CHE COSA SIGNIFICA ESATTAMENTE VEDICO?
La tradizione convalida una definizione più ampia del termine di quella che generalmente ne viene
data nel mondo accademico.
di Satyaraja Dasa
Se entri in un qualsiasi tempio Hare Krishna, sicuramente sentirai ripetere i termini Veda e vedico.
I devoti fanno riferimento “all’arte vedica”, alle “Scritture vediche”, alla “cultura vedica”,
“all’abbigliamento vedico” -vedico questo e vedico quello.
I devoti usano parole riferite ai Veda così spesso come i materialisti usano le parole sesso e
soldi. Precisamente che cosa significa vedico? E da dove provengono i Veda?
Il termine Veda può essere riportato alla radice sanscrita vid, che significa “sapere” o
“conoscenza”; esso ha attinenza con le parole inglesi “wit” e “wisdom”, con la parola “idea”
(originariamente widea) dal greco e con la parola “video” dal latino. (Uno che sa, vede la verità;
da cui: video.)
Per cui Veda si riferisce a qualsiasi conoscenza duratura. In questo senso tutti i testi sacri sono
vedici.
Srila Prabhupada scrive: “La parola Veda significa ‘libro di conoscenza.’ Ci sono molti libri di
conoscenza che variano a seconda del paese, della popolazione, dell’ambiente ecc …
In India i libri di conoscenza a cui si fa riferimento sono i Veda. In Occidente sono chiamati
Vecchio Testamento e Nuovo Testamento.
I Musulmani accettano il Corano. Qual è lo scopo di tutti questi libri di conoscenza? Hanno il fine
di portarci a capire la nostra posizione di anime pure.”
Queste sono fra le più ampie definizioni di Veda. In un senso più ristretto – quello che è più
familiare alla maggior parte degli studiosi – il termine Veda si riferisce alle quattro samhita
(libri sacri) compilati in India da Vyasadeva, un’incarnazione di Krishna, apparsa cinquemila anni
fa.
Questi libri hanno una tradizione orale che risale a molto prima. Infatti i testi stessi dicono che
la conoscenza contenuta in essi fu emanata direttamente da Dio.
Come afferma la Bhagavad-gita (3.15): “I Veda sono direttamente manifestasti dall’infallibile
Suprema Personalità di Dio.”
Le quattro Samhita ebbero origine come una lunga opera, ma poi Vyasadeva le divise in Rig Veda (il
Veda dei suoni sacri), il Sama Veda (il Veda delle melodie), lo Yajur Veda (il Veda dei riti) e
l’Atharva Veda (il Veda degli incantesimi).
Questi quattro libri hanno i loro corollari, chiamati Brahmana (trattati riguardanti le tecniche dei
sacrifici) e Aranyaka (trattati della foresta per rinunciati che vanno in una regione selvaggia per
adempiere i loro voti).
In generale sono anche incluse nel corpus vedico le 108 Upanisad, elaborate spiegazioni filosofiche
dei quattro Veda.
Le Upanisad, dicono gli stessi antichi testi, furono rivelate ai saggi realizzati e sono pertanto
chiamate sruti, o “ciò che è ascoltato”. Questo le colloca nella stessa categoria dei quattro Veda e
dei loro corollari.
Lo Srimad Bhagavatam (Bhagavata Purana) è la più elevata fra le opere di Vyasadeva. Uno dei suoi
versi dice: “Questo Bhagavata Purana risplende come il sole …
Coloro che a causa delle dense tenebre dell’ignoranza, in quest’era di Kali, hanno perduto la loro
visione spirituale, verranno illuminati da questo Purana.”
Ancora nella letteratura vedica vi sono indicazioni – confermate da grandi saggi – che anche altre
opere, sebbene non vediche in senso stretto, possono essere incluse all’interno della vasta gamma
della tradizionale conoscenza vedica.
La Chandogya Upanisad (7.1.4), per esempio, classifica i Purana e le Itihasa, che definirò
successivamente, come “il quinto Veda.”
E la Brihad-aranyaka Upanisad (2.4.10) ci informa: “Il Rig Veda, lo Yajur Veda, il Sama Veda,
l’Atharva Veda ed i racconti come il Mahabharata ed i Purana sono stati emanati tutti dalla Verità
Assoluta. Con la stessa facilità con cui uno respira, così queste opere provengono dal Brahman
Supremo senza alcun sforzo da parte Sua.”
Il grande maestro vaisnava del tredicesimo secolo Madhvacarya afferma che gran parte della
letteratura tradizionale indiana può essere considerata parte dei Veda.
Nel suo commentario al Vedanta Sutra, egli scrive: “Il Rig Veda, lo Yajur Veda, il Sama Veda,
l’Atharva Veda, il Mahabharata, il Pancaratra e il Ramayana originale sono considerati tutti
letteratura vedica. Anche i testi supplementari vaisnava – i Purana – sono letteratura vedica.
Gli scritti successivi alle Upanisad ed ai quattro Veda sono noti come smriti “ciò che è ricordato,”
opposto alla sruti vedica). Essi includono le Itihasa (epica) e i Purana (racconti).
Le Itihasa sono il Mahabharata (110.000 versi) e il Ramayana (più di 50.000 versi). Ci sono diciotto
Purana principali (incluso lo Srimad Bhagavatam), molte Upapurana (Purana minori) e numerosi Purana
regionali, alcuni più autorevoli di altri.
Nella letteratura vedica sono compresi anche i Sutra (libri di asserzioni filosofiche concise), i
Vedanga (scienze ausiliarie connesse allo studio dei Veda) e le Upaveda (scienze non direttamente
connesse con lo studio dei Veda). I Sutra comprendono gli Srauta-sutra, il Griha-sutra, il
Kalpasatra, il Dharma-sutra, il Sulva-sutra ed il più importante, il Vedanta-sutra.
I sei Vedanga sono Siksa (fonetica), Chanda (metrica), Vyakarana (grammatica), Nirukta (etimologia),
Jyotisa (astronomia) e Kalpa (ritualità).
Fra le Upaveda ci sono l’Ayur-veda (medicina olistica), il Gandharva-veda (musica e danza), il
Dhanur-veda (guerra) e lo Sthapatya-veda (architettura).
La tradizione sostiene che qualsiasi letteratura conforme alla versione vedica è importante quanto i
Veda stessi.
Questo tipo di letteratura comprende libri come Hari-bhakti-sudhodaya, Hari-vamsa, Brahma-yamala e
centinaia di altri.
Infine possiamo aggiungere molti scritti di acarya realizzati (maestri nella successione disciplica)
come la Sri Caitanya-caritamirta di Krishnadasa Kaviraja Gosvami ed i molti libri dei Sei Gosvami, i
più autorevoli discepoli di Sri Caitanya.
IL RE DEI LIBRI
Poiché questi altri scritti mettono in evidenza l’essenza del Veda originale, in un certo senso essi
sono più importanti del Veda originale stesso.
Si prenda per esempio lo Srimad Bhagavatam. Secondo la tradizione, questa grandiosa rivelazione fu
in origine data da Dio a Brahma, il primo essere creato, all’alba della creazione.
Brahma trasferì, l’essenza della conoscenza a Narada e questi la passò a Vyasa, che, come
precedentemente riportato, prese l’eterna saggezza dei Veda e la divise in quattro parti distinte.
Quello che però non ho riferito è che successivamente Vyasa riassunse la conoscenza vedica in
un’immensa opera dal linguaggio conciso nota come Vedanta Sutra.
Dopo aver fatto questo però fu preso dallo sconforto; avvertiva che nel compilare la letteratura
vedica aveva trascurato di mettere veramente a fuoco la Verità Assoluta.
Il suo maestro spirituale, Narada Muni, gli confermò questo sospetto dicendogli che aveva davvero
trascurato il punto centrale della realtà e che solo descrivendo esattamente il nome, la fama, la
forma ed i passatempi di Krishna, la Suprema Personalità di Dio, si sarebbe sentito soddisfatto.
Seguendo il consiglio del suo guru, Vyasa compilò lo Srimad Bhagavatam i cui versi lo delineano come
“il re dei libri,” “il Purana senza macchia” ed “il frutto maturo dell’albero della conoscenza
vedica.” Esso è anche ritenuto il naturale commentario del Vedanta Sutra.
Per molti seguaci della tradizione vedica, i testi “tardi” o “non vedici” sono più vedici degli
stessi Veda.
Jiva Gosvami, che i seguaci di Sri Caitanya considerano il più importante fra tutti i filosofi
vedici, sottolinea questo punto nel suo Tattva-sandarbha (17.4) in cui egli cita lo Skanda Purana
(Prabhasa-khanda 2.93): “O brahmana, colui che conosce perfettamente i quattro Veda, i sei Vedanga e
le Upanisad, ma non ha studiato anche le Itihasa ed i Purana non è veramente esperto nella
conoscenza vedica.#8221;
Perché? Perché, secondo Jiva, i Purana e le Itihasa sono superiori ai Veda: “La superiorità dei
Purana e delle Itihasa è affermata nel seguente passo del Narada Purana dove si cita Siva che
afferma: “O bella Parvati, considero i Purana e le Itihasa superiori ai Veda, perché ogni verità
presente nei Veda è anche contenuta in queste antiche opere. Su questo non c’è dubbio.” (16.11)
Ovviamente, la tradizione vaisnava ritiene tutta la letteratura vedica supplementare indispensabile
per lo studio dei Veda.
