Buddismo e dieta vegetariana

pubblicato in: AltroBlog 0
Buddismo e dieta vegetariana

– di Radhika Abeysekera –

———————

Domanda:

«Io sono vegetariana. Spesso la gente mi domanda perché non mangio carne.
Puoi spiegarmi, per favore, che cosa ha detto il Buddha a proposito del
vegetarismo, in modo che possa spiegarmi meglio?»

———————

Se si studiano attentamente gli insegnamenti del Buddha risulta chiaro che
egli non chiese mai ai suoi seguaci di astenersi dalla carne. In dissenso su
questo e su altri punti, Devadatta, cugino del Buddha, provocò uno scisma
nella comunità. Una delle regole che Devadatta voleva aggiungere era proprio
che i monaci non dovessero mangiare carne. Il rifiuto del Buddha chiarì che,
in accordo coi suoi insegnamenti, mangiare carne già macellata, proveniente
da un animale che non sia stato macellato appositamente per la persona che
lo mangia, non può costituire un cattivo karma.

Per comprendere meglio la questione, bisogna considerare che la regola è
stata stilata per i monaci, che la carne non la comprano, ma la ricevono in
elemosina. In pratica, ricevono cibo già cucinato. I fedeli laici che donano
cibo ai monaci compiono in questo modo un’azione meritoria. Il monaco,
perciò, non può ostacolare la pratica della generosità rifiutando il cibo
che gli viene offerto, proprio come non deve manifestare gradimento né
sgradimento per ciò che gli viene donato con buon cuore. Accettando carne
nella ciotola, deve solo accertarsi che l’animale non sia stato macellato
appositamente per lui, nel qual caso deve rifiutare l’offerta di carne. Ma
una volta tornato al monastero dopo la questua, il monaco può evitare di
mangiare la carne se preferisce; ma come scelta personale, senza la pretesa
di farne una regola generale.

Com’è ovvio, in una società buddista ideale, in cui la gente comune
ottemperasse ai precetti di non uccidere e di non guadagnarsi da vivere con
mezzi che incrementino la sofferenza di altri esseri, non si potrebbe
trovare carne in vendita da nessuna parte. Perciò il vegetarismo sarebbe
obbligatorio anche senza essere espressamente prescritto.

Anche se non prescritta, comunque, l’astensione dalla carne è considerata
nel buddismo una cosa positiva se chi la pratica ha l’intenzione di salvare
la vita a un essere senziente. È chiaro che se una persona si astiene dal
mangiar carne per tutta una vita, un certo numero di animali non verranno
uccisi per lei. Così dall’astensione dal consumo di carne risulterebbe
automaticamente una riduzione delle macellazioni.

Secondo l’insegnamento del Buddha, la mente viene prima di tutto. Così, ogni
volta che ci si astiene dal mangiare un piatto di carne, si gode della
felicità che ne deriva pensando, con compassione, alla vita che sarebbe
stata sacrificata per dare carne da mangiare. Se si fa uso di questa
opportunità per approfondire la pratica della compassione e
dell’amorevolezza verso tutti gli esseri senzienti, allora si matura
pienamente il frutto del dono della vita che si fa tramite l’astensione
dalla carne.
Comunque, che gli altri capiscano oppure no, che siano d’accordo o meno, non
deve fare per te alcuna differenza. Continua ad assaporare la gioia che
deriva dalla compassione che provi astenendoti dalla carne. Allora otterrai
il pieno beneficio del tuo dono generoso, che è il dono della vita.

Basato su uno scritto di Radhika Abeysekera

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *