“Bella esperienza vivere nel terrore…

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“Bella esperienza vivere nel terrore…
in questo consiste: essere uno schiavo!” Roy Batty, da Blade Runner

Anno di pubblicazione: 2002 – © di Vincenzo Sperandeo – Via Lepanto, Pompei (NA)

Che cos’è la paura? La paura è un sistema difensivo composto da comportamenti emotivi; nel corso dei
millenni ha subito notevoli processi evolutivi, indipendentemente dai sentimenti coscienti o
razionali. I sentimenti di paura sono dei cluster dell’evoluzione di due sistemi neurali, uno che
regola i comportamenti e l’altro che genera la coscienza. La paura è un sentimento utilissimo alla
sopravvivenza, ma non è la funzione che l’evoluzione ha programmato nel sistema neurale di difesa.
Essa si diffonde attraverso diversi mezzi e strategie, ed attualmente è un elemento direttamente
proporzionale al nostro processo evolutivo e tecnologico.

Certo le paure dell’uomo di una volta (tigri, serpenti, ecc.) erano diverse da quelle di oggi (armi,
energia nucleare, ecc.). Abbiamo barattato quelle di una società arcaica e selvaggia con altre che,
per la nostra specie, risultano essere più pericolose di qualunque predatore naturale. La paura è
insita perfino nelle altre emozioni: il coraggio, per esempio, è l’espressione attiva di un
superamento della paura.

I bambini vengono educati ad un comportamento morale mediante la paura: viene suscitato in loro il
timore di cosa accadrebbe se non seguissero le regole di altri, in questo caso genitori e parenti.
Questo induzioni vengono registrate nella memoria dei fluidi (Rna) e ci condizionano nei
comportamenti per tutta la vita.

Le leggi stesse sono il riflesso di una paura, ossia quella del “che cosa accadrebbe se si
violassero le regole.” Sempre esterne, sempre non scelte, ma subite.

La nostra educazione cattolica e anche quella laica ci proiettano la paura, inducendoci ad amare gli
altri senza prima amarci; questo ci induce al senso di colpa: una mina vagante per il nostro mondo
interiore. La pace non viene vissuta in qualità di sublime fine umanitario desiderabile da tutti:
infatti la guerra viene evitata perché i paesi deboli sono indotti a temere quelli potenti.

La paura è un elemento che incide in maniera profonda sulla nostra psiche. Attualmente i potenti
della Terra, attraverso la manipolazione dei media, stanno inducendo le persone a rifugiarsi nella
paura. Questa è una strategia che è stata progettata dagli scienziati del comportamento, psicologi
della Cia e organismi affini. Ci hanno considerato un enorme laboratorio su cui sperimentare le loro
psicotiche idee. E’ una strategia mirata a due obiettivi: controllo di una minima parte dell’umanità
da loro scelta – poi da schiavizzare – mentre la restante parte dovrà essere annientata.

Perché fanno questo? Il tutto è indirizzato sempre all’adorazione del Dio Denaro e alla
conservazione del potere. Perché sappiamo che il problema del mondo è il numero esorbitante di
abitanti, ed i potenti non vogliono dividere le risorse della Terra con noi. Voi direte: potrebbero
distruggerci in un solo colpo con le armi che posseggono. Io vi rispondo che colpendoci sulle
emozioni, ossia sfruttando il terrore (stimolato da un evento catastrofico, vedi World Trade Center)
e l’ansia (detta paura interiore) che ne sussegue, otterranno più risultati di un’arma
termonucleare.

Con questa strategia otterranno contemporaneamente due obiettivi:

– il consenso dell’opinione pubblica (non possono attaccarci senza motivo, perché ci ribelleremmo);

– suscitando in noi il desiderio di vendetta, ci conducono naturalmente alla lotta di quartiere o di
culto (come sta accadendo), che avrà come risultato finale la nostra estinzione.

Ma a queste strategie esiste una soluzione? Si, ed è contenuta criptata in ognuno di noi! Posso solo
dire che il male della società attuale è la mancanza di aggressività e di fiducia in se stessi: In
altre parole: non siamo capaci di amarci. Gli uomini sono manipolati dai mezzi di comunicazione
perché hanno perduto la capacità di osservazione diretta; non sono disposti ad accettare la verità,
se prima questa non viene confermata da un’istituzione religiosa, politica o, peggio ancora,
tecnologica (controllata dai precedenti), rappresentata dalla televisione e dai mass media in
generale.

Gli uomini non hanno più percezione del mondo che li circonda, non sanno interagire con esso;
perdono così la possibilità di comprendere realmente ciò che accade nell’ecosistema. In poche
parole: hanno una consapevolezza limitata del reale. La tecnologia che ci stanno imponendo anche a
livello subliminale ci ha tagliato tutte le radici, sia quelle relative alla nostra identità (radici
della Terra = forze intra-psichiche), sia quella rivolte al mondo, cioè la socializzazione (i rami o
radici del Cielo = forze inter-psichiche). Il risultato? Il continuo fluttuare in balia delle
armoniche di un mondo intermedio, illusorio, visionario, dove regna trionfante un’anarchica
spiritualità virtuale, e che vede la sua icona nelle immagini trasmesse dai mezzi d’informazione.

Ormai si è concretizzata quella società del controllo descritta nel romanzo di Orwell “1984”, del
monitoraggio e della manipolazione descritti in “The Truman Show”. Inoltre, siamo assistiti
sentimentalmente da programmi aberranti (progettati per la nostra mancanza di autostima, dei
surrogati tossici dell’amore) come “Grande Fratello” et similia (spettacoli trash del sabato sera).

L’uomo vive ormai in un oblio esistenziale, galleggia in una dimensione illusoria creata dalla Tv,
il cui comandamento principale è: “Non avrai altra verità al di fuori da quella da me trasmessa.”
Questo accade perché siamo tutti immersi nell’esecuzione di un compito assegnatoci e non scelto, e
l’effetto è che ci estraniamo dalla nostra realtà più vera e profonda. Abbiamo perso la capacità di
vedere e sentire, ossia di avere consapevolezza di noi stessi e di tutto quello che ci circonda,
elementi basilari per poter distinguere il vero dal falso. Se ne prenderemo atto e sentiremo per un
attimo con gli occhi e guarderemo per un istante con le orecchie, ci renderemo conto degli orrori
che ci circondano, e che sembrano solo sfiorarci, ma che in effetti ci tengono in catene e ci
conducono come una massa di ciechi e sordi verso l’abisso spirituale.

Fatevi questa domanda:
“Ma io corro perché ho paura, o ho paura perché corro?”
Un sonoro augurio a tutti, alla prossima.

Vincenzo Sperandeo < albedo_039@inwind.it >

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