a cura di Vincent Gambino
Morfico è il Campo: Intervista a Rupert Sheldrake
«Io propongo una visione di Cause Formative, propongo che la Memoria sia inerente alla Natura, e che
la maggior parte delle così dette leggi della natura siano in realtà soltanto delle abitudini…».
Questa è una possibile presentazione di Rupert Sheldrake, un insolito ricercatore nel campo della
biologia. E’ inglese, e il suo curriculum è tra i più invidiabili; studente prima della Cambrige
University e del Clare College diventa capo ricercatore di biochimica della crescita delle piante,
dell’evoluzione e invecchiamento cellulare delle stesse. In seguito svolge delle ricerche
approfondite sulla flora delle foreste nel sudest asiatico (Botany Department of the University of
Malaya, Kuala Lumpur) e sulla possibilità di vita vegetativa nei terreni semi aridi…
Dopo anni d’indagine Rupert Sheldrake sviluppa, all’apparenza, interessi disparati. Studia non solo
l’evoluzione delle piante ma anche quella degli animali, le capacità “sottili” degli animali e
dell’uomo, quale la telepatia, e anche, in modo approfondito, la filosofia e le scienze
tradizionali, quali la teologia classica induista, che lo porteranno ad un drastico cambiamento
interiore e alla presa di coscienza dell’aspetto spirituale della vita. Che cosa possono avere in
comune per uno scienziato tutte queste cose? Per Rupert Sheldrake quel sottile filo rosso corre nei
Campi Morfici. I campi morfici differiscono dagli altri conosciuti per es. nella fisica: non sono di
natura elettromagnetica, non sono campi di possibilità quantistica, non riguardano l’insorgere di
particelle o simili. Sono qualcosa di più complesso, campi d’informazione sottostante allo sviluppo
e crescita di ogni cosa, campi che sottendono al perché della forma e disposizione delle cose, al
perché forme simili seppure mai identiche si ripetono in natura come ad esempio nei cristalli o
nelle piante…
I campi morfici di ogni sistema esercitano la loro influenza su sistemi successivi mediante un
processo chiamato risonanza morfica. Tuttavia questo non avviene solo all’interno di un sistema
definito, come può essere una pianta o il corpo di un animale. I campi morfici sono collegati tra
loro, e lo sono in un “tempo” al di fuori di quello lineare, un tempo della memoria presente che
porta con sé informazioni necessarie al disegno creativo delle cose. Per ogni più piccola ed
insignificante cosa, minerale, vegetale o animale, esiste un corrispondente campo che si relaziona
al resto dell’universo. Questi campi infatti esistono in una scala gerarchica, magari frattale.
Pensate al vostro corpo, ogni atomo del vostro corpo possiede un proprio campo morfogenetico, questo
è contenuto nel campo morfico della cellula che va a costituire quello dell’apparato corrispondente,
poi del corpo stesso e dell’individuo nella sua complessità. Tale campo influenza egualmente il
sistema umano e sociale in cui l’individuo vive, facente parte a sua volta di Gaia, del sistema
solare, della galassia e così via…
«La mia idea dei campi Morfici è quella di campi che, pur essendo estesi e non locali nei loro
effetti, sono comunque parte della mente individuale e collettiva, ma non possono essere equiparati
alla Mente Ultima Universale. I Campi Morfici non sono Dio…».
Nella sua visione olistica della vita e del creato dobbiamo forzatamente riconsiderare quello che
abbiamo potuto pensare riguardo alla coscienza, al tempo ed allo spazio ed alle leggi della natura
che pensavamo immutabili…
Scienza&Conoscenza: Ho appena terminato di leggere il suo libro, La Mente Estesa(ed Urra-Apogeo
2006). Lei suggerisce che la mente non nasce dal cervello, ma è bensì un qualche cosa di non
locale, o almeno di non confinato all’interno dei nostri corpi. E’ giusto?
Rupert Sheldrake: No, non esattamente. Non dico che si tratti di un qualcosa di non locale o non
confinato all’interno dei nostri corpi, questo ricorda di più il dualismo cartesiano.
