Cellule della microglia: non solo “spazzine” cerebrali

pubblicato in: AltroBlog 0
Cellule della microglia: non solo “spazzine” cerebrali

11 aprile 2016

Le cellule della microglia, che formano il sistema immunitario del cervello, non si limitano a
eliminare le cellule cerebrali morte, ma regolano anche lo sviluppo di nuovi neuroni. La scoperta
potrebbe avere ricadute sulla messa a punto di nuove terapie per il Parkinson (red)

da lescienze.it

Il meccanismo fondamentale che permette di mantenere “pulito” il cervello evitando l’accumulo di
cellule morte è stato individuato da un gruppo di ricercatori del Salk Institute a La Jolla, in
California, che ne riferiscono in articolo su “Nature”. La scoperta potrebbe avere ricadute sulla
comprensione e la terapia della malattia di Parkinson.

In un cervello normale è molto difficile trovare anche una sola cellula morta, perché sono
riconosciute e liquidate in modo molto efficiente dalla microglia, il sistema immunitario cerebrale
costituito da un particolare tipo di macrofagi.

Vent’anni fa il laboratorio di Greg Lemke, che ha coordinato anche il nuovo studio, aveva scoperto
che per svolgere il loro compito di “spazzini”, i macrofagi del resto del corpo si affidano a un
particolare gruppo di recettori, detti recettori TAM, e in particolare ai recettori Mer e Axl, che
permettono di individuare ed eliminare i circa 100 miliardi di cellule che ogni giorno giungono alla
fine della loro vita.

Non era tuttavia noto se le cellule della microglia usassero lo stesso sistema. Lemke e colleghi
hanno così creato un ceppo di topi le cui cellule della microglia non esprimono i recettori Mer e
Axl.

I ricercatori hanno scoperto che l’assenza dei due recettori provocava un grande accumulo di cellule
morte nel cervello, ma non in modo uniforme, bensì solo in alcune piccole regioni dove si osserva il
persistere della neurogenesi, ossia la produzione di nuovi neuroni.

Non solo: hanno osservato anche un drastico aumento (del 70 per cento circa) di nuovi neuroni che
migravano nel bulbo olfattivo. Ciò significa che oltre a concorrere all’eliminazione delle cellule
morte, i recettori Mer e Axl hanno anche altre funzioni: quella di eliminare cellule che mostrano
qualche anomalia, ma sono vive, e quella di evitare un sovrappiù di neuroni nel cervello. Questo
processo non è una cosa negativa nel cervello sano, ma in un cervello infiammato o malato la
distruzione di cellule viventi può essere controproducente.

In una serie di esperimenti su topi che soffrono di un analogo della malattia di Parkinson è stato
infatto osservato che, come previsto, il recettore Axl era molto più attivo del normale, essendo
impegnato nella distruzione dei neuroni malati. La ripetizione di questi esperimenti su topi
parkinsoniani privi di Axl e Mer ha però riservato una sorpresa: invece di stare peggio degli altri
topi con Parkinson a causa della mancata eliminazione dei neuroni malati, stavano meglio, e sono
vissuti più a lungo.

L’eccesso di neuroni disfunzionali tipico della malattia – spiegano i ricercatori – induce
evidentemente un parallelo eccesso di attività di Axl e Mer, che provoca la distruzione di troppi
neuroni, finendo così per accelerare la malattia.

“Manipolando Axl e Mer – ha detto Lawrence Fourgeaud, coautore dello studio – siamo stati in grado
di modificare il decorso della malattia in un modello animale”, e si può quindi sperare che trovando
il modo di modulare farmacologicamente l’attività dei recettori TAM si riesca a definire un nuovo
approccio terapeutico alla malattia.

www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature17630.html

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *