Autosservazione

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Autosservazione

di Anthony De Mello

L’unico modo attraverso il quale qualcuno puo’ esservi d’aiuto e’ mettendo in discussione le vostre
idee. Se siete pronti ad ascoltare e se siete pronti a essere messi in discussione, qualcosa potete
fare, ma nessuno puo’ aiutarvi. Qual’e’ la cosa piu’ importante in assoluto? Si chiama
autosservazione. Nessuno puo’ darvi una mano, in questo. Nessuno puo’ fornirvi un metodo. Nessuno
puo’ mostrarvi una tecnica.

Nel momento in cui si apprende una tecnica, si diventa nuovamente programmati. Ma l’autosservazione
– cioe’ il guardare se stessi – e’ importante. Non significa essere assorti nei propri problemi,
essere preoccupati di se’. Non e’ di questo che sto parlando: parlo dell’autosservazione. E cosa
sarebbe? Significa osservare tutto cio’ che e’ all’interno di noi stessi e intorno a noi, fino al
punto piu’ estremo, e osservarlo come se accadesse a qualcun altro.

Cosa significa quest’ultima frase? Significa che non si personalizza quel che ci accade. Significa
guardare alle cose come se non si avesse alcun legame con esse. Il motivo per cui soffrite a causa
della vostra depressione e delle vostre ansie e’ che vi identificate con esse.

Dite:

“Sono depresso”. Ma cio’ e’ falso. Voi non siete depressi. Se voleste essere precisi, potrete dire:
“In questo momento sto attraversando una fase di depressione”.

Non e’ invece corretto dire: “Sono depresso”. Voi non siete la vostra depressione. Non si tratta che
di una sorta di inganno della mente, uno strano tipo di illusione. Siete stati indotti a pensare –
pur non essendone consci – che siete (voi) la vostra depressione, che siete (voi) le vostre ansie,
che siete (voi) la vostra gioia e le emozioni che provate.

“Sono contento!”. Di certo non siete contenti. Puo’ darsi che contentezza sia dentro di voi in
questo momento, ma aspettate un po’, e le cose cambieranno; non durera’: non dura mai; le cose
cambiano di continuo, cambiano sempre. Le nubi vanno e vengono: alcune sono nere e altre bianche,
alcune grandi, altre piccole. Se vogliamo seguire l’analogia, voi sareste il cielo, intento a
osservare le nubi. Sareste osservatori passivi, distaccati. So che questo atteggiamento puo’ essere
per voi assurdo, soprattutto nella cultura occidentale. Non interferite. Non dovete farlo.

Non “fissate” nulla. Guardate! Osservate! Il problema della gente e’ che si affanna a fissare cose
che non riesce nemmeno a capire. Siamo sempre li’ a fissare delle cose, non e’ vero? Non ci viene
mai in mente che le cose non hanno bisogno di essere fissate, assolutamente. Questa e’ una grande
illuminazione. Le cose devono essere capite: se le si capissero, cambierebbero

(L’illusione delle ricompense)

Fino a quel momento, non si arrivera’ a nulla. I grandi mistici e maestri dell’Oriente direbbero:
“Chi sei (tu?)”. Molti pensano che la domanda piu’ importante del mondo sia: “Chi e’ Gesu’ Cristo?”.
Sbagliato! Molti ritengono che sia: “Dio esiste?”. Sbagliato! Molti pensano che sia: “Esiste una
vita dopo la morte?”. Sbagliato!

Sembra che nessuno si occupi di questo problema: esiste una vita prima della morte? Eppure,
l’esperienza mi dice che sono proprio coloro che non sanno cosa farsene di questa vita a essere
tanto preoccupati di sapere cosa se ne faranno di un’altra vita. Un buon sintomo del fatto che siete
svegli e’ che non ve ne frega un bel niente di quello che accadra’ nella prossima vita. Il pensiero
non vi turba; non vi importa. Non vi interessa, punto e basta.

Sapete cos’e’ la vita eterna? Pensate che sia una vita di durata infinita. Ma i vostri stessi
teologi vi diranno che e’ folle, perche’ anche l’infinitezza rientra nel tempo. E’ un tempo che dura
per sempre. Eterno significa invece senza tempo. La mente umana non e’ in grado di capirlo. La mente
umana e’ in grado di capire il tempo e di negarlo. Cio’ che e’ senza tempo va al di la’ della nostra
comprensione.

Eppure i mistici dicono che l’eternita’ e’ qui e ora.

E’ una buona notizia, no?

E’ qui e ora.

La gente ci rimane male quando la esorto a dimenticare il passato: ne e’ talmente orgogliosa! Oppure
se ne vergogna. Ma e’ una follia! Lasciatevelo alle spalle! Quando sentite dire: “Pentitevi del
vostro passato”, cercate di capire che e’ un modo religioso per distogliervi dal risveglio.
Svegliatevi! Ecco cos’e’ il pentimento. Non significa “Piangere sui propri peccati”. Svegliatevi!
Capite, smettete di piangere. Capite! Svegliatevi!

(La paura, radice della violenza)

Alcuni affermano che esistono solo due cose al mondo: Dio e la paura; l’amore e la paura sono le
sole cose. C’e’ un solo male al mondo: la paura. C’e’ un solo bene al mondo: l’amore. Talvolta viene
definito con altri nomi . Talvolta si chiama felicita’, o liberta’, o pace, o gioia, o Dio, o
chissa’ cosa. Ma l’etichetta non ha grande importanza. E non esiste male al mondo che non possa
essere fatto risalire alla paura. Nemmeno uno.

Ignoranza e paura, ignoranza causata dalla paura: e’ da qui che deriva ogni male, e’ da qui che
deriva la vostra violenza. La persona veramente non violenta, incapace di violenza, e’ una persona
senza paura. E’ solo quando si ha paura che ci si arrabbia. Pensate all’ultima volta che vi siete
arrabbiati. Avanti, riflettete. Pensate all’ultima volta che vi siete arrabbiati e andate in cerca
della paura che era sottintesa. Che cosa temevate di perdere? Che cosa pensavate che potesse esservi
sottratto? E’ da li’ che viene la rabbia. Pensate a una persona arrabbiata, magari una di cui avete
paura. Riuscite a vedere quanto e’ spaventata? Lo e’ davvero. E’ davvero spaventata, altrimenti non
sarebbe arrabbiata.

In ultima analisi, esistono solo due cose: l’amore e la paura. In questa sede preferisco mantenere
una discussione come questa, non strutturata, capace di spostarsi da un argomento all’altro e di
tornare di volta in volta ai diversi temi, perche’ in questo modo e’ possibile riuscire ad afferrare
veramente quello che dico. Se un’affermazione non vi colpisce la prima volta, potrebbe farlo la
seconda, e quel che non colpisce una persona puo’ colpirne un’altra. Parlo di temi diversi, ma
trattano tutti della stessa cosa. Chiamatela consapevolezza, liberta’, risveglio, o come volete. E’
davvero la stessa cosa.

(Desiderio, non preferenza)

Non cercate di sopprimere i vostri desideri, perche’ rischiereste di diventare apatici. Rimarreste
privi di energia e questo sarebbe terribile. Il desiderio, nel senso sano della parola, e’ energia e
piu’ energia abbiamo meglio e’. Ma non sopprimete il desiderio: capitelo. Capitelo. Non cercate di
realizzarlo, quanto di capirlo. E non rinunciate semplicemente agli oggetti del vostro desiderio:
capiteli, guardateli nella loro vera luce. Guardateli per quel che valgono realmente.

Perche’, se ci si limita a sopprimere il proprio desiderio, cercando di rinunciare all’oggetto del
desiderio, con tutta probabilita’ si rimane legati ad esso. Al contrario, se lo si guarda e lo si
vede per quel che vale realmente, se si comprende che si sta preparando la strada all’infelicita’,
alla delusione e alla depressione, ecco che allora il desiderio si trasforma in quella che io chiamo
preferenza.

