Chi è, cosa significa e come si canta il Gayatri mantra

pubblicato in: AltroBlog 0

Chi è, cosa significa e come si canta il Gayatri mantra

di Priyavrata das

Chi è Gayatri

Vedavyasa ha spiegato che l’intimo significato del brahma-gayatri deriva dall’omkara. Gayatri è di genere femminile. Lei è la consorte di Brahma, ma nel gayatri-mantra è scritto: “bhargo devasya dhimahi”. Bharga significa potenza; essa è la hladini sakti conosciuta anche come mahabhava-svarupa (Srimati Radhika). Il ricettacolo supremo di krsna-prema è Radhika. Gayatri in realtà è una gopi. Krsna disse a Yogamaya: ”Devi fare in modo di ofrire a Brahma questa gopi; altrimenti lei non potrà essere una gopi parakiya (amante).” Tutte le gopi sono sposate con altri gopa, perciò Krsna ordinò a Yogamaya di fare lo stesso arrangiamento anche per Gayatri-devi, per fare in modo che il suo amore fosse quello di un’amante. Per questo Gayatri fu data in sposa a Brahma. Lei non amava Brahma, amava solo Krsna. Il sentimento parakiya è il più alto, e Gayatri grazie a questo sentimento è diventata la servitrice di Srimati Radhika. L’essenza di tutta la letteratura vedica è Gayatri. Lei è Radhika Stessa, o la sua servitrice, e questo sentimento può comparire nel devoto che onora questo mantra. Queste verità sono state descritte da Srila Vyasadeva nel primo verso del Bhagavatam. Lui ha rivelato il significato del Gayatri-mantra.

om namo bhagavate vasudevaya
janmady asya yato ‘nvayad itaratas carthesv abhijnah svarat
tene brahma hrida ya adi-kavaye muhyanti yat surayah
tejo-vari-mridam yatha vinimayo yatra tri-sargo ‘mrisa
dhamna svena sada nirasta-kuhakam satyam param dhimahi
Srimad Bhagavatam 1.1

I miei rispettosi omaggi a Sri Krishna, figlio di Vasudeva, che e’ Dio, l’onnipresente Persona Suprema. Medito dunque su Sri Krishna, la Verita’ Assoluta, la causa prima di tutte le cause della creazione, mantenimento e distruzione di tutti gli universi manifestati. Egli e’ direttamente e indirettamente cosciente di tutte le cose manifestate ed e’ indipendente perche’ non c’e’ altra causa al di la’ di Lui. In origine, Lui e nessun altro insegno’ la conoscenza vedica al primo essere creato, Brahmaji, nel suo cuore. Per Suo volere, questo mondo, semplice miraggio, assume un aspetto tangibile anche per i grandi saggi ed esseri celesti. Per Suo volere, gli universi materiali, prodotti illusori delle tre influenze della natura, appaiono come l’immagine stessa della realta’. Medito dunque su di Lui, Sri Krishna, che e’ la Verita’ Assoluta, eternamente vivente nel Suo regno trascendentale, per sempre libero dalle illusorie manifestazioni del mondo materiale.

