Certe cose le avete conosciute solo dopo la prima incarnazione

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Certe cose le avete conosciute solo dopo la prima incarnazione

da Gruppo Sarmong

(parte seconda)

– Le iniziazioni sono delle cerimonie assai semplici

Le iniziazioni non si svolgono mai con grandi cerimoniali, certo
alcune volte devono seguire un rituale speciale, vuoi perchè
l’iniziando è un soggetto delicato, oppure perché ha ancora delle
difficoltà ad integrarsi ed è necessario creargli intorno un ambiente
che gli dia sicurezza.

E’ anche necessario che voi sappiate che durante l’iniziazione un
discepolo non riceve alcuna energia da parte del Maestro, e fintanto
che questo fatto non vi sarà chiaro non potrete comprendere né la vera
funzione del Maestro, né la natura dell’iniziazione. Il Maestro,
infatti, serve soltanto come un canale intermediario per una
determinata energia; energia che può giungere da Colui che chiamiamo
“Re del Mondo, il Grande Iniziatore, il Padre degli Uomini”, oppure
dal Sole o da un’altra costellazione.

Questo è il motivo per cui è giusto che la cerimonia sia condotta in
modo da garantire un minimo di sicurezza al discepolo che deve essere
iniziato ed a coloro che vi partecipano, siano essi i Maestri o gli
assistenti. Tutti costoro rappresentano infatti, per il discepolo, una
presenza in grado di garantir¬gli una certa tranquillità d’animo.

Quando il Maestro chiama l’energia necessaria all’iniziazione, essa
arriva impetuosa, abbondante e ge¬nerosa, proprio nel punto in cui è
stata chiamata. Comunque il discepolo ne assorbirà quel tanto che gli
serve per diventare un iniziato mentre la parte restante inutilizzata
verrà “tamponata” dai Maestri e dai grandi Iniziati che lo assistono
durante l’investitura. L’energia, infatti è unica ed indivisibile ed
ognuno di noi può prendersene soltanto la “quantità” che è in grado di
ricevere senza correre alcun rischio.

Quello che cerco di spiegarvi è che esiste una sola energia per poter
essere iniziati ed essere riconosciuti non più come “corpi” bensì come
“anime viventi” ed iniziare ad esistere cosmicamente parlando; c’è una
sola ed unica energia: l’energia dello Spirito Santo. Dal punto di
vista eterico, astrale e mentale, noi siamo come bambini e perciò
dobbiamo “assorbire” l’energia dello Spirito Santo a piccole dosi. Nel
tempo, poi, arriveremo ad assorbirla tutta e questo segnerà l’inizio
della nostra vita divina.

Questa energia va assorbita a piccole dosi, potremmo dire che il
discepolo, così come un bimbo fa con il cibo, la deve prendere a
piccoli morsi, inghiottirla e digerirla, per fare in modo che il suo
stomaco, pian, piano, diventi più grande e ne possa digerire ancora di
più. Il discepolo, così facendo, potrà, all’iniziazione successiva,
ricevere ancor più energia e, proseguendo in questo modo, arriverà un
giorno in cui potrà ricevere in tutta l’interezza l’energia cosmica
dello Spirito Santo. Quando il discepolo rie¬sce ad integrare ed
integrarsi nell’energia cosmica inizia una nuova vita: “la Vita
Divina”.

– Quali sono le altre cose da fare per sviluppare l’intuizione? –

Per sviluppare l’intuizione, e lo vogliamo precisare ancora una volta,
è necessario sviluppare la costanza e la perseveranza. Nessuno può
dirsi “discepolo”, o rivendicare questo titolo, se non può anche
dimostrare con i fatti che possiede la persistenza e la costanza
sufficienti a compiere un lavoro fino in fondo. Se non possiede tali
qualità potrà affermare di essere “un allievo”, oppure “un allievo in
prova”, ma non certo di essere un discepolo accettato.

– Prima viene il lavoro, poi si potrà incontrare il Maestro –

Soltanto un discepolo può essere incaricato di effettuare dei lavori
di grande responsabilità perché è arrivato a “vivere” nell’aura del
suo Maestro. Chi non è ancora un discepolo si trova nella condizione
di “allievo in prova” e, non essendo ancora pronto per determinati
lavori, non è neppure ammesso nell’aura del Maestro. In questo stadio
preliminare si può certamente contattare l’aura di un altro discepolo,
ma non certo divenire pupilli di un Maestro.

Un allievo in prova non può neppure sperare di diventare un discepolo
prima ancora di incontrare il Maestro, e meno ancora sperare
nell’iniziazione. Questi sono traguardi a cui si può aspirare soltanto
coltivando le qualità necessarie. Tutto questo è molto logico ma,
tuttavia, non rientra nella logica degli uomini che, prima vogliono
incontrare il Maestro, e poi sviluppare le qualità necessarie. Essi
credono infatti che avendo incontrato il Maestro tutte le cose
diventeranno automaticamente più facili, perché sarà il Maestro stesso
ad indicar loro quello che devono fare, quello che devono credere,
quali sono le idee migliori, quali dogmi accettare, e così di seguito.

