Accedi alle tue vite passate

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Accedi alle tue vite passate

Procedura

Grazie alla meditazione, tutti noi possiamo accedere alla conoscenza delle vite passate, che noi chiamiamo in pali il paticcasamuppada haṇa. Ciò esige, tuttavia, una grande maturità, poiché questa conoscenza si può sviluppare solo sulla base degli jhana e del contatto diretto con le cause e gli effetti, nama rupa pariccheda haṇa. Esistono altre maniere per accedere a delle informazioni sulle nostre vite passate: degli elementi di memoria spontanea, l’aiuto di mediums, ecc. Tuttavia, non ci sono che due modi di realizzare un’osservazione diretta e personale delle proprie vite, fatto che offre il vantaggio di non lasciare alcun posto al dubbio. Il primo sistema è il paticcasamuppada hana, in cui le informazioni appaiono più o meno chiaramente, a seconda dei casi. Per esempio, accediamo piuttosto alle informazioni sui legami karmici, alle percezioni, agli atti ed ai modi di esistenza che a delle visioni (visive), oppure a delle informazioni tali quali dei nomi, degli esseri incontrati. Il secondo modo sono i poteri psichici (gli abhinna), difficili da sviluppare, che permettono una veduta accresciuta delle esistenze passate e maggiori informazioni.

Per sviluppare paticcasamuppada hana, una volta che il nostro samadhi ci permette di distinguere i momenti della coscienza (che appaiono milioni di volte, nel corso di un battito di ciglia), orientiamo il nostro spirito sul momento della coscienza presente, poi seguiamo il legame verso la sua causa; cioè, l’istante di coscienza precedente. Questo ci conduce alla conoscenza di quello prima, e così di seguito. Con l’allenamento, il processo si accelera, in particolar modo per i periodi già “rivisti”. Così, durante la nostra meditazione possiamo giungere a rimontare sempre più lontano nel tempo.

A partire dal presente, cominciamo con il rivedere la nostra vita attuale, la nostra infanzia, la nostra nascita, la nostra gestazione; poi, appena dietro la prima coscienza della nostra attuale vita, altrimenti detta fecondazione, contattiamo l’ultima consapevolezza della vita precedente, altrimenti detta la nostra ultima morte. Questa coscienza, che viene anche chiamata la “coscienza della morte” è la più importante di tutte, poichè è responsabile della nostra rinascita. Sicuramente, la sua apparizione non è frutto del caso, ma quello di parecchi fattori molto complessi, dovuti al nostro karma. La coscienza di morte della nostra vita precedente è per tutti noi piuttosto positiva, dato che abbiamo avuto la preziosa fortuna di essere rinati nel piano umano. In seguito, seguendo lo stesso processo, prendiamo conoscenza della nostra precedente esistenza, dalla sua fine sino al suo inizio; poi, giungiamo ad altre nostre vite passate.

Voi potete visitare questo sito, una pagina dopo l’altra; ma, anche cliccare su dei link per accedere direttamente a certe informazioni. Per lo stesso principio, possiamo anche accedere a delle informazioni precise, seguendo dei legami karmici. Così, è possibile sapere quale atto, di tale vita ci dà una tipica condizione in quell’altra, senza dovere “spazzare” tutto il periodo intermedio. L’analisi delle esistenze somiglia più alla consultazione di un database, che alla visione di un video.

Il futuro

Quanto resta di ancor più interessante è la possibilità di esplorare il nostro futuro, di vedere le vite che ci attendono. In rapporto alle vite passate, quelle del futuro si effettuano secondo il processo inverso. Partiamo dalla coscienza presente; poi, orientiamo il nostro spirito verso la coscienza che risulterà da essa, e così di seguito. La conoscenza delle vite future si sviluppa in qualche modo su delle probabilità di continuità, basate in rapporto alle condizioni attuali. Inversamente al passato, di già trascorso, il futuro (visto in anticipo) non lo si trova “gelato”, come se tutto fosse già prestabilito, ma neanche totalmente aleatorio. Noi siamo — molto fortunatamente — liberi di fare certe scelte, come quella di applicare il necessario per progredire verso la libertà; ma, il margine di “libero arbitrio” è molto debole, paragonato alla massa di condizionamenti, che confezionano i nostri comportamenti fisici e mentali da sì lungo tempo.

