Che cosa intendiamo per “amore”?

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CHE COSA INTENDIAMO PER «AMORE»?

Testo tratto dal libro ‘Da Cuore a Cuore’, Ubaldini Editore

di Mario Thanavaro

[Santacittarama, marzo 1995]

Che cosa intendiamo per «amore»?

Questa parola è stata usata per esprimere l’intera gamma delle
emozioni umane che scaturiscono dal desiderio, dall’attrazione,
dall’affetto, dall’interesse per un altro essere. Un’ampia gamma di
esperienze viene espressa con un’unica parola, e per questo è talvolta
difficile avere una comprensione chiara e precisa del significato
della parola amore.

Penso sia utile parlare dell’amore a due livelli di esperienza.

A livello umano, con amore intendiamo un desiderio, il volere per noi
quella persona o quella cosa, e pensiamo che questa sia la massima
espressione dell’amore umano. Ci piace qualcuno e diciamo
immediatamente «ti amo», intendendo esprimere il profondo
apprezzamento o il desiderio per la cosa che amiamo e che vogliamo per
noi.

Dobbiamo riconoscere che, a livello umano, muoviamo da un senso di
profonda separatezza. Questo modo di sentire deriva dal fatto che
percepiamo noi stessi come esseri separati da ciò che percepiamo con i
sensi. L’atto di separazione all’interno della coscienza suscita il
bisogno dell’altro, il bisogno di unirci a ciò che viene percepito
come esistenza separata dalla nostra.

In termini funzionali, il senso di separatezza è una realtà che
richiede una notevole qualità di energia per la nostra sopravvivenza.
A questo livello relativo abbiamo bisogno delle cose che consideriamo
desiderabili. Quando sentiamo fame abbiamo bisogno di mangiare,
possiamo esprimere scelte e preferenze riguardo al cibo che vorremmo,
e anche queste preferenze sono indicate con la parola amore. «Amo il
pesce con le patate fritte», «amo molto gli spaghetti al sugo».

Su questo stesso livello istintuale guardiamo alle persone e alle cose
con l’idea di volerle per noi, per usarle, consumarle e soddisfare
così il nostro desiderio istintuale.

Se riflettiamo alla forte spinta del corpo fisico alla procreazione,
vediamo come l’impulso e il desiderio sessuale occupino molto spazio
mentale. In tale spazio sentiamo ed esprimiamo il bisogno di unirci a
ciò che viene desiderato, che in genere è un altro essere umano.
Questo desiderio di unione viene spesso vissuto a livello molto
istintuale, molto fisico, e cioè a livello sessuale. Anche qui
interviene la parola amore, infatti il rapporto sessuale viene
indicato come «fare l’amore». Ma dev’esserci qualcosa in più del
semplice desiderio, della passione o della concupiscenza, perché nel
cuore si generi l’espressione autentica e il significato profondo
dell’amore.

Molte volte manchiamo di esplorare i nostri desideri e sentimenti, e
in questo modo ci impediamo di andare al di là del livello istintuale.
La vera espressione dell’amore si ha quando perdiamo il senso di
separatezza nell’atto di incontrare, di avvicinarci e di unirci a
qualcuno o a qualcosa. L’amore è infatti quell’esperienza di fusione e
unità che deriva dalla comprensione della nostra natura fondamentale,
che è essere parte del tutto.

Per poter raggiungere questo livello dobbiamo andare al di là della
natura istintuale. Questo significa, essenzialmente, raggiungere una
migliore comprensione del fondamento dell’esistenza umana, per
diventare esseri completamente umani.

Nel corso della vita, è probabile che abbiamo sperimentato alcuni
livelli d’amore all’interno della gamma di esperienze che ci
permettono di maturare, e abbiamo certamente imparato a collegarci a
tale esperienza senza essere influenzati dall’apparenza delle cose.
Quindi, gran parte della padronanza necessaria a vivere la nostra
esistenza è connessa con la parola amore e il suo vero significato.

Per questa ragione, in molte tradizioni e insegnamenti spirituali ci
viene detto di amare noi stessi. Solo chi ama veramente se stesso può
amare gli altri, solo chi è veramente integro e unito in se stesso può
portare armonia e amorevolezza per aiutare gli altri a crescere in
questi valori.

