AL DI LA’ DEL PENSIERO

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AL DI LA’ DEL PENSIERO

da Govinda

da LA CONOSCENZA DELL’INFINITO

Meditazione e realizzazione di Dio

AL DI LA’ DEL PENSIERO

Coloro che conoscono la Verita’ dichiarano che essa rimuove tutte le miserie
dalla nostra vita. Essi sono venuti a contatto con qualcosa che e’ per sua
stessa natura eternamente pura e perfetta. Le nostre ambizioni derivano
dalla paura della morte, dall’insopportabilita’ della solitudine, dalla
malattia e dal desiderio insoddisfatto. Quando arriviamo a conoscere il
nostro vero essere, la nostra forma reale, che l’anima e’ distinta dal
corpo, onnipervadente, non soggetta a morte e libera dal dolore, perdiamo
ogni attaccamento al corpo, scopriamo inaspettatamente di essere tutto luce,
immortali e supremamente beati. Sentiamo di non avere piu’ paura e che
niente puo’ farci del male. La malattia e la morte non ci turbano, perche’
appartengono alla forma fisica con la quale smettiamo di identificarci.

Sappiamo con certezza e per diretta esperienza di essere solo spirito e
nient’altro, coscienza infinita perennemente in estasi, essenza vitale priva
di incompiutezze e necessita’, inattaccabile da qualsiasi forma di
decadimento. Sperimentando la bellezza e la perfezione della Luce, non
rimane nella mente alcun desiderio da soddisfare. Questo e’ lo stato a cui
si deve pervenire mentre si e’ancora nel corpo, in cui si vede che
l’infinita’ e’ il proprio mondo, l’eternita’ il proprio tempo. E’lo stato di
unione con Dio, che non puo’ essere ottenuto dopo la morte se non lo si e’
concretamente raggiunto durante la vita.

L’uomo deve trascendere il corpo e la mente che velano la sua pura divinita’
e diventare consapevole, tramite una particolare disciplina, di essere
qualcosa che e’ al di la’ di entrambi. Cosi’ egli non si vede piu’ come
uomo, ma come Dio stesso. Questa esperienza supera le capacita’
dell’intelletto e non puo’ essere in alcun modo comunicata, dimostrata e
compresa da chi non l’abbia vissuta personalmente.

E’ la fine di tutti i bisogni, perche’ include tutte le esperienze. Vi e’
qualcosa nell’uomo molto piu’ potente della ragione e che sta al di sopra
del pensiero: e’ la facolta’ dell’intuizione visiva che e’ l’occhio divino
dell’onniscienza e della saggezza. Con questo potere segreto egli puo’
conoscere l’ignoto e vedere cio’ che agli altri e’ nascosto. Ognuno di noi
porta dentro di se’ fin dalla nascita una facolta’ sovrumana e
supersensoriale, che pero’ e’ inattiva a causa della forza dell’illusione.
In tutti gli uomini e’ insita la vista cosmica, ma per attivarla e’
necessario praticare la meditazione adatta.

Qualunque cosa di cui facciamo esperienza con i cinque sensi non e’ la
Verita’, perche’ essi sono finiti, mentre la Verita’ e’ infinita e come tale
non puo’ essere conosciuta in parte, ma solo nella sua interezza. L’Essere
Supremo non e’ frazionabile, non puo’ essere limitato, quindi credere di
conoscere una parte o un aspetto di Dio e’ assurdo, perche’ sarebbe in
contraddizione con cio’ che e’, la sua esatta negazione, in quanto Egli e’
illimitato, mentre col termine parte si intende sempre qualcosa di finito.

La Verita’ e’ una in senso assoluto, al di la’ di ogni dualita’, di tutti i
pensieri e idee ed e’ indescrivibile. O la si sperimenta totalmente, in
tutta la sua pienezza e nel modo piu’ completo, o non la si sperimenta
affatto. Non ci sono mezze misure. Essa non e’ un credo, ma una pratica,
divina visione.

