“ABBANDONATI A ME”: L’invito affettuoso di Krishna

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“ABBANDONATI A ME”: L’invito affettuoso di Krishna

Le istruzioni di Bhaktivinoda Thakura vengono in aiuto a quelli di noi che rabbrividiscono nel
sentir menzionare la parola “abbandono”

di Arcana Siddhi Devi Dasi

La ricompensa suprema per la resa a Krishna è l’ingresso nella Sua dimora, dove Egli gioisce
eternamente con Sri Balarama, i giovani mandriani ed altri innumerevoli compagni.

Durante la nostra adolescenza mio fratello ed io qualche volta ci picchiavamo. Non ricordo la
ragione per cui bisticciavamo, ma quando qualche volta al mese i miei genitori non erano a casa,
finivamo per azzuffarci. Mio fratello spesso mi piegava un braccio dietro la schiena e m’intimava di
arrendermi chiamandolo “zio”. Io gridavo, spingevo e battevo i piedi finché il dolore diventava
insopportabile. Allora gridavo “Zio! Mi arrendo!” Egli trionfante lasciava il mio braccio,
vantandosi della sua vittoria. Ricordo di essermi sentita furiosa e desiderosa di vendetta.

Decisi perfino di smettere di mangiarmi le unghie per poterle usare come armi per difendermi. Non
sopportavo di dovermi arrendere a lui. Perciò quando udii per la prima volta le parole di Krishna
nella Bhagavad-gita che m’invitavano ad abbandonare tutto e ad arrendermi a Lui, trasalii. La parola
arrendersi conteneva una carica emotiva. Dopo aver superato il mio atteggiamento negativo verso
quella parola, volli approfondire ciò che Krishna intendeva dire con la parola arrendersi, in
sanscrito saranam. Appresi che il termine saranam è spesso tradotto con “rifugio”. Pertanto
l’arrendersi di cui parla Krishna è diverso da quella resa che mio fratello pretendeva da me. Il
richiamo di Krishna ad arrendersi è il Suo invito affettuoso a rifugiarsi completamente in Lui.

Sebbene apparentemente la Bhagavad-gita sia una conversazione privata tra Krishna ed Arjuna, Krishna
voleva che i Suoi insegnamenti ad Arjuna fossero accessibili anche a noi. Egli ci dà quella
conoscenza di Se Stesso che ci aiuterà a comprendere perché, alla fine del Suo discorso, può
chiederci di abbandonare tutti gli altri percorsi per progredire nella vita umana e arrenderci a
Lui. Chiunque abbia fede in tutto quello che Krishna ha detto di Se Stesso nella Bhagavad-gita si
convincerà che Egli è degno del nostro amore e del nostro abbandono. Nella nostra tradizione Gaudiya
(la linea di successione che discende da Sri Caitanya Mahaprabhu), Bhaktivinoda Thakura ha
approfondito il significato del termine saranam. Nella sua raccolta di canti intitolata Saranagati
(“Lo scopo dell’Abbandono”), egli ci dà un orientamento sul concetto dell’abbandono puro e su come
dobbiamo vivere questa pratica per acquisire lo stato di un saranagata, un devoto completamente
arreso.

Egli descrive le sei pratiche delle persone che dedicano seriamente la propria vita a Krishna:
accettare ciò che è favorevole al servizio devozionale e rifiutare ciò che è sfavorevole, accettare
Krishna come nostro unico custode e unico protettore, sviluppare un profondo senso di umiltà e
donare completamente noi stessi alla missione del guru e di Krishna.

Favorevole e Sfavorevole

All’inizio della vita devozionale è difficile imparare a distinguere ciò che aiuta da ciò che
ostacola il nostro avanzamento spirituale. Quando cominciai ad impegnarmi nella vita devozionale,
avevo molte idee sbagliate su quello che era favorevole all’avanzamento spirituale. Prima
d’incontrare i devoti camminavo a piedi nudi ovunque, ritenendola una pratica spirituale. Rimasi
stupita quando appresi che fuori i devoti indossavano scarpe e che, fatta eccezione per i luoghi
sacri, era sconsigliato camminare a piedi nudi. Pensando anche che vita spirituale significasse
mangiare e dormire poco, avevo cercato di ridurre ambedue le funzioni anche oltre i limiti della
salute del mio corpo. Imparai subito che la vita spirituale comporta di essere equilibrati nei
nostri bisogni materiali – evitando di esagerare in un senso e nell’altro.