Per amare noi stessi dobbiamo superare ogni senso di colpa, ogni
risentimento, ogni sentimento di avversione o di odio.

Dobbiamo riconoscere l’importanza della qualità della purezza, cioè
riscoprire il potere delle intenzioni. È all’interno delle intenzioni
che gettiamo il seme che condurrà all’esito delle nostre azioni. Se le
nostre intenzioni sono ancora nel campo della modalità dualistica di
percezione, sono contaminate dalla mancata comprensione della realtà
delle cose. Guardare alle nostre intenzioni ci permette quindi di
capire il movimento che sorge dalla mente. Ovviamente, per riuscirci
dobbiamo sviluppare una maggiore consapevolezza. Dobbiamo arrivare a
conoscere la mente nel suo aspetto relativo e assoluto.

L’aspetto relativo della mente è il movimento prodotto dai pensieri
fondati su un legame karmico di causa ed effetto. L’aspetto assoluto
della mente si rivela, invece, quando andiamo al di là delle
apparenze, quando andiamo al di là del continuo chiacchiericcio dei
pensieri. Per questo la meditazione ci incoraggia ad approdare a un
punto fermo, in modo da avere un’esperienza diretta della chiarezza e
della vastità della mente e del silenzio. Questa chiarezza e questo
spazio sono una manifestazione della purezza della conoscenza del qui
e ora.

La fiducia in tale esperienza ci permette di fonderci completamente
con l’esperienza dell’amore universale. Per coloro che vogliono
percorrere questo sentiero la porta del cuore è aperta, ma è possibile
entrare in questa dimensione solo se risolviamo i nostri conflitti
interiori. Per fare un passo avanti è necessaria una grande onesta e
integrità.

Anzitutto dobbiamo riconoscere tutte le aree di conflitto interiore.
Dobbiamo risolvere le tensioni interiori che proiettiamo all’esterno
sulle persone e le situazioni. Smettere di prendercela con gli altri e
di incolparci per ciò che forse abbiamo sbagliato in passato fa parte
del processo di guarigione della ferita interna.

Prenderci cura di noi stessi richiede attenzione e tenerezza. Ciò non
significa essere addolorati per se stessi o abbandonarsi alle
emozioni. Significa essere più presenti e responsabili per ciò che
sentiamo e per il modo in cui esprimiamo i nostri sentimenti.
Riportare tutto al centro, riportare tutto a fuoco permette alla mente
di unificarsi e di scoprire una grande energia. Questa energia è un
fuoco ardente che purifica la mente e il corpo. Dobbiamo mettere tutto
in questo fuoco. Così, con grande devozione e umiltà, entriamo in
contatto con lo spazio interiore del nostro essere, muovendoci verso
di esso con una forte passione per perderci in esso. Quello che diamo
è incondizionato, perché siamo totalmente impegnati nel processo di
purificazione e di abbandono di noi stessi.

Sappiamo quanto sia difficile perdonare. Sappiamo anche quanto a volte
sia difficile dare e ricevere. Perdonare, dare e ricevere sono parte
del processo di riconciliazione di noi stessi, perché senza
riconciliazione non può esservi alcuna base per vivere insieme in
comunione totale. Ciò che sto cercando di dire è che ogni espressione
d’amore deve essere totalmente purificata in noi stessi attraverso la
scoperta della vera natura del nostro cuore. Se non ci impegniamo in
questa direzione non faremo che continuare a guardarci in giro
cercando di gratificare la pancia e i sensi con esperienze d’amore, ma
perderemo di vista l’aspetto essenziale e non saremo mai appagati.

Se guardiamo alla nostra vita in questo modo potremo portare al
livello della coscienza qualsiasi blocco e difficoltà che stiamo
vivendo o abbiamo vissuto in passato. Tutti vogliamo essere amati.
Tutti soffriamo per la mancanza d’amore nel mondo. Forse per questa
ragione usiamo tanto la parola «amore» nella letteratura, nelle
canzoni e nei discorsi. Non facciamo che affermare quanto abbiamo
bisogno di questa esperienza.