La vera Realta’ supera lo spazio e il tempo, il che implica che non possiamo
conoscerla in termini di percezioni esterne, le quali appartengono alla
dimensione fenomenica. La mente crea la nozione di spazio e di tempo e nel
momento in cui cessa di pensare, essi si annullano, per riapparire non
appena riprende il suo movimento.

Mente, spazio e tempo sono la medesima cosa definitiva con nomi diversi,
l’uno non puo’ esistere al di fuori e indipendentemente dall’altro. Poiche’
in Dio spazio e tempo sono assenti, essendo infinito ed eterno, ne consegue
che per conoscerlo bisogna diventare privi di mente e nello stesso tempo
acquistare una facolta’ che sorpassa il pensiero. Per questo con la ragione
non ci si puo’ spiegare la sua esistenza e ogni tentativo di farlo e’
destinato inevitabilmente a fallire. Con l’intelletto non possiamo concepire
cio’ che e’ superiore alla mente stessa, e nessuno osera’ asserire che il
potere piu’ grande che esiste nell’universo e’ il nostro pensiero.

Noi diciamo che un oggetto e’ reale perche’ siamo coscienti di esso.

Quando non ne siamo piu’ consapevoli, come durante il sonno, l’oggetto cessa
di essere. Il che significa che siamo noi a dargli esistenza. E’ la nostra
consapevolezza, non il nostro corpo, il fondamento della realta’ del mondo.

In noi si trova l’inizio e la fine di tutte le cose, vale a dire siamo noi
che proiettiamo l’intero universo dalla nostra coscienza sulla coscienza
stessa. L’esperienza del conoscere, che consiste nella forma materiale
percepita dai sensi, non e’ altro che consapevolezza. Da cio’ si comprende
facilmente che il mondo e qualsiasi oggetto sono creazioni della coscienza,
del nostro essere interiore.

Poiche’ l’essere non puo’ derivare dal non-essere, ne consegue che alla
morte del corpo l’anima continua ad esistere, non potendo ritornare al
non-essere dal quale non e’ mai provenuta. L’esistenza cosciente non puo’
diventare non-esistenza.

Questa e’ la prova della sua immortalita’. Il corpo muore, e se noi non ci
identifichiamo con esso, ma diventiamo consapevoli del nostro Se’
spirituale, allora siamo sicuri di ottenere la vita eterna, la morte non ci
potra’ annientare, non potra’ trasformarci in non-essere, cosa che invece
avviene, anche se illusoriamente, se ci identifichiamo con il corpo, il
quale si decompone e svanisce. Solo la coscienza esiste eternamente, non e’
soggetta a decadimento ed e’ immutabile, e solo conoscendo essa noi
diventiamo immortali.

Questa conoscenza e’ infinitamente superiore sia alla forza fisica che
psichica. Un uomo puo’ riuscire vincitore su ogni rivale e possedere
incalcolabili ricchezze, ma cio’ non lo protegge contro l’invecchiamento e
non gli salva la vita nell’attimo in cui esala l’ultimo respiro.

Egli puo’ sviluppare con l’esercizio poteri mentali sulla materia e sul
proprio corpo, puo’ fare cose sorprendenti e impossibili per la massa, ma
cio’ non significa che e’ felice e libero dai desideri, che ha trasceso
l’identificazione con la forma fisica e si e’ unito a Dio. Solo il
conoscitore del Se’, pur non possedendo alcun potere miracoloso, rimane vivo
per sempre e immortale.

Egli non fa mostra dei poteri che eventualmente acquisisce, perche’ di
fronte al miracolo della realizzazione divina tutti gli altri diventano
insignificanti. Lo stato che ha raggiunto rende ogni tipo di miracolo
illusorio e privo di qualsiasi importanza.

