Autorealizzazione
di Sri Ramana Maharshi
Di solito identifichiamo noi stessi in termini di nome e forma: “Sono John,
ho quarant’anni, peso 180 libbre. Faccio questo lavoro e vivo con questa
famiglia, eccetera”. Questo è abbastanza naturale.
Ma quei pochi fortunati che sono destinati a scrutare dentro la propria
natura con maggiore profondità, scopriranno un Sé molto differente da ciò
che dettano le circostanze esteriori. Il Sé eterno, libero e perfetto è
sempre presente dentro di noi, mentre le apparenze derivate
dall’identificazione
con il corpo ci impediscono di fare l’esperienza di chi, in realtà, siamo
veramente. Il Maharshi insiste continuamente su questo punto.
Nel seguente passo delle “Gemme del Bhagavan”, ci viene ricordata questa
verità e veniamo ispirati a realizzare il Vero Sé.
“Lo stato che chiamiamo realizzazione è semplicemente l’essere se stessi,
non sapendo nulla né cercando di diventare alcunché. Se una persona realizza
questo stato, egli è puramente ciò che è, e ciò che è sempre stato. Non gli
è possibile descrivere questo stato. Può soltanto essere Ciò. Sicuramente,
parliamo approssimativamente di Autorealizzazione per il desiderio di un
termine più appropriato.
Ciò che è, è pace. Tutto ciò che dobbiamo fare è restare quieti. La pace è
la nostra vera natura. Però la guastiamo. Ciò che è richiesto, è che
cessiamo di guastarla. Se rimuoviamo tutta l’immondizia dalla mente, la pace
diventerà manifesta. Ciò che ostacola la pace deve essere rimosso. La pace è
la sola realtà.
La nostra vera natura è mukti (liberazione). Ma noi continuiamo a immaginare
di avere dei limiti e facciamo numerosi sforzi per diventare liberi, mentre
in realtà siamo liberi tutto il tempo. Questo sarà compreso solo quando
raggiungeremo quel livello. Saremo sorpresi del fatto che stavamo follemente
cercando di diventare qualcosa che siamo sempre stati, e siamo. E’ un altro
nome per definirci.
Il nostro desiderio di mukti è cosa davvero divertente. E’ come un uomo che
sta di sua volontà all’ombra, quindi lascia l’ombra per recarsi al sole,
sente il suo severo calore, fa grandi sforzi per tornare all’ombra e poi
gioisce, ‘Com’è dolce l’ombra. Dopo tutto questo ho raggiunto l’ombra!’ Noi
facciamo esattamente così. Non siamo diversi dalla realtà. Ma immaginiamo di
esserne differenti, ad esempio creiamo il bheda bhava (la sensazione della
differenza) e poi facciamo grandi sadhana per liberarci del bheda bhava e
realizzare l’Unità. Perché immaginare o creare il bheda bhava e poi
distruggerlo?
E’ errato parlare di realizzazione. Che cosa c’è da realizzare? Il reale è
come è, sempre. Come realizzarlo? Tutto ciò che è richiesto, è questo.
Abbiamo realizzato il non reale, ad esempio osservando come reale ciò che è
non reale. Dobbiamo abbandonare questa attitudine. Questo è tutto ciò che ci
viene richiesto per raggiungere la jnana (conoscenza). Non stiamo creando
alcunché di nuovo, né acquisendo qualcosa che non avessimo in precedenza.
Il nostro reale stato è consapevolezza senza sforzo e senza scelta. Se
riusciamo a raggiungerla, o permanere in essa, tutto va bene. Ma non si può
raggiungere senza sforzo, lo sforzo della meditazione intenzionale. Per
tutta la vita le vasanas (impressioni) portano la mente all’esterno e la
rivolgono agli oggetti esteriori. Tutti i pensieri di questo tipo devono
essere abbandonati, e la mente rivolta all’interno. Perciò, lo sforzo è
necessario, per la maggior parte delle persone. Naturalmente tutti, e tutti
i libri dicono ‘Sii quieto, o silenzioso’. Ma non è facile. E’ per questo
che tutto questo sforzo è necessario.
C’è uno stato oltre i nostri sforzi, o oltre l’assenza di essi. Finché
questo non si sia realizzato, lo sforzo è necessario. Dopo aver gustato tale
beatitudine anche una volta sola, si cercherà ripetutamente di raggiungerla
di nuovo. Se si è fatta l’esperienza una volta della beatitudine della pace,
nessuno vorrà restare senza di essa o impegnarsi a fare altre, qualsiasi
cose.
Puoi continuare a leggere tutti i libri che vuoi sul Vedanta. Possono
soltanto dirti “Realizza il Sé”. Il Sé non può essere trovato nei libri.
Devi cercarlo per te stesso, in te stesso.
Se ci consideriamo essere coloro che compiono le azioni, dovremmo essere
anche coloro che godono dei frutti di quelle azioni. Se indagando chi compia
queste azioni si realizza il proprio Sé, il senso di essere colui che agisce
svanisce, e con esso i tre generi di Karma (ossia sanchita, agamya e
prarabdha). Questo è lo stato di Mukti Eterna o Liberazione.
Il potere dell’Autorealizzazione del saggio è maggiore di qualsiasi potere
occulto. Per il saggio non esistono gli altri. Ma qual’è il più grande
beneficio che possa essere conferito ai cosiddetti “altri”? E’ la felicità.
La felicità nasce dalla pace. La pace può regnare soltanto se non è
disturbata dal pensiero. Quando la mente sarà stata annientata ci sarà
perfetta pace. Poiché non c’è più la mente, il saggio non può rendersi conto
degli altri. Ma il solo fatto della sua Autorealizzazione è sufficiente a
rendere tutti gli altri pieni di pace e felici.
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