Basta crederci
Newton
01 giugno 2000
Il corno di rinoceronte aumenta davvero la potenza sessuale? Nei saloon la musica è migliore che
nelle balere? è la firma che rende un abito bellissimo? Insomma, ci facciamo suggestionare dalle
apparenze oppure no? Più spesso di quanto si creda, e questo fenomeno, detto “effetto placebo”, ha
tratto in inganno persino chi i comportamenti umani li studia per professione
Scena prima.
Un gruppo di amici affronta di buona lena una passeggiata in montagna. Sono tutti autentici
cittadini, estasiati per le suggestioni del panorama, il verde dei prati e la limpidezza delle
fonti. Alla prima sosta uno di loro, accaldato, accetta volentieri la borraccia che uno degli amici
gli porge. E non può fare a meno di far notare all’intero gruppo come l’acqua di montagna, pura e
cristallina, sia incomparabilmente migliore di quella cittadina. A questo punto il proprietario del
contenitore scoppia a ridere e rivela che nella borraccia c’è comunissima acqua metropolitana,
prelevata prima di partire dal rubinetto di casa.
Scena seconda.
L’incauto bevitore, tornato in città, comincia a riflettere sull’accaduto: come ha fatto la
situazione a condizionarlo tanto da convincerlo che l’acqua bevuta fosse appena sgorgata dalla
sorgente?
Fabrizio Benedetti – questo il nome del nostro protagonista – non è un gitante qualsiasi, ma un
docente del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino. E questo episodio l’ha persuaso
a proseguire le ricerche sull’argomento: il risultato è “La realtà incantata” (appena pubblicato da
Zelig), un saggio sui molti aspetti di quello che è comunemente noto come “effetto placebo”. Un
lavoro innovativo che, come spiega lo stesso autore, “dimostra come la nostra vita sia popolata da
false realtà, create dalle nostre convinzioni, dai nostri stati emotivi, dalle nostre aspettative”.
Quando si parla di effetto placebo, di solito si pensa alla suggestione che rende una pillola di
zucchero o un bicchiere d’acqua efficace come un farmaco.
Il suo libro, invece, punta su un altro aspetto. “In medicina si definisce effetto placebo l’inganno
ordito ai danni – si fa per dire – del paziente, per fargli credere che sta assumendo un farmaco
utile, mentre in realtà sta solo prendendo zucchero o acqua”, spiega Benedetti. “Nel 30 per cento
dei casi, ma la variabilità è enorme, questa illusione è sufficiente a far scomparire il sintomo.
Anch’io finora mi ero occupato soprattutto della parte farmacologica e biochimica dell’effetto
placebo. Che però incontriamo anche nel quotidiano, quando esprimiamo un giudizio senza renderci
conto che ci stiamo facendo influenzare dal contesto. Per esempio, quando scegliamo un vestito”. In
che senso? “Abbiamo eseguito un esperimento che spiega bene cosa intendo: è stato chiesto a 100
donne di giudicare due abiti molto simili, uno firmato da un noto stilista, l’altro acquistato al
mercato. Ebbene, 88 intervistate hanno scelto senza esitazione il capo firmato. Ma quando, in un
secondo test, gli abiti sono stati presentati senza etichetta, solo 56 delle donne hanno preferito
il vestito dello stilista. E quando, durante una terza verifica, le etichette sono state scambiate,
l’abito “finto” firmato è stato indicato come il migliore da ben 91 di loro”.
Tutto ciò cosa dimostra? “Che la nostra interpretazione della realtà dipende molto dalle
aspettative.
Rafforzate, ovviamente, dalle convinzioni e dalle esperienze personali: questo esperimento funziona
in un contesto culturale in cui le “cavie” conoscono gli stilisti evocati dalle etichette e in cui,
più in generale, ha senso possedere un vestito” firmato””. Ma i gusti personali influiscono sulle
nostre scelte? “Certo, ma i gusti possono essere “ingannati”, l’ha dimostrato un altro esperimento.
Abbiamo fatto ascoltare a un gruppo di appassionati italiani di musica country una canzone
romagnola, opportunamente cantata in un inglese maccheronico in modo da cancellare qualsiasi
possibile riferimento alle balere nostrane e al ballo liscio. Ebbene, così la canzone è piaciuta
molto, mentre la versione originale era stata giudicata in modo decisamente negativo. Spesso ciò che
piace non è la musica, ma il corollario esotico, in questo caso l’ambiente dei saloon e dei cow
boy”. L’esotico ha sempre un fascino particolare, dunque. “Sì, quasi sempre.
