01 febbraio 2019
Durante il sonno, il cervello può apprendere nuove informazioni che sono poi ricordate nello stato
di veglia. Lo dimostra uno studio in cui alcuni volontari addormentati per un breve riposo sono
stati esposti ad alcuni vocaboli di una lingua inventata e alla loro traduzione in tedesco (red)
da lescienze.it/mente-e-cervello
Che il cervello rimanga in qualche misura vigile anche durante il sonno non è certo una novità. Ma
quello ottenuto da Katharina Henke, Marc Züst e Simon Ruch, ricercatori dellUniversità di Berna, in
Svizzera, e pubblicato su Current Biology è un risultato di rilievo perché dimostra che durante le
ore di sonno il cervello è in grado di imparare associazioni di significato di alcuni vocaboli, mai
sentiti prima di quel momento.
Imparare durante il sonno, come sottolineano gli autori in apertura dellarticolo, è un sogno degli
esseri umani. Si tratta però di unattività spesso ritenuta impossibile a priori, dato che per
definizione nel sonno mancano la consapevolezza cosciente e il substrato neurochimico del cervello
adatto ai compiti cognitivi.
I neuroscienziati hanno cercato in ogni caso di approfondire le conoscenze sul rapporto tra sonno e
apprendimento, e gli studi in merito non mancano. Molte ricerche si sono concentrate sul
consolidamento o la stabilizzazione di ricordi o di nozioni apprese durante la veglia. Riguardo il
vero e proprio apprendimento durante il sonno sono stati ottenuti risultati incoraggianti sui topi,
mentre sugli esseri umani i dati disponibili sono inconcludenti.
Henke e colleghi hanno ideato uno studio per sfruttare a fini di apprendimento linguistico alcuni
fasi di attività del cervello di un soggetto addormentato. Durante il sonno profondo, infatti, le
cellule cerebrali si trovano per un breve periodo di tempo in uno stato di attività, chiamato stato
up, prima di entrare collettivamente e in modo coordinato in uno stato di breve inattività, o stato
down. I due stati up e down si alternano molto rapidamente, circa ogni mezzo secondo.
Per la sperimentazione, gli autori hanno coinvolto un gruppo di volontari in un test di
apprendimento semantico, facendo ascoltare loro, durante un sonnellino pomeridiano, diversi
abbinamenti tra parole di una lingua inventata a tavolino e la loro traduzione in tedesco, per
esempio tofer corrispondente a chiave, e guga, tradotto come elefante. Allo stesso tempo, gli
sperimentatori hanno condotto sui volontari scansioni di risonanza magnetica, che permette di
evidenziare le aree del cervello attivate mentre il soggetto è impegnato in un compito specifico.
Una volta risvegliati, i soggetti erano in grado di associare correttamente, con una frequenza
diversa da quella casuale, alcuni aggettivi ai vocaboli uditi durante il sonno: per esempio,
piccolo a tofer e grande a guga. Questo poteva avvenire solo se il secondo vocabolo di ogni
associazione veniva ripetuto due, tre o quattro volte durante lo stato up. Il risultato
dimostrerebbe che i soggetti durante la veglia erano in grado di riattivare le associazioni tra
parole udite nel sonno.
Il dato più interessante è che sia le aree cerebrali deputate allelaborazione del linguaggio sia
lippocampo, il centro fondamentale per la memoria, erano attivati durante il processo di recupero,
che avveniva nella veglia, dei vocaboli uditi nel sonno, ha spiegato Züst. Ciò avviene normalmente
durante lapprendimento di nuovi vocaboli nello stato di veglia: il tutto quindi fa ipotizzare che
queste strutture medino la formazione di nuovi ricordi, indipendentemente dallo stato prevalente del
cervello, non cosciente durante il sonno profondo o cosciente durante la veglia.
www.cell.com/current-biology/fulltext/S0960-9822(18)31672-5?_returnURL=https%3A%2F%2Flinking
hub.elsevier.com%2Fretrieve%2Fpii%2FS0960982218316725%3Fshowall%3Dtrue
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