Chi sono gli autori degli Argomenti Esoterici?

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Chi sono gli autori degli Argomenti Esoterici?

a cura del dr. Rizzi

Quando si parla di veri Insegnamenti di saggezza, che datano di millenni e
rappresentano le fonda­menta di tutte le grande religioni, troviamo autori
antichi e moderni. Mentre non possiamo stabilire le caratteristiche
peculiari di quelli antichi, possiamo senz’altro dividere quelli moderni in
tre grandi cate­gorie:

1. persone dotate di chiaroveggenza (Rudolf Steiner, Max Heindel, Mons.
Leadbeater, ecc.),

2. persone dotate di telepatia superiore, alcune di loro sono anche dotate
di chiaroveggenza, (madame Blavatsky, Annie Besant, Alice Bailey, ecc.),

3. persone normali che raccolgono le informazioni date dagli autori della
categoria 1 e 2 e le elaborano a modo loro. Arthur Powell, con la sua
grande opera sui mondi invisibili, ne è un classico esempio.
La Chiaroveggenza

Vi sono delle persone che sono dotate di una particolare sensibilità che,
con un lungo e severo tiroci­nio, possono acquisire ciò che viene chiamata
“chiaroveggenza volontaria” o il risveglio del “terzo occhio”, che gli Indù
rappresentano con una gemma in mezzo alla fronte dei loro dei. Essi possono
inve­stigare esseri e cose costituite di materia diversa da quella fisica e
le loro indagini sono indipendenti dal tempo. L’Uraeus, o serpente
simbolico, posto sulla fronte dei Sacerdoti degli antichi Insegnamenti,
in­dicava in questa abilità l’origine della loro saggezza.

I chiaroveggenti volontari sono rarissimi perché per acquisire tale facoltà
occorre possedere delle doti particolari e fare un lungo corso di
allenamento sotto la guida di un maestro qualificato. Ecco la descri­zione
dei due tipi di chiaroveggenti data da Max Heindel: “Il chiaroveggente
volontario, vede ed inve­stiga a volontà, mentre il medium (chiaroveggente
involontario, n.d.r.) è incapace di indagare per ot­tenere informazioni,
poiché non può osservare quello che desidera …

“La maggior parte della gente, non fa distinzione fra i due; tuttavia c’è
una regola infallibile, alla quale ognuno può attenersi: Nessun
chiaroveggente correttamente formato eserciterà la chiaroveggenza a scopo
di lucro, sia esso denaro od altra cosa; non la userà per soddisfacimento
di curiosità, ma uni­camente per aiutare il genere umano”.

“Nessuno che sia capace di insegnare il metodo adatto per lo sviluppo di
questa facoltà, darà una tale lezione a scopo di lucro. Coloro che chiedono
denaro per esercitare la chiaroveggenza o per impartire lezioni su queste
cose, non posseggono effettivamente nulla che meriti di esser pagato. La
regola data è una guida sicura che può esser seguita da tutti con piena
fiducia” (1).
La Telepatia superiore

Si tratta di una forma di trasmissione e ricezione del pensiero tra una
persona ed un’altra, che può es­sere uno dei Maestri (esseri
particolarmente evoluti), di cui avremo modo di parlare nelle prossime
lettere.

Colui che riceve i messaggi, a differenza dei medium, non cade in trance ma
rimane ben sveglio ad ascoltare ciò che gli viene detto, per scriverlo a
beneficio di altri ricercatori. In questo stato di co­scienza può anche
porre domande al Maestro e farsi dare eventuali chiarimenti sull’argomento
che sta trattando.

Ecco come descrive il suo modo di operare Alice Bailey: “Voglio mettere in
chiaro che il lavoro che faccio non ha nulla a che vedere con la scrittura
automatica. Questa, salvo rari casi (e tutti pensano che il loro caso sia
un’eccezione), è molto pericolosa… Colui che trasmette e colui che riceve
non de­vono mai agire come automi” (2).

