Cercare la pace nel cuore, durante la meditazione

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Cercare la pace nel cuore, durante la meditazione

Tratto da:

SOGYAL RINPOCHE

MEDITAZIONE: Cos’è e come praticarla

Edizioni Amrita

Trovare la quiete del cuore

Quando leggete libri sulla meditazione, o anche quando la meditazione viene proposta da gruppi
diversi, si pone l’accento soprattutto sulle tecniche: in Occidente la gente è molto interessata
alla ‘tecnologia’ della meditazione. Però, non c’è dubbio che l’elemento più importante della
meditazione non è la tecnica, ma il modo di essere, lo spirito, che viene chiamato ‘postura’; una
postura non tanto fisica, quanto collegata all’atteggiamento mentale e la disposizione dell’animo.

E’ bene sottolineare che quando cominciate a praticare la meditazione, entrate in una dimensione
completamente diversa della realtà. Normalmente dedichiamo gran parte dei nostri sforzi a
raggiungere obiettivi, e ciò implica una lotta, mentre nella meditazione è esattamente il contrario:
è una rottura completa rispetto al nostro modo di agire, dal momento che si tratta di uno stato
privo di ambizioni, dove non esiste, nè consenso, nè rifiuto, né speranza, né paura.

La meditazione è semplicemente un modo di essere, di sciogliersi, come un pezzo di burro lasciato al
sole: non a nulla a che fare con quello che sapete, o meno al riguardo. In effetti, ogni volta che
praticate la meditazione, dovrebbe essere per voi qualcosa di nuovo, come se stesse accadendo per la
prima volta.

Limitatevi a starvene tranquillamente seduti, con il corpo immobile, senza parlare, con la mente
distesa, e permettete ai pensieri di andare e venire, senza consentire la formazione di attaccamenti
di alcun tipo.

Si tratta di un semplice processo di osservazione del respiro, sempre che abbiate bisogno come aiuto
di concentrarvi su qualcosa. Quando espirate, siate consapevoli del fatto che state espirando;
quando inspirate, siate consapevoli che state inspirando, senza ulteriori commenti, analisi, o
lavorii mentali. Questa semplicissima attenzione filtra i vostri pensieri e le emozioni e allora,
come liberandosi di una vecchia pelle, qualcosa sguscia fuori e si libera.

Di solito la gente tende a rilassare il corpo concentrandosi su diverse parti: il vero rilassamento,
però, viene, quando vi rilassate profondamente dall’interno, perchè solo allora ogni altra parte di
voi si rilasserà da sola, in maniera naturale, secondo la propria natura.

Meditazione significa, quindi, essere molto semplici e naturali, rilassare la mente senza imporle
nulla, e senza nemmeno cercare di essere calmi: non dovrebbe esserci nessuno sforzo deliberato per
di controllarla, e nessun tentativo di stare tranquillo in pace.

Comunque lo scopo fondamentale della postura è la creazione di nu ambiente ideale per la
meditazione, che aiuta la mente a raggiungere uno stato di maggior risveglio. C’è un detto famoso: “
se crei una condizione propizia nel corpo e nell’ambiente circostante, la meditazione e la
realizzazione si produrranno automaticamente.”

Se il vostro atteggiamento e la postura sono corretti, allora la meditazione sorgerà naturalmente.

La prima cosa da imparare nella meditazione è come ” spazzar via” il vostro vecchio ego nevrotico,
ed invece limitarvi tranquillamente ad ” essere “, a trovare la pace del cuore, tranquillità e
soddisfazione. A questo punto, all’inizio, la natura può essere di grande aiuto.

Per coloro che non sono abituati alla meditazione, o che hanno difficoltà nel praticarla, può essere
molto positivo servirsi della natura, per esempio: fissare il cielo, od ascoltare il rumore di una
cascata, e, se siete in città, passeggiare nel parco e guardare gli uccelli, od osservare le foglie
degli alberi mosse dal vento.

Distraetevi dalle vostre preoccupazioni con la vostra mente inquieta. Molti praticanti anche troppo
seri non sanno distrarsi nella meditazione, mentre un buon meditatore sa come deve prendere con
spirito la meditazione, perchè se uno non ci riesce, potrebbe finire con il rivelarsi più un
problema che un aiuto.

Nelle vostre prime esperienze di meditazione potreste provare una specie di impazienza: volete avere
subito dei risultati, ma c’è un detto molto saggio che afferma:

” affrettati pure, ma lentamente “.

Non lasciate spazio a troppe aspettative troppo immediate, continuate invece a perseverare nella
pratica, ma senza accanimento.

Agli inizi, quando meditate, i pensieri vi si accavallano nella mente, perfino più turbolenti di
prima: eppure, questo è un buon segno, in quanto, finalmente, avete preso coscienza dello stato
selvaggio che regna nella vostra mente, il Selvaggio West “.

