BLEEP: le GRANDI DOMANDE

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BLEEP: le GRANDI DOMANDE

di W. Arntz, B. Chasse e M. Vicente

Che caspita sappiamo veramente? Che cos’è una grande domanda? Perché dovremmo chiedercela? Che cosa
la rende grande?

Ammettiamo che una navicella spaziale atterri vicino a te sul tavolo dove stai sorseggiando il
caffè(la dimensione ha davvero importanza?) e al suo interno c’è Il Libro Universale del Tutto. Ti è
concesso di porre una domanda. Quale domanda sarebbe?
Può sembrare un po’ sciocco, ma merita lo sforzo. Concediti un attimo per pensare. Quale sarebbe
questa domanda. Potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa. Vai avanti e scrivila in un blocknote.

Diciamo pure che Il Libro si senta un po’ inutilizzato di questi tempi, e ti è concessa una domanda
di riserva. Pensa a qualcosa di cui sei assolutamente curioso. Può essere chiedersi se Elvis è
ancora vivo, o dove hai lasciato le chiavi dell’auto. Qualcosa che semplicemente stuzzica la tua
fantasia. Scrivi anche questo. E da questo momento il libro si sente un po’ svuotato, ed è diventato
Il Libro Universale del Tutto facendo domande a tutti e ricevendo vere risposte.
Quindi, la domanda per te( la cui risposta sarà aggiunta al libro) è:
Qual è quella cosa che conosci di sicuro?

Le grandi domande – L’apriscatole della coscienza
A parte alcuni, come Fred Alan Wolf, quando mai siamo incoraggiati a fare delle domande? E tuttavia
molte di queste grandiose scoperte e rivelazioni care alla nostra società derivano dal porre delle
domande. Queste cose, queste risposte che studiamo a scuola derivano da domande. Le domande sono i
precursori, o causa prima, in ogni ramo della conoscenza umana. Il saggio indiano Ramana Maharshi
diceva ai suoi studenti che la via dell’illuminazione si riassume in: “Chi sono io?”
Il fisico Niels Bohr si chiese: “Come può un elettrone andare da A a B, e mai in mezzo?”
Queste domande ci aprono a qualcosa che prima non conoscevamo. E sono realmente l’unica via per
giungere lì – dall’altra parte dello sconosciuto.

Perché porsi una Grande Domanda? Farsi una grande domanda è un invito all’avventura, un viaggio di
scoperta. E’ uno stimolo ad organizzare una nuova avventura; c’è la beatitudine della libertà, la
libertà di esplorare nuovi territori.
Allora perché non ci poniamo questo tipo di domande?
Perché porsi delle domande apre la porta al caos, allo sconosciuto e all’imprevedibile.

Nel momento stesso che poni veramente una domanda non ne conosci ancora la risposta, ti apri a un
campo di innumerevoli possibilità.
Hai davvero voglia di ricevere una risposta che magari non ti piace e che non ti trova d’accordo?
Che succede se ti fa sentire poco confortevole, o ti porta fuori dalla zona di comodità e sicurezza
che ti sei costruito?. Che succede se la risposta non è quella che vuoi sentirti dire?

Non c’è bisogno di muscoli, ci vuole coraggio per porre una domanda.
Consideriamo ora che cos’è che rende una domanda Grande. Una Grande Domanda non deve uscire da un
libro di filosofia, o riguardare necessariamente i Grandi Temi della vita. Una grande domanda per te
potrebbe essere: «Che cosa succederebbe se decidessi di tornare all’università e prendere una laurea
in un nuova materia?». Oppure: «E’ il caso che ascolti veramente quella voce che continua a dirmi di
andare in California o in Cina? ». O: «E’ possibile scoprire che cosa c’è all’interno di un
neutrino?».

Il porsi qualcuna di queste domande e migliaia di altre potrebbe cambiare la direzione della nostra
vita.
Quindi, ancora una volta, perché non ce le poniamo? La maggior parte delle persone preferisce
piuttosto stare al sicuro nel conosciuto che andare in cerca di guai. Anche se si imbattono proprio
in una domanda del genere è più che probabile che fuggano via, infilando la testa nella sabbia o
rendendosi velocemente indaffarati con qualcosa.

