Cervello morto e cuore battente oppure…

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Cervello morto e cuore battente oppure…

cervello vivo e cuore non battente. Importante è espiantare.

17 ottobre 2015

Finora il prelievo di organi è stato praticato esclusivamente su persona in cosiddetta “morte
cerebrale” a cuore battente (standard neurologico). Ma le opposizioni crescono, la disponibilità
degli organi diminuisce, e i trapiantisti da qualche tempo hanno cominciato ad espiantare reni e
fegato da pazienti in arresto cardiaco senza patologie cerebrali. Sono pazienti che sulla base di un
giudizio di prognosi infausta sono guardati come banca di organi e tessuti. La chiamano “donazione a
cuore fermo”. Quello che non si conosce è che l’immediata ed invasiva preparazione all’espianto è
precedente all’accertamento di morte cardiaca e praticata sia su coloro che hanno manifestato
volontà di donazione sia, in parte, su coloro di cui non si conosce la volontà.

Se il cuore si ferma per 20 minuti (riscontro ECG) per legge si è morti. Ma a cuore fermo gli organi
senza ossigenazione si deteriorano rapidamente, tanto più dopo 20 minuti, rendendo impossibile il
trapianto. Così ci si prepara per la circolazione extracorporea (ECMO)* non a fini di cura ma per
salvaguardare reni e fegato, ostacolando l’afflusso di sangue ossigenato al cervello con un
palloncino che chiude l’aorta al di sopra dei reni provocando un crash del cervello. *(Extra
Corporeal Membrane Oxygenation).

È un terribile protocollo autoritario per il prelievo di organi, che inizia sui moribondi ad
imitazione di altri Stati.

A livello internazionale è definito“Non Heart Beating Donor” (NHBD) “donatore a cuore non battente”
ma cervello vivo. Negli anni ha acquisito varie definizioni: Donation After Cardiac Death (DCD)
“donazione dopo morte cardiaca”, ma anche Donation After Circulatory Death (DCD) “donazione dopo
morte della circolazione”. Gli italiani dicono “donazione a cuore fermo”. Il procacciamento è più
facile sui ricoverati in terapia intensiva ma altre situazioni più comuni possono coinvolgere i
cittadini.

Chi chiama il 118 per un attacco cardiaco sappia che il medico che giudica irreversibile l’arresto
cardiocircolatorio se possibile applica il massaggiatore cardiaco automatico (AP) e telefona in
ospedale al coordinatore locale dei prelievi. Costui si informa dai database del SIT o dell’ASL di
appartenenza (irregolarmente per la mancanza del decreto attuativo della legge 91/99 art. 5) o dai
tesserini personali, se esiste dichiarazione di consenso al prelievo di organi. Il paziente
accertato che sia donatore viene trasportato al Pronto Soccorso e, in presenza di prognosi cardiaca
infausta le azioni possono essere finalizzate a salvare gli organi da trapiantare prima ancora della
morte cardiaca, le chiamano “manovre preliminari”. Saranno incise le femorali (arterie e vena) ai
fini della successiva circolazione extracorporea, si faranno prelievi del sangue per le prove
sierologiche di idoneità. Dopo 20 minuti di accertamento di morte cardiaca (20 minuti di ECG) si
riprenderà il massaggio cardiaco automatico (AP autopulse) e si procederà all’incannulamento dei
vasi femorali per la ECMO che alimenta ed ossigena reni e fegato per un tempo che va da 1 a 6 ore,
bloccando però l’afflusso del sangue al cervello. Quindi l’espianto.

La differenza per il paziente di cui non si conosce la volontà sta nel fatto che, in attesa dei
parenti lo si considera “potenziale donatore”, si effettuano le manovre preliminari e dopo i 20
minuti di arresto cardiaco si procede all’isolamento chirurgico dei vasi femorali, si allerta la
sala operatoria ma si aspetta la non opposizione dei parenti per incannulare vasi e procedere alla
ECMO.

Se i parenti si oppongono la procedura verrà interrotta ma intanto il loro caro è stato trattato
come un donatore di reni/fegato, senza che lo fosse. L’alibi per tali interventi messi in atto
nell’attesa dell’accertamento della volontà del soggetto o della famiglia, è sostenuta dalla tesi di
non “frustrare la volontà di donazione”.

Il vero problema è che non è stato emesso il Decreto attuativo previsto dalla L. 91/99 art. 5 per la
dichiarazione di volontà negativa o positiva alla donazione. Le proposte pubblicizzate dal governo
sono tutte ingannevoli e confuse germogliate da un Decreto Temporaneo della Bindi. Così anche i NON
donatori potranno subire pratiche invasive preparatorie all’espianto nell’attesa dell’opposizione
scritta dei familiari e/o della personale dichiarazione autografa d’opposizione (Carta-Vita). Le
persone sole sono senza speranza.

Iter organizzativo sperimentale: nel settembre 2008 è stato presentato il protocollo operativo, da
parte del Policlinico San Matteo di Pavia, elaborato sulla base del protocollo nazionale NHBD Non
Heart Beating Donor (progetto pilota: Cagliari, Pisa, Treviso) e del protocollo dell’Hospital Clinic
di Barcellona nonché del parere medico-legale del Centro Nazionale Trapianti (CNT). Nel 2009 questo
protocollo è stato adottato anche dall’Ospedale San Camillo di Roma e praticato dal 2010”.

La “donazione a cuore fermo” ma cervello vivo è tornata alla ribalta sulla stampa il 14 e 15
settembre 2015 per un trapianto di fegato. Aspettiamo l’intervento della Magistratura.

Ci vogliono prendere per sfinimento.

Comunicato stampa: XXXI n.15 – n.5 del 17 Settembre 2015

Nerina Negrello, presidente Lega Nazionale contro la predazione di organi

Per ulteriori informazioni:

LEGA NAZIONALE CONTRO LA PREDAZIONE DI ORGANI E LA MORTE A CUORE BATTENTE
24121 BERGAMO Pass. Canonici Lateranensi, 22
Phone: +39 (035) 219255 – Fax +39 035-235660 – E-mail: lega.nazionale@antipredazione.org
antipredazione.org (Nata nel 1985)

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