Il significato del Gayatri mantra

“Solamente colui che coltiva le attività devozionali preliminari desiderando vivamente ottenere la perfezzione nella devozione può realizzare l’oggetto di tutti i suoi sforzi”. (Brahma-samhita v, 60)
Questa importante citazione tratta dalla Brahma-samhità dimostra che il devoto desideroso e coscienzioso mantiene sempre lo scopo (prayojana) di krsna-prema nella mente e nel cuore. E non perde mai di vista il significato dell’esistenza poiché lo coglie in ogni parola, azione e meditazione. I mantra Gayatrì ci guidano verso Vrindavana.
“Un giorno il gurudeva di Gopa-kumara disse: Il Gopala-mantra esaudirà tutti i tuoi desideri. Perciò, se desideri ottenere Krsna, questo mantra esaudirà anche questo desiderio. Medita sempre sulla bellissima forma di Syàmasundara, sui Suoi divertimenti e qualità trascendentali. Se farai ciò, il mantra esaudirà il tuo desiderio di ottenere Krishna”. (Brhad-Bhagavatamrta)
“Secondo la particolare forma del Signore sulla quale il devoto medita, in quella stessa forma il Signore Si manifesta al devoto. Il Signore dà al Suo servitore il potere di venderLo agli altri”. (Caitanya-bhàgavata Madhya 23.465)
“O mio Signore, i Tuoi devoti possono contemplarTi attraverso gli orecchi grazie alla pratica dell’ascolto spirituale con cui essi purificano il loro cuore, che diventa allora il Tuo luogo di residenza. Tu sei così misericordioso verso i Tuoi devoti che Ti manifesti a loro nella particolare forma sulla quale essi meditano costantemente”. (Srìmad Bhagavatam 3.9.11)
“Questa affermazione secondo cui il Signore Si manifesta al Suo devoto nella forma in cui il devoto sceglie di adorarLo, indica che il Signore Si sottomette al desiderio del devoto, al punto che Egli manifesta la Sua particolare forma come richiesta dal devoto. Se il Signore soddisfa così la richiesta del Suo devoto è perché Egli Si arrende davanti al servizio d’amore trascendentale che questi Gli offre. Questo fatto è confermato nella Bhagavad-gita (4.11): ye yatha mam prapadyante tams tathaiva bhajàmy aham (Come si abbandonano a Me, in proporzione Io li ricompenso).

Brahma-Gayatri

Il Sole illumina i 7 sistemi planetari ovvero bhur, bhuvah, svah. Il Sole sorge ad Est e da quel punto inizia ad illuminare ogni cosa. Il sole ottiene la sua sakti da Radhika. Radhika possiede tre tipi di luminosità: quella dell’universo spirituale (cit-jagat), quella dell’insieme delle entità viventi o jiva-jagat e quella del mondo materiale (maya-jagat). Insieme corrispondono alla suddha-cit ovvero la luminosità completa di Radhika, che include la jiva-sakti che è la luminosità parziale e la maya-sakti che corrisponde a una sembianza (abhasa) della Sua luminosità totale. Possiamo paragonare questa abhasa ai bagliori che provengono dal Sole quando non è ancora sorto, al mattino presto. Quella luce diffusa è un abhasa del Sole. Quindi questa sakti è savitur-varenyam: savitur significa Sole e varenyam significa aradhya o Srimati Radhika che è la varenyam del Sole, ossia l’origine della sua luce.

‘Bhargo-devasya’. Devasya significa krsnasya-bharga, ovvero l’energia di Krsna che è Radhika. Questa energia o sakti è la varenyam del Sole, ovvero la sorgente da dove il Sole prende la sua luce. Lei è krsnasya-priya Radhika (devasya-bharga).

‘dimahi’: Io medito su bharga, quella sakti che è Srimati Radhika. Più precisamente significa che ci arrendiamo ai piedi di Srimati Radhika. Ci arrendiamo per ricevere la sakti da Radhika.

‘diyo yo nah pracodayat’: Prego Srimati Radhika e medito su di Lei. ‘Diyo’ significa divyam-bhuddi (intelligenza trascendentale). Prego che Radhika mi conceda questa intelligenza atma-bhuddi. ‘Pracodayat’ significa pravistha-rupena udayat, prego che Lei illumini il mio cuore con Se’ stessa insieme a Krsna. Quindi preghiamo Radhika che si manifesti insieme a Krsna nella nostra atma-buddhi. Noi preghiamo quindi krsnasya-bharga.

“Io medito sulla radiosa dimora di Srì Srì Ràdhà e Krishna, la quale è trascendentale al di sopra dei tre mondi (fisico, mentale e intellettuale). Che la mia anima possa rifugiarsi nel servizio a Srimati Ràdhàràni, la quale serve Krishna in completa perfezione. Io medito su di Lei, che mi colma di entusiasmo e mi benedice con illimitato servizio amoroso”.