Per molti di noi ci vuole una seria crisi per giungere a sollevare la Grande Domanda: una malattia
che minaccia la vita, la morte di una persona cara, il fallimento di un affare o del matrimonio, un
modello di comportamento ripetitivo che addirittura crea assuefazione e del quale non riusciamo
semplicemente a liberarci, quel senso di solitudine che appare insopportabile anche solo per un
altro giorno. In momenti come questi le grandi domande emergono dalla profondità del nostro essere
come lava bollente.

Queste domande non sono esercizi intellettuali ma grida dell’anima. «Perché proprio me?». «Perché
lui?». «Che cosa ho fatto di sbagliato?». «Dopo questo la vita vale ancora la pena di essere
vissuta?». «Come ha potuto Dio farlo succedere?».
Se potessimo far appello allo stesso tipo di passione per porre a noi stessi una Grande Domanda
sulla nostra vita, “ora”, quando non c’è nessuna crisi immediata, chi può sapere che cosa può
succedere?
Come ha affermato il Dr Wolf fare una domanda può aprire nuovi modi di essere nel mondo. Può essere
il catalizzatore di una trasformazione. Crescere. Diventare davvero grandi. Cambiare

La gioia delle domande
[…] Nella nostra cultura siamo stati condizionati a considerare “il non sapere”, il non conoscere
come qualcosa di inaccettabile e cattivo, una sorta di fallimento. […] Molti dei più grandi scienziati hanno guardato al mistero dell’universo e della vita nel pianeta e
hanno francamente affermato: «Conosciamo veramente poco. Per lo più abbiamo un sacco di domande».
[…] E’ ancora più difficile trovare una chiara e incisiva risposta a: “Qual è il significato e lo scopo
della mia vita?” La risposta a Grandi Domande come questa emerge dal viaggio stesso nella vita. E
possiamo arrivarci soltanto percorrendo la strada del non sapere – o forse dovremmo dire, del non
sapere ancora. Se pensiamo di conoscere già la risposta, come possiamo crescere? A che cosa saremo
mai in grado di aprirci?[…]

Le persone hanno continuato a porre Grandi Domande per migliaia di anni. C’è sempre stato nel tempo
un uomo o una donna che hanno rimirato le stelle meravigliandosi di fronte alla vastità di tale
mistero, o hanno, guardandosi intorno, considerato il modo di vivere e di pensare delle persone che
li circondavano: «C’è qualcosa di più nella vita? ».
I filosofi dell’antica Grecia ponderavano e discutevano le Grandi Domande. Alcuni come Socrate e
Platone si sono chiesti: «Che cos’è la Bellezza. Che cos’è la Divinità? Che cos’è la Giustizia? Qual
è il modo migliore di governare la società?…
Insegnanti spirituali, mistici e maestri come Buddha, Lao Tse, Gesù, San Franceso, Maister Ekart e
molti altri, in tutte le tradizioni del mondo, si sono posti Grandi Domande.

Le persone con una mente scientifica hanno sempre fatto delle domande. Come funziona? Che ci sarà
dentro? Le cose sono realmente come sembrano? Da dove viene l’universo? La terra è al centro del
sistema solare? Ci sono leggi e modelli che soggiacciono agli accadimenti della vita di tutti i
giorni? Qual è la connessione tra la mente e il corpo?

Per i grandi scienziati della storia, queste domande suscitano una passione a comprendere ciò che va
oltre la curiosità. Non sono solo curiosi – hanno bisogno di conoscere!

Quando Albert Eistein era un ragazzo, si chiese: “Che succede se pedalo alla velocità della luce e
accendo il fanale della bici – si accenderà?” Ne è quasi uscito pazzo chiedendosi ciò per dieci
anni, ma da quella risoluta ricerca deriva la teoria della relatività. Questo è un bell’esempio su
come porre una domanda e stare con quella per anni, nell’ignoto, finché non ne uscì con una visione
completamente diversa della realtà.