Continua, inoltre, dicendo: “Molte volte la negatività di chi riceve
permette l’ingresso di una seconda forza … ne consegue il rischio
dell’ossessione. Sono molti i casi di ossessione come conseguenza della
scrittura automatica” (3).
I CONTINENTI PERDUTI

Per poter comprendere la vera essenza di tutte le religioni è opportuno
cercare le caratteristiche della prima religione, apparsa sul nostro
pianeta. Contrariamente a quanto si è portati a pensare questa non è
affatto costituita da riti tribali con adorazione di feticci di legno o di
pietra.

Ne parla Friedrich M. Muller, in *Origin of Religious Laws* (Origine delle
leggi religiose) dicendo: “Vi fu una religione primitiva ariana, una
semitica, una turanica, prima che ciascuna di quelle razze pri­mordiali si
scindesse formando lingue, adorazioni, sentimenti nazionali separati. Il
Dio supremo rice­vette lo stesso nome nella mitologia antica dell’India,
della Grecia, dell’Italia, della Germania, e lo conservò, sia che fosse
venerato sulle catene dell’Imalaia o tra le querce di Dodona, nella
capitale o nelle foreste della Germania. Quel nome fu Dyaus in sanscrito,
Zeus in greco, Jupiter in latino, Tiu in germanico …

“… Dyaus non significava il cielo azzurro, né era il cielo personificato;
rappresentava un’altra cosa. Nei Veda (antichi poemi indù, n.d.r.),
troviamo l’invocazione Dyaus Pitar, il greco padre Zeus e il latino padre
Jupiter, e l’espressione nelle varie lingue ripete il significato che ebbe
prima che le lingue si differenziassero. Si­gnifica ‘Padre del Cielo’ o
‘Padre Celeste'”.

Pertanto, prima di intraprendere uno studio dell’Esoterismo, che
rappresenta oggi l’elaborazione degli Insegnamenti di allora, pensiamo
giusto fare una breve analisi storica per mostrare dove e come si sia
formato: dedicheremo pertanto questa lettera ai continenti scomparsi
Atlantide e Lemuria.
MU, LA MADRE TERRA DELL’UOMO (4)

Il Paradiso terrestre, di cui parla la Bibbia, si riferisce ad un’epoca
assai lontana, quando l’uomo, al­quanto diverso da come lo conosciamo,
viveva su un grande continente, ora sommerso, nell’oceano pa­cifico. Questo
continente, chiamato anche col nome di “Lemuria”, rappresenta la Madre
Terra dell’umanità perché è solo da questo punto dell’evoluzione che l’uomo
può considerarsi tale.

La terra di Mu era molto vasta, si estendeva da un punto a nord delle
Hawaii fino alle Figi e, a sud, fino all’Isole di Pasqua. Era un bellissimo
paese dove viveva un popolo che, tra l’altro, fondò varie co­lonie.

Tutti professavano la stessa religione ed adoravano il Sole. Da molto
tempo, l’imperatore era anche sommo sacerdote, il suo nome era “Ra Mu” ed
il suo impero ebbe il nome di “Impero del Sole”; egli, tuttavia, non venne
mai venerato perché era solo un rappresentante della divinità.

Gli abitanti di Mu credevano nell’immortalità dell’anima, la quale, alla
fine, tornava alla “grande sor­gente” da cui era venuta. Furono grandi
navigatori ed esperti architetti, costruirono palazzi di pietra e grandi
templi senza tetto, affinché il popolo in preghiera potesse ricevere i
raggi del Sole, loro Dio.