In un altro esperimento sono state mostrate ad alcune coppie esperte di isole tropicali delle foto
della riviera del Conero (nelle Marche), sostenendo che si trattava di isole del Pacifico. Tutti
hanno elogiato il candore delle spiagge e l’azzurro delle acque come “scenari esclusivi dei mari del
Sud”, senza accorgersi che stavano ammirando panorami ben più nostrani”. Le ricerche su questo tema
sono una novità? “Ci sono alcuni esperimenti classici degli psicologi sociali, che possono essere
rubricati sotto la voce “effetto placebo”. Per esempio: due gruppi di studenti venivano preparati ad
ascoltare la lezione di un nuovo docente. Il primo gruppo era informato che si trattava di una
persona particolarmente affabile e cordiale, mentre si avvertivano gli altri che avrebbero avuto a
che fare con un individuo musone e poco comunicativo. Ebbene, dopo la lezione i due gruppi hanno
confermato il giudizio che era stato loro precedentemente fornito”.
Insomma, ci facciamo tutti influenzare dalle apparenze. “Possiamo anche dire così. È un meccanismo
che ben conoscono gli scrittori italiani di romanzi gialli o di avventura, che nascondono la loro
identità sotto un nome straniero. Come facevano i registi degli “spaghetti western”. Per valutare
obiettivamente un libro bisognerebbe leggerlo senza conoscere il nome dell’autore. E sarebbe meglio
che fosse anche senza copertina. Quando ho scritto questo saggio, avevo pensato di pubblicarlo con
una copertina bianca, per non fornire al lettore alcun tipo di informazione: abbiamo rinunciato solo
perché era troppo complicato. Anche nel caso di un giornale, d’altronde, ci facciamo condizionare
dalla prima pagina che, dando maggiore risalto ad alcune notizie rispetto ad altre, ce le mostra
come “più importanti”. Se ci trovassimo di fronte (anche questo è stato sperimentato) tutti gli
articoli con identica lunghezza e presentati in ordine casuale, li leggeremmo seguendo priorità
diverse, davvero personali”. Ci sono però delle situazioni in cui bisogna decidere obiettivamente.
“Ed è molto difficile farlo.
Qualche anno fa è stato chiesto a un gruppo di persone di giudicare il curriculum di un determinato
individuo, per decidere se era opportuno concedergli un prestito. In un primo esperimento,
giudicando sulla base delle caratteristiche enunciate, il 63 per cento del gruppo ha rifiutato il
denaro. Successivamente lo stesso curriculum è stato consegnato personalmente da chi richiedeva il
prestito. In un caso si trattava di un uomo trasandato, dall’aria dimessa e con uno spiccato accento
dialettale; nell’altro di una signora elegante e garbata dai modi professionali. Ebbene, il 75 per
cento degli esaminatori ha negato il finanziamento all’uomo, mentre il 52 per cento ha espresso un
parere favorevole alla richiesta della signora. Un curriculum assolutamente identico, dunque, ha
prodotto giudizi molto diversi, a seconda del contesto”. Sapendolo, però, è possibile evitare di
farsi influenzare? “Il rischio è quello di cadere nell’effetto “nocebo”, che è altrettanto efficace
dell’effetto placebo, ma con “effetti collaterali” meno gradevoli.
Se avvertite un vostro amico particolarmente impressionabile che ha appena mangiato un cibo
contaminato da virus che provocano disturbi gastrointestinali, potreste procurargli un vero mal di
pancia. Così, se ritenete di essere prevenuti nei confronti della persona che dovete valutare,
rischiate di cadere nell’eccesso opposto e di giudicarla fin troppo bene”. Anche Babbo Natale e la
Befana sono un effetto placebo? “Magia e paranormale confondono, a volte in buona fede, l’effetto
placebo con il soprannaturale. Quanti di noi da piccoli hanno “intravvisto” la Befana che scendeva
per la cappa del camino o sentito i campanelli dellerenne di Babbo Natale?
Naturalmente sono tutte illusioni, ma questa piccola religione dell’infanzia ci aiuta a comprendere
come l’effetto placebo sia presente anche nella religione dei grandi. Non si tratta di mancanza di
rispetto per chi crede: il fatto è che, dal punto di vista dei risultati, la fede religiosa non è
molto diversa dalla magia”. Di fronte all’effetto placebo siamo tutti bambini? “Non tutti sono
influenzabili allo stesso modo: una maggiore esperienza in un determinato settore ci aiuta a non
farci ingannare. L’unica via di scampo sarebbe quella di esaminare qualunque cosa ignorando il
contesto: per esempio, si potrebbe leggere il programma di un partito senza sapere se è quello cui
ci sentiamo più vicini. Per il resto, possiamo solo essere consapevoli che viviamo in una realtà
incantata. Ma non dobbiamo per questo esagerare con il senso critico. Se mai, imparare a dire “mi
piace” piuttosto che “è bello perché è fatto da…”.
Paola Emilia Cicerone
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