BUDDHISMO E COSCIENZA DI KRISHNA
16/11/2003
Per tutti coloro che si stiano chiedendo cosa c’entri la Coscienza di Krishna con il Buddhismo, la
risposta è: “nulla”. Quasi nulla. E’ meglio dire che è il Buddhismo ad essere in relazione con
Krishna.
Tanto per cominciare Buddha era indiano. Bisogna precisare pero’ che “Buddha” significa
“perfettamente risvegliato”, ed è una qualità che si può ottenere. Il “Buddha” di cui si parla è il
Buddha Shakyamuni, nato nel VI secolo a.c. a Kapilavastu, in India, al confine col Nepal. Il padre
era Suddhodana (nutrimento puro) e la madre Mayadevi (dea dell’illusione), la quale morì sette
giorni dopo aver partorito.
Alla nascita del giovane, il cui nome era Gautama Siddharta, un saggio di nome Asita profetizzò che
si sarebbe elevato a “Buddha”. Sommariamente l’evoluzione spirituale di Gautama Siddharta si svolge
a partire dai “quattro incontri”, ovvero lo scontro del ragazzo con le realtà della vecchiaia, della
malattia, della morte e della vita religiosa. Dopo ciò condusse una vita ascetica, rinunciando alla
moglie e al proprio figlio, sino al giorno dell “illuminazione”, in cui scoprì le sue vite passate,
la legge del Karma, la legge della “causalità” e le quattro nobili verità, ovvero :
1. DUKKHA. Tutto è dolore.
2. SAMUDAYA. La causa del dolore è il desiderio.
3. NIRODHA. Il rimedio al dolore è l’annullamento del desiderio.
4. MAGGA. La via per annullare il desiderio è quella di seguire l’ottuplice sentiero
(retta via, retta decisione, retto parlare, retto agire, retto sostentamento, retto sforzo, retta
concentrazione, retta meditazione)
Dopo questa sintetica presentazione del Buddha Shakyamuni, parliamo di come il Buddha si ispiri ai
Veda.
I Veda, e in particolare le Upanishad, trattano principalmente i principi del Brahman (assoluto),
l’Atman (essere individuale), Samsara (ciclo delle esistenze) e Karma (azione).
Questi temi sono tutti ripresi nel Buddhismo. Ovviamente questi temi sono sviluppati dal Buddhismo
in maniera differente dal Bramhanesimo. Ad esempio, nel Buddhismo, il tema della liberazione è
comprensione della identità tra Brahman e anima individuale, che invece per il Bramhanesimo
rappresenta solo una liberazione “di seconda scelta”, in quanto i diversi tipi di liberazione sono
cinque : fondersi nel brahmajyoti, la radiosità impersonale di Dio, ma che prevede anche la perdita
della propria identità personale. La seconda consiste nell’ottenere un corpo uguale a quello di Dio.
La terza significa vivere sullo stesso pianeta spirituale di Dio. La quarta consiste nel godere
delle stesse opulenze e qualità del Signore. La quinta equivale ad essere un eterno compagno del
Signore Supremo.
Dopo la morte del Buddha Shakyamuni vi furono numerosi scismi tra i suoi seguaci. Si formano le
correnti Hinayana (piccolo veicolo) e Mahayana (grande veicolo). Oggi invece le correnti più
imporanti sono quelle Theravada (dottrina degli anziani) – una versione della Hinayana – e Mahayana.
La dottrina Theravada si concentra sulla figura dell’ Arhat (essere perfetto) – una vita austera e
rigida che si conclude con l’estinzione totale nel Parinirvana – ,quella Mahayana invece si basa
sulla figura del Buddha, stato che si può raggiungere praticando la via del Bodhisattva, e con cui
si punta alla liberazione non tanto personale quanto a quello “di massa”, nel senso che lo scopo di
chi raggiunge questa qualifica è quella di salvare tutti gli esseri viventi, e in questo c’e’ una
somiglianza con lo scopo principale della Coscienza di Krishna e dell’ISKCON.
Secondo la corrente Mahayana il corpo del Buddha ha tre aspetti: il corpo terreno (Nirmanakaya),
quello celeste (Sambogakaya) e quello di ” verità assoluta ” (Dharmakaya).
I primi testi si compongono di tre “canestri” (Tipitaka), scritti in Pali (simile al sanscrito),
mentre i successivi Sutra (insegnamento del Buddha) e Sastra (commenti e trattati) sono in
sanscrito. L’uso del sanscrito può far pensare, oltre che all’uso di termini come “Sastra” e
“Sutra”, a quanto il Buddhismo abbia “preso” dai Veda.
L’universo Buddhista ha trentuno livelli riuniti in tre sfere: nella sfera dei sensi sono collocati
gli inferni, gli animali, gli spiriti, i Titani, gli esseri umani e gli Dei inferiori.
Nella sfera della pura forma (Rupavacara) vi sono gli Dei superiori, mentre nella sfera dell’assenza
di forma (Arupavacara) vi sono: lo spazio infinito, la coscienza infinita, il nulla, e lo stadio del
“ne’ percezione né non percezione”.
Quella del Buddha è una figura che ritorna nella Coscienza di Krishna come “avatara” di Krishna,
ovvero una delle sue apparizioni. Dio appare in questo mondo nella persona atea di Buddha per
professare la non violenza e il vegetarianesimo. E’ una specie di “inganno” fatto per convincere le
persone che non vogliono credere in Dio ad abbracciare almeno un comportamento sano.
Il passare da uno stadio all’altro in questo ciclo di rinascite (samsara) è stabilito dalla legge
del Karma fino al raggiungimento del Nirvana.
Le analogie tra Buddihismo e Coscienza di Krishna sono molte, come si può notare.
La differenza sostanziale è che il Buddhismo non postula l’esistenza di Dio, ma è fondamentalmente
atea, più che una religione può essere considerata una filosofia, per cui ciascun uomo da solo,
tramite meditazione e retto comportamento può elevarsi.
Per la Coscienza di Krishna invece tutto dipende oltre che dall’impegno individuale anche dalla
misericordia del Signore Supremo.
Inoltre il punto di “arrivo” dei buddhisti, il “Nirvana”, il raggiungimento del “Bramhan
impersonale” per la Coscienza di Krishna, è per quest’ultima solo una meta temporanea, non
auspicabile, in quanto reca in sé la possibilità di un ritorno. La vera liberazione per la
Coscienza di Krishna è quella di poter tornare nella propria forma originale, vedere Dio, non
ritornare più nel ciclo di morti e rinascite. Anche se, il puro devoto è quello che non desidera
nemmeno questo, ma desidera semplicemente essere, qualunque sia il mondo in cui rinascere e
qualunque corpo assuma, servitore di Krishna; il puro devoto è contento proprio della sua devozione.
tratto da www.gajendra.it
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