Per diversi secoli abbiamo avuto due posizioni ben distinte. Quella del materialismo, in cui la
mente era il cervello, oppure il dualismo cartesiano, in cui la mente era vista come qualcosa di non
fisico, di non locale appunto, e che in qualche misterioso modo interagiva col corpo. Quello che
invece sto suggerendo, è che la mente sia composta da campi che compenetrano il cervello e si
estendono oltre esso, proprio come quanto accade nei magneti, o come accade nella terra.
Non suggerisco quindi che si tratti di non località, altrimenti non sarebbe da nessuna parte e
ricadremmo nel dualismo cartesiano. La mente è centrata nel cervello ma si estende ben oltre questo.
S&C Questi campi, che lei chiama Campi Morfici, potrebbero aiutarci a spiegare capacità insolite
della mente, quali la telepatia?
Nel suo libro c’è una vastissima documentazione a proposito. Cosa intende quando dice che la
telepatia è un fenomeno non così assente dalla vita di tutti giorni, ma parte integrante di diversi
avvenimenti quotidiani?
RS. Naturalmente le più semplici considerazioni e prese di coscienza sulla telepatia si hanno a
distanza. Mi riferisco ad esempio a quando stai pensando ad una persona che non vedi da anni o che
si trova lontana ed in quello stesso istante suona il telefono ed è lei che ti chiama. Questo è un
caso che si può definire di telepatia ordinaria. Accade anche in altre circostanze. Ad esempio è
molto sviluppata tra madre e figlio, sono molte le mamme che sentono i bisogni dei loro figli.
La distanza ci assicura che un certo avvenimento sia dovuto alla telepatia, e non ad altri tipi di
comunicazione. Ma se la telepatia funziona a grandi distanze, non c’è motivo di pensare che non
funzioni a breve distanza. Io credo che sia presente anche quando siamo vicini, in questo caso però
è più difficile discernerla da forme di comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo etc.
S&C Attualmente, con l’avanzare delle ricerche sul DNA, molte persone si stanno convincendo che i
segreti dell’essere umano, le capacità “esotiche” come la telepatia, saranno portati alla luce. Lei
ha un’opinione differente. Secondo lei ad esempio, la memoria è trasmessa attraverso le generazioni,
non soltanto tramite il DNA, ma anche tramite quella che lei chiama Risonanza Morfica. Che significa
e che cosa si attende dalle ricerche sul DNA? Non pensa che a un certo tipo di ricerca manchi una
visione più completa?
RS. Confermo. Penso che il DNA sia rozzamente sopravalutato. Sappiamo che cosa fa il DNA in realtà,
grazie alla biologia molecolare, codifica le sequenze di aminoacidi e proteine ed influenza anche la
sintesi di quest’ultime. Ha principalmente a che fare con la produzione di proteine. C’è un’abissale
distanza tra il comprendere il sistema di codificazione delle proteine e la comprensione del
funzionamento di un sistema vivente! I campi morfici sono essenziali per una visione olistica delle
cose.
S&C Ma esattamente che cosa sono i campi morfici? Da quel che ho letto nei suoi libri non sono campi
quantistici, non sono campi elettromagnetici, insomma non sono di facile comprensione. Sono fatti di
qualche cosa o sono puramente metafisici?
RS. Credo che ci sia una falsa dicotomia in questo. Sono fatti di qualche cosa o no? Se ti chiedessi
la stessa cosa riguardo al campo gravitazionale terrestre o ai campi elettromagnetici? Che
risponderesti? Nel diciannovesimo secolo ad esempio, pensavano che i campi elettromagnetici
dovessero essere fatti da qualche cosa, che chiamavano etere. Nel 1905, Einstein mostrò che il campo
elettromagnetico non dipendeva dall’etere, era semplicemente un campo, non costituito da alcuna
materia. Nella sua teoria della relatività generale Einstein ci mostra come il campo gravitazionale
universale sia semplicemente un campo, senza base materiale. E’ in realtà la materia ad essere
composta da campi, o meglio da energia all’interno di campi. Se i campi principali che si studiano
in fisica non sono composti di materia, questo li rende forse metafisici? Probabilmente no, in
quanto fanno parte della fisica. E’ un paradosso.
I campi morfici sono quindi “fisici”, differenti dagli altri campi che si conoscono nella fisica
contemporanea ma pur sempre fisici, in quanto parte della natura, non costituiti da alcuna materia.
