Anche le funzioni cognitive risentono delle stagioni

pubblicato in: AltroBlog 0
Anche le funzioni cognitive risentono delle stagioni

09 febbraio 2016

I cicli stagionali non influiscono solo sull’umore, ma anche sulle capacità cognitive del cervello.
Le funzioni di base, come l’attenzione, raggiungono la massima efficienza in estate e si riducono in
inverno, mentre quelle che impegnano la memoria di lavoro brillano maggiormente nelle mezze
stagioni(red)

da lescienze.it

Anche i processi cognitivi risentono dei cicli stagionali, poiché esistono ritmi biologici annuali
che influenzano l’attività cerebrale. Questi ritmi non alterano le prestazioni, ma modificano il
tipo di risorse usate dal cervello per affrontare i problemi. A scoprirlo è stato un gruppo di
ricercatori dell’Università di Liegi che firmano un articolo pubblicato sui “Proceednigns of the
National Academy of Sciences”.

L’importanza dei cicli circadiani (giornalieri) è ampiamente provata per la maggior parte degli
organismi, inclusi gli esseri umani, ma per quanto riguarda l’influsso delle variazioni stagionali,
a fronte di una ricca letteratura su molti animali, la ricerca sulla nostra specie è stata
abbastanza scarsa. Finora è stata dimostrata solo una certa stagionalità nei cambiamenti dell’umore,
tanto che alcune persone soffrono del cosiddetto disturbo depressivo stagionale.

Per controllare se anche alcune funzioni cognitive umane variassero a seconda della stagione,
Christelle Meyer e colleghi hanno valutato le funzioni cognitive di 28 volontari sottoponendoli a
risonanza magnetica funzionale (iRMI) mentre eseguivano dei test in diversi momenti dell’anno.

www.lescienze.it/images/2016/02/08/191626807-1c66e19f-d025-420c-80fe-2a47f3d5bca3.jpg
Le variazioni stagionali delle risposte del cervello a due compiti cognitivi di tipo differente.
(Cortesia Christelle Meyer)

Dall’esame dei dati è apparso che l’efficienza di diversi tipi di processi cognitivi varia a seconda
delle stagioni. In particolare,risentire di più dei cambiamenti ambientali di base (come la
lunghezza delle ore di luce) sarebbero i processi di base, come l’attenzione. Di fronte a un compito
che richiede un’attenzione sostenuta, infatti, l’attività delle aree responsabili ha mostrato un
chiaro picco massimo in corrispondenza del solstizio estivo, e minimo in corrispondenza di quello
invernale.

Una stagionalità è stata riscontrata anche nelle capacità cerebrali di tipo superiore, quelle che
richiedono un ricorso predominante alla memoria di lavoro per l’immagazzinamento, l’aggiornamento e
il confronto di informazioni. In questo caso, le risposte massime e minime delle aree cerebrali
coinvolte sono state osservate nei periodi corrispondenti rispettivamente agli equinozi autunnali e
primaverili.

L’asimmetria fra i massimi e i minimi delle capacità cognitive di base e quelle superiori –
ipotizzano i ricercatori – potrebbe essere legata al fatto che queste ultime risentono di un insieme
più complesso di fattori, primi fra tutti quelli legati alle interazioni sociali.

Poiché le prestazioni cognitive finali dei volontari (cioè la loro capacità di risolvere i problemi
proposti) apparivano stabili nel corso di tutto l’anno, se ne può desumere che il cervello impegni
maggiormente le capacità cognitive di base o quelle superiori a seconda della stagione, ossia dalla
loro efficienza in quel momento.

I ricercatori osservano infine che, sulla base degli esami effettuati, non risultano evidenti
correlazioni fra le variazioni nelle capacità cognitive e i livelli plasmatici di alcune sostanze,
come la melatonina, note per avere un ruolo nei ritmi circadiani.

www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1518129113

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *