Bacioterapia… mica male

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Bacioterapia… mica male

R.S. a cura di Johann Rossi Mason

Delizioso e originale articolo, nonché autorevole della mia amica Annamaria che vi riporto con
piacere.

Un motivo in più per festeggiare il Santo degli innamorati.

Studi internazionali confermano il suo effetto positivo sulla nostra salute. Preludio di amore,
mette in moto tutto il corpo, in primis il cuore. Il segreto della passione ? È nascosto in due zone
cerebrali.

Amare, baciare con regolarità, fa bene alla salute, vale quasi come una medicina. Uno studio
dell’università di Vienna ha appurato che con un appassionato bacio i battiti del cuore salgono da
72 a 95 al minuto, si abbassa la pressione sanguigna, scende il tasso di colesterolo e, per lo
scambio di batteri presenti nella saliva che favorisce la produzione di anticorpi, si rafforza il
sistema immunitario. Baciarsi è anche una favorevole ginnastica per ben 25 muscoli del viso. Certo
nelle donne prevale l’alone romantico tanto da dare a questo momento d’intimità anche più importanza
dell’atto sessuale, precisa la sessuologa tedesca, Ingelore Ebberfeld, dell’università di Brema.

Per due donne su tre, un uomo che sa baciare promette di essere anche un bravo amatore. Ed è ancora
festa di cuori, di promesse, fiori e cioccolatini anche se in Italia, ogni quattro minuti un
matrimonio va a rotoli, come spiega l’Eures con la ricerca “Finché vita non ci separi”. Diminuiscono
i matrimoni giovani ma, se da una parte vanno in onda le spine dei fiori d’arancio con 352 sentenze
di separazione al giorno, dall’altra tendono ad aumentare i confetti di chi ci prova una seconda
volta intorno ai 45 anni. Il segreto del palpito tra due cuori sarebbe nascosto nelle due zone
cerebrali collegate all’energia e all’euforia. Basta uno sguardo, una corrispondenza d’amorosi sensi
e a destra scatta una luce nel nucleo caudato e nell’area ventrale tegmentale.

Si producono più dopamina e più serotonina con conseguente sensazione di piacere e felicità, “come
quando si mangia la cioccolata”, spiegano i ricercatori universitari del New Jersey che hanno
condotto l’indagine con uno scanner del cervello. Ma la molecola dell’amore, misurata dal Nerve
Growth Factor, (l’Ngf dei neuroscienziati: il legame con l’amore è del gruppo dell’ateneo di Pavia
guidato da Enzo Emanuele), non resta sempre agli alti livelli dei primi tempi. In coppie insieme da
meno di sei mesi, è stata calcolata in 227 unità: qualche mese dopo era scesa a 123 unità come nelle
“vecchie” coppie o nei single. Certo, oltre i meccanismi biochimici altre variabili fanno
innamorare, ricorda lo psicologo Francesco Padrini: “l’adulto deve lasciarsi un po’ contaminare dal
bambino che è in lui” e aggiunge: “un amore duraturo può svilupparsi solo impegnandosi a capire e ad
accettare l’altro nella sua intima realtà, scegliendo di coinvolgersi attivamente per un legame e
una crescita comune”.

Autore: Annamaria Messa
Fonte: Repubblica Salute

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