(l’osservazione di tre fenomeni descritti dalla fisica
nel trattamento individuale con il Metodo OPH®1)
di Shivani Viviana Tonelli
– Seconda parte –
Ma se l’influenza dell’osservazione sulle strutture energetiche
sottili era stata abbondantemente sperimentata, mi trovai a constatare
un comportamento simile anche sulle più solide strutture della materia
fisica. Fu durante il primo corso di Anatomia e Fisiologia incluso
nella formazione di base di un ODBBN19 che ne feci esperienza.
Abbinando sempre, secondo lo stile e la scelta didattica
dell’Accademia Olos presso la quale mi sto formando, alla spiegazione
teorica la pratica esperienziale, e più precisamente l’esplorazione
dal vivo, attraverso la tecnica d’indagine conosciuta, di quanto ci
viene trasmesso, ci accingevamo a contattare nel corpo fisico del
partner l’attività del livello cellulare.
S. si sentiva fisicamente stanca nell’ultimo periodo, spesso
infreddolita e intorpidita a livello degli arti (era inverno e un
periodo per lei di sovraccarico lavorativo). Decido di esplorare
l’attività dei mitocondri, preposti al nutrimento energetico della
cellula: svolgono infatti un ruolo importante nella respirazione
cellulare e nella sintesi di componenti ricchi di energia per la
cellula stessa. In ogni caso, ricordo di aver letto su Fisiologia
sottile di Zamperini che la cellula ha sia bisogno di energia
molecolare, sia di energia vitale, che le è altrettanto necessaria per
sopravvivere, seppure lui stesso nel libro ammettesse di non poterne
dire esattamente il perché, pur avendone rilevato l’effettiva
verità20!
La tecnica suggerita consisteva nell’appoggiare le mani sul corpo
fisico del ricevente, all’altezza dei piedi e, entrando ancora una
volta in sincronicità, osservare il corpo nel suo insieme,
esternamente, nonché immaginarlo (=osservarlo) internamente, così come
c’era stato descritto e trasmesso, fino ad accedere al più
microscopico livello cellulare. E a quel punto osservare anche:
com’era la qualità dello scambio governato dai mitocondri delle
cellule di questo sistema? La loro attività era uniforme o in alcune
zone vi erano rallentamenti, ostacoli o invece sovraeccitazione? La
sessione è durata all’incirca trenta minuti, durante i quali non mi
sono mai mossa dalla mia postazione né ho ‘fatto’ energeticamente
niente di diverso né mandato altro intento che osservare. Più o meno
verso la conclusione dell’esplorazione mi rendevo conto che vi era una
quantità notevole di energia in più che circolava nel microsistema
cellulare, una sorta di calore interno e che anche i piedi e le gambe
erano notevolmente riscaldati e quasi più leggeri. Quando poi ho
condiviso con S. come si sentisse a sessione terminata, mi disse di
essere stupefatta per aver notato come la situazione iniziale si fosse
trasformata e come ora, nonostante il rilassamento e la posizione
sdraiata e immobile mantenuta per tutto quel tempo, sentisse un forte
calore tanto da desiderare di spogliarsi, una leggera eccitazione e
come la sensazione di frizzanti brividi che le pervadevano il corpo e
in particolare braccia e gambe! Era come se, ancora una volta,
semplicemente dando spazio a quello che c’era nonché, in un secondo
momento, al livello sano dell’attività mitocondriale che percepivo,
una trasformazione avesse potuto accadere.
– Il Teorema di Bell e la sincronicità –
Il teorema di Bell deriva dalla violazione della disuguaglianza di
Bell e “implica che le entità quantistiche sono connesse e si
influenzano reciprocamente in modo istantaneo, tramite quella che
Einstein definì ‘azione fantasma a distanza’”21 e cioè, in altre
parole, afferma che due particelle subatomiche che abbiano avuto
un’esperienza di interazione sviluppano una sorta di ‘collegamento’
che va oltre lo spazio e il tempo.
Il che significa che “nel contesto quantistico la realtà locale viene
violata”22, dove per quest’ultima si intende una “visione della nostra
realtà in cui […] si dice che la velocità della luce costituisce il
limite ultimo in cui possono avere luogo le interazioni fra le diverse
località […] e che ci sia un mondo fisico, reale, che esiste
indipendentemente dal fatto che qualcuno lo stia osservando”.