L’eternita’ e’ continua, costante e immutabile, ma per poterla cogliere con
i sensi dobbiamo dividerla in tre parti, in passato, presente e futuro, che
a loro volta vengono frazionati in anni, mesi, giorni, ore e minuti. Quindi
cessa di essere l’eternita’.
Noi siamo proiettati in queste tre dimensioni e viviamo di frazionamenti.
Sappiamo che il passato non esiste, perche’ e’ svanito e non e’
sperimentabile. Anche il futuro non e’, in quanto deve ancora accadere. Il
presente costituisce il momento in cui il futuro si trasforma in passato,
l’intervallo in cui avviene questa transizione, il loro punto d’incontro.

Ma se passato e futuro non esistono, il presente non puo’ essere che una
finzione. Dal contatto di due cose irreali non puo’ scaturire una realta’,
ma solo un’altra illusione, anche se tangibile e manifesta. Cio’ che non
esiste, come il futuro, non puo’ dar luogo ad una cosa esistente. D’altra
parte, se il presente fosse reale, dovrebbe sempre rimanere presente, non
potrebbe trasformarsi in passato e diventare irreale.

Dobbiamo quindi riconoscere che viviamo in una dimensione illusoria di
spazio e di tempo provocata dall’incapacita’ del cervello umano di afferrare
la totalita’ dell’esistenza in un solo istante, annullando lo spazio e il
tempo, che sono i movimenti illusori di tutte quelle parti in cui abbiamo su
diviso l’Infinito, la cosa reale. Esso viene ristabilito nel momento in cui
la mente e’ trascesa e non c’e’ piu’ distinzione tra conoscitore, conoscenza
e conosciuto, quando praticamente spazio e tempo si perdono nel nulla
perche’ in realta’ non esistono, quando passato, presente e futuro
svaniscono e affiora l’eterno Presente, il loro stabile fondamento sul quale
appaiono e si manifestano.

Vi e’ una dimensione, dietro questa che vediamo, in cui non ci sono distanze
e periodi, mutamenti, nascite e morti, in cui vi e’ l’assoluto equilibrio
della perfetta immobilita’ e dell’assenza di tutto, che e’ la quiete e la
pace piu’ alta. Essa non puo’ essere verificata dall’intelletto, in quanto
questo e’ limitato dallo spazio e dal tempo. Se l’Assoluto venisse
conosciuto dalla mente, smetterebbe di essere l’Assoluto, perche’ qualsiasi
cosa che entra nel pensiero viene limitata e diventa temporanea e mutevole.

La Verita’ quindi non potra’ mai essere concettualizzata, confinata in idee
e diventare soggettiva. Non appena cerchiamo di farlo, essa smette di essere
la Verita’ e ci troviamo dinanzi a qualcos’altro.

Ecco perche’, l’esperienza di Dio e’ inequivocabile ed uguale per tutti.

Anche a distanza di migliaia di anni e’ sempre la stessa e non lascia dubbi
sulla sua autenticita’, appunto perche’ avviene al di fuori della mente, che
invece e’ diversa in ogni individuo e in ogni epoca, e non puo’ essere
quindi condizionata o modificata dall’uomo.

Tutti coloro che nel corso della storia hanno ottenuto lo stato di
Illuminazione, sono concordi nell’asserire l’esistenza di un Essere
universale non materiale, perfetto e supercosciente. Chiunque abbia varcato
la soglia dell’aldila’ ne e’ ritornato trasformato, ha visto la natura umana
soccombere alla maestosita’ della natura divina, divenendone il piu’ tenace
sostenitore.

Nell’oscurita’ un tronco d’albero puo’ sembrare un uomo, una corda puo’
essere scambiata per un serpente e indurre timore. Ma quando si fa luce,
l’illusione dell’uomo e del serpente, creata dalla sua assenza, viene
rimossa e le cose appaiono nella loro realta’.

Similmente, il mondo e’ una sovrapposizione a Dio dovuta all’oscurita’
spirituale in cui si trova la mente. A causa dell’ignoranza della luce
divina, l’Assoluto appare in forma di universo, proprio come l’uomo e’ visto
nel tronco e il serpente nella corda. Quando sopraggiunge la Luce che
illumina l’anima, la mente smette di imbrogliare la percezione
dell’osservatore, l’idea del mondo svanisce assieme alla sua falsa realta’ e
si diventa consapevoli di Dio, dell’unica cosa che veramente esiste. Cosi’
la visione della materia viene sostituita da quella dello Spirito.
L’illusione dell’universo abbandona la mente cedendo il posto alla realta’
dell’Assoluto.