– Un Maestro non dirà mai cosa fare e cosa non fare –

Proprio a favore del cammino evolutivo individuale un Maestro non dirà
mai queste cose, spetta al discepolo sviluppare in sé stesso le doti
dell’osservazione, della valutazione e del discernimento.

Se cercate il Maestro sperando che vi renda più semplice il cammino
evolutivo, che vi dica cosa pensare, cosa mangiare, come vestirvi o
quando meditare, seguite soltanto dei sogni e delle utopie; il Maestro
non vi dirà mai queste cose. Vi potrà dare delle ispirazioni che
serviranno a motivarvi verso un certo tipo di lavoro ma dovrete essere
voi stessi a compiere il lavoro con lo sforzo e la re¬sponsabilità
necessarie per portarlo avanti sino al suo compimento.

Un Maestro non dà mai neppure degli ordini, Egli offre dei semplici
suggerimenti ed aiuta nel contempo a risvegliare la buona volontà del
discepolo; tutto questo non ha niente a che vedere con la fede cieca o
l’ubbidienza assoluta. E’ sempre il discepolo che deve stabilire le
linee da seguire per portare avanti il suo lavoro e provvedere a tutto
ciò che può essere utile affinché possa essere fatto nel modo
migliore.

Se il discepolo è realmente animato da buona volontà saprà anche
trovare un tempo adatto per la meditazione nonché la determinazione
necessaria per lavorare senza che nessuno glielo ordini. Questa
determinazione gli verrà proprio dall’intuizione che, ormai
risvegliata, gli permetterà di fare proprio il lavoro che il Maestro
si augurava e progettava per lui.

– L’importanza della buona volontà –

Affinché l’intuizione riceva ed accetti il pensiero del Maestro
bisogna che la buona volontà sia ben risvegliata; se la buona volontà
non lo è sufficentemente il discepolo non riuscirà a ricevere il
pensiero del Maestro. E se dovesse accadere che la buona volontà si
fosse assopita sarebbe il discepolo stesso a doverla risvegliare; il
Maestro di sicuro non lo aiuterà.

L’ispirazione è come “una voce sottile” che viaggia nell’etere e si
muove dal Maestro al discepolo. Il compito di un Maestro è quello di
offrire delle buone ispirazioni a tutti i suoi discepoli che si
trovano sparpagliati sulla faccia della Terra. Egli, mai e in nessun
modo, si prenderà la responsabilità su come questi allieve
interpreteranno i suoi suggerimenti.

E’ un comportamento infantile credere, da parte del discepolo, che i
Maestri non abbiano nient’altro da fare che discutere dei problemi
degli uomini con gli uomini stessi. Il Maestro vive una vita
indipendente in rapporto ai discepoli, Egli passa del tempo in
meditazione e più ancora della medita¬zione passa il suo tempo a
compiere il proprio lavoro nei mondi invisibili. Si comprende con
questo come Egli non abbia né il tempo, né il desiderio, per
presentarsi sorridente ai suoi discepoli e dir loro cosa fare, quando
farla e come farla.

– Come giunge l’ispirazione –

Ora, vi spiegherò come giunga l’ispirazione, in modo tecnico. Il
Maestro, pur vivendo una vita in¬dipendente in rapporto ai suoi
discepoli, quando li accoglie nella sua aura, conosce già ciò che è
necessario ad ognuno di essi e, regolarmente, ad ogni luna piena,
invia a ciascuno di loro un programma di ispirazioni.

In questi momenti il Maestro pensa profondamente ad ogni suo discepolo
e proietta nella sua aura tutto il programma di lavoro che dovrebbe
svolgere. Questa relazione discepolo/Maestro può protrarsi per molto
tempo ed è perciò auspicabile che ogni aspirante abbia una conoscenza
più profonda del pensiero del Maestro.
In questo modo il discepolo viene ispirato su cosa dovrebbe fare di
anno in anno e di vita in vita. Se avete ben capito questo meccanismo,
sarete anche in grado di comprendere quanto sia importante che ad ogni
luna piena, quando il Maestro invia le ispirazioni che dovranno
motivare il futuro la¬voro da fare, i discepoli abbiano sviluppato
l’intuizione necessaria per ricevere il messaggio e metterlo a frutto.

– Diventare discepoli è una grande responsabilità –

Diventare discepoli è una grande responsabilità; responsabilità
condivisa dall’Ashram (Scuola spi¬rituale) di cui il discepolo è
entrato a far parte. Immaginate un discepolo che sia stato accettato
in una confraternita, in un Ashram ove si coltivino le qualità
dell’Amore oppure della Forza.