In realtà, già con quella che in gergo si chiama l’interpretazione di
Copenhagen (un insieme di più concetti quali l’indeterminazione24, la
probabilità e l’importanza dell’osservatore nel determinare la realtà
che osserva, fra gli altri) elaborata fra gli anni ’30 e ’80 a
spiegazione di quanto accade nel mondo quantistico, si assume che
“l’esistenza oggettiva di un elettrone in un certo punto dello spazio
[…] indipendentemente da una osservazione concreta, non ha alcun
senso. L’elettrone sembra manifestare un’effettiva esistenza, in
quanto oggetto reale, solo quando l’osserviamo. La realtà viene
creata, almeno in parte, dall’osservatore.”25
È interessante vedere come, a questo proposito, il Dizionario
Enciclopedico di Fisica Quantistica si riferisca alla “funzione
d’onda”26 vedendola trasformarsi in un’ “onda di probabilità dai
connotati quasi mistici”, laddove ciò non è esente da dichiarati
dissensi e ferree opposizioni: e non stupisce, poiché a partire
dall’affermazione di questi concetti la fisica stravolge completamente
tutti i principi fino ad allora conosciuti e soprattutto rivoluziona
il modo in cui fino a quel momento si era concepita e percepita la
realtà.
“Chiunque non resti turbato dalla teoria quantistica molto
probabilmente non l’ha capita. (Niels Bohr)
Ora, nel 1935 Einstein, Podolsky e Rosen compiono un importante
esperimento a riguardo considerato allora un ‘esperimento concettuale’
poi proseguito da Bohm nel 1952 e infine nel ’64 da Bell, ma portato a
termine solo negli anni ’80 dall’équipe di Aspect: l’esperimento era
stato costruito teoricamente al fine di dimostrare, attraverso
l’osservazione di una coppia di particelle che interagivano e poi si
separavano, l’incoerenza logica della meccanica quantistica, ma
l’esito conclusivo dell’esperimento più volte elaborato e ripreso dai
maggiori fisici e studiosi del secolo scorso sancisce al contrario la
non validità dei criteri di località, stabilendo una volta per tutte
che la natura non segue affatto le regole della logica comune!
Infatti, l’ipotizzata disuguaglianza di Bell (intendendo per
quest’ultima il raffronto fra i risultati di due serie di misurazioni
relative alla suddetta coppia di particelle, nel quale una serie di
valori dovrebbe sempre essere superiore all’altra) dimostra che “le
entità quantistiche sono connesse e si influenzano reciprocamente in
modo istantaneo.”27
È di uno studioso contemporaneo, scienziato, inventore e appassionato
di fisica quantistica, Fabio Marchesi, l’espressione “particelle
subatomiche capaci di fenomeni telepatici”, che vanno cioè oltre lo
spazio-tempo: nel suo libro La fisica dell’Anima, ne parla proprio a
partire dall’esplorazione del teorema di Bell e delle sue
implicazioni, fino ad affermare che “nell’Universo vige un principio
di non località, attraverso il quale i fenomeni avvengono come se ogni
cosa fosse in diretto e istantaneo contatto con ogni altra,
indipendentemente dallo spazio fisico che le separa”28.
Ora, nell’intraprendere una sessione di Armonizzazione Energetica,
come prima cosa ci si ‘connette’ con chi riceve: ciò avviene
principalmente attraverso il respiro, che dopo un’attenta osservazione
si allinea in maniera fluida e armonica con quello dell’altro.
Inoltre, l’atteggiamento dell’operatore è quello di ricevere e
accogliere la persona dentro di sé, in uno spazio disponibile, aperto,
senza giudizio né condizioni.
Questo tipo di approccio crea quasi istantaneamente un’unione molto
profonda, superando la maggior parte delle barriere, perché proprio
nel ricevere l’altro c’è la possibilità di percepire quel punto in cui
“ogni cosa è collegata a ogni altra”: i due sistemi si ‘sintonizzano’
quindi, più o meno profondamente, ma in ogni caso al di là delle
rispettive storie personali, di chi è l’uno e chi è l’altro, di quanto
ci si piace, conosce e così via come esseri umani.