L’uomo non si identifica piu’ con il corpo. Il Se’ e’ il vero soggetto che
percepisce, mentre il corpo e’ l’oggetto percepito. Essi sono il conoscitore
e il conosciuto, l’uno distinto dall’altro, come risulta evidente
dall’espressione “Questo corpo e’ mio”, che e’ del tutto equivalente
all’affermazione “Questo vestito e’ mio”. Come il vestito ci appartiene ma
noi non siamo il vestito, allo stesso modo il corpo e’ nostro ma noi non
siamo il corpo.

Uguale discorso vale anche per la mente e i sensi, che sono soltanto
strumenti del Se’.

Quando diciamo “La mia mente e’ confusa, i miei sensi non sono efficienti”,
e’ esattamente come dire “La mia macchina non funziona”.

Proprio come la macchina e’ il nostro veicolo, cosi’ la mente e i sensi sono
i nostri mezzi di comunicazione e noi non siamo questi. Chi parla al
telefono comunica con altre persone, da’ notizie e ne riceve. Egli non si
identifica certamente con l’apparecchio telefonico. La nostra anima comunica
con le altre anime attraverso i sensi, dietro di essi vi e’ lo spirito
cosciente.

La nostra identita’ e’ il Se’, noi siamo pura consapevolezza, colui che
possiede la forma fisica, l’intelletto, i sensi e se ne differenzia. Poiche’
il Se’ e’ luce, il corpo riflette questa luce, ne e’ illuminato, e appare
come coscienza, viene erroneamente scambiato per il soggetto che vive e fa
le esperienze.

Durante tutta la sua vita l’uomo lotta per essere felice e sfuggire alla
sofferenza. Nel mondo egli cerca sempre il piacere e mai il dolore, che
ripugna piu’ di qualsiasi altra cosa. In lui vi e’ una voglia istintiva di
gioia, un desiderio innato di trovare la pace.

Questo perche’ egli proviene dalla beatitudine, perche’ la sua essenza e’
divina, perche’ nel suo Se’ interiore c’e’ solo il piacere, di cui non e’
cosciente e quindi lo cerca, perche’ originariamente era nell’estasi, non
nel dolore o nel nulla. In tal caso egli cercherebbe solo sofferenze oppure,
come un muro di pietra, non cercherebbe niente.

I nostri sensi vengono soddisfatti nel momento in cui cessiamo di
desiderare. Sorgete al di sopra di essi e vedrete realizzarsi tutti i vostri
sogni, tutte le vostre aspirazioni. Coltivare i desideri, invece di
superarli, significa allontanarsi sempre piu’ dalla felicita’. Sotto ognuno
di essi si nasconde l’impulso verso l’unione, che e’ il tentativo di
oltrepassare la condizione di dualismo.
Ogni esperienza di piacere rivela uno stato di unificazione, mentre, al
contrario, ogni sofferenza rivela uno stato di divisione e di
contrapposizione. Attraverso l’esperienza sessuale, l’uomo cerca in effetti
l’unione con se stesso, di annientare il dualismo di mente e spirito e
ritrovare l’unita’ originaria con la propria anima che e’ Dio.

Il piacere che prova, infatti, non gli viene dato dall’altra persona ma lo
riceve da dentro di se’. La vera poverta’ non consiste nella mancanza di
denaro e di comodita’ materiali, ma nel bisogno inappagato di possedere le
cose, nel sentimento di privazione che e’ sete di piaceri mondani.

Le cose in se’ non hanno alcun valore, siamo noi che le rendiamo attraenti
con la nostra immaginazione, per via del nostro stato di incompletezza, e
poi le inseguiamo per possederle.