Non è che i vostri pensieri siano più scatenati di prima, ma è che ora voi siete più calmi e questo
vi rende più consapevoli dell’agitazione dei vostri pensieri. E’ in questa fase che avete bisogno di
un buon senso dell’umorismo…. un serio senso dell’umorismo !

Non arrendetevi: qualsiasi pensiero si presenti, limitatevi a rimanere presenti, ad osservare il
respiro, anche in mezzo alla più grande confusione; dopo un po’ qualcosa si assesterà, e lentamente
calerà un senso di pace.

Nella meditazione ci viene ricordato di essere attenti e consapevoli: questo significa che qualsiasi
pensiero sorga, dovete consentirgli di fluire naturalmente, comportandovi come un vecchio saggio che
guarda giocare un bambino. Se state pensando, lasciate che i pensieri sorgano e si calmino, senza
alcun impedimento.

I pensieri sono come il vento: vanno e vengono, e se non ci pensate, non costituiscono un grosso
problema. L’atteggiamento fondamentale nella meditazione è consentire il flusso naturale di
pensieri, tenendo al tempo stesso la mente ” libera da altri pensieri che rincorrono i pensieri “.

Tendiamo a pensare che quando si medita non dovrebbero esserci pensieri, e quando nel corso della
nostra meditazione i pensieri si manifestano, ci convinciamo subito di aver sbagliato qualcosa.

In effetti non è così. Dovete capire che quando meditate i pensieri sono parte integrante del
processo meditativo; invece, la cosa importante è il vostro atteggiamento nei loro confronti.

Quando raggiungete lo stato meditativo, i pensieri smettono di infastidirvi e diventano come una
musica di sottofondo, dolce e gradevole. Se siete a vostro agio, le cose diventano meno difficili.

Per cominciare, centratevi in voi stessi, ed entrate in contatto con il vostro ” angolo di quiete “;
se rimanete così, gradualmente sboccerà la meditazione. Siate spaziosi, e permettete a tutti i
vostri pensieri ed alle emozioni di calmarsi: se seguirete queste indicazioni, in un secondo
momento, quando farete ricorso ad un metodo quale l’osservazione del respiro, la vostra attenzione
si focalizzarà con minore sforzo. Cercate di identificarvi concretamente con il respiro, invece di
limitarvi ad osservarlo.

Potete anche scegliere un oggetto, come un fiore, un’immagine di Buddha, od un suono di un mantra,
come elemento su cui focalizzarsi. Ma, al principio è meglio limitarsi ad essere spaziosi, a
consentire alla vostra natura simile al cielo di manifestarsi: pensate a voi stessi come se foste il
cielo che sorregge l’intero universo.

Quando vi sedete, lasciate che le cose si sistemino e permettete di dissolversi a tutto il vostro
ego disarmonico, con la sua mancanza di genuinità e di naturalezza, e da tutto questo emergerà il
vostro vero essere: sperimenterete un aspetto di voi stessi più genuino ed autentico, il ” vero “
sé.

Man mano che vi spingerete più a fondo, comincerete a scoprire la vostra fondamentale bontà ed a
collegarvi con essa: lo scopo fondamentale della meditazione è abituarsi a questo aspetto che avete
dimenticato, ed è per questo motivo che si dice che ” la meditazione non esiste, esiste l’abituarsi
“. Abituarsi a cosa ?

Alla vostra vera natura, la vostra natura di Buddha.

Questo è il motivo per cui nello Dzogchen, l’insegnamento ultimo e finale del Buddha, siamo
incoraggiati a ” riposare nello stato inalterato della natura della mente “; limitatevi a sedere
tranquilli, permettete a tutti i vostri pensieri e concetti di dissolversi nella purezza della
natura intrinseca della vostra mente. E’ come quando le nuvole si dissolvono, o la nebbia evapora,
per rivelare il cielo limpido ed il sole splendente con gioia. Quando tutto si dissolve in questo
modo, cominciate a sperimentare la vostra vera natura, ” viva “; allora ne divenite consapevoli, ed
in quel momento vi sentite realmente bene.

E’ qualcosa di diverso da ogni altra sensazione di benessere che possiate aver sperimentato in
precedenza; è una bontà vera e genuina, nella quale provate un senso profondo di pace, soddisfazione
e fiducia nei confronti della vostra vera natura.

Si parla spesso di essere ” buoni “, di evitare il male, e anche varie religioni parlano di morale
ed etica: eppure, il problema è che quando non siete collegati direttamente alla vostra sorgente
fondamentale di bontà, allora essere buoni è estremamente difficile, dal momento che il vostro cuore
non è completamente coinvolto; d’altra parte, quando voi siete in contatto con la vostra essenza
illuminata, il cuore di ‘bodhicitta’, allora qualsiasi cosa sorga è naturalmente buona.