Srila Prabhupada aveva tradotto un certo numero di libri quando mi unii al suo movimento nel 1976.
Studiare questi libri, specialmente Il Nettare della Devozione e Il Nettare dell’Istruzione,
unitamente alla compagnia dei devoti, mi aiutò a comprendere ciò che era favorevole e ciò che non lo
era. Una volta che abbiamo questa comprensione fondamentale, sta a noi fare le scelte che ci
aiuteranno a fare avanzamento. Prabhupada ci diceva che il senso di gratificazione è come il sale.
Un pochino è necessario, ma non troppo. Nello stesso modo, un po’ di rinuncia e di distacco possono
aiutarci ad avanzare, specialmente all’inizio del nostro cammino spirituale, ma se si eccede,
induriscono il nostro cuore.

Per le persone che si immettono sul percorso della bhakti è importante una buona guida – dei devoti
di cui abbiano fiducia per essere aiutate a fare scelte giuste basate sulla loro natura individuale.
Ciò che potrebbe essere eccessivo per qualcuno può essere poco per un altro. Trovare un devoto più
avanzato che comprenda la nostra psicologia può aiutarci molto nel procedere sul nostro percorso.

Krishna come Nostro Custode

Coloro che hanno assorbito lo spirito dell’abbandono vedranno Krishna come il loro unico custode.
Non saranno ansiosi riguardo al loro mantenimento e avranno completa fiducia che Krishna provvederà
a tutte le loro necessità. Essi fanno la loro parte, ma sanno che in ultima analisi il Signore è la
fonte di quello di cui hanno bisogno. Questa fede è il centro dell’abbandono e coloro che hanno
sviluppato una profonda fede in questo principio sono liberati da molte ansietà. Ai primi livelli
della bhakti sviluppiamo la fede in Krishna come nostro custode leggendo i racconti su come Egli
mantiene i Suoi devoti. Molti racconti delle Scritture dimostrano l’impegno di Krishna nel
provvedere a tutte le necessità dei Suoi devoti.

Per esempio, quando Narada Muni si avvicinò al cacciatore Mrigari, gli chiese di abbandonare la sua
abitudine malvagia di ferire gravemente gli animali per poi lasciarli morire. Egli illuminò il
cacciatore sul karma, dicendogli che nella vita successiva avrebbe dovuto soffrire un destino simile
a quello delle povere creature che torturava. Dopo che il cacciatore ebbe sviluppato fede in Narada
Muni come sua guida spirituale, Narada gli chiese di spezzare il suo arco. Mrigari esitò,
chiedendosi come egli stesso e la sua famiglia sarebbero sopravvissuti se avesse abbandonato il suo
mezzo di sussistenza. Narada gli assicurò che se avesse intrapreso il percorso spirituale, Krshna
avrebbe provveduto a tutte le sue necessità. Il cacciatore accettò la richiesta di Narada, spezzò
l’arco e s’impegnò nella pratica spirituale del canto dei santi nomi di Krishna.

Molti vicini di Mrigari si resero conto della sua trasformazione e cominciarono ad onorarlo come una
persona santa. Tutti i giorni portavano del cibo a lui e alla sua famiglia. Anzi la quantità di cibo
era così superiore alle loro necessità che Mrigari dovette chiedere di ridurla. L’ascolto di queste
narrazioni ci aiuta ad avere fede nel principio di vedere Krishna come nostro custode e questa fede
ci dà la capacità di sforzarci in un modo che ci aiuta a vedere in pratica come Krishna ci mantiene.
È accaduto anche nella mia vita: dopo aver lavorato a tempo pieno in una clinica psichiatrica per
più di dieci anni, mio marito ed io abbiamo affrontato il rischio di crearci un modo di vivere che
ci lasciasse maggior tempo da dedicare alle pratiche spirituali. Ci spostammo in una comunità
agricola ed io continuai la mia professione privatamente, per lo più facendo uso del telefono o di
Internet. Sentii che Krishna soddisfaceva il nostro desiderio; avevamo ricevuto mezzi sufficienti
per vivere comodamente, con maggior tempo per la nostra vita spirituale.

Krishna come Nostro Protettore

Il principio successivo di saranagati è avere piena fede che Krishna ci aiuterà in tutte le
situazioni. Appena diventai devota lessi Krishna: Dio, la Persona Suprema, in cui Srila Prabhupada
riassume il Decimo Canto dello Srimad-Bhagavatam. Il libro narra la vita di Krishna sulla Terra
cinquanta secoli fa. Egli trascorse la sua infanzia a Vrindavana, un’idilliaca comunità rurale,
circondato dai Suoi affettuosi devoti. Quello che mi colpì maggiormente fu la sequela apparentemente
continua di situazioni pericolose che si succedevano a Vrindavana, una replica della Sua casa nel
mondo spirituale. Perché la dimora di Krishna doveva essere minacciata da tanti pericoli?

