e a negare la necessità di un maestro
vivente ed esteriore, ma la verità è che loro stessi non sono riusciti a
essere quel tipo di studente necessario ad attirare un maestro autentico.
Il punto sta nell’essere implacabilmente onesti con se stessi sui motivi per
i quali stiamo cercando un maestro, e cosa ci aspettiamo da lui. Se
cominciamo la vita spirituale perché vogliamo trovare un nuovo partner sexy,
forse non abbiamo affatto bisogno di un maestro. Se pratichiamo la
meditazione perché vogliamo essere più sicuri di noi stessi e avere più
potere personale, andrà bene qualsiasi insegnante carismatico. Ma se siamo
sul cammino spirituale perché stiamo cercando di realizzare il nostro
potenziale più elevato, avremo bisogno di un maestro autentico, e per
trovarlo dobbiamo diventare discepoli autentici.
Talvolta, per imparare il discernimento e la discriminazione sul cammino
spirituale, dobbiamo incontrare una serie di falsi insegnanti. Così
impareremo a distinguere tra il falso e l’autentico. In ultima analisi,
dobbiamo assumerci la responsabilità di essere finiti con degli insegnanti
falsi, perché in noi c’era qualcosa che ci ha impedito di vedere con più
chiarezza. Solo allora potremo proseguire sul cammino spirituale con più
lucidità.
– Un cammino confuso –
Le splendide luci delle esperienze mistiche e dell’estasi segnano spesso
l’inizio
di un cammino spirituale, la cui fine promette di essere ugualmente
soddisfacente. Nel mezzo, però, esso è confuso. È tale perché nulla è certo
riguardo l’evoluzione spirituale. A un certo stadio, la visione mistica può
costituire un’ispirazione fondamentale per il nostro progresso, mentre a un
altro stadio la stessa visione può essere una scusa per affermare
prematuramente di esserci illuminati. La nostra voce interiore può darci la
guida necessaria o riempirci di bugie. Possiamo trovarci a disagio con il
nostro maestro perché è un ciarlatano, oppure perché sta portando alla luce
parti del nostro ego che preferiremmo evitare. In quest’ultimo caso, diciamo
che il maestro è un ciarlatano, quando in realtà è la nostra falsità che è
stata portata alla luce.
Il cammino spirituale è un processo di graduale disillusione nel quale tutte
le nostre idee riguardo chi siamo, cos’è la vita, cos’è Dio, cos’è la Verità
e cos’è lo stesso cammino spirituale vengono smontate e distrutte.
È anche un cammino entusiasmante, perché questa opera di smantellamento alla
fine ci lascerà con la nuda Verità, che è l’unica cosa che alla fine può
soddisfarci.
Il cammino spirituale è vivo; muta e si evolve davanti ai nostri occhi.
Poiché sul nostro progresso e le nostre conquiste spirituali non possiamo
avere certezze, il nostro compito è affrontare totalmente e senza
compromessi le sfide che si presentano di fronte a noi. Se le nostre
motivazioni sono serie (non solo riguardo la nostra evoluzione spirituale,
ma anche riguardo il nostro impegno verso una genuina cultura spirituale in
occidente), non possiamo accontentarci di un falso, la spiritualità New Age
(per quanto essa possa essere confortante).
La spiritualità autentica ci sta aspettando.
———————–
Mariana Caplan è counselor, antropologa culturale e autrice di un libro in
cui mette in discussione molti aspetti della spiritualità occidentale. Esso,
(Halfway up the Mountain: the Error of Premature Enlightenment), che secondo
“Publishers Weekly” solleva molti dubbi sulle vere “motivazioni degli
incantatori di serpenti dell’era moderna”, spinge i ricercatori spirituali a
pagare il giusto prezzo per la dura strada verso l’illuminazione
Lascia un commento