Così la meditazione è la chiave fondamentale dell’etica.

Perciò il primo passo della meditazione è scoprire questa generosità, questa dolcezza nei confronti
di se stessi; in questa vita andiamo in cerca di un significato, formulando interrogativi come : “
Chi sono ? “, ma la vera risposta sta nella realizzazione della nostra vera natura. Quando
realizzerete che è inerente, allora vedrete che tutte le risposte saranno già presenti. Fino a quel
momento, per quanto a fondo possiate cercare, non troverete una risposta del tutto soddisfacente.

Nella pratica meditativa, quando riusciamo a pacificarci, a calmarci e a limitarci ad essere, allora
qualcosa si libera: la bontà, o la natura della mente. Lo scopo di una tecnica, come l’osservazione
del respiro, è essere di aiuto per questa liberazione: supponete di riuscire a raggiungere con
successo un livello di ” riposo nella natura della mente “, allora la tecnica diventa quasi
superflua; invece di meditarci sopra, il respiro diventa meditazione. Allora non c’è più così tanta
” meditazione ” da fare, ma è sufficiente essere nello stato non duale; vi adeguate al flusso
continuo della vostra pura consapevolezza della natura della mente, e, nel farlo, sviluppate il
vostro carattere e la vostra fiducia interiore.

E’ bene meditare quando vi sentite ispirati: le prime ore del mattino possono favorire una tale
ispirazione, poichè il momento migliore per la mente è al mattino presto, quando essa è più fresca e
calma ( il momento raccomandato tradizionalmente è prima dell’alba, ma va bene anche la sera ).

E’ molto meglio mettervi a sedere quando siete ispirati, dal momento che non solo sarà più semplice,
trovandovi in una condizione mentale più propizia per la meditazione; ma il vostro stesso esercizio
risulterà incoraggiante, aumentando di rimando la fiducia nella pratica, sicchè in seguito sarete
capaci di esercitarvi anche quando non sarete così ispirati.

Non c’è bisogno di meditare a lungo: rimanete tranquilli fino a quando sarete un po’ aperti, e
capaci di collegarvi con l’essenza del vostro cuore. Questo è il punto fondamentale.

La fase successiva è ‘l’integrazione’, ovvero la meditazione nell’azione. Una volta che la
consapevolezza è stata risvegliata dalla meditazione, la mente è calma e la percezione un po’ più
pura e coerente, allora qualsiasi cosa facciate, siete presenti, siete qui ed ora. Come ha detto un
famoso maestro Zen: ” Quando mangio, mangio; quando dormo, dormo “.

Qualsiasi cosa facciate, siete completamente presenti nell’azione: anche lavare i piatti, se fatto
consapevolmente, può essere un’azione energizzante, liberatoria e purificatrice. Siete più in pace,
così siete più ” voi “.

Ogni volta che farete qualcosa, sarete più in sintonia. Man mano che si dissolverà la preoccupazione
per voi stessi, vi ritroverete ad essere più in sintonia con l’aspetto compassionevole del vostro “
se”: se non interrompete tale sensazione e fluite con essa nella vita, facendo qualsiasi cosa con
comprensione ed abilità appropriata.

Uno dei punti essenziali del viaggio spirituale è perseverare nel percorrere il sentiero. Anche se
la nostra meditazione può essere buona un giorno e non altrettanto buona il giorno seguente, come un
mutevole scenario, ciò che conta non sono le esperienze, buone o cattive, ma piuttosto il fatto che,
quando perseverate, è la pratica stessa a cancellarvi, e questo attraverso le esperienze ( pratiche
) sia belle che brutte, dal momento che non sono altro che esperienze, così come il tempo può essere
bello o brutto, ma il cielo in sè rimane sempre immutabile.

Se perseverate ed avete un tale atteggiamento spazioso come il cielo, senza lasciarvi turbare da
emozioni ed esperienze, allora svilupperete la stabilità, e la vera profondità della meditazione si
farà sentire. Vi accorgerete che, gradualmente e quasi inosservato, il vostro atteggiamento inzierà
a cambiare. Non avrete la stessa presa di prima sulle cose, nè vi attaccherete così tanto ad esse,
ed anche se di tanto in tanto si verificheranno crisi, potrete affrontarle un po’ meglio, con
maggior umorismo e facilità. Sarete perfino capaci di ridere un po’ delle vostre difficoltà, dal
momento che ci sarà più spazio tra voi e loro; sarete più liberi da voi stessi.

Le cose diventeranno meno solide, leggermente ridicole, ed il vostro cuore si alleggerirà.

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