ATTIVAZIONE e RILASSAMENTO

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ATTIVAZIONE e RILASSAMENTO

Introduzione

Lo sforzo ed il recupero hanno una funzione determinante nella vita di ognuno. Infatti l’esperienza
quotidiana sembra confermare che la vita si svolge tra i poli del sonno e della veglia,
dell’attività e della passività, della tensione e del rilassamento. Le diverse dimensioni dello
stato psicofisico dell’individuo come eccitazione-inibizione, piacere-avversione,
tensione-acquietamento, possono essere ricondotte a due fondamentali condizioni: “attivazione e
rilassamento”. L’attivazione ed il rilassamento, da un punto di vista fenomenologico, sono
considerati distinti oggetti di ricerca, nonostante siano valutati come i poli opposti di uno stesso
continuum.

ATTIVAZIONE

Lo sviluppo metodologico e teorico della psicofisiologia risulta strettamente commesso allo studio
dell’attivazione: lo scopo centrale di tale disciplina risulta infatti essere lo studio delle
relazioni tra gli stati psicologici ed i processi fisiologici in condizioni di eccitazione. Il
costrutto teorico di attivazione si è sviluppato attraverso i concetti di stress, di arousal e
dell’emozione.
In modo molto riduttivo, una eccessiva attivazione viene considerata come la principale causa delle
malattie psicosomatiche legate allo stress. L’organismo infatti, è dotato di complessi sistemi
funzionali che si adattano alle variazioni delle condizioni esterne ed interne, al fine di mantenere
uno stabile equilibrio (omeostasi). Lo stato di attivazione si origina ogniqualvolta l’organismo si
trova minacciato da un evento considerato pericoloso. In quest’ottica l’attivazione risulta essere
la reazione generalizzata di un sistema che deve fronteggiare una variazione delle condizioni
preesistenti.
Lo stress coinciderebbe ad uno stato di iper-attivazione non adattivo; infatti la connotazione
negativa del termine stress, deriva dal fatto che uno stato attivato prolungato o/e eccessivo porta
come naturale conseguenza ad una fase di esaurimento o scompenso, spesso associato ad una condizione
patologica dell’organismo o delle psiche.

Sono due i livelli di analisi della psicofisiologia dell’attivazione:

fisiologico

comportamentale-psicologico

Diversi processi di attivazione possono essere descritti:

il processo che regola il ciclo sonno-veglia
quello che regola l’attivazione generale (tonica)
quello che controlla l’attivazione localizzata (fasica)
infine, quello che seleziona l’informazione rilevante da quella irrilevante-distraente (attenzione
selettiva)

Neurofisiologia dell’attivazione e dello stress

La risposta di attivazione psicofisica viene definita come l’insieme delle trasformazioni
(fisiologiche e comportamentali) che avvengono in una determinata condizione di stimolazione. Gli
stimoli, che determinano uno stato di stress (“stressori”), vengono codificati dai vari organi
sensoriali che fungono da trasformatori di eventi fisici in segnali elettrici. Le informazioni così
codificate raggiungono e “attivano” la formazione reticolare del tronco dell’encefalo.

Questa struttura neuronale attribuisce la componente quantitativa dell’attivazione determinata dallo
stressore. L’azione eccitatoria diffusa di tale struttura raggiunge anche il cosiddetto sistema
limbico la cui funzione è invece, quella di attribuire la componente qualitativa-emozionale dello
stimolo. Mediante questo complesso sistema l’informazione dello stressore, caratterizzata da una
specifica intensità e qualità, viene trasmessa all’ipotalamo ed alla corteccia associativa
prefrontale.
L’ipotalamo viene definito il centro della regolazione neuro-vegetativa (che modula per esempio il
muscolo cardiaco, i vasi sanguigni, il tratto gastrointestinale, le ghiandole esocrine, ecc.), e
neuro-endocrina (che controlla le funzioni ormonali).
La corteccia prefrontale invece, controlla le risposte motorie-somatiche, ad esempio la reazione di
fuga o di attacco.

La reazione di attivazione si manifesta fisiologicamente come:

1. aumento della frequenza respiratoria

2. aumento del consumo di ossigeno

3. aumento della frequenza cardiaca

4. diminuzione della resistenza cutanea (determinata da un aumento della sudorazione)

5. aumento del tono della muscolatura scheletrica

6. vasocostrizione periferica

7. aumento della desincronizzazione dell’elettroencefalogramma (EEG) cioè, aumento delle frequenze
e diminuzione delle ampiezze delle onde

RILASSAMENTO

Il rilassamento, psicofisiologicamente può essere definito come:

l’opposto o l’assenza di attivazione
lo stato psicofisisiologico posizionato sul valore di base convenzionale nel continuum di
attivazione-disattivazione.

Il rilassamento quindi non può essere considerato ciò che nelle ricerche sull’attivazione si
definisce fase di riposo.

Il rilassamento può essere definito come l’insieme di caratteristiche reazioni registrabili a
livello fisiologico come:

1. rallentamento della frequenza respiratoria e regolarizzazione dei cicli respiratori

2. riduzione del consumo di ossigeno

3. rallentamento della frequenza cardiaca

4. aumento della resistenza cutanea

5. diminuzione del tono della muscolatura scheletrica

6. vasodilatazione periferica

7. aumento della sincronizzazione dell’EEG cioè, aumento della percentuale di onde alfa

La caratteristica fisiologica della reazione di rilassamento consiste fondamentalmente in un
abbassamento generale dell’intensità di eccitazione della componente simpatica del sistema nervoso
autonomo ed in un aumento dell’attività della componente parasimpatica che si manifesta attraverso:

variazione delle funzioni autonome (diminuzione pressione arteriosa e della frequenza cardiaca,
riduzione del diametro pupillare, diminuzione della sudorazione e aumento dell’attività motoria e
secretoria del sistema gastrointestinale)
variazioni nervose centrali (aumentate sincronizzazioni dell’EEG e ipotonia della muscolatura
scheletrica)
variazione del comportamento, del vissuto e della coscienza (inattività, obnubilamento e stato
ipnagogico).

Le complesse reazioni fisiologiche che si manifestano durante il rilassamento non devono essere
confuse con quelle caratteristiche del sonno. L’insieme delle risposte che costituiscono lo stato
rilassamento sono opposte rispetto alle reazioni di emergenza tipiche dei riflessi di lotta e di
fuga. Il rilassamento si identifica quindi attraverso una riduzione della prontezza di eccitazione
del tono simpatico.

A livello psicologico il rilassamento si manifesta mediante:

1. sensazione soggettiva di tranquillità e distensione

2. diminuzione della vigilanza

3. marcata indifferenza di fronte a stimoli interni ed esterni

Neurofisiologia del rilassamento

Durante lo stato di rilassamento si può quindi registrare una riduzione dell’attività della
formazione reticolare e un equilibrio tra il sistema reticolare (intensità) e quello limbico
(qualitativo-emozionale).

Infine lo stato di rilassamento non consiste nel ridurre al massimo le funzioni fisiologiche, bensì
nel mantenere una condizione di equilibrio della loro interazione.

da benessere.com/psicologia/

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