Benveniste: lo scienziato della memoria dell’acqua
Jacques Benveniste e la memoria dell’acqua: storia di una scoperta quasi per caso
di Emanuele Cangini – 02/07/2015
Benveniste: lo scienziato della memoria dell’acqua
Nel mio articolo precedente ho cercato d’illustrare quanto meglio al lettore un quadro, il più dettagliato possibile, di Rudolf Steiner, discutendone i princìpi metodologici, gli elaborati intellettuali e le implicazioni applicative. Ma Steiner non era solo questo, o meglio, non riduceva unicamente a queste coordinate speculative l’ampiezza della propria divulgazione: si occupò, tra fine Ottocento e inizio Novecento, di una materia al tempo assai innovativa, quella della Biodinamica. Nelle sue ipotesi paventò la possibilità di “dinamizzare” (tecnicismo settoriale, esplicativo nella medicina omeopatica) l’acqua tramite una semplice procedura di vorticizzazione, in primis, in caduta, poi.
Memoria dell’acqua: una scoperta quasi casuale
Campo di ricerca, quello della memoria dell’acqua, che accomuna Steiner a Jacques Benveniste (1935-2004), allergologo e scienziato, direttore presso l’Istituto nazionale francese per la salute e la ricerca medica (INSERM). La scoperta di un agente allergenico scatenante (il PAF) gli propose i favori della candidatura al Nobel, non fosse altro per ciò che di più avverso lo stava attendendo: una ricercatrice sua collaboratrice incappò in un errore di calcolo in relazione alla diluizione di un composto allergenico il quale, in via ipotetica, avrebbe dovuto favorire una reazione leucocitica. Nonostante l’assenza quasi totale di allergeni nell’acqua, la reazione avvenne indistintamente e con intensità di molto superiore a quelle solitamente sperimentate nelle concentrazioni maggiori.
Benveniste, inizialmente infastidito dall’esito insolito della procedura, propose a Elisabeth Davenas, ricercatrice di fama non indifferente, di ripetere l’esperimento con le stesse condizioni parametriche (diluizione sbagliata): i risultati del “novello” esperimento dichiararono inequivocabilmente la medesima identità dei risultati prodotti.
Forse l’alba di una nuova era, quella che si preannunciò: di lì in poi, il processo continuativo di diluizioni sempre più piccole, tendenti allo zero, produsse con continuità risultati in coerenza. Trampolino di lancio per Benveniste che nel quadriennio 1985-1989 diresse esperimenti con diluizioni progressivamente minori, valutandone la reazione su anticorpi E con acqua dinamicizzata.
La pubblicazione su «Nature» e le accuse di falsificazione dei dati
I risultati del suddetto processo vennero esaminati da cinque istituti laboratoristici siti in Canada, Francia, Italia e Israele, i quali ne confermarono a pieno titolo la bontà dei responsi. Diversi scienziati, tredici per l’esattezza, decisero di pubblicare all’unisono i propri studi sulla rivista «Nature», e tale prodigioso spiegamento di convergenze intellettuali non poteva certamente risultare inosservato, non fosse altro per l’innovativo meccanismo curativo che vedeva nell’acqua “informata” un potenziale e pericoloso sostituto dei farmaci allopatici. Ovviamente la falange accademica non rimase in silenzio e, a tal punto indignata, per mezzo di un comitato valutativo di controllo accusò Benveniste di ciarlataneria e di pesante, maldestra, manipolazione dei responsi sperimentali. Accusa grave, pesante, la quale gettò nello sconforto più totale lo scienziato francese, tanto da spingerlo a rassegnare le dimissioni come membro dell’INSERM: come spesso accade, non tutti i mali vengono per nuocere, come si suol dire.
La DigiBio, istituto di ricerca privato, venne interpellato come interlocutore preferenziale con l’obiettivo di approfondire gli studi pregressi di Benveniste, finalizzati allo sviluppo delle intuizioni dello scienziato in riferimento alla modalità di comunicazione delle cellule all’interno delle molecole. Paradigma senza dubbio inedito che contraddiceva, al contempo, tanto la consolidata legge di Avogadro quanto la collaudata teoria di Descartes: garante la prima, della uniformità dei volumi molari di gas diversi, ben si confaceva alla seconda, la quale sanciva nella similarità e nell’incontro fortuito, le uniche condizioni possibili per l’attuarsi di una procedura di scambio informazionale tra molecole. Quanto “dimostrato” da Benveniste confutava implacabilmente le conclusioni della scienza ufficiale, aprendo un sipario innovativo sulle proprietà informazionali e frequenziali dell’acqua, sino ad allora ritenute inconcepibili. Riprendendo le ricerche di Albert Popp, Benveniste riuscì a dimostrare la capacità di comunicazione intermolecolare attraverso frequenze ben precise.
L’era della “memoria dell’acqua”
Nasceva l’era della “memoria dell’acqua”, che vedeva tra i propri fautori non più solo l’isolato Benveniste ma anche medici del calibro di Luc Montaigner, premio Nobel nel 2008.
Non dimentichiamoci l’appoggio teoretico anche di Emilio del Giudice e di Giuliano Preparata, Masaru Emoto e Massimo Citro il quale, secondo la cronaca, vanta il primato di essere stato il primo a condurre esperimenti di realizzato trasferimento informazionale da un farmaco all’acqua (TFF, Trasferimento Farmacologico Frequenziale).
Jacques Benveniste
La Mia Verità sulla Memoria dell’ Acqua – Libro >> http://goo.gl/LVlL6Y Prefazione di Brian D. Josephson, Premio Nobel per la Fisica Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Giugno 2013 – in lingua originale: 2006
Formato: Libro – Pag 184 – 13,5×20,5 cm
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-mia-verita-sulla-memoria-dell-acqua-libro.php?pn=1567
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