Uno dei momenti di massimo splendore fu raggiunto circa 26.000 anni, un
periodo immediata­mente precedente alla sua scomparsa, a causa di un’azione
vulcanica sotterranea ininterrotta. L’isola di Pa­squa, con i suoi
enigmatici monumenti, rappresenta un reperto archeologico di questo
antichissimo continente.
L’ATLANTIDE

Platone, nel suo Timeo, parla di un continente scomparso che, fino a
qualche tempo fa, era considerato come fantasioso e leggendario. Ora, con
le scoperte archeologiche e le investigazioni occulte, si è in­vece
stabilito che si tratta di un continente assai antico, sprofondato
nell’oceano Atlantico circa 12.000 anni fa.

Nel Timeo vi sono quattro interlocutori, Socrate, Timeo, Ermogene e Critia.
In questo dialogo Critia afferma di aver sentito un racconto da suo nonno,
che a sua volta lo aveva sentito da Solone il più savio dei sette sacerdoti
di Sais. la prima città costruita in Egitto all’incirca 16.000 anni fa.

Solone era stato ospite di una comunità, probabilmente derivante da
Atlantide, ed un loro sacerdote gli aveva detto: “O Solone, Solone, voi
Elleni siete proprio dei ‘bambini’ e non è possibile che tra di voi si
trovino uomini ‘maturi'”.

“Cosa vuoi dire?, replica Solone, Voglio dire che a livello mentale voi
tutti siete ‘giovani’ in quanto la vostra cultura e la vostra scienza hanno
delle radici recenti e la ragione di ciò va ricercata nel fatto che vi sono
state, e vi saranno, delle distruzioni dell’umanità dovute a cause
molteplici, le peggiori sono però state causate dal fuoco e dall’acqua.

“Tutto ciò che è accaduto nel nostro paese, o nel vostro, e di cui noi
siamo stati informati è stato da noi registrato e se ne può trovare la
traccia nei nostri templi. Da parte vostra, invece, non è rimasta al­cuna
registrazione relativa a quei tempi lontani.

“L’ultimo cataclisma è sceso dal cielo come una pestilenza lasciando solo
pochi sopravvissuti senza co­noscenza ed esperienza. Per questo motivo il
vostro popolo è stato costretto a ripartire dall’inizio e questa è la
ragione per cui voi non conoscete nulla di ciò che è accaduto al vostro
popolo in un tempo assai lontano. Sappiate che nel vostro territorio visse
la più nobile ed evoluta razza che mai apparve sulla terra.

“Tu ed il tuo popolo siete soltanto ciò che è rimasto e tutto ciò non vi è
conosciuto perché i sopravvis­suti non tennero alcun resoconto per molte
generazioni. La vostra antica Atene fu costruita 1000 anni prima della
nostra città di Sais…”.

Il territorio di cui parla Solone era l’isola di Poseidone: ciò che
rimaneva di Atlante, paese sconvolto in precedenza da tre cataclismi che, a
distanza di centinaia d’anni, lo avevano ridotto alla grande isola
chiamata, appunto, Poseidone.
Il popolo di Atlantide (5)

La razza atlantiana, si è suddivisa in sette sottorazze delle cui
caratteristiche faremo un breve riassunto tratto dalla Cosmogonia dei
Rosacroce.

1. RMOAHAL: questi primitivi, con il senso del tatto, potevano percepire la
sensazioni di dolore, agio e benessere. Possedevano inoltre un barlume di
memoria e ricordavano le sensazioni provate (suoni, colori, ecc.). Con la
memoria acquistarono anche i rudimenti del linguaggio e, da quel momento,
emi­sero parole e non più semplici suoni come facevano i Lemuriani. Gli
Rmoahal cominciarono a dare nomi alle cose. Il linguaggio per loro era
utilizzato solo per cose sacre perché era la più alta espres­sione diretta
dello Spirito.

2. TLAVATLI: in questa razza si cominciò a conoscere il proprio valore come
esseri umani separati. Diventarono ambiziosi ed iniziarono a pretendere che
gli altri ricordassero le loro opere. Il ricordo di fatti compiuti da
alcuni, faceva sì che un gruppo di persone scegliesse come proprio capo
l’autore di grandi gesta.

