(di Maria Castiglione)
Non aiuta tanto l’analisi, per superare un momento di depressione, quanto la
sintesi, il cercare di cogliere e ritrovare i valori che stanno alla base
del proprio essere, per ridare così vita ad aneliti e sogni attraverso il
racconto di sé.
Facendo emergere la capacità di volgere il proprio sguardo verso l’interno
diventa possibile raggiungere le regioni dello spirito, là dove albergano le
qualità più belle dell’essere umano.
Un senso di vuoto, l’impressione di non avere più niente da dire, di non
aver più energie né desideri, la perdita del senso della vita è ciò che
caratterizza la depressione.
Chi ne è afflitto va all’affannosa ricerca dei perché – la familiarità,
l’ereditarietà,
il non essere stato sufficientemente amato, riconosciuto, apprezzato,
stimato- ma le risposte, anche quelle che sembrano illuminanti e sembrano
aver individuato le cause, non offrono un gran sollievo. Esplorare la
cantina della psiche può aiutare indubbiamente, ma altri passi sono
senz’altro
più risolutivi.
Uno di questi consiste nell’andare alla ricerca dei momenti di grazia che
hanno caratterizzato la vita, i momenti di presenza in cui la persona abbia
manifestato attitudini, capacità. Ahimè, a volte chi è depresso non trova
niente, il buio assoluto, ma se ci si sposta sulle qualità dell’anima allora
magari qualcosa succede, non gli si sta chiedendo che cosa sa fare, le
competenze che ha, ma “chi è”: ha espresso qualche volta il senso della
compassione o della libertà o della giustizia? E anche sa cos’è
solidarietà, amore, tenerezza, dolcezza?
Gli si stanno indicando i valori dell’essere, non gli si sta chiedendo la
sua storia o che cosa ha combinato nella vita perché in questo secondo
ambito è attrezzato con pensieri, emozioni, sentimenti, sensazioni fisiche
tutti negativi che lo fanno girare in tondo in una maniera sempre più
viziata, sempre più disfunzionale al suo benessere.
Le persone cominciano allora ad esprimersi a dire di sé anche se nei termini
nostalgici come di qualcosa che poteva essere e non è stato, quei valori che
anche se non si sono incarnati bene vengono ancora custoditi e sentiti come
preziosi.
Un po’ come la storia del vaso di Pandora dal quale emersero tutti i mali
del mondo ma nel fondo rimase la speranza, quando si sta male si fanno
emergere dall’interiorità (il vaso) fatti, storie, recriminazioni, accuse,
colpe e sembra che sia tutto, ma se si guarda ancora ciò che si trova sono i
valori dell’essere che sono intrinseci, non hanno storia, sono onnipresenti.
Da qui si può partire. Recuperarli come sensi intimi – intimi vuol dire solo
miei, che sono colorati di me, che con me stanno bene e solo il mio bene
ricercano – ed esprimerli.
Sì, sono stato solidale, sì ho cercato di comprendere e di amare, si mi sono
stupito o incantato di fronte alla bellezza, si mi sono commosso a volte, ho
condiviso, ho sorriso, amato e a poco a poco si articola il mondo interiore,
si mobilita il sentire in altre direzioni che non siano più quelle
dell’autoaccusa.
La persona può ridiventare “erotica” cioè presente ai suoi desideri, ai suoi
aneliti, alle sue passioni.
Espressione di sé è il contrario di depressione. Ognuno lo può.
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