CERVELLO E MUSICA

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CERVELLO E MUSICA

di Paolo Manzelli

La musica ha effetto sulla memoria e può rafforzare le capacita di espressione. Il cervello è un
sofisticato sistema di apprendimento; infatti esso dalle vibrazioni esterne elabora i suoni veri e
propri; e ciò vale quindi sia per la parola, che per un suono, che per la musica prodotta da
strumenti musicali. Fuori di noi non ci sono suoni o rumori, perché essi sono una risposta
cerebrale, a determinate vibrazioni del mondo esterno.
Le dinamiche di interazione tra vibrazioni del mondo esterno e cervello passano attraverso processi
di integrazione di aree cerebrali specifiche, che correlano le emozioni ed i significati alle
complesse strutture cerebrali di produzione delle sensazioni sonore.

La Tomografia ad Emissione di Positroni (PET), permette di misurare e registrare l’attività di un
cervello umano in risposta ad uno stimolo. La PET è infatti in grado di farci osservare piccole
variazioni di flusso di sangue nelle diverse aree cerebrali. Un aumento di flusso sanguigno in una
specifica zona del cervello corrisponde un aumento dell’attività cerebrale di quella zona.
Da queste limitate informazioni in particolare si può osservare che a partire dalle aree temporali
di ricezione delle vibrazioni sonore un essenziale punto di snodo della informazione generata da
differenti tipologie di vibrazioni e le zone talamiche responsabili dell’attivazione di stati
emotivi, è situato nella zona immediatamente sottostante al lobo frontale dell’acumen; un diverso
smistamento di informazione avviene per procedimenti di integrazione che raggiungono l’area di
Wernicke collocata circa al centro dell’emisfero superiore sinistro del cervello; area quest’ultima
deputata alla interpretazione cognitiva dei suoni.

Dato che le vibrazioni esterne passano debolmente anche attraverso il corpo, anche il cervello delle
persone non udenti riesce a percepire la musica, cosi come il bambino, ancora nella pancia materna,
inizia ad apprendere come produrre dalle vibrazioni esterne la sensazione interiore del suono e
riconoscerne il timbro, il tono e la frequenza.
È pertanto comprensibile che l’esercizio musicale sviluppi aree di integrazione specifiche del
cervello; quella relativa a udire per interpretare e cioè a distinguere i suoni come fenomeno
cognitivo, l’altra relativa al sentire percettivo che si colloca soprattutto nella attivazione delle
funzioni emotive.
Quindi il fatto che l’esercizio musicale sia utilizzato per migliorare anche le capacità cognitive
generali è possibile ed utile, poiché le aree corticali uditive e sensoriali realizzano uno sviluppo
di apprendimento maggiore rispetto a chi non si occupa di musica.

Una varietà di studi recenti che si è focalizzata sulla neurologia della musica, del rumore, della
parola nonché sulle soglie dell’udito, ha avuto un recente sviluppo e, traendo conoscenza da essa, è
importante rammentare che le note e le scale musicali vengono mediate primariamente dall’emisfero
sinistro (area di Wernicke) e le melodie dall’emisfero destro del cervello.
Certamente per attuare strategie capaci di ascoltare la musica, con un coinvolgimento globale del
nostro sistema nervoso cognitivo e delle funzioni emotive a questo connesse è necessario fare
attenzione ai risultati che ogni individuo può ottenere da differenti metodologie di apprendimento.

Infatti la musica può esasperare comportamenti di socializzazione di massa, interagendo direttamente
con i complessi fenomeni bio-chimici che correlano il corpo con zone talamiche del cervello che sono
alla base delle emozioni; quest’ultime diversamente dalle attività cognitive sono meno regolabili
dalla ragione e pertanto meno coscienti.
Certamente ognuno di noi potrà provare come aumenti l’aggressività e quindi la forza durante
l’ascolto della “Cavalleria Rusticana”, rispetto a quando si ascolta una “Ninna Nanna”; pertanto è
possibile capire come gli effetti subliminali agiscano indipendentemente dal nostro volere cosciente
e come essi nelle ripetitività possano divenire condizionanti per effetto di una pressante
continuità di ascolto della musica.
Viceversa la musica può anche essere utilizzata con “effetto terapeutico”; le differenze dei due
emisferi cerebrali nella elaborazione dei suoni possono generare particolari ricadute terapeutiche
in soggetti con difficoltà di comunicazione, qualora si esercitino opportunamente i processi di
integrazione cerebrale che correlano emozioni sonore all’attenzione della significazione dei suoni
favorendo in tal modo un buon ascolto della musica.

BIBLIONLINE

www.apa.org/journals/neu.html

Area di Musicofila nel cervello:
www.newton.rcs.it/PrimoPiano/
News/2002/12_Dicembre/23/Musica.shtml

Suono, Musica e Cervello:
www.marcostefanelli.com/subliminale/mantrasuono.htm

Musica = Gioia:
www.cronologia.it/storia/tabello/tabe1618.htm

Musicoterapica:
www.rudolfsteiner.it/articoli/terapart4.htm
digilander.libero.it/amadeux/subliminale/musicoterapia.htm

Appunti di neuro-linguistica:
www.edscuola.it/archivio/lre/neurolinguistica.html

da www.neuroscienze.net/index.asp?cat=idart&arid=373

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