3. TOLTECHI ORIGINARI: in questo popolo l’educazione veniva impartita dai
genitori che risveglia­vano nell’interiorità dei loro figli le conoscenze e
le esperienze da essi compiute. Ciò permetteva ai fi­gli ad assumere le
qualità paterne e, chiaramente, portava onori ai figli delle persone che si
erano di­mostrate importanti. L’esperienza era altamente stimata e colui
che ne possedeva di più era considerato un buon consigliere. Furono loro
che, elaborando le idee dei loro predecessori inaugurando la Monar­chia e
la successione ereditaria.

In questa parte del Periodo atlantiano, troviamo i primi esempi di nazioni
separate. Gruppi di persone che scoprivano in altri gusti e abitudini
consimili, lasciavano le loro vecchie abitazioni per fondare una nuova
colonia.

Le Guide del genere umano (che vedremo in seguito, n.d.r.), stabilirono in
quel tempo dei grandi Re per governare i popoli, ai quali fu dato loro
grande potere. Le masse onoravano codesti Re con tutta la venerazione
dovuta a coloro che erano veramente Re “per grazia di Dio”. Questa
condizione felice, tuttavia, recava in sé il germe della disgregazione
perché col tempo i Re divennero avidi di potere e cominciarono ad usare il
loro potere corrottamente per scopi egoistici e per profitto personale,
invece che per il bene comune.

4. TURANICI ORIGINARI: furono la quarta razza, erano particolarmente
spregevoli per il loro abo­minevole egoismo. Essi eressero dei templi dove
i loro Re venivano adorati come dei e inflissero op­pressioni estreme alle
classi inferiori. Una Magia nera della più nauseante e peggiore specie
fiorì e tutti gli sforzi di questo popolo erano diretti al soddisfacimento
della vanità e del fasto smagliante.

5. SEMITI ORIGINARI: questo popolo era in grado, fino a un certo punto, di
reprimere i desideri me­diante il pensiero così, invece di desideri puri e
semplici, ne risultavano malizia e astuzia, mediante le quali essi
cercavano di raggiungere i loro fini egoistici.

Delle due razze seguenti (Akkadiani e Mongoli) non vi sono informazioni
importanti in quanto è stata la quinta sottorazza Lumuriana il terreno da
cui hanno tratto le loro origini coloro che hanno progredito formando le
progenie di coloro che stanno attualmente evolvendo nell’epoca Ariana.
La civiltà atlantiana (6)

A brillanti Epoche di cultura si susseguono tempi di ignoranza, durante i
quali tutto il progresso della scienza e dell’arte sembra perduto, e questi
sono a loro volta seguiti da civiltà che giungono a livelli ancora più
alti. La descrizione che segue, dunque, si riferisce evidentemente ai
periodi di cultura …

Il governo era autocratico (il Re aveva il potere assoluto, n.d.r.), e
sotto i Re divini nessun altro si­stema poteva essere migliore per il
popolo. Esso era stato ideato dai Saggi per il bene di tutti, e non da
qualche classe particolare per il proprio vantaggio. Perciò, il benessere
generale era molto maggiore che nella civiltà moderna.

I governanti, erano ritenuti responsabili del benessere e della felicità
delle loro province: i delitti e la carestia erano imputati alla loro
negligenza o alla loro inettitudine …

… Si praticava la musica, che però era primitiva, come pure gli
strumenti. Tutti gli Atlantidei amavano i colori, e tanto l’interno che
all’esterno delle loro case era ornato di decorazioni brillanti. Però,
l’arte della pittura non riusci mai ad affermarsi in modo stabile, benché
si eseguisse qualche disegno ed al­cune opere pittoriche. La scultura era
invece molto diffusa, e raggiunse una grande perfezione …

L’architettura era l’arte piu estesamente praticata, gli edifici erano
massicci e di di­mensioni gigante­sche. Le case erano separate fra loro,
anche nelle città; qualche volta quattro corpi circondavano un cortile
centrale, in mezzo al quale era una fontana …

… Alcune case erano ornate di intagli, affreschi o decorazioni colo­rate.
Le finestre erano munite di un materiale simile al vetro, ma meno
trasparente. Gli interni erano ammobiliati, ma senza partico­lari
complicati; però, questi soggetti erano molto raffinati.

