Accettazione o Rassegnazione?
di Marco Ferrini
Recentemente una persona mi ha posto una domanda per approfondire che cosa significhi esser capaci di accettare gli eventi che ci accadono. Ritenendola di utilità per tutti, condivido con voi la mia risposta.
Quando dei sincronismi non fanno andare le cose per il verso giusto, e quindi l’universo in qualche modo ci mette alla prova con una reazione di causa – effetto, la nostra risposta è bene sia di accettazione passiva in attesa di conoscere il piano che è stato predisposto per noi e rimanere grati, o è utile porre una resistenza, sempre rimanendo nella gratitudine, cogliendo una sorta di sprono alla realizzazione di un progetto?
L’universo non desidera che siamo passivi o fatalisti. La virtù è proattività e attivismo consapevole, volontà e determinazione nel portare avanti i progetti evolutivi che ci siamo prefissi, ma la nostra non dovrebbe essere una volontà caparbia, ottusa, incapace di cogliere e accogliere i segnali che ci vengono dagli eventi, dagli altri, dall’universo, e infine dalle leggi divine che regolano questa creazione.
Dunque, anche di fronte ad un ostacolo, dobbiamo sì non deprimerci né demotivarci, ma anche cercare di capire che cosa quell’ostacolo rappresenti o ci voglia dire. Impegniamoci a rimetterci in discussione e a rivalutare i nostri progetti, verificando se siano effettivamente il meglio per la nostra ed altrui evoluzione, o se siano applicabili nel qui ed ora nella modalità che ci eravamo prefissati. A volte sono necessari aggiustamenti e adattamenti per rendere realizzabile ciò che altrimenti rimarrebbe solo una pia intenzione.
Operiamo con impegno, senso di responsabilità, progettualità, con il desiderio di fare sempre meglio e senza aspettative rigide, che dire pretese. Chi non è flessibile, si spezza. Chi è flessibile, rimane integro.
Concludo con una breve riflessione sulla differenza tra “accettazione” e “rassegnazione”.
L’accettazione è un processo dinamico costruttivo evolutivo, per cui riusciamo ad accogliere anche eventi spiacevoli non accettandoli passivamente, bensì tentando di elaborarli e trasformarli in un’occasione di crescita.
La sofferenza a volte, se la sappiamo accogliere, può darci le più importanti e preziose lezioni della vita, perché ci impone di superare i nostri limiti, di gettare il cuore oltre gli ostacoli che incontriamo.
La rassegnazione è l’accettazione passiva, che implica in genere lamento, passività, inattività, stasi-paralisi, incapacità di affrontare gli eventi costruttivamente, proattivamente.
La rassegnazione deriva il più delle volte da una mancata capacità di responsabilizzazione, ovvero la persona tende ad attribuire agli altri le cause delle proprie disgrazie e non prende in considerazione che anche la più spiacevole situazione, se la sappiamo affrontare con saggezza e lungimiranza, può diventare occasione di crescita, di rinnovato benessere… quello vero non dipende dalle circostanze esterne, ma dimora nell’intimo del sé.
Marco Ferrini
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