Il discepolo, come nuovo confratello, potrà fare l’uso che crede
dell’energia ricevuta dall’Ashram; potrà fare quello che vuole; potrà
deviare l’energia a suo profitto e diventare molto orgoglioso; potrà
fare magia grigia o magia nera. Potrà anche in un sol colpo rinnegare
tutto e poi acquistare una forte perso¬nalità che gli assicurerà un
carattere deciso e diventare un grande finanziere o un politico, senza
moralità né amore.

Un Ashram si può paragonare ad un grande cuore palpitante, composto da
decine e decine di individui arrivati ad una maturità sufficiente per
essere motivati soltanto verso opere di bene. Eppure questo non
assicura che il nuovo discepolo segua sempre delle linee di pensiero
simili a quelle dei suoi confratelli. Per questa ragione, se qualcuno
utilizza male l’energia che gli è stata data, l’Ashram stesso si
ritrova con queste negatività segnate nel proprio Karma (destino).

Proprio per poter controbilanciare questi effetti negativi l’Ashram,
periodicamente, si incarica di of¬frire al mondo qualcosa di buono, ed
invia tra gli uomini uno dei suoi confratelli che abbia intenzioni
migliori del precedente; un confratello che farà del bene con
l’energia che potrà attingere dall’Ashram stesso e ristabilirà con
questa l’equilibrio originario.

Bisogna dunque che tutti conoscano la realtà di questi conflitti tra
le buone e le cattive intenzioni e quindi chiedersi, prima di diventar
parte di una confraternita, se si è disposti a seguire fino in fondo
le regole della medesima. Ed è proprio nella misura in cui gli
individui ignorano questa relazione di responsabilità che il Maestro
resta distante, non soltanto dagli aspiranti ma anche da certi
discepoli.

Comunque anche gli uomini che hanno un cuore e delle intenzioni non
completamente pure potranno essere accolti in un Ashram, condividerne
la vita ed eventualmente ottenere alcune iniziazioni minori.

E’ necessario che tutti siano consapevoli della realtà di queste cose
prima di gridare “Voglio un Maestro, voglio essere iniziato!”. Anziché
chiedere per un Maestro bisognerebbe porsi la seguente domanda: “Sono
veramente convinto di voler assolutamente rispettare le “regole del
gioco”, tutte le regole dell’Ashram? Me la sento di utilizzare
l’energia ricevuta per compiere solo del bene senza che un altro debba
poi fare un duro lavoro per equilibrare i danni che ho fatto con le
mie azioni?”.
Talvolta qualcuno viene accettato nell’Ashram anche se il suo cuore e
le sue intenzioni non sono perfettamente puri. Questo viene fatto
perchè è bene dare la possibilità di una vita superiore anche a
rischio di generare dei problemi all’Ashram stesso. A volte sono anche
offerte delle iniziazioni minori ad “allievi in prova” che hanno
dimostrato di meritarsele.

Però, per poter proseguire sul sentiero delle iniziazioni, e della
conoscenza, un allievo deve mostrare una reale purezza di intenzioni e
di sentimenti. Solo così potrà veramente diventare “figlio adottivo”
di un Maestro, anche se avrà ancora molto lavoro da compiere per
realizzarsi completamente. E’ ovvio che in questo caso il Maestro non
potrà fare completo affidamento sul suo disce¬polo perché questi è
ancora soggetto ad un velo di ignoranza che lo può portare a sbagliare
in de¬terminate occasioni.

Comunque, anche se il Maestro non ha ancora finito di “sgomberare il
campo” da eventuali problemi, non vi è più il pericolo che nascano
delle intenzioni molto cattive, si tratta soltanto di un velo
d’ignoranza che ancora affligge il discepolo oppure del fatto che non
conosce bene l’utilizzo di determinate energie. Tutto questo non
comporta una responsabilità del Maestro, è invece una responsabilità
propria del discepolo e non può certamente danneggiare una gran parte
di umanità.

– Quali sono le altre cose da fare per sviluppare l’intuizione? –

E’ necessario essere consapevoli della responsabilità che comporta una
relazione tra discepolo e Maestro, essergli riconoscenti, rispettare
la sua parola, i suoi consigli ed anche la vostra stessa natura. Così
facendo, se sentirete venir meno la voglia di compiere questa o
quell’altra attività, vi sforzerete di por¬tarla a termine perchè
avete preso un impegno con il vostro Maestro.

Questa è la strada su cui un aspirante può proseguire senza pericoli
sul sentiero del lavoro e del servizio; una strada difficile ma sicura
e, nel caso di sconforto o stanchezza, la buona volontà, motivata
dall’ispirazione ricevuta dal Maestro, fornirà al discepolo l’energia
necessaria per proseguire.