Perché, come appresi in seguito, ogni attacco successivo sferrato da un demone o da parte di un
incauto essere celeste accresceva l’amore e la dipendenza che gli abitanti di Vrindavana avevano per
Krishna. Nel mondo materiale c’è un pericolo ad ogni passo e le persone sono molto preoccupate di
come riusciranno a sopravvivere a così tante situazioni difficili. Senza conoscenza e senza fede in
Krishna, non c’è rifugio dalla sofferenza. Con la conoscenza e la fede in Krishna, possiamo correre
dentro la bocca del demone Aghasura, dicendo, come fecero i piccoli mandriani: “Anche se è un
demone, Krishna ci salverà.” L’esempio dei piccoli mandriani è l’espressione del principio di fede
nella protezione di Krishna.

Naturalmente non ci mettiamo volutamente nelle difficoltà. Agiamo in modo intelligente, ma se mentre
viviamo una vita dedicata ad avanzare spiritualmente, dobbiamo affrontare una situazione pericolosa,
ci esercitiamo a prendere rifugio in Krishna. Inoltre ascoltando racconti delle Scritture su come
Krishna protegge i Suoi devoti e le esperienze di devoti contemporanei (come Il Diario di un
Predicatore Viaggiante di Indradyumna Swami), sviluppiamo fede in questo principio. È importante
anche capire che protezione non sempre significa protezione del corpo, ma piuttosto che noi, come
anime, siamo sempre protetti e se Krishna desidera che lasciamo la nostra situazione attuale,
Krishna proteggerà noi, come anime, e non perderemo mai qualsiasi realizzazione spirituale abbiamo
conseguito.

Umiltà

Il principio successivo contenuto nell’abbandono è l’umiltà. Il sentimento dell’umiltà è cruciale
per l’avanzamento spirituale. Il vero abbandono deriva dalla realizzazione che non possiamo fare
niente senza la misericordia e l’aiuto del Signore. L’umiltà ci permette di lasciare che Krishna sia
la guida della nostra vita, di aprire il nostro cuore alle Sue istruzioni e di servirLo attraverso i
Suoi rappresentanti in questo mondo materiale. Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura diceva che l’inizio
dell’umiltà è l’assenza di una mentalità di piacere. La nostra natura spirituale è la ricerca del
piacere, ma quando cerchiamo il piacere nella materia, nelle cose temporanee, diventiamo degli
approfittatori e degli sfruttatori. Per ristabilire la nostra coscienza spirituale, abbiamo bisogno
di praticare il dare e il servire.

Donarsi Completamente

L’ultimo principio di saranagati è donarsi totalmente – corpo, mente e cuore – al servizio del
Signore. Ciò significa che non abbiamo più alcun interesse separato da Krishna. Per praticare questo
principio serviamo i Vaisnava avanzati e condividiamo con gli altri la coscienza di Krishna.
Possiamo capire quando non doniamo noi stessi e quali attaccamenti materiali ci ostacolano. Lottiamo
per avanzare e speriamo di attrarre l’attenzione di personalità spirituali che possano aiutarci a
progredire. Saranagati prepara il livello da cui sviluppare pienamente i nostri sentimenti d’amore.
La pratica di questi sei principi contiene abhideya, ovvero il modo e il mezzo per ottenere l’amore
di Krishna.

Nella Bhagavad-gita (4.11) Krishna ci dice che Egli reciproca con i nostri sforzi di raggiungere la
resa. Che cosa è questa reciprocazione? La conoscenza c’illumina sulla nostra realtà – esseri
spirituali eterni che hanno una relazione d’amore con Krishna e tutti i Suoi compagni. Anche noi
diventiamo gioiosi e sperimentiamo una realtà trascendente che sempre più gustiamo man mano che
procediamo sul nostro percorso. Ora ho una comprensione diversa del termine abbandono, ma trovo
anche utile usare parole, come rifugio o riparo per aiutare anche chi potrebbe avere avuto un
fratello maggiore durante la crescita.

Arcana Siddhi Devi Dasi fu iniziata da Srila Prabhupada nel 1976. Vive con suo marito e suo figlio a
Sandy Ridge nel North Carolina, dove lavora come terapeuta di famiglia.

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