S&C Il suo punto di vista è sensibilmente differente però da quello della maggior parte dei fisici
contemporanei, in quanto lei sostiene che le leggi della fisica non siano affatto delle Leggi, ma
piuttosto delle abitudini della natura, e quindi soggette ad evoluzione. Nella fisica classica si sa
che alcune leggi che funzionano nel macrocosmo non siano presenti nel micro e viceversa, ma comunque
sempre leggi rimangono. Qual è il suo pensiero a riguardo, può essere un po’ più chiaro?
RS. Certo. Vedi, fino al secolo scorso si credeva che il cosmo fosse un qualche cosa di eterno,
costituito da una quantità di energia e di materia immutabili e governato da leggi invariabili ed
anch’esse eterne. Quest’idea nella fisica proviene dal sistema platonico e pitagorico dell’antica
Grecia ed è semplicemente stata adottata dalla scienza moderna del diciassettesimo secolo e, da
allora, mai contestata. Tuttavia, a partire dagli anni ’60, abbiamo a che fare con il Big Bang e un
universo in evoluzione. Se tutto l’Universo sta evolvendo, allora che dire delle leggi eterne della
fisica? Quest’assunzione delle leggi eterne della fisica non è dovuta al fatto che i fisici ci hanno
ragionato su, è vero il contrario. Anche questa è un’abitudine che ci siamo trascinati dietro dalle
precedenti cosmologie. Se le leggi dell’Universo sono eterne, se quello che si dice è che esistevano
prima della nascita dell’universo e che esisteranno dopo la sua scomparsa, allora ci troviamo
davanti a pura Metafisica, perché non abbiamo modo di provarlo. Seconda ipotesi, le leggi della
fisica appaiono uniformemente e immediatamente al momento del Big Bang. Ancora una supposizione
molto difficile da provare. Chi potrà mai provare che queste leggi erano presenti quando l’Universo
non era più grande della capocchia di un ago a milioni di miliardi di gradi? Quello che suggerisco
invece, è che le leggi universali possano essere soggette a evoluzione come lo è del resto
l’Universo. Perché no? E’ sicuramente un punto da affrontare.
E poi l’idea di leggi è comunque sbagliata perché antropomorfa. E’ l’Uomo ad avere Leggi, io penso
che vadano descritte come Abitudini della Natura.
S&C Molto interessante. Mi porta alla mente l’antico sistema egiziano. Gli antichi Egizi avevano i
Neter, Divinità che rappresentavano le funzioni cosmiche. Tali funzioni apparivano nelle ere in cui
l’universo manifesto ne necessitava. Quindi, non vi era una stabilità immutabile nell’Universo,
tuttavia si seguiva un Disegno Cosciente. Lei pensa che vi sia una forma di coscienza che sottostà
all’evoluzione dell’universo o si tratta semplicemente di qualcosa di fatalistico o meccanico,
qualcosa che semplicemente accade?
RS. Quello che credo è che l’evoluzione dell’Universo sia un processo che riunisce in sé Abitudine e
Creatività. Se avessimo solo Abitudine, tutto si ripeterebbe ad infinitum, se avessimo solo
Creatività, niente potrebbe mai essere stabile. L’evoluzione è un gioco che bilancia le due cose.
Infatti, la visione odierna della fisica è quella di un universo drasticamente evolutivo, non
abbiamo niente di quello che c’era al momento del Big Bang, non c’era nessun atomo o cristallo o
pianeta o stella o galassia o vita. Qualsiasi cosa, fatta inclusione della chimica, si è evoluta nel
corso dell’evoluzione dell’Universo. Quindi c’è stata la costante presenza di Creatività nel corso
del tempo. Dal punto di vista scientifico si studiano le abitudini, perché è questo che fa la
scienza, misurare, studiare la ripetizione, la stabilità. La Creatività sarà sempre qualcosa che
sfugge alla ricerca scientifica. Non puoi fare studi sistematici sulla creatività. Nel momento in
cui qualcosa accade, la prima volta che accade, ci troviamo di fronte alla creatività, già dalla
seconda volta si tratta di ripetizione.
La Creatività elude la ricerca scientifica e lo farà sempre. Vedi, ci possono essere differenti
approcci al problema della creatività e tutte questi possono essere compatibili con l’idea della
risonanza morfica. Quale possa essere la teoria da te preferita dipende solo dalla tua posizione
metafisica.