È da questa profonda esperienza di interazione iniziale che ci si
appresta ad osservare e armonizzare il campo energetico che si ha di
fronte. E quello che accade è proprio che, ad esempio, si vive in
prima persona la realtà emotiva che l’altro vive, seppure sempre
mediata dalla propria modalità interpretativa e percettiva: si va,
cioè, in empatia con l’altro, e ancora più profondamente, amplificando
lo spazio di meditazione in cui si svolge la sessione, si giunge a
poter osservare l’onda di totale connessione in cui tutto accade,
entrando in quella che chiamiamo sincronicità.
In momenti come questi ho riconosciuto, con emozione e gratitudine,
quasi quella capacità ‘telepatica’ di cui parla Marchesi29, rendendomi
conto sulla mia pelle di quanto fosse vera l’affermazione e
l’intuizione che l’Universo è un tutto organico dove ogni cosa è
potenzialmente in contatto con ogni altra.
M. riceve un ciclo di trattamenti di Armonizzazione. Arriva con una
infiammazione al nervo sciatico nella parte sinistra e con una
situazione di stress e tensione in tutto il corpo che, dice, lo
affatica talmente tanto da appesantirlo anche emotivamente,
togliendogli il piacere di fare le cose. Una volta in particolare
questa situazione era per lui al limite: provava uno stato di tensione
e quasi allarme praticamente costante, mentre iniziava a vedere come
le sue emozioni fossero da tempo congelate, per non dire inesistenti.
Quel giorno, lavorando sul suo secondo corpo, ad un tratto ho
avvertito un pianto che voleva riempirmi gola e pancia e ho sentito
dentro di me le parole ‘mamma, perché mi hai abbandonato?’ È stato
tutto molto chiaro e poco dopo non avevo dubbi che anche M. fosse in
quell’onda, sentivo di condividerla con lui, di vivere quello che lui
viveva, anche se la sua espressione e il suo respiro non rivelavano
nulla di simile. Dopo un po’ quell’onda è scemata, e nella
condivisione che è seguita alla sessione ho provato a chiedere a M.
che tipo di rapporto avesse con sua madre. Dopo avermi raccontato di
averla persa dieci anni prima, quando era un ragazzino,
improvvisamente qualcosa parve tornargli alla memoria e mi raccontò di
avere pensato alla madre durante il trattamento, e con stupore
proseguì dicendo di aver provato anche una forte emozione, come una
voglia di lacrime e una sensazione di essere perso, abbandonato, che
però non aveva espresso e che aveva realizzato soltanto ora.
Ho avuto modo, tra l’altro, di sentirne parlare dal vivo ad una
giornata-convegno dal titolo La Scienza incontra lo Spirito, tenutasi
il 28 ottobre 2006 a Milano; anche per questo motivo, forse, ne sono
rimasta particolarmente colpita.
N. richiede una sessione di Armonizzazione in un momento di grande
tristezza e instabilità emotiva apparentemente immotivata. Mentre mi
appresto ad osservare il suo corpo mentale inizio a percepire una
sensazione di ‘non meritare qualcosa’. Osservo allora il suo rilassato
abbandono, la sua ricettività, e poi di nuovo quella sensazione si
formula in una frase che quasi mi ripeto silenziosamente “Io non me lo
merito”. Anche in quell’occasione, poco dopo mi accorgo che
quell’onda, come l’ho chiamata, è quella che lei sta cavalcando, e io
con lei! Nel feed-back finale N. mi racconta di aver rivissuto la
sensazione che provava da piccola quando il padre la riprendeva perché
manifestava la volontà di fare o avere qualcosa di diverso da quello
che lui aveva pensato per la figlia: umiliazione, senso di colpa e ‘di
non meritare’.
Vi è poi nel metodo A.E. un tipo di sessione specifica per il
trattamento degli stati di shock, che ancora meglio evidenzia questa
possibilità di trascendere i limiti che il comune buon senso (e con
esso la logica della realtà locale) pone alla comunicazione e alla
condivisione, per entrare nell’esperienza viva che potenzialmente
“tutto è in contatto con tutto”.
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