I templi erano grandi saloni, ancora più ammirevoli di quelli dell’Egitto;
i pilastri sostenenti il tetto erano quadrati, o in qualche caso rotondi.
Nei tempi della decadenza, le navate laterali erano circondate da numerose
cappelle, contenenti statue dei cittadini più importanti e un culto
particolare era loro reso da sacerdoti incari­cati appositamente di ciò.
Anche i templi avevano le loro torri e cupole, che servi­vano per il culto
solare e per osservatori.

L’interno dei templi era intarsiato, o anche interamente coperto d’oro o
d’altri metalli preziosi, metalli ottenuti con la trasmutazione, essendo
questa un’industria privata, con la quale gli alchimisti guadagna­vano la
vita. L’oro, essendo preferito all’argento, era prodotto in maggior
quantità.

L’oro, l’argento e l’oricalco (antica lega di rame e zinco simile
all’ottone, n.d.r.) erano i metalli più usati per le de­corazioni e per gli
utensili domestici. Le armi erano riccamente in­tarsiate di questi
me­talli, e quelle usate solo nelle cerimonie e nelle processioni spesso
erano fatte interamente di metalli preziosi; in queste occasioni elmi,
corazze e gambali d’oro erano portati sopra tuniche e calze dei colori più
brillanti: scarlatto, arancio e un por­pora molto elegante …

… Tutte le scuole erano mantenute dallo Stato, e l’educazione primaria
era obbligatoria, ma saper leg­gere e scrivere non era conside­rato
necessario per i lavoratori dei campi e per gli artigiani. Alla età di
dodici anni i ragazzi che dimostravano delle attitudini erano mandati nelle
scuole superiori dove impa­ravano ciò che meglio si addiceva a ciascuno:
agricoltura, meccanica, caccia e pesca, ecc. Le proprietà delle piante e le
loro qualità curative formavano un ramo importante di studio; non c’erano
medici ri­conosciuti, ma ognu­no sapeva qualcosa di medicina, come pure di
cure magnetiche.

La chimica, la matematica e l’astronomia erano pure insegnate, con lo scopo
di sviluppare le facoltà psichiche dello studente e istruirlo sulle forze
più nascoste della natura. In questa categoria erano com­prese le proprietà
occulte delle piante, dei metalli e delle pietre preziose, come pure le
trasmutazioni alchemiche …

L’impiego usuale della chiaroveggenza permetteva loro di osser­vare i
processi della natura, ora invisi­bili per i piu, cosicché la scienza era
avanzata, e le sue applicazioni alle arti e ai mestieri erano nume­rose e
utili.

Essi possedevano una conoscenza di certe forze che oggi è stata perduta.
Una di queste forze era im­piegata per la propulsione tanto delle navi che
degli aeroplani, un’altra per invertire la forza attrattiva della gravità
in forza repulsiva, cosicché il sollevamento di grossi blocchi di pietra a
grande altezza era un’impresa facilissima. Le forze più sottili non erano
applicate a macchine, ma dirette col potere della volontà, servendosi del
meccanismo, allora ben cono­sciuto e sviluppato, del corpo umano.

… I Rmoahal e i Tlavatli, vivendo specialmente di caccia e di pe­sca, non
avevano bisogno di un si­stema agricolo; tuttavia i Tlavatli avevano un
sistema di coltivazione basato sui villaggi.

L’aumento della popolazione e la civilizzazione nei primi tempi dei
Toltechi resero necessario un si­stema di tenuta delle terre, ma poi,
specialmente per la perfezione di questo sistema, la povertà e le
ristrettezze scomparvero.

Il complesso delle terre e dei loro pro­dotti, come pure il bestiame, si
consideravano appartenenti all’imperatore. Il re o il viceré era
responsabile, nell’ambito del suo distretto, della coltivazione, della
raccolta, del pascolo e degli esperi­menti agricoli. I suoi consiglieri
agricoli erano versati in astronomia, e traevano tutto il vantaggio dalle
influenze occulte sulla vita animale e vegetale …

Tornando all’agricoltura, per ogni operazione si calcolava esattamente il
giorno adatto regolando ogni particolare. Ogni regione per solito consumava
i suoi prodotti, ma qualche volta avvenivano scambi con altre regioni.

Dopo aver prelevata una piccola quota per l’imperatore e il governo
centrale, il prodotto di tutto il di­stretto veniva diviso fra gli
abitanti; al viceré locale e ai suoi funzionari toccava una quota maggiore,
ma ciascuno riceveva abbastanza per avere assicurata la vita ed il
benessere. Gli aumenti nella produ­zione, sia agricola che mineraria, erano
divisi fra tutti.

Dopo un lungo periodo di risultati felici, questo sistema declinò, con
l’affermarsi della negligenza, dell’egoismo e del lusso raffinato. Un
motivo essenziale di malcontento era il fatto che le classi supe­riori, le
cui facoltà psichiche erano state debitamente sviluppate, affidavano ai
subordinati, meno esperti, il compito delicato di sce­gliere i ragazzi per
l’istruzione tecnica superiore. Molti errori erano così commessi, e della
gente si trovava vincolata per tutta la vita in occupazioni non adatte e
non di suo gusto …

… Nel tempo dei Toltechi, quando regnava un Re divino, c’era un clero di
iniziati che formava una grande fratellanza occulta, e incominciava i primi
passi sul Sentiero occulto. Si tratta natural­mente dei pochi, perché la
grande maggioranza era molto più indietro nello sviluppo spirituale. Era
adottato il culto del Sole, ma i più in­telligenti guardavano il Sole come
un simbolo, mentre gli ignoranti non po­tevano vedere oltre la forma
esteriore del simbolo.

Per tutta l’Atlantide, ma specialmente nella Città dalle Porte d’Oro,
furono eretti dei templi magnifici al Sole. Non era permessa alcuna
immagine della Divinità, essendo il disco del Sole ritenuto l’unico
em­blema appropriato: un disco d’oro collocato in modo da ricevere i primi
raggi del Sole nascente all’equinozio di primavera o al solstizio d’estate.

Questo sistema religioso sopravvive nel culto scintoista in Giappone, ma a
differenza dai templi sfarzo­samente decorati dell’Atlan­tide, i templi
scintoisti sono finiti con semplice legno liscio di gusto finis­simo, senza
sculture, pitture né altre decorazioni. In seguito, un’immagine d’uomo
archetipico fu intro­dotta nei templi e adorata come la più alta
rappresentazione della divinità.

Ma si avvicinavano i tempi cattivi, nei quali la razza sarebbe stata
inghiottita dall’abisso dell’egoismo. Il concetto morale decadde, portando
la perversione dell’ideale spirituale. Ognuno lottava per se stesso e usava
le proprie conoscenze per scopi egoistici. Le Stanze di Dzyan (libro
antichissimo, n.d.r.) così ne parla:

“Poi la Quarta divenne gonfia d’orgoglio: Noi siamo i Re, noi siamo gli
Dei. Essi fabbricarono im­mense città. Fabbricarono con terre e metalli
rari. Dalla pietra bianca delle mon­tagne e da quella nera delle eruzioni
vulcaniche, essi scolpirono le immagini della propria grandezza e
somiglianza, e le adorarono. L’apoteosi del sé non poteva andare oltre”.

Oltre al Sole, il clero conosceva e custodiva altri simboli, tra cui la
concezione della Trinità nell’Unità. La Trinità nel suo significato più
sacro non fu mai divulgata, ma la Trinità personificante i poteri co­smici
dell’universo come Creatore, Conservatore e Distruttore, divenne di dominio
pubblico per qual­che indiscrezione nel tempo dei Turaniani. Quest’idea fu
ancora più materializzata e degradata dai Se­miti, in una trinità
strettamente antropomorfa, consistente di padre, madre e figlio.

Un’ulteriore degenerazione avvenne nel tempo dei Turaniani. Praticando la
stregoneria, molti vennero a conoscere l’esistenza di potenti elementali
(forme energetiche, n.d.r.), creati o animati dalla loro forte volontà. Gli
uomini si erano talmente degradati, che si misero ad adorare queste
semicoscienti creature dei loro cattivi pensieri …

… La parola sacra della Razza atlantiana è Tau mentre quella della quinta
Razza è Om.
Cosa rimane dei popoli atlantidei? (7)

Della prima e seconda sottorazza atlantiana non esistono discendenti puri,
ma lo scheletro dell'”uomo Furfooz” è un buon esemplare della prima e
quello dell'”uomo CroMa­gnon” della seconda. La terza (Toltec) rimane
ancora negli “Indios” del Sud e Centro America e nei pellirosse degli Stati
Uniti e del Canadà.

La quarta sottorazza (Turaniani) emigrò dall’Atlan­tide e dirigendosi verso
oriente, oltre Babilonia, lun­go il fiume Giallo, scese nelle pianure della
Cina. È rappresentata oggi in certe parti della Cina da una razza Cinese
gialla e alta di statura, affatto distinta dai Cinesi della settima
sottorazza.

Dei Semiti ori­ginari, quinta sottorazza, si vedono oggi i discendenti
negli Israeliti di tipo puro o nei Kabili dell’A­frica settentrionale. La
sesta, o Akkadiana, era rap­presentata dai Fenici che commercia­vano nel
Medi­terraneo; e la settima, o Mongola, si sparse divenendo la moderna
razza Cinese.
L’inizio della Legge di causa ed effetto (8)

Il livello evolutivo raggiunto dai Semiti (quinta sottorazza atlantiana),
era tale che Coloro che gli ave­vano guidati fino ad allora e da cui
dipendevano le loro vite, decisero di insegnar loro a gestirsi da soli,
fornendo le indicazioni su come comportarsi e implementando così la Legge
di causa ed effetto (o Legge del karma).

In questo insegnamento veniva sancito che solo l’ubbidienza alla Legge
avrebbe permesso una vita senza problemi, essendo i problemi stessi
generati da ogni tipo di trasgressione. Fatto che viene rias­sunto in una
massima assai significativa: “Noi non siamo mai puniti per i nostri
peccati, ma dai nostri peccati”.
Una testimonianza della geologia (9)

Nell’estate 1896 una nave fu impegnata nella posa del cavo sottomarino che
unisce Brest a capo Cod. Il cavo si ruppe a ovest di Parigi ed a circa 900
chilometri a nord delle isole Azzorre. La profondità dell’oceano, in quel
punto, era di 3100 metri.

Il tentativo di ripescarlo a mezzo di ramponi fallì più volte perché il
grappone restava impegnato in rocce dalle punte dure e spigoli aguzzi.
Tutte le schegge che rimasero attaccate ai grapponi erano di una lava
vetrosa, avente la composizione chimica dei basalti, chiamata tachilite.
Una tale lava, intera­mente vetrosa, può consolidarsi solo sotto l’effetto
della pressione atmosferica e non certamente 3000 m. d’acqua.

