Chi ha creato Dio?

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Chi ha creato Dio?

Ricordi del Discepolo Kriyananda sulla vita del suo Guru Yoganandaji

di Swami Kriyananda

«Un visitatore» ci disse il Maestro «ieri mi ha chiesto: “Chi ha
creato Dio?” Molti fanno questa domanda. È perché vivono nel regno
della causalità. Ogni cosa, secondo il loro modo di pensare, deve
avere una causa, poiché è così che tutto accade in questo mondo. Dio,
però, e la Causa Suprema. Non ha alcun bisogno di essere causato o
creato. È la causa stessa della causalità. La verità è che niente è
comunque creato Lo Spirito manifesta semplicemente l’universo. In
sostanza, niente causa – niente, poiché, in realtà, non sta accadendo
proprio niente!».

Il Maestro stava rievocando con me i suoi primi anni in America.
«Ralph» disse «era l’uomo che mi fece da autista durante il mio primo
ciclo di conferenze attraverso il Paese. C’era anche un altro autista
con noi, Arthur Cometer, un devoto buono e sincero. [Mr Cometer visitò
Mount Washington poco prima della fine della vita del Maestro. Ebbi
così l’opportunità di conoscerlo.] Ralph, invece,» continuò il Maestro
«era arrogante e scettico di natura. Quando guidava su strade di
campagna, deviava appositamente per investire le lepri e ucciderle. Si
rifiutò di ascoltarmi quando gli chiesi di non farlo più. Allora lo
misi in guardia: “Attirerai su di te una severa lezione karmica per la
crudele carneficina che stai compiendo”

«”Ah sì, profeta?’ mi derise. “Adesso basta! Mi sto divertendo”

«”Vedrai” gli riposi con grande serietà. “Le tue azioni sono un’offesa
alla legge karmica”

«Un giorno, all’improvviso, gli ordinai di fermarsi II tono della mia
voce era così perentorio che lui obbedì. La macchina . malapena arrestata quando una ruota rotolò via. Si era allentata a
poco a poco; se non ci fossimo fermati proprio in quel momento,
avremmo fatto un brutto incidente. Dopo quell’esperienza, Ralph smise
il suo sadico “divertimento”

«Dato che Ralph era scettico, io assecondavo la sua tendenza con la
speranza di togliergli quell’illusione. Prima di tenere una
conferenza, ad esempio, dedicavo cure esagerate alla mia persona,
pettinandomi con attenzione eccessiva e fìngendo anche in altri modi
di essere smodatamente vanitoso.

«Chiunque viene a me, trova in me uno specchio di ciò che è nel suo
cuore. In questo modo, cerco di aiutarlo a vedere in se stesso i
difetti che deve superare. Nel caso-di Ralph, volevo portare alla luce
la sua vanità, affinché potesse vederla chiaramente e darsi da fare
per superarla».

Per quel che comprendo di questo racconto del Maestro, credo che forse
conosceremo solo in futuro la fine della storia di Ralph, poiché (per
quanto ne so) egli non ebbe più alcun ruolo nella vita di Yogananda. A
volte, comunque, vidi davvero il Maestro assecondare le illusioni
della gente, esagerandole per portarle al loro culmine e liberare così
quelle persone dai loro errori. In alcuni casi, il processo di
guarigione richiese tempi assai lunghi. Ricordo quando disse a un
discepolo: «Ti ho perso di vista per alcune incarnazioni». Aggiunse
poi una promessa profondamente ispirante: «Ma non ti perderò di vista
mai più».

Riflettendo anche sull’insolita prontezza con cui Ralph attirò la sua
punizione karmica, mi rendo conto che il Maestro permise semplicemente
alla legge karmica di agire s«nza quelle che lui stesso, riferendosi a
Trailanga Swami nell’Auto biografìa di uno yogi, definì come «le
correnti contrastanti dell’ego».

È contrario alla legge karmica togliere la vita, in qualunque sua
Forma, intenzionalmente e senza motivo, specialmente se per puro
piacere. Le persone che si dedicano allo “sport (come amano chiamarlo)
della caccia, farebbero bene a riflettere su questa verità. Davvero
innumerevoli sono le lezioni implicite perfino nelle più piccole
anioni o parole di un grande maestro.

Paramhansa Yogananda non dimostrava alcuna rispettosa solennità verso
pratiche religiose che considerava false o puramente emotive,
piuttosto che devozionali. Anzi, a volte se ne prendeva gioco. Un
giorno ci raccontò, ridendo, dì un incontro di “scalmanati religiosi”
al quale aveva assistito

«Erano tutti lì, donne grasse, uomini anziani, tutti a rotolarsi sul
pavimento nel loro fervore. Pensavano di essere ispirati dallo Spirito
Santo, ma ciò che veramente li animava era lo “spirito ben poco santo”
delle emozioni! La devozione deve essere interiorizzata. Quando è
lasciata libera di fluire all’esterno, diventa emozione. La devozione
emotiva, proprio a causa della sua esuberanza, conduce l’individuo
ancor più nell’illusione. l’agitazione non fa che spegnere la lampada
del puro amore.

«Anche Dio» commentò il Maestro «ha il Senso dell’ umorismo!

Tutti gli uomini sono Suoi figli, ma perché non dovrebbe divertirsi,
quando vede che si comportano in modo comico?».

•Ad Harlem, molti anni fa, c’era un predicatore» mi disse il Maestro.
«Era conosciuto come “Father Divine’ [Padre Divino]. Father Divine una
volta mi scrisse una lettera, suggerendomi di “fare squadra” con lui.
Firmò la lettera con queste parole: “Sono sano, energico e felice in
ogni muscolo, osso, molecola E ATOMO!” Quelle due ultime parole erano
sottolineate vigorosamente tre volte. La sua sedia ufficiale, così mi
fu detto, portava la parola DIO incisa sullo schienale!». Nel
ricordare ciò, il Maestro fece una risatina divertita.

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