Anche la scienza si è convinta: la meditazione cambia il cervello

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Anche la scienza si è convinta: la meditazione cambia il cervello

Mindfulness revolution. Anche la scienza si è convinta: la meditazione cambia il cervello

di Giulia Belardelli e Paola Richard, L’Huffington Post

31/10/2014

La meditazione plasma strutturalmente il cervello: una raccolta di studi statunitensi, pubblicati questo mese sulla copertina della rivista Scientific American, rivela che chi medita costantemente da almeno 20 anni presenta un volume maggiore della corteccia prefrontale e insulare. Non solo, monaci buddhisti ed esperti meditatori sono in grado di ampliare volontariamente le proprie onde cerebrali, sintonizzando il proprio elettroencefalogramma tra i 25 e i 42 hertz. Queste grandi oscillazioni possono essere mantenute per lungo tempo e addirittura crescono gradualmente con la pratica.

Sara W. Lazar e i suoi colleghi dell’Università di Harvard hanno portato avanti queste e altre ricerche interessanti. Hanno scoperto, ad esempio, che la pratica di concentrazione mindfulness aiuta a ridurre il volume dell’amigdala, la regione del cervello dedicata alla gestione della paura. I partecipanti allo studio hanno mostrato, inoltre, una notevole diminuzione dello stress durante il periodo di pratica.

Ma le sorprese non finiscono qui. Il gruppo di ricerca di Eileen Luders dell’Università della California, Los Angeles, ha notato sostanziali differenze negli assoni che connettono le diverse regioni del cervello dei meditatori, rispetto agli altri. Un’osservazione che dimostra ancora una volta come la meditazione possa indurre benefiche alterazioni strutturali nel sistema nervoso centrale.

Perla Kaliman dell’Istituto per le ricerche biomediche di Barcellona ha potuto osservare come un solo giorno d’intensa meditazione riduca l’attività dei geni che regolano le infiammazioni e alterano le funzioni enzimatiche coinvolte nel funzionamento genetico. Una ricerca dell’Università di Davis in California ha studiato come i benefici effetti della meditazione abbiano ripercussioni addirittura sulla longevità cellulare.

Il celebre monaco scienziato Matthieu Ricard, assieme ad Antoine Lutz e Richard J. Davidson, ha trasformato su volere dello stesso Dalai Lama l’Università di Madison in Winsconsin in un fondamentale polo internazionale dove s’intrecciano scienza e meditazione. Quindici anni di ricerche su monaci e praticanti dimostrano oggi che le attività contemplative costanti possono avere un impatto sostanziale sui processi biologici e sulla salute fisica, psicologica ed emotiva.

Che aspettiamo dunque a incrociare le gambe sul tappetino per almeno 10 minuti al giorno? La scienza ci assiste, auguriamoci lo stesso per la nostra forza di volontà.

www.scientificamerican.com/article/neuroscience-reveals-the-secrets-of-meditation-s-benefits/

1. Mantra e respiro

Un mantra è la ripetizione di una serie di suoni, costituiti in genere da sacre sillabe sanscrite. Possiamo certamente pronunciare le frasi antiche ma, come suggerisce il monaco vietnamita Thich Nath Hanh, è una buona idea creare il nostro mantra personale, magari scrivendolo per poi utilizzarlo associato al respiro, inalando ed esalando sensazioni ed emozioni che vogliamo lasciare andare. Ecco qualche esempio:

Mentre inspiro, sono consapevole della tensione nel mio corpo.
Mentre espiro, lascio andare al tensione nel mio corpo.
Mentre inspiro, rassereno la mia agitazione.
Mentre espiro, sento la mia calma.
Mentre inspiro, entro in contatto con l’aria fresca d’autunno.
Mentre espiro, sorrido all’aria fresca d’autunno.

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