AYURVEDA – Donare alla vita più anni, agli anni più vita

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AYURVEDA – Donare alla vita più anni, agli anni più vita

La scienza dell’Ayurveda trae le sue origini dai Veda, i più antichi libri a noi tramandati dalla
millenaria tradizione indiana. Secondo gli storici odierni, i Veda risalgono almeno a cinquemila
anni fa. I testi Vedici sono quattro: Rigveda, Samveda, Yajurveda e Atharvaveda. L’Ayurveda viene
considerata parte della Atharvarveda. Troviamo però comunque descrizioni di piante medicinali e dei
loro usi nella cura di alcune malattie anche negli altri tre Veda. Questo tipo di conoscenza risale
a duemila cinquecento anni fa , ed era in uso come sistema medico autoctono in vari paesi del sub
continente asiatico come l’India, la Cina, il Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Tibet, Nepal, Burma,
(oggi Myanmar).

Nella Mitologia c’è una leggenda molto interessante che riguarda le origini dell’ Ayurveda. Si dice
infatti nel Sutrasthan di Charak Samhita, il primo testo classico scritto dell”Ayurveda, che il
primo fra tutti a ricevere la conoscenza dell’Ayurveda direttamente dal Dio supremo Brahma fu
Prajapati Daksha. Dopo di lui, la conoscenza venne tramandata agli Ashwani Kumaras, gli antichi
dotti Vaidyas dei Deva; in seguito passò al dio Indra, fino al momento in cui poté’ giungere
finalmente nelle mani di un gruppo di Rishi guidati Rishi Bhardwaj.

Nell’Ayurveda distinguiamo due correnti di pensiero fondamentali , la prima è quella della scuola
Atreya, la seconda è la Dhanvantari. La Atreya si occupa delle medicine in generale, mentre la
Dhanvantari dell’ aspetto chirurgico. Esistono tre testi classici che sono considerati opere
originali dei Rishi Vedici. Questi testi sono : Charak Sahimta, Sushrat Sahimta e Bagbhatta. Essi
corrispondono al nome di chi li ha scritti. Questi testi classici portano quindi il nome dei tre
grandi Rishi, che sono considerati i padri della Scienza Ayurvedica. Nell’antico testo “Sushrat
Samhita”, viene narrata un’altra leggenda che descrive le origini della scienza Ayurvedica. Si
racconta che un gruppo di Rishi, sotto la guida di Rishi Sushrat, si rivolsero a Bhagawan
Dhanvantari e gli chiesero di rivelare loro la conoscenza dell’Ayurveda a beneficio dell’ umanità
sofferente.

Questi Rishi raccontarono a Dhanvantari che gli esseri umani, nonostante le ricchezze materiali a
loro disposizione, soffrono molto a causa dell’ignoranza, che non permette loro di arrivare ad
“Arogya”, la conoscenza che permetterebbe loro di raggiungere I quattro obiettivi etici prescritti
nei Veda (Dharma , Artha, Kama e Moksha.) Nei Veda viene infatti descritto un modello di vita umana
che si attiene a questo quadruplice sentiero. Rishi Sushrat racconta che Bhagawan Dhanvantari, dopo
aver attentamente studiato le credenziali del gruppo di Rishi che si erano recati da Lui ,si decise
finalmente a rivelare loro questa meravigliosa scienza. Più tardi essa venne trascritta nel ‘Sushrat
Samhita”. Ayurveda per servire umanità Il termine Ayurveda è formato da due parole, Ayu + Veda. Ayu
in Sanskrito significa vita e la parola Veda significa conoscenza. Tenendo ben presente questo
concetto, possiamo renderci conto che esiste un atteggiamento molto interessante, e diametralmente
opposto , tra il modo di concepire la parola Vita nella scienza medica moderna e in quella
dell’Ayurveda. La scienza moderna medicina occidentale afferma che ,fino a quando il cuore di una
persona funziona, essa è considerata viva, anche se soffre di una grave malattia e deve essere
mantenuta in vita con l’aiuto di ossigeno e di altri rimedi meccanici che intervengono
artificialmente a regolarne le funzioni vitali. La scienza ayurvedica, invece, asserisce che solo
una persona fisicamente, mentalmente e spiritualmente sana può essere veramente considerata viva.