Guru-Gayatri

Il Guru-gayatri mantra si recita per ricevere la misericordia del Guru. Noi sappiamo che il Guru è Krsna-priya ovvero krsnanandaya-dimahi (che dà piacere a Krsna). Quindi pracodayat: ”Ti prego, appari e manifesta la tua forma nel mio cuore”. Noi desideriamo meditare sulla forma spirituale di Gurudeva.

Ci sono molti modi per meditare, in accordo alle qualifiche del devoto. Esistono tanti tipi di rasa e di livelli, come il santa, dasya, sakhya, e il devoto mediterà sul proprio Guru in base al sentimento che ha. Gurudeva dà piacere a Krsna in tanti modi. Con la sua forma da devoto ha predicato la missione di Mahaprabhu per compiacerLo.“mahaprabhoh kirtana-nritya-gita- vaditra-madyan-manaso rasena” “Cantando il Santo Nome, danzando in estasi, suonando strumenti musicali, il maestro spirituale è reso felice dal movimento del sankirtana di Caitanya Mahaprabhu”. Nel servizio alla Coppia Divina (yugala-seva) lui invece è una gopi. “nikunja-yuno rati-keli-siddhyai ya yalibhir yuktir apeksaniya” “Il maestro spirituale è molto caro a Krsna perché è esperto nell’assistere le gopi”.

Gopal Gayatri

Krsna stesso concede il sentimento delle gopi tramite questo mantra. Mantra significa la forma di Bhagavan (bhagavata-svarupa), e il sentimento delle gopi è la nostra forma spirituale interiore (siddha-svarupa). Il gopal-mantra è la siddha svarupa di Krsna stesso: krsnaya, govindaya, gopijanavallabhaya. Lui è anche Kama-deva e recitando questi mantra Krsna apparirà nel nostro cuore. Dopo aver recitato questo mantra per lungo tempo, si potrà raggiungere il sentimento delle gopi; così fecero i 60 mila rishi di Dandakaranya e le Sruti personificate. Loro diventarono gopi, e questo può essere possibile anche per noi. Attraverso questo sadhana, questo processo graduale, il sentimento delle gopi giungerà dall’alto, ovvero con un processo discendente. Questo è un siddha-mantra, un mantra della perfezione e quindi di certo ci porterà ad ottenere il sentimento (bhava). Noi non siamo nè maschi nè femmine, siamo servitrici di Sri Krsna. Questo non è un mantra per il corpo materiale; continuando a recitarlo, la nostra atma si manifesterà col sentimento delle gopi perchè è un suono trascendentale (sabda-brahma). Ascoltando, cantando e ricordando, sarà possibile realizzare tutto ciò.

Svaha significa la mia anima (atma). Dedico la mia anima all’ottenimento del sentimento delle gopi nei confronti di Krsna. Mi rifugio (asraya) nel sentimento delle gopi.

Se una giovane ragazza dice ad un giovane ragazzo: ”Tu sei mio marito, e io sono tua moglie”, nella cultura vedica lei lo dirà solo una volta nella vita. Durante la cerimonia del matrimonio i brahmini le chiederanno di pronunciare questa frase, e lei sarà sua moglie per tutta la vita. Quindi quando pronunciamo questo mantra, il nostro sentimento dovrebbe essere esclusivo allo stesso modo?

Mahaprabhu era sempre assorto nel sentimento delle gopi. Questo mantra è per l’atma-svarupa, cit-svarupa e non per il corpo materiale. Dobbiamo essere tadatma, aderenti a ciò che Mahaprabhu faceva: esternamente aveva una forma maschile, ma internamente era saturo dei sentimenti di Radhika, e le Sue azioni erano compiute da Radhika. Quindi il tadatma-bhava significa essere un tutt’uno col sentimento delle gopi.

Se un insetto diventa una farfalla è perchè ha meditato a lungo su quella forma. Similmente anche una persona dal corpo maschile, come ad esempio Ajamila praticando la recitazione del nome Narayana (vaikuntha upasana) ottenne alla fine la forma simile a quella di Visnu o Narayana a 4 braccia.

Come recitare il Gayatri mantra

Nella Bhagavad-gita Krishna dice che tra i sacrifici Egli è il japa yajna, il sacrificio del canto del japa. Con il termine japa Krishna Si riferisce qui al canto del Gayatrì. L’Agni Purana definisce il japa così: “La sillaba ja distrugge il ciclo di nascita e morte, e la sillaba pa distrugge tutti i peccati papa). Japa, perciò, è ciò che annienta tutti i peccati, arresta il ciclo di nascita e morte, e libera l’anima dalla schiavitù”.
Ci sono due forme di japa: vacika (orale) e manasika (mentale). Ci sono due divisioni di vacika japa: 1) Silenzioso – la ripetizione del mantra muovendo le labbra ma non emettendo alcun suono; questo metodo è detto upamsu. 2) Sussurrante -la ripetizione del mantra muovendo leggermente le labbra ed emettendo un lieve suono o bisbiglio. Manasika japa (mentale o meditativo) si esegue concentrandosi mentalmente sul significato di ogni parola e sul concetto completo dell’intero mantra, senza muovere la lingua o le labbra, o emettere alcun suono. “Upamsu japa è cento volte meglio del japa orale, ma manasika japa è mille volte meglio”. (Manu-samhita)

Manasika japa è molto difficile da eseguire in questa era di ansietà, agitazione e impurità mentale. Perciò gli acarya raccomandano vacika japa, cioè pronunciare i mantra quietamente e chiaramente, per allontanare l’ignoranza e l’apatia della mente. Bisogna praticare l’upamsu japa, il canto silenzioso, per purificare la mente dalla passione. Benché manasa japa sia più potente, questa forma di japa è possibile solo per i sadhaka che sono puri, tranquilli, e completamente sotto l’influenza della virtù (sattva-guna).

Secondo Hari Sauri Prabhu, Srila Prabhupada usava il metodo upamsu japa mentre cantava il Gayatrì. Si deve scegliere un metodo di canto secondo la propria qualificazione e l’istruzione del maestro spirituale.
Il mantra Gayatrì funziona e dà risultati quando si è situati al livello braminico di pulizia interna ed esterna. Per cantare il mantra Gayatrì con successo bisogna acquisire le qualità braminiche, come l’autocontrollo, l’austerità e la pulizia. Anche la purezza mentale acquisita cantando Hare Krsna ed eseguendo bhuta-suddhi e la concentrazione profonda sul significato dei mantra, sono requisiti indispensabili per ottenere il successo nel canto del Gayatrì.

Bisogna sedere perfettamente immobili (non muovendo la testa o passeggiando avanti e indietro) con la schiena dritta, poiché una posizione eretta mantiene i nervi saldi e aiuta nella concentrazione. Krishna dà la stessa istruzione nella Bhagavad-gìta (6.13): “Bisogna tenere il corpo, il collo, e la testa dritti su una linea retta e fissare lo sguardo sulla punta del naso”. Evitando di muovere le labbra, la lingua o mostrare i denti, bisogna chiudere gli occhi e cantare in silenzio nella propria mente rimanendo profondamente assorti sul significato di ogni parola e del mantra completo. Riguardo al punto di non muovere la lingua, alcuni testi di yoga sostengono che la concentrazione aumenta tenendo la lingua fermamente contro il palato mentre si cantano i mantra nella mente.

