(di Lama Thubten Yesce)
Tratto da Siddhi, periodico di Buddhismo Mahayana
Non abbiamo bisogno di essere degli illuminati per poter essere di aiuto
agli altri nella vita quotidiana. Il percorso di crescita spirituale può
essere lungo, ma a ogni diverso stadio abbiamo qualcosa da dare attorno a
noi.
Bodhicitta, nella filosofia e pratica buddista, è la mente altruistica
dell’illuminazione, uno stato mentale infuso di chiarezza, semplicità e
tolleranza, dotato di serena saggezza e di profonda compassione.
Alcuni, quando sentono parlare per la prima volta di bodhicitta, la
confondono con un atteggiamento sentimentale e molto emotivo: “Oh, come
vorrei che la gente fosse felice! Non riesco a sopportare il pensiero della
loro sofferenza.” Si sentono così sconvolti dalle miserie altrui che la loro
mente si deprime. Ma la vera bodhicitta non è per nulla così; non ha niente
a che fare con uno stato mentale così bloccato e turbato. Al contrario, è
uno stato mentale infuso di chiarezza, di semplicità e tolleranza, dotato di
serena saggezza e di profonda compassione. Consiste nell’aprire totalmente
il nostro cuore, mantenendolo tale il più possibile.
Molti si fanno un’altra idea sbagliata quando ascoltano per la prima volta
gli insegnamenti su bodhicitta. Poiché è necessario sviluppare appieno il
proprio potenziale interiore per beneficiare gli altri in modo più profondo
e completo, pensano di non poter fare niente per gli altri fino a quando non
saranno diventati dei buddha, degli illuminati. “Prima devo studiare
seriamente per molti anni” pensano ” e poi potrò iniziare la pratica
dell’addestramento mentale. Dopo molto tempo potrò sviluppare la rinuncia e
bodhicitta e dopo, in un lontano futuro, quando diventerò illuminato, potrò
cominciare a fare del bene agli altri.”
Un simile atteggiamento è completamente sbagliato; ci stiamo solo
reprimendo, adottando un concetto estremamente rigido dello sviluppo della
nostra vita spirituale. È solo un ulteriore freno, un’altra fantasia; se
crediamo troppo seriamente di riuscire a programmare la vita in questo modo,
prima di saperlo, moriremo senza neanche avere iniziato!
In realtà, mentre coltiviamo l’amore, la compassione, la saggezza e tutte le
altre qualità interiori che conducono all’illuminazione, possiamo anche
contemporaneamente essere di aiuto agli altri.
Prima di tutto, anche solo vivendo una vita semplice e impegnandoci
seriamente a sconfiggere l’atteggiamento egoistico, saremo automaticamente
di beneficio. E secondariamente, dato che ogni stadio dello sviluppo
spirituale dall’inizio alla fine ha una sua particolare funzione ed
efficacia, saremo in grado di aiutare gli altri in base al livello di
comprensione che abbiamo raggiunto.
Realisticamente parlando, dobbiamo aiutare gli altri sfruttando al massimo
le nostre capacità. Pensare di non poter essere d’aiuto finché non saremo
illuminati è solo egoismo e ignoranza: tutto ciò riflette una comprensione
completamente sbagliata di ciò che significa addestramento spirituale. […]
È importante comprendere che la vera pratica è qualcosa che si fa di momento
in momento, di giorno in giorno. Facciamo ciò che possiamo, con il livello
di saggezza acquisita e dedicando tutto al bene degli altri.
Viviamo semplicemente la nostra vita al meglio delle nostre capacità: questo
di per sé sarà di grande beneficio agli altri. Non c’è bisogno di diventare
un buddha prima di cominciare ad agire.
Tratto da Siddhi, periodico di Buddhismo Mahayana.
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