Per un materialista tutto deve ridursi al concetto di possibilità, non può esserci alcuno spazio per
altre considerazioni. Da un punto di vista Olistico, come quello che io condivido, la Creatività può
essere ridotta alla possibilità, ma può anche essere influenzata da un più alto sistema di
organizzazione.
Per esempio, pensa alla creatività del Pianeta Terra, a Gaia, è contenuta all’interno di quella del
Sistema Solare e questi a sua volta nella Galassia e così via fino all’intero Universo. Per chi ha
fede, vi è una Fonte Divina di Creatività dietro a questa influenza cosmica, tuttavia, anche se
questo fosse vero, non penso che sia necessario vedere un intervento diretto di questa fonte dietro
ogni atto di creatività all’interno del Cosmo…
S&C Certo.
RS. …Quindi la mia teoria è compatibile con un sistema teologico quanto con quello materialistico.
Questo dipende dalle proprie convinzioni metafisiche, dalla Metafisica che è in sé più vasta della
Scienza.
S&C Recentemente ho intervistato Brian Josephson, che mi ha suggerito che forse l’evoluzione non è
affatto un processo che funziona dal passato verso il presente ma le informazioni necessarie
all’evoluzione potrebbero provenire dal futuro verso il presente, aiutandolo a formarsi. Che ne
pensa, ed in che modo questo potrebbe aiutarci a comprendere meglio Ripetizione e Creatività?
RS. Dipende ancora dal nostro sistema metafisico. Se sei materialista come abbiamo detto riduci
tutto alla pura possibilità. Se crediamo a forme di organizzazione più elevata, Creatività di Gaia,
Sistema Solare etc etc, e se questi sistemi fossero in realtà sistemi coscienti…
S&C Perdoni l’interruzione, ma non è lei che in una conferenza assieme a Terence Mc Kenna ha
suggerito che i sistemi elettromagnetici abbastanza complessi come quello del sole potrebbero essere
coscienti?
RS. Sì, certo, lo penso. E se un sistema come quello del Sole è cosciente, allora potrebbe avere
anche delle aspettative, degli scopi, ed in questo senso allora potremmo considerare un’influenza
dal futuro. Ma sarebbe un’ influenza simile a quella delle nostre menti, un’influenza proveniente
dai nostri futuri autocreati, o almeno dai nostri futuri virtuali. Noi creiamo dei futuri virtuali
in ogni istante in cui formuliamo un pensiero o ci formiamo un piano mentale. Quindi, se ci sia
un’influenza dal futuro o meno, è una domanda molto sottile e “metafisica”, in quanto tale influenza
si esplicherebbe non tanto in modo convenzionale, ma da un futuro virtuale. E’ un problema che non
può essere slegato dalla metafisica e dalla filosofia. La visione secondo cui l’Universo è modellato
dal futuro in realtà, è quello che sosteneva il mio amico T. Mc Kenna. Lui diceva che esiste un
“Attrattore Cosmico” per l’intero Universo, che tira letteralmente l’evoluzione verso uno scopo
finale.
In un certo senso questo ha un fondamento filosofico storico molto antico. Infatti Aristotele stesso
diceva che Dio è il Primo Motore, che muove l’Universo tirandolo, non spingendolo. Quindi tramite
attrazione verso un futuro.
S&C Beh, se guarda alla nostra tradizione esoterica occidentale e non solo, vediamo che il desiderio
e scopo di chi percorre un certo cammino è quello di riunirsi alla Fonte Divina, quindi questo
comporta un lavoro necessario per raggiungere un obbiettivo dal quale si è attratti
RS Sì, è vero. Tutti i nostri sistemi prevedono un’attrazione verso un possibile futuro, che siano
la tradizione Giudeo-Cristiana, piuttosto che nel secolarismo, il marxismo, l’illuminismo… Tutti
questi movimenti sono progressivi, nel senso che considerano la storia come mirante a un fine, anche
se non sanno magari esattamente verso quale fine.