Quando si vive la vita con delle preferenze, senza lasciare che la propria felicita’ dipende da
esse, ecco che si e’ svegli. Ci si muove verso uno stato di veglia. La veglia, la felicita’ –
chiamatela come vi pare – e’ lo stato della mancanza di illusione; cioe’, quando si vedono le cose
non per come si e’, ma per come sono loro, nella misura in cui questo e’ possibile per un essere
umano.

Lasciar cadere le illusioni, vedere le cose, vedere la realta’. Ogni volta che si e’ infelici, si e’
aggiunto qualcosa alla realta’. E’ quest’aggiunta che rende infelici. Ripeto: siete voi ad aver
aggiunto qualcosa… una reazione negativa dentro di voi. La realta’ fornisce lo stimolo, mentre voi
fornite la reazione. Attraverso la vostra reazione, avete aggiunto qualcosa. E se esaminate quel che
avete aggiunto, vedrete che c’e’ sempre un’illusione, un’esigenza, un’aspettativa, una richiesta.
Sempre. Gli esempi di illusioni abbondano. Ma quando comincerete a muovervi lungo questa direzione,
ve ne accorgerete da soli.

Prendete, ad esempio, l’illusione, l’errore di pensare che, cambiando il mondo esterno, cambierete
voi. Non si cambia, trasformando soltanto il mondo esterno. Se vi procurate un nuovo lavoro, o un
nuovo partner, o una nuova casa, o un nuovo guru, o una nuova spiritualita’, questo non significa
che voi cambierete. E’ come pensare di cambiare la propria calligrafia cambiando penna. O di
cambiare la propria capacita’ di pensare, cambiando cappello.

E’ evidente che la cosa non ci cambia davvero, eppure la maggior parte della gente investe tutte le
proprie energie nel tentativo di riadattare il mondo esterno ai propri gusti. Talvolta ci riesce –
per lo spazio di cinque minuti – e ha un po’ di respiro; ma resta tesa anche in quell’attimo di
respiro, perche’ la vita scorre senza tregua, la vita cambia continuamente.

Dunque, se volete vivere, non dovete avere dimora fissa. Non dovete avere alcun sostegno a cui
appoggiare la testa. Dovete seguire il flusso della vita stessa.

Come ha detto il grande Confucio: “Colui che vuole essere costantemente felice deve cambiare
spesso”. La vita scorre. Ma noi continuiamo a guardare indietro, non e’ vero? Ci abbardichiamo a
eventi passati e a eventi presenti.

“Quando si mette mano all’aratro, non si puo’ volgersi indietro”.

Volete godervi una melodia? Volete godervi una sinfonia? Non limitatevi a qualche accordo della
musica. Non limitatevi a un paio di note. Lasciatele passare, lasciatele scorrere. L’intero
godimento di una sinfonia risiede nella vostra disponibilita’ a lasciar scorrere le note. Al
contrario, se un accordo particolare vi colpisse la fantasia e voi gridaste all’orchestra:
“Continuate a suonare quell’accordo, senza fermarvi!”, quella non sarebbe piu’ una sinfonia.

Conoscete quel racconto di Nasr-ed-Din, l’antico Mullah? Si tratta di una figura leggendaria che sia
i greci, sia i turchi, sia i persiani rivendicano come membro della propria stirpe. Dispensava il
suo insegnamento mistico sotto forma di storie, in genere divertenti. E l’oggetto della storia era
sempre il vecchio Nasr-ed-Din stesso.

Un giorno il vecchio Nasr-ed-Din stava strimpellando la chitarra, suonando sempre la stessa nota.
Dopo un po’ intorno a lui si raccolse una folla di gente (si trovava nella piazza del mercato) e uno
degli uomini seduti a terra disse: e’ bella quella nota che stai suonando, Mullah, ma perche’ non
fai qualche variazione, come fanno gli altri musicisti?”. =Ah, Quegli stupidi!” esclamo’
Nasr-ed-Din.

“Loro (cercano) la nota giusta. Io invece l’ho (trovata)”.

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