Anche l’uomo percepisce il campo magnetico

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Anche l’uomo percepisce il campo magnetico

Scoperta: anche l’uomo percepisce il campo magnetico. Una ‘bussola nel cervello’, che non sappiamo
(ancora?) sfruttare

di Luigi Bignami

Sembra un potere da X-Men ed invece è realtà: un gruppo di ricercatori sostiene che gli esseri umani
(forse non tutti) hanno la capacità di percepire il campo magnetico che avvolge la Terra. Una
caratteristica che hanno molti animali: dai piccioni alle tartarughe fino ai pesci, che lo usano per
le loro migrazioni, dai bovini – i quali preferiscono allinearsi al campo magnetico quando se ne
stanno fermi in piedi – fino ai cani – che lo usano quando si posizionano per i loro bisogni
personali.

Le prove che gli animali sfruttano il campo magnetico sono note e sicure da tempo, ma da molti anni
si cercava di capire se anche gli umani sono “magnetorecettori”, con ricerche che avevano portato a
risultati scientifici molto diversi tra loro. Ora invece, sembrerebbe che non ci siano più dubbi:
anche a noi la natura ci ha offerto questa caratteristica. Spiega Joseph Kirschvink, responsabile
della ricerca del California Institute of Technology: “Abbiamo la certezza di non aver perso il
sistema sensoriale magnetico che i nostri antenati che vissero milioni di anni fa certamente avevano
e come loro siamo parte della “biosfera magnetica terrestre””.

Particolarmente intrigante è la metodologia utilizzata da Kirschvink e colleghi giapponesi per
ottenere il risultato che è stato descritto sulla rivista eNeuro. Hanno costruito una gabbia in
alluminio a sei lati per proteggere dalle interferenze elettromagnetiche le persone che venivano
messe all’interno. Lungo le pareti erano state poste delle bobine all’interno delle quali veniva
fatta passare corrente, così da indurre campi magnetici di intensità simile a quella terrestre.

Quindi, a ogni volontario dei 34 che hanno accettato di sottoporsi alle prove, è stato chiesto di
entrare nella gabbia e di sedersi su una sedia di legno che dava modo alla persona di guardare verso
nord. Durante le prove, i ricercatori misuravano le onde cerebrali utilizzando un encefalogramma. A
questo punto si procedeva a creare un campo magnetico che poi veniva ruotato, quindi spento e poi
riacceso in altra direzione e tutto questo senza che il volontario sapesse cosa stava accadendo.

I risultati hanno messo in luce come in alcuni casi si verificava un calo delle onde alfa prodotte
dal cervello dei partecipanti, indice che il cervello stesso stava elaborando delle informazioni.
Ciò si verificava quando il campo magnetico artificiale veniva inizialmente puntato verso nord e poi
spostato in altre direzioni. Secondo Kirschvink era come se il cervello “stesse impazzendo”, in
quanto registrava un cambiamento inaspettato dell’ambiente che lo circondava. “Non c’è dubbio –
spiega Kirschvink – che ciò significa che gli uomini sono in grado di rilevare i cambiamenti del
campo magnetico, anche se l’intensità della risposta variava enormemente tra i partecipanti”.

Ma c’è di più. Secondo i risultati della ricerca i dati suggeriscono che il “sistema umano” è in
grado di distinguere il Polo Nord Magnetico dal Polo Sud e ciò dovrebbe essere conseguenza di
particolari cellule che conterrebbero molecole a base di ferro. Si pensa che tali molecole
cristalline ruotino come l’ago di una bussola e ciò farebbe aprire o chiudere i pori delle cellule,
influenzando in tal modo i segnali inviati al cervello.

Quali influenze tutto ciò ha sull’uomo? Al momento non ne sono state messe in evidenza, anche se
Kirschvink sostiene che non sono da escludere e quindi è necessario andare avanti con tali ricerche.
Peter Hore dell’Università di Oxford, esperto in questo campo, ha accolto favorevolmente le
conclusioni di questa ricerca, ma sostiene che per avere prove certe sarà necessario sottoporre
volontari presi anche nell’emisfero meridionale. Kenneth Lohmann, dell’Università della North
Carolina a Chapel Hill ha sottolineato: “I risultati sono certamente significativi, ma una cosa è
trovare un sottile cambiamento nell’attività cerebrale in risposta ad un debole campo magnetico e
altra cosa è dimostrare che le persone effettivamente rilevano e utilizzano le informazioni del
campo magnetico in modo significativo”. E dunque, forse, siamo ben lontani dall’essere delle bussole
vaganti.

bit.ly/2TiG7nE

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