ASPETTANDO IL SALVATORE
di Anonimo
Se ci aspettassimo un “novello salvatore del mondo”, che venisse a risolvere
i conflitti e le disparità, che ristabilisse sulla Terra un'”età dell’oro”,
francamente saremmo degli illusi e non avremmo gratitudine per quelli di noi
che, dalla notte dei tempi, ci aiutano a crescere.
Il fatto è che vi è già “il salvatore”! Si, proprio così. E’ stato allevato
e cresciuto amorevolmente; gli sono state date tutte le potenzialità per
rendere questo mondo il “Regno dei cieli sulla Terra”. Il problema è che Lui
non sa di esserlo, e si ostina a credersi incapace. Quel “salvatore” è
dentro di noi. Quel “salvatore” siamo noi!!! Ognuno di noi è il Budda, il
Cristo, l’Avatar atteso e agognato. Noi esseri umani abbiamo il compito di”
salvarci”, di portare in espressione quelle potenzialità latenti che, una
volta liberate dalla schiavitù dell’egoismo personale, ci permetteranno di
cooperare per il bene di tutti.
Molti di noi sono su questa via e procedono tra mille ostacoli, dubbi e
crisi. Procedono, comunque, non curanti delle sconfitte, poiché non vi è
sconfitta; ma, solo dura, travagliata conoscenza, che conduce alla serena
saggezza. Molti stanno scoprendo quella “fortitudo”, quella forza interiore,
che nasce dalla consapevolezza di adempiere allo scopo; di essere al
servizio di un “Grande Piano” che ci porta ad evolvere.
E’ tempo di venire allo scoperto e prendersi responsabilità e oneri!
Vogliamo essere cittadini protetti e tutelati nel rispetto dei nostri
diritti? Dobbiamo guadagnarcelo, ottemperando ai nostri doveri! Il primo di
tutti è quello di svolgere il nostro compito, fino in fondo. E per chi non
lo sa, o non lo vuol sapere, il nostro compito è: “crescere finché l’Umanità
sia veramente Una”.
Che in termini sociali significa: “diventare fautori del maggior bene
comune”; quel tanto declamato “benessere” oggi detto “Welfare”, che è sulla
bocca di tutti, specialmente dei politici, ma che pochi realmente vogliono,
poichè implica sacrificio personale e dedizione allo spirito comunitario,
cioè: indirizzare i propri interessi verso la collettività.
Tutto ciò è arduo per i più; ma non per coloro che sono stati “toccati”
dallo spirito della inclusività. Essere inclusivi vuol dire riconoscere se
stessi negli altri. Essere uniti nella diversità! Ne consegue che la
diversità si trasforma in una grande forza propulsiva che spinge verso la
“armonia creativa”. Così come succede nel campo della musica dove gli
accordi tra note con diversa vibrazione creano “forze sinfoniche” di
ineguagliabile potenza.
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