S&C Nei suoi libri lei ci mostra una similarità molto curiosa tra il movimento che adottano le amebe
nell’ambiente ed il modo in cui i neuroni creano nuove connessioni sinaptiche. Lei suppone inoltre
che i Campi Morfici possano avere uno stesso tipo di “movimento”, ad esempio il campo morfico di un
individuo nel connettersi a quello di un altro individuo. La visione che mi è balzata davanti agli
occhi è quella di una Mente Unica. Come se noi fossimo “singoli neuroni”, facenti parte di una più
vasta mente unica. Questo ancora mi ha fatto pensare agli Animali. La parola Animale deriva da
Anima, gli antichi pensavano che animali della stessa specie avessero un’unica anima in comune. Da
che cosa proviene il senso di individualità umano? A cosa è dovuto il nostro personale senso del sè,
il senso di essere individui distinti e separati dal resto dell’umanità?
S. Questa è una bella domanda. Io penso che siamo connessi in realtà in due modi. Tramite una
Memoria Collettiva, e penso che ogni specie abbia una memoria collettiva, dovuta alla risonanza
morfica. Quindi non siamo solo collegati tra di noi e con il resto del creato, ma anche con i nostri
defunti, in quanto contributori della memoria collettiva. Qualcosa di simile a quello che Jung
chiamava il Subcosciente Collettivo…
S&C E che ne dice del suggerimento di Laszlo che identificherebbe il campo Morfico con l’Akasha?
RS. Potrebbe essere, ma non so esattamente che cosa sia l’Akasha, e penso che voler spiegare i
Campi Morfici in termini di Akasha potrebbe portarci a voler comprendere l’oscuro tramite il più
oscuro. Non so se il suggerimento di Laszlo in questo senso possa aiutare, di sicuro potrebbe
portare ad una comprensione maggiore della teologia indiana e questo potrebbe essere utile. Ma
tuttavia io preferisco parlare in termini di Campi Morfici e Risonanza Morfica.
Tornando alla sua domanda precedente, l’essere umano è collegato tramite memoria collettiva e
tramite risonanza con il suo ambiente, con il suo gruppo, la sua società…
Siamo connessi nel tempo e nello spazio alla natura e agli altri componenti della nostra specie. E
allora da dove proviene l’Individualità?
Beh, penso che i Campi Morfici siano campi di probabilità, in questo sensi simili ai campi di
probabilità quantistici. Tutto quello che è in natura, credo abbia un certo grado di libertà, anche
se il campo morfico determina a grandi linee la forma di ogni cosa. Questo non è vero solo per
l’uomo, gli animali o le piante, anche nel mondo dei cristalli osserviamo la stessa cosa. Ogni
fiocco di neve ha una simmetria esagonale, ma ogni fiocco di neve è unico in sé. E le foglie degli
alberi? Hanno tutte gli stessi geni, e campo morfico, ma se le osservi non ce n’è una uguale
all’altra, le loro venature, persino da un lato all’altro della foglia sono dissimili.
Quindi la parte causale dei campi morfici ha a che fare con l’aspetto delle probabilità ma lascia
ampio spazio all’individualità, persino nei cristalli.
S&C Lei ci invita a considerare la coscienza con raggio più ampio. Il sole potrebbe essere
cosciente, la galassia etc etc
Ci dice inoltre che la risonanza cosmica è legata strettamente al
grado di similarità tra le cose. Nei sistemi e teologie antiche si parlava di presenza solare
nell’uomo, legata allo spirito, e presenza lunare, plastica e passiva legata all’anima.
Lei crede che tramite il lavoro su sè stessi si possa entrare in contatto con queste forme di
coscienza superiori, come per esempio quella del Sole? So che è una strana domanda
S. In realtà è una domanda che non mi avevano mai fatto prima. Io penso che tutto il sistema solare
sia sotto l’influenza del Sole, come credo tutti sappiano; il suo campo elettromagnetico, la sua
influenza sull’evoluzione della vita sul pianeta. Quindi se il Sole è in realtà cosciente, la sua
coscienza pervade completamente tutto il sistema solare. La nostra coscienza, quella di Gaia, tutto
vive immerso nella coscienza del sole. In questo senso siamo strettamente connessi, anche se non
saprei spiegare esattamente in che modo. Non credo però che la Luna possa avere una coscienza
simile, in quanto è passiva, non viva come la terra, anche se tuttavia influenza la vita sulla
terra, le maree
tramite la sua gravitazione.
