del venerabile Ajahn Vimalo
© Ass. Santacittarama, 2007. Tutti i diritti sono riservati.
SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA.
Da un discorso offerto da Ajahn Vimalo al monastero di Amaravati nell’agosto
2002.
HO FIDUCIA IN UN MODO DI ESSERE SILENZIOSO, nell’intuire la presenza della
mente, in uno spazio in cui i pensieri avvengono, ma non sono presi troppo
sul serio. Ho fede nella consapevolezza. Credo che se la mente è sempre
mantenuta in un’attenzione silenziosa, diventa come uno specchio. Comincia a
riflettere le cose così come sono.
Avere fede nella consapevolezza è imparare a rimanere nella presenza della
mente e a darle valore. E’ questa la mia pratica. Quando le cose sono
difficili, mi siedo con gli occhi aperti e porto la mente ad essere presente
il più possibile e poi cerco – anche se non ci è possibile guardare noi
stessi in retrospettiva – di sentire cosa è la presenza mentale. Può essere
molto bello. Anche se la coscienza non è che una cosa momentanea, che sorge
a causa dell’occhio e di un oggetto visibile, possiamo riconoscerla nella
nostra esperienza.
Ciò può portare gioia e pace nella vita. Capita che la gente si concentri su
ciò che è negativo e se lo facciamo in rapporto a noi stessi, ci sentiamo
depressi.
Esaminare questa presenza della mente è un’altra cosa. La presenza mentale è
la “porta verso la non-morte”. E’ una pienezza mentale, una vacuità della
mente, uno stato privo di qualità specifiche. Come uno specchio, lascia che
tutto vi si rifletta. Se riusciamo a rimanere e a funzionare in questa
dimensione, è il Sentiero. Nel Dhammapada c’è l’espressione “l’attenzione è
il sentiero verso la non-morte”. Questa è attenzione. Quando siamo
consapevoli e presenti, non ignoriamo. Nell’insegnamento del
Paticca-samuppada (origine dipendente) le cose sorgono a causa dell’ignoranza.
In questa presenza mentale non ignoriamo; c’è un guardare direttamente all’esperienza.
La gente dirà: “Devo coltivare i fattori di illuminazione” e anche “Non
posso progredire nella pratica fino a che non coltivo la pazienza e tutto il
resto”. Ma quando rimaniamo con questa presenza mentale e ci rilassiamo in
essa, la gioia comincia a sorgere; piti (rapimento) comincia a sorgere,
cominciamo a diventare pazienti. Perciò non c’è da preoccuparsi del Nibbana,
e neanche di sviluppare altre cose. Mi siedo e la gioia sorge. E questo
avviene non perchè sono profondamente concentrato e perchè cerco di
sviluppare la gioia, ma perchè mi sto rilassando nella presenza mentale. E
man mano che questa presenza mentale diventa più nitida, sorge la gioia.
A un certo punto, invece di cercare di rilassarsi nella presenza, ci
accorgiamo di diventare consapevoli che ‘c’è la presenza’. E insieme a ciò,
tutto comincia a sorgere. E’ un’altra dimensione e avviene naturalmente. E
allora, qualsiasi cosa stiamo facendo, sia che ci muoviamo velocemente o
lentamente, che stiamo in piedi o camminiamo, le cose ci appaiono un po’
diverse, il mondo è un po’ diverso. Non dico che ho raggiunto qualcosa. Sto
solo condividendo la mia comprensione della consapevolezza.
Quando la mente ha presenza, diventa molto chiara su ciò che è giusto per
noi e su ciò che è sbagliato per noi. Cominciano ad apparire chiare le cose
che il Buddha ha insegnato, non dobbiamo stare a pensarci troppo; all’improvviso
le realizziamo. Più ci rilassiamo nella semplice presenza, più le cose si
risolvono da sole, fino a quando tutto l’interesse egoistico sparisce.
Perciò il mio consiglio è di aver fede nello stare semplicemente presenti.
Spostando continuamente la percezione iniziamo a vedere le cose così come
sono. Il Buddha disse che aveva insegnato la Norma. Quando continuamo a
spostare la percezione nella consapevolezza, ci muoviamo verso la Norma. La
maggior parte del tempo siamo fuori della Norma, perchè ignoriamo. Ma quando
entriamo nella consapevolezza, in questa pienezza della mente, allora ci
muoviamo verso la Norma e permettiamo che le cose si riflettano dentro di
noi. Siamo come uno specchio. Quando la consapevolezza è chiara diventa come
uno specchio. Quando la presenza è molto chiara è come uno specchio, ma
senza la cornice che lo rinchiude.
Quando entriamo in una stanza e ci sentiamo in pace, allora, nel fatto
stesso di essere consci di questa pace, anche la mente diventa pacifica.
Tendiamo a identificarci con la mente che divaga, ma se stiamo attenti alla
pace, diventiamo la pace. Con la pace in questa stanza, spesso mi siedo qui
e la sperimento in me. E’ una pace senza confini. Chiudo gli occhi e c’è
pace dentro di me; non ci sono confini perchè i confini non sono che
costruzioni. La pace di questa stanza ha una qualità d’infinito. La si può
percepire. Questo è un modo per uscire dal mondo lineare. Spesso, quando c’è
dukkha (sofferenza esistenziale) , non ci allontaniamo da esso, ma lo
facciamo quando ci muoviamo verso la consapevolezza.
Muovendoci verso la consapevolezza, ci muoviamo verso la “non-morte”. E’ uno
spostamento di percezione.
Le piramidi d’Egitto una volta erano ricoperte di calce di Turah. Viste oggi
contro il cielo blu, sono semplicemente dei grandi blocchi triangolari, a
cui sembrano interessanti solo a Vittoria, io e pochi altri. Ma
originalmente erano ricoperte di calce di Turah e quando i raggi del sole le
colpivano risplendevano di luce. Quando la gente le guardava, invece di
vedere blocchi triangolari contro il cielo blu, facevano l’effetto opposto.
C’era il cielo blu e le piramidi sembravano come finestre nel cielo aperte
verso qualcosa di scintillante al di là da esse. Era uno spostamento di
percezione. Anche questo spostamento in un modo non lineare è dello stesso
genere. Non vuol dire che siate illuminati; ma che siete in grado di
comprendere più pienamente, di vedere in modo più preciso e di aprirvi alle
cose così come sono.
Ho fiducia in ciò.. Questo vi offro.
° ° ° ° ° °
Ajahn Vimalo è nato nel 1946 in Inghilterra. Nei primi anni ’70 ha
cominciato a praticare la meditazione e nel 1976 ha incontrato Ajahn Sumedho
durante un suo viaggio in Inghilterra con Ajahn Chah. Dopo anni di pratica
come laico, nel 1991 è stato ordinato bhikkhu (monaco buddista) in
Thailandia, dove ha trascorso 3 anni nei monasteri della foresta; in seguito
si è trasferito per 2 anni in Australia e per 5 anni nello Sri Lanka. Ajahn
Vimalo è tornato in Inghilterra nel 2001, dove risiede attualmente ad
Amaravati.
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