LA PIÙ VASTA
La letteratura vedica comprende la più vasta tradizione scritta conosciuta. Essa contiene
informazioni su tutto, dalla medicina e dall’agricoltura alla scansione del tempo sui pianeti
superiori e su quelli inferiori, dalle tecniche dello yoga e della meditazione ai suggerimenti per
la gestione della casa ed alle ricette per gustosi piatti vegetariani, dalle spiegazioni dettagliate
sull’organizzazione del governo a magistrali direttive sul modo di costruire e decorare un tempio o
una residenza.
I versi in ognuno delle migliaia di testi vedici seguono rigorose regole di arte poetica e di
metrica. I Veda contengono drammi, racconti, complessa filosofia come anche semplici lezioni di
etichetta.
Protocollo militare, l’uso di strumenti musicali, biografie di grandi santi e saggi del passato –
questi sono solo alcuni degli argomenti che si possono trovare nei Veda. Non c’è da meravigliarsi
dunque se i devoti Hare Krishna usano i termini Veda e vedico come fossero parole che stanno andando
fuori moda.
Ricorrendo alla vasta eredità vedica, i devoti, oggi collegati principalmente con l’India, evocano
una cultura così avanzata e sofisticata che è ancora stimata da studiosi, politici, religiosi,
swami, yogi e da chiunque privatamente si rivolge ai suoi accurati insegnamenti.
In India tutt’oggi si trovano persone che in un dibattito sostengono le loro idee – religiose o
politiche – citando testimonianze vediche.
I devoti della ISKCON citano la testimonianza vedica in questo modo e in molti altri ancora. Perché
no?
Essi si rifanno ad una tradizione che per migliaia di anni ha costituito il fondamento per milioni
di esseri umani che volevano progredire sia sul piano materiale che su quello spirituale.
Satyaraja dasa è un discepolo di Srila Prabhupada e collabora con regolarità alla rivista Ritorno a
Krishna. Ha scritto diversi libri sulla coscienza di Krishna. Abita con sua moglie e New York.
[img]http://www.harekrsna.it/gli_articoli/significato_di_vedico/immagini/veda.jpg[/img]
DIVISIONI DELLA LETTERATURA VEDICA
Sruti (Scritture rivelate o “ciò che è ascoltato”)
I. Le quattro Veda Samhita
Rig
Sama
Yajur
Atharva
I. Brahmana
II. Aranyaka
III. Upanisad (più di 108 libri)
——————————————
Smriti (tradizione o “ciò che è ricordato)
I. Le Itihasa
Epica, come il Ramayana e il Mahabharata, che comprende la Bhagavad-gita
II. I Purana (racconti)
a. I diciotto Maha-purana (I grandi Purana)
I. I sei Purana sattvici (per persone in virtù)
1. Bhagavat Purana (Srimad Bhagavatam)
2. Visnu Purana
3. Naradiya Purana
4. Gauda Purana
5. Padma Purana
6. Varaha Purana
II. I sei Purana rajasici (per persone in passione)
1. Matsya Purana
2. Kurma Purana
3. Linga Purana
4. Siva Purana
5. Skanda Purana
6. Agni Purana
III. I sei Purana tamasici (per persone in ignoranza)
1. Brahma Purana
2. Brahmanda Purana
3. Brahma Vaivarta Purana
4. Markandeya Purana
5. Bhavisya Purana
6. Vamana Purana
b. I diciotto Upapurana (minori)
c. Numerosi Sthala Purana (regionali)
III. I Sutra (codici)
a. Srauta Sutra
b. Griha Sutra
c. Kolpa Sutra
d. Dharma Sutra
e. Sulva Sutra
f. Vedanta Sutra
IV. I Vedanga (scienze ausiliarie)
a. Siksa
b. Chanda
c. Vyakarana
d. Nirukta
e. Jyotisa
f. Kalpa
V. Gli Upaveda (scienze direttamente collegate allo studio vedico)
a. Ayur Veda
b. Gandharva Veda
c. Dhanur Veda
d. Sthapatya Veda
VI. Scritti e commenti dei grandi acarya attraverso la storia
(da Ritorno a Krishna)
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