Attrazione e repulsione
di Marco Ferrini
Attrazione e repulsione mettono in crisi la nostra capacità critica di giudizio, di valutazione e la lucidità nel procedere con metodo. Potete considerarle alla stregua di avversari da neutralizzare.
Raga (attrazione) e Dvesha (repulsione) sono destabilizzatori delle nostre emozioni e delle nostre relazioni.
In cuor nostro, vorremmo mantenere alta la qualità delle relazioni, ma capita di cedere a reazioni emotive che non avremmo voluto avere, non avremmo dovuto esprimere in quel modo sulla spinta del binomio repulsione-attrazione. Quando mi riferisco all’attrazione, non pensiate necessariamente intesa verso un’altra persona, perché potrebbe essere attrazione verso qualcosa che lui/lei ci nega o a cui si frappone come ostacolo per ottenerla, scatenando la nostra avversione verso l’interlocutore stesso.
Potrebbe invece accadere che lui/lei voglia farci avvicinare a un’esperienza che genera in noi repulsione e, come intuibile, possono essere tante le combinazioni in cui attrazione-repulsione ci incatenano.
Nelle relazioni, raga e dvesha sono il fondamento del nostro umore, delle emozioni e di quello stato d’animo inquieto dal quale è difficile liberarsi, pur avendo razionalmente deciso di farlo, perché consapevoli essere sbagliato e nocivo per decidere ed agire. Possiamo pensarlo, ma da lì a uscirne non è istantaneo, dipende da quanto vi siamo invischiati dentro.
I saggi della tradizione ellenica, i Sufi, gli Yogi, i Padri del Deserto, coloro che hanno raggiunto un livello elevato di consapevolezza conoscendo la Realtà, non si lasciano agganciare dal meccanismo regolatore di raga e dvesha, la cui forza è pari a un rullo distruttore.
Possiamo evitare l’attrazione e la repulsione? No, ma possiamo gestirle.
Non dobbiamo essere rigidi e ristretti nel pensare che solo i buoni risiedano in raga e i cattivi in dvesha, perché vi può essere attrazione verso il male e i malfattori – coloro che fanno del male – ne sono un esempio. L’attrazione può quindi avere dei lati sgradevoli, se orientata a ciò che è distruttivo; pensiamo al giocatore d’azzardo che sviluppa una forma di patologia o al collerico, che accompagna l’emozione di collera con gesti distruttivi. Quando il fenomeno pratico, l’azione, si sovrappone all’emozione, viene registrato nella memoria e sarà sempre più difficile retrocedere e correggersi.
Allora diviene auspicabile accedere a dvesha, a quella sana repulsione verso il male, verso la violenza, la falsità e il tradimento. Dvesha diviene utile a sua volta, se saputa gestire.
Raga e dvesha sono tra le forze che governano il nostro universo.
Ciò che per noi costituisce attrazione e attaccamento riduce la nostra capacità di movimento, pensiero, sentimento e iniziativa, perché ci regola in funzione della sua natura: é un condizionamento.
Ciò che ci attrae in maniera morbosa e ossessiva riduce la nostra capacità creativa di pensiero e di azione. Non sempre quel che ci piace partecipa alla nostra evoluzione.
Lascia un commento