Data articolo: marzo 2009
Fonte: salute.agi.it
Non è solo colpa di messaggi sbagliati, fragilità psicologica e spirito di emulazione: l’anoressia
potrebbe avere origine da piccole modifiche cerebrali risalenti addirittura alla gestazione, e poi
svilupparsi nell’adolescenza o dopo proprio perché si è più predisposti. La conclusione
rivoluzionaria a cui è giunto un team di ricercatori inglesi del London’s Great Ormond Street
Hospital potrebbe rendere in qualche modo prevedibile l’insorgere dell’anoressia già nelle bambine.
Secondo gli autori dello studio, che verrà presentato la prossima settimana all’Insitute of
Education a Londra ma che è stato anticipato oggi da diversi quotidiani inglesi, alcuni bambini
hanno il cervello sviluppato in modo tale da renderli più vulnerabili ai fattori chiave
dell’anoressia, dalle rappresentazioni di donne estremamente magre alla cattiva influenza dei
genitori.
Ian Frampton, consulente onorario di psicologia pediatrica al London’s Great Ormond Street Hospital
e coordinatore dello studio, ha condotto insieme ai colleghi un test neuropsicologico su oltre 200
persone nel Regno Unito, in America e in Norvegia che soffrono di anoressia. Quasi tutti coloro che
hanno preso parte allo studio sono ragazze e giovani donne di età compresa tra i 12 e i 25 anni che
erano in cura per l’anoressia in ospedali privati a Edimburgo e Maidenhead.
La sorprendente scoperta è che circa il 70% delle pazienti avevano subito un danno ai
neurotrasmettitori, che aiutano le cellule del cervello a comunicare le une con le altre, durante la
gestazione. Secondo Frampton questa condizione si è verificata in modo causale, e non il risultato
di una cattiva dieta materna o di fattori ambientali, come ad esempio un uso diffuso di sostanze
chimiche. L’imperfetto cablaggio della corteccia insulare del cervello, che può portare a
dislessia, ADHD o alla depressione nei bambini, produce ciò che Frampton chiama una vulnerabilità
di base tra alcuni giovani che li rende più propensi a sviluppare anoressia. Una scoperta che
sovverte le precedenti convinzioni cliniche, che attribuivano all’essere cronicamente sottopeso le
modifiche cerebrali.
Confondendo, è convinto Frampton, la causa con l’effetto. Questi risultati potrebbero aiutarci a
comprendere questa malattia che non sappiamo come trattare, ha aggiunto Frampton. Il fatto che i
fattori sociali e l’educazione da soli generino l’anoressia è un argomento debole, perché quasi
tutte sono esposte a questi input ma solo una piccola percentuale diventa anoressica. Evidentemente
ci sono altri fattori, sul piano genetico, che rendono alcuni molto più vulnerabili di altri. Aver
individuato le aree del cervello coinvolte nella nascita dell’anoressia, secondo gli scienziati,
potrebbe in futuro portare all’elaborazione di farmaci specifici, sgravando da tutte le
responsabilità società e famiglia.
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