Nel Sutrasthan di Charak Sahimta si dice che ‘Ayus’ ( Vita) è la combinazione dei Panchmahabhutas e
di Jeeva, e su questo daremo spiegazioni nelle seguenti pagine. Sia per Charak Sahimta che per
Sushrat Sahimta, l’Ayurveda non è semplicemente un sistema di medicine per curare malattie e
squilibri nel corpo, così come avviene per la medicina moderna allopatica. L’Ayurveda è soprattutto
maestra di conoscenza di una filosofia di vita onnicomprensiva , che tratta e descrive la scienza e
la tecnologia del fenomeno della Creazione (Utapatti), della Preservazione (Sthiti) e della
Emancipazione (Visarjan) del processo di vita universale. Inoltre, essa non si occupa della vita
umana soltanto a partire dal momento del concepimento, ma anche dalle origini di “Karma e Sanskara”
delle vite precedenti; Karma e Sanskara che il corpo eredita e porta con se’ dalle vite passate alla
vita attuale e che di nuovo porterà con se’ nella prossima vita dopo la morte. Tratteremmo questo
concetto di “Karma e Sanskara” nelle prossime pagine. Sia per l’antica scienza Vedica che per quella
moderna, quando “Shukra” (seme maschile) a Rajj”(ovulo femminile) si incontrano, essi danno forma ad
un nuovo “Jeeva”, un nuovo essere vivente. A partire da questa unica cellula, il corpo umano si
sviluppa per intero nel grembo della madre. È da questa prima cellula che parte l’inizio della vita
umana.

La conoscenza Vedica ci dice che la nuova vita formatasi porterà con se’ il Sanskara delle vite
precedenti. Al momento del decesso, infatti, il “Prana, la forza vitale,” abbandona le spoglie
mortali, che tornano a fondersi nei Panchmahabhuta, e questo avviene durante il processo di
cremazione del corpo. Successivamente, Jeeva entra in un corpo nuovo, generando una nuova esistenza.
Il nuovo corpo è una combinazione ancora dei Panchmahabhutas, Atman e dei Sanskara delle vite
precedenti che Jeeva si è guadagnato. Questo ciclo di morte e rinascita continua, passando da un
corpo all’altro, fino a quando l’anima resta avvinghiata nelle spire fatali di Karma e Sanskara. I
Sanskara sono il risultato dei Karma, cioè di tutte la azioni compiute in vita. Esse danno la loro
impronta all’anima e si riflettono nella mente di ogni individuo. Rappresentano la somma totale e il
risultato di tutti i Karma vissuti dall’individuo nelle vite precedenti. Tutto lo svolgersi del
processo della vita davanti a noi non è altro che l’incessante ciclo di “nascita, Karma, Sanskara,
Karma, morte e ancora rinascita.”

Questo processo continua all’infinito fino a quando restiamo sotto la stretta delle impressioni
profonde di Karma e sanskara che sembrano soffocare la nostra mente e la nostra anima. Per fare un
esempio pratico, si può dire che sono come un nastro avvoltolato intorno ad una bobina. Questo
fenomeno è anche conosciuto come legame dell’ignoranza o Maya. Si tratta di un’illusione, della
quale sono responsabili tutte le tentazioni del nostro essere psicofisico ad agire coinvolgendosi
sempre in tutti i “Karma”. Ogni azione guidata dal Karma, quindi ogni azione che si verifica sotto
la spinta del Karma stesso, genera un nuovo “Samskara”. È in questo modo che si perpetua il ciclo
della vita umana. È tramite i Karma che in noi si generano tutte le impressioni, sia di gioie dei
sensi che di dolori, di sofferenze fisiche e mentali. Il processo di avvicinamento a “Mukti” (la
meta ultima di liberazione), prevede il raggiungimento della nostra consapevolezza di Atman, lo
spirito, cioè della forza universale che sostiene l’universo ,rappresentata dai Panchmahabuta,
presenti ad un “micro livello” all’interno del nostro corpo; e anche , naturalmente della
consapevolezza del potere supremo, Paramatman, che governa l’universo intero a livello “macro”.
Quando raggiungiamo la consapevolezza di queste due grandi forze, Atman e Paramatman, siamo allora
in grado di capire che Atman , lo spirito è. sempre libero dalle catene di karma e sanskara. Secondo
l’antica conoscenza Vedica, l’universo intero è costituito da cinque elementi basilari chiamati
“Panchmahabhutas”. Essi sono: Akash (Etere), Vayu (aria), Teja (Fuoco), Jala (Acqua) e Prithvi
(Terra).

Tutte le attività dell’intero universo, Karma e Samskara, funzionano e sono governate dalle
combinazioni e dalle permutazioni che avvengono all’interno di questi cinque elementi fondamentali.
Lo stesso principio si attua identico all’interno del nostro corpo. Di conseguenza, il corpo umano
ricostruisce in se’ l’esatta rappresentazione della struttura dell’Universo, in dimensioni ridotte.
Allo stesso modo in cui tutte le attività dell’Universo si determinano a partire dall’esistenza dei
Panchmahabhutas, così il nostro corpo è governato in tutto da questi cinque elementi fondamentali.
Come è stato spiegato sopra, il corpo umano, o Jeeva , è costituito dai Panchmahabhutas, mentre
Atman è avvolta nelle spire di “karma e samskarà.