Il paradigma di rottura
Una delle grandi cose della scienza è la sua asserzione che ciò che pensa di sapere oggi
probabilmente si dimostrerà sbagliato domani. Le teorie di ieri sono servite da piattaforma per
arrivare più in alto, come intendeva Isac Newton quando disse: «Se ho avuto il privilegio di vedere
più avanti di altri, è perché mi sono messo sulle spalle di giganti».
E’ solo ponendosi delle domande, sfidando le assunzioni e le “verità” date per scontate che la
scienza progredisce. Come sarebbe se ciò si dimostrasse vero riguardo alle nostre vite personali, al
nostro progresso e crescita individuale? […]

Le Domande da Porsi
Da un estratto d’intervista di Edie Moser a JZK

Edie – Ho un ultima domanda che un amico mi ha chiesto di chiederti. Dice: “Siamo una razza
indagatrice, sempre a porre domande. Ci sono delle domande che sono solo una perdita di tempo, che
ci dirigono verso punti morti su cui sarebbe meglio non soffermarsi, e ci sono invece domande che
varrebbe la pena di chiedere a cui non abbiamo ancora pensato? Non sono certa che cosa intendi
farne!”
JZ – Penso che sia una domanda cervellotica. Ci sono domande che sarebbe meglio non porre, come:
quali sono i primi 10 film in classifica e qual é la persona meglio vestita in classifica tra le
prime dieci? Che cosa va di moda quest’anno e cosa fa la star del momento, che cosa di questo e di
quello e poi credere nella retorica dei politici. E’ una perdita di giorni preziosi della nostra
vita.
Ore perse nel tentativo di recuperare la vita di qualcun altro. Un giorno lo rimpiangeremo perché ci
augureremo di vedere il mattino di nuovo e vi assicuro che sarà perché stiamo cercando di scoprire
qual è la persona meglio vestita nel mondo.
Penso che la maggioranza delle domande sociali siano molto volgari, vita buttata al vento.
Penso che le grandi domande siano più una meditazione sul se sorprendente.
In che modo funziona veramente il mio cervello e se sono qui posso anche essere da qualche altra
parte? Perché sono semplicemente limitata dal mio quadrante della realtà? Se creo la natura della
realtà, sei miliardi di persone usano il mio cervello. Forse il mio cervello è già precedentemente
connesso con sei miliardi di persone. Forse posso fare tutto. E essere tutto. Se il mio DNA contiene
quel gene immortale, perché invecchio? Qual è il segreto, cos’è che “accende” il mio DNA? Se è
possibile che io possa vivere senza morire, se c’è una possibilità di vita estesa dentro di me. Che
cosa è necessario che faccia per farlo accadere? Se sono qui su questa Terra, magari ho una
missione, piuttosto che essere semplicemente un consumatore.
La missione può essere rendere conosciuto lo sconosciuto. Magari non si tratta di essere una persona
spirituale, forse questa è una metafora filosofica. Magari si tratta proprio di me. Ho bisogno di
essere inventiva e lasciar accadere idee più grandi. Cos’è che non conosco? Questa dovrebbe essere
la domanda da farsi ogni giorno. Creo la mia giornata per conoscere ciò che non conosco. Ora, queste
sono domande. Le risposte richiedono vita e belle esperienze e fresche emozioni e un espansione da
chi siamo oltre i confini da dove per la prima volta abbiamo posto le domande.

Domanda e risposta sono su gentile concessione di Edie Weinstein-Moser scrittrice, oratore,
assistente sociale e clown. Dal momento che ha visto “What the Bleep,” il suo cuore e la sua mente
si sono espansi in modo esponenziale e mai si restringeranno di nuovo. Può essere raggiunta
attraverso il suo sito liveinjoy.com .

JZ Knight è il canale attraverso cui Ramtha – L’Illuminato, Signore del Vento, vissuto come essere
umano 35.000 anni fa in Lemuria – esprime i sui pensieri. La scelta di Ramtha di canallizzare il
suo messaggio attraverso una donna, piuttosto che utilizzare il suo stesso corpo fisico, sta quale
affermazione che la vera natura di una persona non è limitata da un corpo fisico o da uno specifico
genere.

da www.scienzaeconoscenza.it/

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