Con questo fatto divenne evidente che il fondo dell’A­tlantico, a 900
chilometri a nord delle Azzorre, era una terra emersa quando è stata
coperta da colate di lava e solo in un secondo tempo è sprofondata a 3000
metri di profondità. Conclusione: tutta una regione al nord delle Azzorre,
che comprende forse le Azzorre, e della quale dunque queste isole non
sarebbero che le visibili rovine, si è sprofondata molto recentemente,
probabilmente nell’epoca che i geologi chiamano attuale.
Le testimonianze della paleontologia (10)

Le testimonianze della paleontologia confermano e completano quella dei
geologi. Sommamente inte­ressanti sono a questo proposito le conclusioni
cui giunse, qualche decennio fa, il naturalista francese Luigi Germain, che
fece oggetto di attenti studi la fauna e la flora delle Azzorre, di Madera,
delle Ca­narie e del Capo Verde.

Le sue osservazioni conclusero (C. R. Ac. des Sc., 20 settembre 1911) che,
effettivamente, verso la metà dell’evo terziario, i detti quattro
arcipe­laghi formavano una sola terra unita a nord con la penisola iberica,
a sud con la Mauretania, ad ovest con le Bermude e con le Antille. Alla
fine del ter­ziario, in conseguenza di vasti movimenti orogenici
sopravviene lo spezzettamento… ciò che ne restò, avrebbe formato
l’Atlantide di cui parla Platone.

Ma durante il terziario, e fino ai tempi del pliocene, il continente che
abbracciava gli arcipelaghi era rimasto unito, come si è detto, con la
penisola iberica: ciò è provato dalla sopravvivenza dei molluschi o dei
ve­getali del pliocene nelle Canarie e nelle Azzorre.

Anche sir C. Wyville Thomson trovò che alcuni esemplari della fauna della
costa del Brasile, raccolti dal fondo del mare per mezzo della sua draga,
sono si­mili a quelli della costa Lusitana.

Ripetiamo che il continente terziario dell’Atlantico ha dovuto comprendere
almeno una parte delle An­tille, non poten­dosi altrimenti spiegare la
singolare ripartizione dei molluschi “Oleacinidae”, i quali non vivono che
nell’America centrale, nelle Antille, nelle Canarie, nelle Azzorre, ed in
una parte del bacino del Mediterraneo.

Inoltre, quindici varietà di molluschi marini vivono soltanto nelle Antille
e sulle coste del Portogallo; non li si ritrova in nessun altro luogo, né
questa coesistenza può spiegarsi col trasporto degli embrioni per la via
delle correnti marine. Perciò gli zoologi sono stati costretti, dalla
riunione di tutte queste os­servazioni, ad ammettere l’esistenza di un
grande continente mioce­nico, che si spezza dapprima dal lato delle
Antille, e poi, al pliocene, dal lato dell’Africa, originando l’isola di
Poseidone.

*Riferimenti bibliografici*

1) Max Heindel, *La Cosmogonia dei Rosacroce,*
Edizioni Il Cigno, Peschiera del Garda, 1996.

2) Leo e Viola Goldmen,* **Amore e Saggezza,** *pag. 74
Edizioni Sysntesis, Lecco, 1996.

3) Ibid, pag, 74.

4) Riassunto da: *Mu, il continente perduto*, di James Churchward,
Edizioni SugarCo, S.r.l., Milano, 1975.

5) Riassunto da: *La Cosmogonia dei Rosacroce,* di Max Heindel,
Edizioni Il Cigno, Peschiera del Garda (VR), 1996.

6) Arthur E. Powell, *Il sistema solare,* pag. 180-193,
Edizioni Adyar, Settimo Vittone (TO).

7) C. Jinarajadasa, *Il mistero della vita e della forma,* pag. 44
Edizioni Adyar, Settimo Vittone (TO).

8) Riassunto da: *La Cosmogonia dei Rosacroce,* di Max .Heindel,
Edizioni Il Cigno, Peschiera del Garda (VR), 1996.

9) Da una conferenza di P. Termier all’istituto Oceanografico di Parigi, il
30 maggio 1912.

10) Giacomo Perrone, Atlantide, *Leggende e testimonianze*, pag. 118,
Edizioni Tilopa, Teramo, 1986.

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