Consapevolezza
De Pretto non scoprì la relatività ha riconosciuto Bartocci però non ci sono dubbi sul fatto che
sia stato il primo a usare lequazione e questo è molto significativo…
Redazione – Scienza e Conoscenza – 16/08/2022
La celebre equazione sarebbe stata anticipata nel 1903 da Olinto De Pretto.
Questa sarebbe la tesi rivoluzionaria di un docente di matematica dellUniversità di Perugia,
ripresa, tramite una sconcertante rivelazione, dallautorevole e serissimo quotidiano britannico
«The Guardian». Questa, ovviamente, è la tesi di Umberto Bartocci, alla quale il professore ha
dedicato pure un libro, pubblicato nel 1999 da Andromeda: Albert Einstein e Olindo De Pretto. La
vera storia della formula più famosa del mondo, dove viene appunto spiegata la teoria della
contaminazione einsteiniana ad opera di De Pretto, morto nel 1921.
«Tutto merito dellitaliano Olinto».
«De Pretto non scoprì la relatività ha riconosciuto Bartocci però non ci sono dubbi sul fatto
che sia stato il primo a usare lequazione e questo è molto significativo». Ora, che Einstein usasse
le ricerche di De Pretto, un matematico autodidatta italiano (o anche quelle del tedesco David
Hilbert) è una tesi a dir poco azzardata che è molto difficile se non impossibile da dimostrare.
Così come appare altamente improbabile che nel 1905 lo studioso svizzero Michele Besso avvisasse
Albert Einstein del lavoro svolto due anni prima da De Pretto e delle conclusioni alle quali egli
era giunto. Conclusioni dalle quali poi il geniale fisico e matematico avrebbe tratto spunto,
ispirandosi in particolare al saggio di Olinto De Pretto, Ipotesi delletere nella vita
delluniverso (in cui, per lappunto, compare la formula E = mv2), presentato poi il 23 novembre
1903 al Reale Istituto Veneto di Scienze, lettere ed arti, il quale lo pubblicò nel febbraio del
1904, senza tuttavia attribuire alcun merito allitaliano.
Di certo si sa solo che, stando a quanto si racconta, il 23 novembre del 1903 litaliano De Pretto,
un industriale di Vicenza con la passione per la matematica, avrebbe pubblicato sulla rivista
scientifica «Arte» un articolo dal titolo Ipotesi delletere nella vita delluniverso, in cui egli
sosteneva che «la materia di un corpo contiene una quantità di energia rappresentata dallintera
massa del corpo, che si muove alla medesima velocità delle singole particelle». Insomma, si trattava
della celebre formula E = mc2, spiegata parola per parola, anche se De Pretto non mise mai la
formula in relazione con il concetto di relatività, ma soltanto con quello di vita delluniverso.
Letere è sostanza reale?
Ma quello che colpisce di più e che forse sfugge è che cè qualcosa di essenziale che
differenzia nettamente Olinto De Pretto da Albert Einstein, che ne sono i suoi prodromi. Luomo è
riuscito a disgregare la materia con la fissione nucleare, ma per quanto ci risulta non è ancora
riuscito a spiegare come la materia si generi. È proprio su questo punto che si dividono le strade:
il primo sostiene la teoria dello spazio vuoto mentre il secondo quella delletere. Ed è
sconcertante osservare come, già nei primi anni del secolo appena trascorso, il pensiero di Olinto
De Pretto sia molto simile ai concetti dei saggi del passato, ad esempio al pensiero tradizionale
della mistica indiana, entrambi espressi con la logica che supera la meccanicistica moderna. Letere
come dicevano i Signori dellinfinito è sostanza reale.
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