Brani di Jon Kabat Zinn, sulla consapevolezza liberatrice

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Brani di Jon Kabat Zinn, sulla consapevolezza liberatrice

(vipassana)

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Ecco alcuni consigli che Peggy, David e molti altri frequentatori dei nostri corsi di consapevolezza hanno trovato utili.

– Quando vi svegliate la mattina, prima di scendere dal letto, por­tate l’attenzione al respiro per almeno cinque respiri completi, la­sciando che il respiro “avvenga da sé”.

· Prendete nota della vostra postura. Siate consapevoli delle sen­sazioni fisiche e di ciò che avviene nella vostra mente quando dal­la posizione distesa vi mettete a sedere oppure vi alzate e vi met­tete a camminare. Notate ogni volta che passate da una posizio­ne all’altra.

· Quando sentite il telefono suonare, un uccellino cantare, un tre­no passare, una risata, il clacson di un’auto, il vento o il suono di una porta che si chiude, utilizzate ognuno di questi suoni o altri chi sentite per ricordarvi di entralieel qui e ora. Ascolta­te davvero, rimanendo presenti e vigili.

· Nell’arco dell’intera giornata, prendetevi qualche momento per portare l’attenzione al vostro respiro per almeno cinque respiri completi.

– Quando mangiate o bevete qualcosa, datevi il tempo di respira­re. Mettete consapevolezza nel vedere il cibo, sentirne i profumi, nell’assaporarlo, nel masticarlo e nell’inghiottirlo.

– Notate il vostro corpo mentre camminate o state in piedi.
Con­cedetevi un istante per prendere nota della vostra postura. Presta­te attenzione al contatto con il terreno sotto i piedi. Sentite l’aria sul viso, sulle braccia e sulle gambe mentre camminate. Vi state af­frettando per arrivare al momento successivo? Anche quando sie­te di fretta, state con la fretta; guardatevi dentro per verificare se state creandovi pressioni aggiuntive, dicendo a voi stessi tutte le cose che possono andare storte.

– Ascoltate e parlate con consapevolezza. Sapete ascoltare senza dover essere d’accordo o meno, senza pensare se vi piace o non vi piace quello che sentite, senza pianificare quello che direte quan­do è il vostro turno? Sapete dire semplicemente quello che dove­te dire senza esagerare o minimizzare? Riuscite a notare le vostre sensazioni fisiche e ciò che vi passa per la mente? Riuscite a nota­re ciò che il vostro tono di voce trasmette? Le vostre parole sono un miglioramento rispetto al silenzio?

·- Quando vi trovate ad aspettare in fila, utilizzate quel tempo per notare come state in piedi e respirate. Sentite il contatto dei piedi con il terreno e le sensazioni fisiche che provate. Portate
attenzio­ne all’addome che si dilata e si distende. Provate
impazienza?

– Siate consapevoli di eventuali punti di tensione nel corpo, nel­l’arco dell’intera giornata. Provate a respirarci dentro e, quando espirate, a lasciare andare eventuali eccessi di tensione. Siate con­sapevoli dell’eventuale tensione immagazzinata nel corpo. C’è tensione nel collo, nelle spalle, nell’addome, nelle mascelle o nella zo­na lombare? Imparate a conoscere i vostri schemi di avversione. Se possibile, praticate yoga o esercizi di allunga­mento una volta al giorno.

– Concentrate l’attenzione sulle vostre attività quotidiane, come la­vare i denti, pettinarsi, lavarsi o mettere le scarpe. Portate la con­sapevolezza in ogni attività.

·- Prima di andare a dormire la sera, concedetevi qualche minuto per portare la vostra attenzione al respiro per almeno cinque respiri completi.

Per David, operare nella modalità del “fare”significava confrontare lo stato in cui si trovava al lavoro con lo stato di consapevolezza, chiarezza e pace cui ane­lava, creando così un’ulteriore infelicità. Si rese conto che ciò che sperimentava era una sorta di brama, il desiderio incessante che le cose fossero diverse da com’erano. Divenne ripetutamente con­sapevole di quanto ciò lo rendesse infelice. Alla fine, sapeva non soltanto nella testa, ma anche nel profondo delle sue ossa, di crea­re da sé questa sofferenza. E a quell’intuizione si accompagnò una risposta compassionevole: perché non fare un favore a me stesso e lasciar perdere? Gli vennero in mente le parole “Non ho bisogno di essere felice”. Mentre diceva queste parole a se stesso, David si sentì pervaso da un meraviglioso senso di leggerezza come se all’improvviso gli fosse stato tolto un enorme peso che stava portando da troppo tem­po. E si sentì felice!

David continua a fare lo stesso lavoro. Ancora oggi, al lavoro non prova la stessa chiarezza e pace cui sa di poter accedere nel re­sto della sua vita, ma riesce ad affrontare la sua situazione lavorati­va con maggiore leggerezza. Come Peggy, è in grado di rispondere con maggiore gentilezza e compassione, di prendersi maggior cu­ra di sé in questa situazione difficile. Ora sa, nel profondo, della necessità di coltivare la consapevolezza, qui e ora. Ciò consentirà di fare l’esperienza di essere pienamente vivi, qui e ora, mentre ne abbiamo l’occasione.

– Amore dopo Amore –

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.

Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo lo.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore a se stesso, allo straniero che ti ha amato per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.

Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.

(DEREK WALCOTT7)

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