Un tempo viveva un uomo ricchissimo, proprietario di vasti territori, di
fattorie e palazzi. Era un capofamiglia di elevati sentimenti religiosi e di
animo molto caritatevole Offriva ai poveri con generosita’ in nome del
Signore e non rifiutava mai niente a nessuno, tanto grandi erano la sua
bonta’ e il suo altruismo. Un giorno diede una festa favolosa col proposito
di distribuire gratuitamente parte dei suoi beni. Furono invitati tutti gli
abitanti della citta’, affinche’ potessero sentirsi uniti nella gioia e
sperimentare il sentimento della fratellanza umana. Ad un certo punto del
ricevimento, egli proclamo’ che ogni persona poteva prendere qualsiasi cosa
tra tutto cio’ che si trovava nei suoi saloni.

Alcuni scelsero vestiti lussuosi, gioielli e pietre preziose. Altri
preferirono quadri di artisti famosi, tappeti pregiati e statue di notevole
valore. Tutti erano affascinati da quelle interminabili ricchezze e si
davano un gran da fare per scegliere le cose di loro maggiore gradimento.

Tuttavia, c’era un uomo che se ne stava in disparte senza mostrare alcun
entusiasmo, come se niente lo stimolasse a prendere parte alla gioia
collettiva. Sorpreso dal suo strano comportamento che manifestava
insoddisfazione, il proprietario fu vinto dalla curiosita’ e volle conoscere
la causa del suo stato d’animo.

Interrogato, l’uomo esclamo’: “O grande benefattore e amico di tutti! Io non
desidero nessuno di questi tuoi beni, che possono appagarmi solo per pochi
giorni, desidero invece essere ricco per sempre, per non ricadere mai piu’
nella poverta’, nel bisogno e nella desolazione. Io voglio te e ti scelgo al
posto di queste splendide ricchezze. Tutti i tuoi averi da oggi mi
appartengono, perche’ adesso sei mio”.

Cosi’ dicendo, afferro’ la sua mano come per impossessarsi di lui.

A quella risposta il proprietario rimase sbalordito e senza parole. Fu a tal
punto compiaciuto della saggezza del suo ospite che decise di tenerlo con
se’ come un membro della famiglia e affidargli la gestione di tutti i suoi
beni. Egli non pote’ venir meno alla dichiarazione fatta pubblicamente che
ognuno poteva impadronirsi di qualsiasi cosa desiderasse.

A causa della sua infelicita’, l’uomo corre dietro agli oggetti dei sensi
come un mendicante, senza ottenere mai soddisfazione, ma solo fugaci momenti
di piacere.

Se voi scegliete il Signore dell’universo, piuttosto che le cose di
quaggiu’, se coltivate la conoscenza divina invece delle esperienze mondane,
tutti i vostri desideri saranno pienamente appagati, e non soltanto per
pochi attimi o per giorni, ma per sempre.

Essendo il creatore e il sostenitore di tutto, Egli e’ anche il mezzo per la
felicita’ di tutti. Come l’uomo del racconto venne in possesso di
incalcolabili ricchezze, semplicemente reclamando lo stesso proprietario,
cosi’ voi otterrete tutto il piacere del mondo e molto di piu’ se soltanto
possederete il suo padrone, cioe’ Dio. Avere Lui e’ avere tutte le cose,
fare la sua esperienza e’ sperimentare il bene supremo.

Ma coloro che scelgono le singole cose materiali, i miseri oggetti dei
sensi, non avranno mai felicita’ e piacere durevole, non otterranno niente
per cui valga la pena vivere e affliggersi.

Sperimentate Dio attraverso la meditazione e otterrete la piu’ alta
ricchezza della Coscienza cosmica, nuoterete nell’estasi della luce infinita
e nella gioia piu’ intensa. Nel momento in cui farete vostro il Sovrano
dell’universo, possederete tutto il creato.

Allora la soddisfazione sara’ totale e perenne, la vostra ricchezza
interiore, la vostra felicita’ e il vostro splendore non avranno fine.

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