Le nostre diverse aspirazioni filtrano attraverso i molteplici livelli
del nostro essere, condizionati dal grado della nostra consapevolezza,
e per poter esprimere questo amore che desideriamo così ardentemente
dobbiamo collegarci alla fonte dell’amore. È nel momento del
rilassamento interiore, nel momento della serenità e della gioia che
acquisiamo una nuova prospettiva del mondo e ovviamente di noi stessi,
dato che il mondo coincide con noi e con il modo in cui ci percepiamo.
In questo modo possiamo approfondire l’esperienza dell’amore, perché è
l’apertura del cuore e della mente che ci permette di ricevere quello
che è già qui da sempre.

Se vogliamo parlare di una pratica, se vogliamo realmente valutare
come indurre tale risveglio o come iniziare questo processo di
trasformazione interiore, dobbiamo riconoscere che, fino a quando il
desiderio rimane espressione di una prospettiva dualistica di noi
stessi e del mondo, tale desiderio velerà la realtà facendocela
percepire come molto, molto lontana da noi. Intrappolati nella falsa
percezione di noi stessi e del mondo, corriamo di qua e di là cercando
di appagare la nostra fame. Valutate quanta sofferenza derivi da
questa corsa affannosa. Il movimento prodotto dal desiderio ardente e
dall’impulso ad afferrare è il movimento dei desideri insoddisfatti,
in cui il desiderio è la tensione tra noi e ciò che percepiamo come
diverso da noi, o persino opposto a noi. Così non può esservi pace.

Passiamo la maggior parte del tempo in uno stato di agitazione,
correndo da un luogo all’altro alla ricerca di esperienze, ma sappiamo
che solo arrivare a una spiaggia dove distenderci a riposare, solo uno
stato di riposo permette alla mente di riguadagnare una prospettiva
autentica. Da questo punto potremo vedere per la prima volta il
movimento delle cose, come un viaggiatore che si fermi per un istante
e che per la prima volta veda la strada che stanno percorrendo altri
viaggiatori, che non aveva mai notato prima perché era egli stesso un
viaggiatore.

Fermarsi è un passo importante nella pratica della meditazione.
Concentrando la mente, ad esempio sul respiro, possiamo osservare il
movimento e il riposo. Inspirando osserviamo il movimento dell’aria
che entra nel corpo e una pausa prima dell’inizio dell’espirazione.
Questo identico ciclo è presente in tutte le esperienze umane e in
ogni movimento dell’universo. Un movimento e una pausa. Comprendere
l’unità di questi due momenti è comprendere la funzione dell’amore
nell’universo. Alcune tradizioni religiose dicono che la creazione
deriva dall’immobilità e che è un atto d’amore. L’amore è quindi il
movimento che deriva dall’immobilità, che nasce da una libertà interna
che può solo dare totalmente, incondizionatamente. Questo dare senza
pensare di ricevere qualcosa in cambio è un’espressione della nostra
vera natura, e quindi un’espressione d’amore. Per questa ragione
veniamo esortati a essere come una madre, pronta in ogni momento a
dare la vita per il bene del suo unico figlio.

La capacità di sacrificare noi stessi in ogni momento richiede molta
attenzione verso ciò che amiamo di più. Per questo non dovremmo cedere
la nostra virtù per soddisfare i nostri desideri. Proteggere la nostra
virtù è proteggere quel figlio. Proteggere la virtù significa
assumersi la responsabilità del nostro ruolo di esseri umani nella
famiglia umana. Non fare il male agli altri e a se stessi è
fondamentale per poter crescere ed essere la vera espressione di
quell’amore che abbiamo cercato tanto a lungo, e infine per accettare
la nostra stessa morte che ci permetterà di guardare indietro alla
vita trascorsa e riconoscere che quello che ci era stato affidato era
un dono meraviglioso, un dono d’amore.

Guardare alla vita come un dono prezioso da custodire, curare,
proteggere e lasciar andare ci permetterà di andare incontro alla
morte con cuore aperto. Così, vivere e morire saranno ancora una volta
espressione di quel ciclo che trova nel loro compimento la risposta
all’umana ricerca d’amore.

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