Metafora

Sino a che non vengono modificate le condizioni di navigazione, la nave prosegue il suo cammino verso la stessa rotta. Se si desidera cambiare rotta verso la direzione opposta, risulterà impossibile girare la nave in un istante. Tuttavia, a forza di spingere il timone verso il giusto orizzonte, per il tempo necessario, si finirà per dirigere il battello verso la rotta voluta. Così, non si arriverà a destinazione se non quando la nave non avrà percorso tutto il suo tragitto, ed a condizione di mantenerla diretta sempre verso il buon porto.
Allo stesso tempo, più un karma è lungamente mantenuto (in senso positivo, come in quello negativo), è più labili – addirittura inesistenti, in certi casi – sono le probabilità che un avvenimento previsto cambi, o non si produca affatto. Ecco perché Buddha è in grado di predire senza errori che sarà un prossimo Buddha, dopo una durata di tempo inimmaginabile, anche se egli conoscerà, a volte, dei modi di vita, le cui azioni lo spingeranno a rinascere ancora nei piani inferiori.
Il numero di vite, passate o future, che è possibile conoscere, dipende tanto dalle parami del meditante, che dal suo interesse per questa conoscenza.

Vantaggi del conoscere le proprie vite

“Quando la concentrazione è buona, è molto facile vedere le proprie esistenze”, ci confidano i grandi meditanti. Naturalmente, è necessario anche applicare correttamente le istruzioni adeguate. Il paticcasamuppada hana non risponde solo alla curiosità: “Dove mi trovavo, prima?” e “Cosa farò, dopo?”. Questa conoscenza è davvero indispensabile sulla via della Realizzazione, poiché essa precede e permette l’accesso alla prima delle 10 conoscenza di vipassana. Solo vedendo, direttamente noi stessi, i legami di causa e di effetto della rinascita, dopo una vita passata, e verso una seguente, può venire pienamente acquisita la conoscenza di causa e di effetto. Degli individui che hanno sperimentato ciò direttamente spiegano che, fino a quando questa conoscenza resta incompleta non è possibile cominciare vipassana, come ce lo ha insegnato Buddha. Secondo certi maestri, la riuscita di questa tappa richiede al minimo la visione di una vita passata e di una futura.

Inoltre, questa visione delle vite passate e future permette di annullare ogni minimo dubbio sulla legge del karma e sui differenti piani di esistenza. Non si tratterà più di un credenza, nè di una fiducia negli insegnamenti del Dhamma; e neppure di un’analisi logica, ma di una visione diretta. Vedere le nostre vite e constatare che conosciamo regolarmente e inevitabilmente delle esistenze con sofferenze inimmaginabili ed atrocemente lunghe, anche malgrado altre vite consacrate interamente alla virtù ed alla meditazione, fa paura e costringe a prendere coscienza più che mai dei pericoli della spensieratezza e dell’urgenza di fare del proprio meglio per giungere alla LIberazione da questo ciclo tanto vizioso che infernale.

Spesso, i meditanti che giungono a prendere consapevolezza delle loro vite vedono che rinasceranno in un piano brahma (poiché l’evoluzione e l’uso degli jhana vi ci conducono). Al termine di questa esistenza non vedono più nulla. Semplicemente è perché continuano naturale il loro slancio di pratica giusta e profonda del Dhamma e perché il mondo dei brahma offre le migliori condizioni per la meditazione, poichè non vi esistono ostacoli (al di fuori di credenze erronee; ma, all’occorrenza, questo problema non si pone più). I meditanti che vedono ancora numerose vite future sono, in genere coloro che formulano il voto di diventare dei buddha.

da it.dhammadana. org

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