S&C Vorrei porle un’ultima domanda, che di solito non faccio mai. Lei ha descritto con grande enfasi
il suo cambiamento di pensiero e di fede, da ateo e razionalista ha scoperto la fede ed ha acquisito
una visione più spirituale delle cose. Lei pensa che ci sia uno scopo nell’Universo, e se sì in che
modo la scienza ci aiuta a rispondere a questa domanda, se lo fa?
RS. Certo, percepire che l’Universo abbia uno scopo, non è qualcosa che possiamo dimostrare,
riguarda la fede. Ma c’è anche chi ha fede nella scienza e nel fatto che possa spiegarci ogni cosa.
Personalmente io penso che la scienza sia troppo limitata, che ci mostri delle cose e che possa
aiutarci solamente a comprendere i fenomeni del mondo che ci circonda, non ci da vere risposte. Io
credo che ci sia uno scopo nell’Universo, nella nostra stessa vita. Penso che questo scopo abbia a
che fare con l’evoluzione della coscienza, la nostra coscienza deve evolversi dalla limitazione a
forme di coscienza sempre più ampie, e non credo ci sia solo una grande coscienza oltre alla nostra.
Credo che vi siano molti stadi di coscienza, dall’Uomo, alla Terra, al Sole ed il Sistema Solare
La
nostra evoluzione è una presa di coscienza in questo senso. In che modo ciò avvenga non mi è chiaro,
penso che tutte le tradizioni religiose puntino in questa direzione, ma ogni sistema umano è in
qualche modo limitato, proprio perché umano.
La teoria della risonanza, i campi morfici e successive estensioni
Secondo l’ipotesi di Sheldrake, i sistemi si manifestano in quanto tali perché sistemi analoghi si
erano organizzati allo stesso modo in passato. Nello specifico, le forme e il comportamento
caratteristici di tutti i sistemi chimici, fisici e biologici attualmente esistenti sono guidati e
plasmati da campi organizzativi che, come una mano invisibile, agiscono attraverso lo spazio e il
tempo. Sheldrake li chiama campi morfici o morfogenetici(dal greco morphe, forma, e genesis, messa
in essere). I campi morfici di ogni sistema esercitano la loro influenza sui sistemi successivi
mediante un processo chiamato risonanza morfica, una sorta di telecinesi. Per fare un esempio, si
può dire che il motivo per cui una cellula di una pianta diventa una cellula di foglia e non una di
radice è perché si sintonizza, per così dire, attraverso la risonanza morfica, con i campi
morfogenetici di tutte le foglie precedenti della stessa specie. Questo processo si determina per
tutti i sistemi riscontrabili in natura. Nel libro The Presence of the Past, Sheldrake avanza
l’ipotesi che tali campi di memoria (campi morfici o morfogenetici) non siano effettivamente
memorizzati nel cervello, ma piuttosto che possano essere memorizzati in un campo di informazioni al
quale si può accedere mediante il cervello. A questo campo il filosofo della scienza Ervin Laszlo ha
dato successivamente il nome di Akashico e Lynne McTaggart definendolo semplicemente Il Campo
afferma: «le nostre memorie non se ne stanno affatto sedute dentro la testa. I nostri cervelli
sono semplicemente il meccanismo di ricerca e lettura dell’ultimo supporto di memorizzazione – Il
Campo».
Rupert Sheldrake e la sua opera
E’ autore di numerosi saggi scientifici e di almeno dieci libri. E’ l’attuale Perrott-Warrick
Scholar e direttore del progetto con lo stesso nome, sostenuto dal Perrott-Warrick Fund,(Trinity
College, Cambridge), la più ampia fonte di sostentamento finanziario per le ricerche fisiche e
parapsicologiche in UK. E’ anche parte dell’Istituto di Scienze Noetiche, vicino a San Francisco,
inoltre è Direttore Accademico e Visiting Professor presso l’Istituto universitario nel Connecticut.
Il suo sito: www.sheldrake.org/homepage.html. Tra le sue opere tradotte in lingua italiana
spicca: La mente estesa, Ed. Apogeo, Collana Urra, 2006; I poteri straordinari degli animali.
Mondadori, Collana Oscar saggi, 2001; L’ ipotesi della causalità formativa Red Edizioni, Collana Le
radici del futuro, 1998; Sette esperimenti per cambiare il mondo Ed. Corbaccio, Collana Saggi, 1995;
La rinascita della natura Ed. Corbaccio, Collana La nuova scienza, 1994
Lascia un commento