In seguito il Maestro donerà al discepolo parte della sua sostanza
aurica, parte delle sue cellule eteriche; questi atomi eterici,
verranno infatti immessi nell’aura del discepolo, e saranno proprio
questi atomi eterici che poco a poco lo polarizzeranno verso una
maggiore forza di volontà, una più grande capacità di sforzo e lo
aiuteranno mostrandogli come agire per procedere nel cammino
spirituale. Questa è la ragione per cui è necessario che entrambi
appartengano allo stesso Raggio, allo stesso tipo di energia, alla
stessa onda evolutiva. In tale occasione il Maestro irradierà sul
discepolo il più alto ideale che egli stesso abbia raggiunto e questi
lo integrerà nei suoi pensieri.

– Il discepolo resta sempre libero nella sua identità –

Il Maestro trasmette la sua energia al discepolo così come un padre
trasmette i suoi geni o le sue acquiùsizioni culturali ai proprio
figli. Questa trasmissione è il primo passo per un lavoro di
assimilazione che compete al discepolo; questa assimilazione,
comunque, la dovrà fare mantenendo la sua identità. Tutto questo,
infatti, non significa plagio. Il discepolo avrà sempre la libertà di
interpretare e vivere a modo suo ciò che il Maestro gli dona come
modello per impostare la sua vita.
Succede come se al discepolo fosse indicata una stella luminosa che
lui potrà seguire, oppure no, al fine di proseguire nel suo cammino.
Il simbolo di un Maestro è infatti una stella; stella che a sua volta
rappresenta la casa di Dio.

Le ispirazioni che verranno ricevute dal discepolo non potranno mai
essere tali da “programmarlo” ad agire come un automa o un burattino,
al contrario gli offrono le indicazioni sul come seguire la strada
migliore per evolversi spiritualmente. Tali istruzioni potranno essere
utilizzate in piena libertà usufruendo delle cognizioni e delle
esperienze che ha accumulato nel corso degli anni.

Tutti noi dobbiamo lavorare per raggiungere questa meta; una meta
rappresentata da un mondo divino dove non troveremo più le cose con le
caratteristiche conosciute attualmente. In questo mondo divino non
troveremo più l’egoismo, l’emotività, il dolore, la fame, il caldo e
il freddo, il materialismo e tutte le altre cose che finora abbiamo
considerato parte della normalità.

Quando le qualità di cui abbiamo parlato saranno state sviluppate in
modo sufficiente tutto quello che il discepolo attende con ansia,
ovvero: comunione, comunicazione, intuizione, ispirazioni ed
apparizioni, faranno parte della vita quotidiana. Tutte queste cose
avranno luogo naturalmente, per¬chè il discepolo, pur continuando a
vivere in una forma umana, potrà anche usufruire delle qualità offerte
dalla vita di¬vina e fare così delle esperienze che prima erano
soltanto oggetto della sua immaginazione.

– Certe cose le avete conosciute solo dopo la prima incarnazione –

Vi sono delle cose che voi conoscete assai bene, ad esempio, le
emozioni, l’ego, il corpo fisico, la fame, il caldo, il freddo, il
piacere, il malumore. Comunque, prima che voi nasceste per la prima
volta in un corpo di carne, non potevate usufruire delle sensazioni
offerte dai cinque sensi; non sapevate affatto che cosa fossero il
caldo, il freddo e la fame. Ma una volta che vi siete incarnati sulla
Terra tutte queste cose diventano reali.

Lo stesso accade a chi vive in modo materiale, per lui è assai
difficile concepire i fenomeni che contraddistinguono la vita
spirituale. Al contrario, se coltivate le qualità proprie del mondo
spirituale, arriverà un momento in cui sarete completamente liberi dai
vincoli di questa vita terrena e ciò che ora è solo immaginazione
potrà diventare realtà.

Perciò, siate perseveranti nel giusto cammino, non rammaricatevi mai
pensando di esser stati ab¬bandonati dai Maestri, oppure per non aver
ancora “ricevuto la grazia” o di non conoscere una guida spirituale.

– E’ necessario stabilire un “collegamento ” con i mondi spirituali –

Se vi sentite ancora immersi nel mondo materiale è soltanto perché non
avete coltivato il “collegamento” con il mondo spirituale; cercate
pertanto di lavorare per creare questo collegamento. E’ sufficiente
aprire la Bibbia, e leggerla con umiltà e semplicità, per poter
conoscere tutto ciò che vi necessità per fare questo “collegamento”.
E’ sufficiente non giudicare, essere buoni, sinceri e fidati, e così
via. La lista è lunga, però, semplice da comprendere e seguire. Fate
queste cose e vedrete che un bel momento vi ritroverete a vivere
quella vita che ora potete soltanto supporre nella vostra
immaginazione.

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