Il nostro corpo fisico è controllato e governato da tre elementi dei Panchmahabhuta , precisamente
da Vata (Aria), Pitta (Fuoco), Kafa (Acqua). Allo stesso modo il corpo psichico è controllato dai
tre “Guna” che sono “Satva, Raja e Tamas” . Questi tre Panchmahabhutas ( che vengono ad
identificarsi nel corpo come Dosha quando il loro equilibrio è perturbato), e i tre “Guna” si
corrispoondono e hanno fra di loro un rapporto di complementarità. Parleremo comunque di questo in
maniera più particolareggiata in un capitolo a parte. Prima di concludere questo capitolo, sarebbe
utile cercare di capire che cos’è l’Ayurveda, mettendola a confronto con la medicina occidentale.
Nell’Ayurveda il sistema diagnostico è basato sulla Prakriti, la natura fisica ,che nel suo
funzionamento è totalmente dipendente dai Panchmahabhuta, i cinque elementi fondamentali. Essi non
governano solo il corpo di un uomo, ma anche tutto l’Universo.

La scienza medica moderna considera invece la cellula come unità di base del corpo umano. Nonostante
questo, non esiste veramente una contraddizione fra le due teorie, perché sforzandoci di comprendere
il significato dei Tridosha in medicina Ayurvedica, ci accorgeremo che la teoria della cellula della
scienza moderna non è altro che una elaborazione di quella dei Tridosha , fatta in maniera diversa.
È ormai un dato di fatto acquisito che le ricerche condotte dalla moderna scienza medica nei campi
della Patologia, dell’Igiene, della Chirurgia e della Farmacologia hanno completamente rivoluzionato
l’approccio terapeutico sia nei casi di emergenza che in quelli della pratica medica corrente. La
scienza medica ha raggiunto risultati strepitosi scoprendo farmaci in grado di sventare malattie
tremende .come la tubercolosi, il vaiolo, la peste ecc…… Inoltre, essa ha identificato altri
rimedi per tenere sotto controllo malattie letali grazie alle più avanzate tecniche chirurgiche e
non chirurgiche come la tecnologia del laser.

La scienza medica deve comunque però ancora sviluppare un sistema diagnostico di tipo olistico, come
ad esempio quello ayurvedico, basato sulla teoria dei Tridosha. Ci terrei a concludere questo
capitolo sottolineando che nessun sistema medico può dirsi veramente completo , ne’ può essere
considerato a se’ stante, ma si trova necessariamente in una condizione di complementarità rispetto
agli altri, soprattutto per quanto riguarda il problema della sofferenza nella malattia. La Scienza
Ayurvedica offre il vantaggio di spingersi molto al di là del limitato obiettivo di curare il
malato. Essa infatti è in grado di fornire una spiegazione al grande fenomeno della vita nella sua
totalità.

Ultimamente, si è verificato un interesse crescente per questo tipo di medicina tradizionale in
tutto il mondo. Ovunque infatti, in particolare modo nei paesi occidentali industrializzati, la
gente è terrorizzata dagli effetti collaterali e a lungo termine dei farmaci chimici ad alto
potenziale , tanto da indirizzarsi sempre di più verso sistemi di medicina alternativa come l’
Ayurveda, Unani, Siddha, la medicina Tibetana, la Naturopatia, lo Yoga e il Mantra-Tantra, Terapia
del Colore, Terapia della Musica e la Pranoterapia. Le persone stanno diventando sempre più
consapevoli dell’importanza della salute e preferiscono dirigersi verso sistemi curativi di tipo
preventivo appartenenti all’antica medicina tradizionale.

Nonostante la formazione professionale dei medici occidentali, sono arrivati a prescrivere ai loro
pazienti medicine Ayurvediche di comprovata efficacia, soprattutto nei casi di malattie croniche.
Infatti i problemi di tipo cronico, come l’asma o l’insufficienza epatica , trovano una cura più
adeguata e risolutiva nella farmacopea Ayurvedica. Oltre a questi, si ottengono ottimi risultati, e
nessun effetto collaterale, anche nella cura di altri disturbi cronici fra cui la stitichezza, le
emorroidi, molte malattie della pelle ecc.

tratto dal libro “Ayurveda per te” del Prof. Arya B. Bhardwaj
Docente dell’Accademia Italiana Ayurvedic

da www.yogamilano.it/ayurveda.htm

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