Secondo lo yoga, “questo aiuta a far circolare il prana agendo come un ponte tra la testa e la parte frontale del corpo. Con questo la vostra aurea diventerà automatica-mente luminosa, ed è molto positivo per la salute, la mente e lo spirito”. Naturalmente, un programma di yoga e pranayama per la salute non è il nostro obiettivo, tuttavia il principio è di usare tutto ciò che aiuta a concentrare la mente su Krishna e a non dimenticarlo mai. Se comunque qualcuno non può concentrarsi col canto silenzioso nella mente allora può muovere leggermente le labbra e impercettibilmente pronunciare il Gayatrì.
“Mentre canta il Gayatrì japa il sadhaka non deve muovere la testa, né mostrare i denti. Deve santificare la mente ritirandola dagli oggetti dei sensi, e meditare silenziosamente sul significato del mantra. Se il mantra rimane nella mente, e la mente rimane nel mantra (in altre parole, se la mente e il mantra sono uniti), allora le caratteristiche del Gayatri japa saranno rivelate. Nell’eseguire il japa, le dita devono essere tenute unite e leggermente contratte alla base. Se le dita sono separate, l’effetto del japa si disperderà attraverso gli spazi”. (Harì-bhakti-vilasa diciassettesimo vilasa)

Benché qui siano dati diversi consigli a livello fisico, la mente è il fattore principale per cantare con successo il Gayatrì. La perfezione viene da una meditazione profonda, non dalla posizione seduta. Meditazione significa concentrarsi profondamente su Krsna che appare in forma di mantra (mantra-rupa). Il sadhaka deve focalizzare tutta la sua energia mentale e intellettuale sul mantra fino a quando esso gli rivelerà i suoi segreti. Brahmà, per esempio, si concentrò sul Gopala-mantra finché questo si manifestò pienamente nella sua coscienza. La meditazione è l’arte di saper entrare in comunione con Krishna, dopo averLo scoperto nell’intimo del proprio cuore.
Per evitare la sonnolenza e ottenere la massima concentrazione bisogna sedere nella posizione siddhasana o padmasana, la stessa che Brahma usò nel cantare il Gopala-mantra. “Rimanendo così seduti a cantare il mantra si può tenere il corpo dritto e questo ci aiuterà nei canto, evitandoci di cadere nella sonnolenza”. (Srìmad Bhagavatam 7.15.31 spieg.)

Padmasana—Siedi sul pavimento su un seggio d’erba kusa, di lana o di seta. Solleva il piede destro sulla coscia sinistra tenendo la parte esterna del piede premuta sull’inguine. Spingi il ginocchio destro in avanti. Solleva il piede sinistro sulla coscia destra, e portalo all’inguine destro. Spingi ulteriormente i piedi sull’inguine e avvicina il più possibile i ginocchi. Siedi in posizione eretta, estendendo il busto in alto. Apri il petto, e rientra le scapole. Solleva il diaframma e rilassa il viso.
Se qualcuno non è in grado di eseguire asana o sedere in posizione eretta allora può sedere contro un muro o su una sedia stabile. Bisogna rimanere perfettamente immobili, respirare lentamente e profondamente, tenere la bocca chiusa, e la lingua ferma. Fissando la mente su Sri Guru, Sriman Mahaprabhu, e sui piedi di loto di Radha e Krishna o sull’ishta-devata personale, cantate con impegno, sentimento e abbandono totali. Meditate profondamente sul significato di ogni parola e sul concetto dell’intero mantra.

“Japa si riferisce al canto silenzioso dei mula mantra della Divinità, e dei mantra Gayatrì dati dal maestro spirituale. Cercate di realizzare che il mantra non è differente dalla Divinità che è adorata. Sedete correttamente su un asana, eseguite acamana, e coprite la mano destra con la veste superiore mentre cantate. Il conteggio sulle dita dei mantra che sono cantati non deve essere esposto alla vista”. (Pancaratra Pradipa)

Non si otterrà mai lo scopo dell’esistenza mantenendo un’intelligenza mondana. Migliorando la qualità del canto, bhakti entrerà nel cuore e ci trasporterà ai piedi di loto di Giridhari. Il solo scopo del canto di questi mantra è di sviluppare il puro amore per Krishna. Il canto del Gayatrì è una potente forma di meditazione che produce grandi risultati quando eseguito con sincerità e serietà. Anche premamay Srimati Ràdhàrani medita profondamente sul Suo amato dopo l’offerta di preghiere al Suo ishta-devata.

Sri Ràdha disse: “Non è sbagliato quando la gente afferma che Gandharvika e Giridhari sono eternamente una sola anima. Perciò, O Giridhari Ti prego! Allo scopo di rendere felice questa metà della nostra anima, sii gentile e appari ora davanti ai Miei occhi!’ Pregando in questo modo, Srimati Ràdhika chiuse gli occhi e meditò sull’amato della Sua anima, Sri Giri-dhari. Interrompendo tutte le attività dei Suoi sensi come una yogini, Radhika sedette immobile totalmente fissa in uno stato di silenzio ininterrotto”. (Prema-samputa)

Tutti i vaisnava che prendono l’iniziazione (mantra-diksà) sono doverosamente vincolati a recitare il mantra Gayatrì puramente senza offese tre volte al giorno per tutta la loro vita. Lo stesso termine Gayatrì significa cantare (gaya) tre (tri) volte al giorno. Questo compimento quotidiano di riti religiosi in momenti programmati del giorno è chiamato ahnika. I mantra dati dal guru sono: Brahma-gayatrì, Guru-mantra, Guru-Gayatrì, Gaura-mantra, Gaura-Gayatri, Gopàla-mantra, Kama-gayatrì, Panca-tattva mantra e Harinama. Considerando questi mantra una forma del Signore Supremo, cantateli con grande fede, amore e attaccamento. Questi mantra non sono ordinari. Sono completamente trascendentali e pieni di illimitato potere spirituale.

Il Gayatrì deve essere cantato in un luogo silenzioso, santificato e tranquillo, idealmente vicino alle Divinità del tempio o alla Divinità personale. Si può solo immaginare com’era tranquilla Vrndavana cinquecento anni fa al tempo di Sri Rùpa e Sanatana Gosvàmi. Nondimeno, i Gosvàmi scelsero i luoghi più isolati per assorbirsi nel canto e compiere lila-smarana. A Gokula, Srila Sanatana Gosvàmi eseguiva il suo bhajana in una grotta a quindici piedi (circa quattro metri e mezzo) sotto terra. Raghava Pandita stava in una grotta a Govardhana, e a Unchagoan, Nàràyana Bhatta Gosvàmi aveva il suo bhajana kutìra a venti piedi (sei metri) sotto terra. Questi acàrya mostrano l’importanza di un “ambiente libero da distrazioni” per la corretta concentrazione nel bhajana.

Nel suo libro Harinama-cintamani, Srila Bhaktivinoda Thàkura spiega che la disattenzione o la distrazione sono le cause principali delle offese nel canto di Krishna-nama. Questo principio si applica anche al mantra Gayatrì.

Bisognerebbe sempre essere rivolti verso la Divinità quando cantiamo. Se non possiamo cantare davanti alla Divinità, gli sastra raccomandano di rivolgersi verso est ai sandhya del mattino e di mezzogiorno, e a nord al sandhya della.sera. Sedere vicino o rimanendo in piedi con l’acqua fino al petto in un fiume sacro come la Yamuna o il Ganga, o sulla riva dell’oceano o sulla cima di una montagna sono tutti luoghi propizi.
“Cantare il Gayatrì su un asana personale produce una volta il beneficio; cantare all’aperto produce 1.000 volte il beneficio; cantare sulla riva di un fiume produce 100.000 volte il beneficio; cantare davanti alla Divinità concede illimitati benefici”. (Linga Purana)
“Il Gayatrì japa eseguito in un giardino di tulasi, in una goshala, o nella zona di un tempio, o alla presenza del guru, controlla con molto facilità la mente, e porta la perfezione e la gioia spirituali”. (Tantrasara)

Non bisogna cantare il Gayatrì su un veicolo in movimento, o sul letto, o rivolti con la schiena verso il tempio, il fuoco, un albero pippal, o una massa d’acqua. Dopo aver scelto il momento e il luogo adatti, bisogna santificare la mente e la coscienza eseguendo acamana e cantando e meditando sul significato delle seguenti preghiere.

da sabdadarsana.blogspot.it

video: http://youtu.be/a0E8piRbj-g

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *