Chiavi Mistiche Yoga: Divina Provvidenza

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Chiavi Mistiche Yoga: Divina Provvidenza

Le Chiavi Mistiche dello Yoga: “La Divina Provvidenza”

di Guido Da Todi

– LA DIVINA PROVVIDENZA –

San Giovanni Bosco, il magnifico fondatore del Cottolengo di Torino, da cui

oggi derivano le decine di istituzioni affiliate, soleva affidarsi alla

Divina Provvidenza, quando era necessaria una certa somma urgente per

sanare un buco amministrativo della sua nascente opera filantropica.

Strano – ma vero – l’assegno di uno sconosciuto donatore arrivare il giorno

prima della data fatidica, in risposta alla sua fiduciosa richiesta;

oppure, da qualche altra via spuntava fuori la cifra necessaria.

Il che non stupiva affatto Don Bosco. La Divina Provvidenza era sempre

all’opera per lui….

L’uomo ha due, e solo due modi per evocare una risposta dalle profonde

risonanze della vita universale, di cui fa parte. Una risposta che attenga

ai suoi intimi e sani desideri.

La prima, è divenire consapevole delle leggi sottili che governano la vita.

Ossia, sapere che la visualizzazione costante e calda di un obiettivo non

lo a noi, ma costruiscono le strutture ed i parametri affinché

lo si crei addirittura, facendolo emergere dai piani mentali a quelli

fisici e concreti.

Quanta e quanta energia elettromagnetica si scialacqua, quotidianamente, in

mille rivoli di una

, senza che ci si decida di

concentrarla nel plasmare e seguire e costruire un unico progetto

liberatorio, per la nostra vita individuale!

Non starò, qui, evidentemente a ripercorrere quel che molti degli

appartenenti al nostro gruppo conoscono e sanno ripetere, forse, meglio di

me, in riferimento al lato nascosto ed occulto della vita.

Che, poi, valga la pena, per molti progetti, di essere portati alla luce è

tutto un altro discorso.

La volontà dell’uomo, oltre che rappresentare la gradevolissima pulsione di

un talento del tutto naturale in ognuno di noi, è veramente ed alla lettera

capace di issare nella sua dimensione delle risposte

del tutto inimmaginabili, a priori.

Ma, anche qui esistono testi forbiti e culture del metafisico adatte a

enunciare ed enumerare ogni principio che si riferisca a questa

magica> dell’uomo.

Puntualmente, in ogni sforzo creativo da parte sua, interviene sempre

qualcosa che ne adombra e solleva l’intensità, facendogli percorrere il

ciclo volitivo con delle ipotesi realizzatrici di successo, già esistenti e

potenziali. È come se ognuno di noi, una volta che abbia deciso di mettere

in atto la propria volontà magnetica, si trovasse di già a navigare su una

corrente marina che porta nella direzione prescelta; si tratterà, allora,

di seguirne il flusso, con ampi e comodi colpi di remo.

C’è chi la chiama Provvidenza Divina. Chi, la naturale reazione di un atto

portato sulla natura energetica del cosmo. Chi, semplicemente, afferma che

la volontà plastica dell’uomo preme la

del tessuto esistenziale celato, che, subito, comincia a

decomprimersi – per sua potenza generatrice innata – comportandosi da quel

volano centuplicatore che è, la materia primordiale, viva ed inerte, di

fronte ad ogni atto dinamico che si esprime ed imprime su di essa.

La costruzione di è parte inscindibile, allora, di tale

primo metodo.

Non farebbe male a tutti noi soffermarsi un attimo nell’analisi di quella

che soggiace ad ogni nostro impulso espressivo di vita: e che

rappresenta la fisionomia, la sensazione, la forma complessa di come

vediamo dipinto – appena sotto le

il nostro io.

Certo, ad una prima analisi mentale, ci si presenteranno un volto, due

occhi, un’espressione, alcune qualità, dei principi emozionali, delle

abitudini, delle preferenze; insomma, un coacervo vivo e pulsante che

consideriamo come la visualizzazione costante – dietro il pelo della nostra

coscienza immediata – di noi stessi. Di quel che siamo, possediamo, del

come ci presentiamo agli altri ed a noi stessi….

La scuola esoterica tradizionale ha raffinato quest’analisi ed ha

districato il gomitolo istintivo che indichiamo quale visualizzazione del

nostro essere e lo ha suddiviso in una funzione organica,

emozionale e razionale.

Sta di fatto che la di cui parliamo ci fa,

indiscutibilmente, percorrere, sempre e comunque, delle medesime corsie

preferenziali – siano esse giuste, meno giusto o errate, e rappresentano il

nostro comportamento, le nostre priorità di scelta, il nostro destino.

Rappresentano le varie sfumature ed i chiaroscuri della nostra personalità.

Un attivo di energia vivente, costantemente rinnovato dal

risultato di nuove esperienze, che si all’interno di esso,

ampliandone costantemente il potenziale energetico.

Il fattore , indicato con abituale costanza da ogni

scuola spirituale, non è, in fin dei conti, solo un caro, benevolo

consiglio morale; esso tende a costituire la leva possente che giungerà ad

infilarsi nelle medesime radici di questo Dr.Hyde, sgranandone il

piedistallo stesso e frantumandone, alla fine, ogni respiro sinuoso e di

mediocre istintualità

Il giunge, allora, opportuno, nel momento critico della

frantumazione della personalità.

spazzandola via con una scopa; ma, aprendo le finestre…>

Abituiamoci sin da ora a questo dato di fatto. Sino a che,

pigramente, subiremo la che ben conosciamo, come

complesso della nostra personalità, con le sue virtù ed i suoi difetti, ne

saremo schiavi, e continueremo a sentirci trainati nelle corsie

preferenziali che essa – per forza di cose – deve percorrere.

I nostri lamenti, le nostre malinconie e le paure e i desideri frustrati

per una vita migliore continueranno a sussistere, fin tanto che avremo,

schiumante tra i denti del Sé, il morso fedele della nostra personalità

antica ed onnipresente.

Apriamo, allora, le finestre alla luce del sole; rinnoviamo i

parametri gracidanti e muffi che

in noi, sotto forma di un io che non è il nostro vero io; di

abitudini ed acquisizioni superate, a cui siamo morbosamente affezionati.

Ma, cessiamo, tuttavia, di lamentarcene.

Cosa e come desideriamo essere? Buoni? Ricchi di un elettromagnetismo che

nutra costantemente il nostro prossimo, vicino o lontano? Pieni di

quell’amore silenzioso, privo di ticchettanti manifestazioni verbali e

formali, ma che avvolga ogni creatura incroci la nostra strada, oppure

giunga sulle ali del nostro magico pensiero, a coloro che

negli eteri planetari?

Creiamocene un , la cui visualizzazione costante ben

presto cesserà di essere solo una realtà formale, ma prenderà il posto e

scalzerà quella polla e quel mandala di personalità sofferente ed

anchilosata posseduta sino ad oggi!

Si tratta di una decisione che dobbiamo prendere, nelle linee maggiori,

adesso, in questo momento. Si tratta, anche, di avere il coraggio

d’esaminare finalmente a fondo tutte le indicazioni che ci hanno sin qui

dato i testi di luminosa verità che abbiamo tanto amato.

Sono vere, queste affermazioni? Crediamo ai costanti suggerimenti di

successo del nobile sforzo verso una vita di Figli di Dio, oppure no?…

Il secondo modo per evocare una risposta ai nostri desideri morali è la Via

di Bhakty.

Soltanto voi potrete appurare se quel barlume di gioia infinita che, a

volte, avete provato nel fondo del vostro cuore appartiene alla trepida

carezza della .

Diceva Helena Petrowna Blavatsky che la Voce del Silenzio la si percepisce

unicamente chiusi nel Sancta Sanctorum del proprio Sé, ed isolati da tutto

ciò che rappresenti l’illusione di una qualunque identità separata dal

resto del mondo.

Soltanto voi sarete in grado di restare certi, o di continuare a dubitare,

del quando percepite la Presenza Universale

dell’Uno.

Ed allora, è a questo Uno che chiederete.

E . Sono parole?

Per me no. Io ho avuto tutto ciò che ho chiesto.

Certamente, l’ho avuto in modi che non si allineavano – molto spesso – a

quanto credevo sarebbe avvenuto. Certamente, la realizzazione dei miei

desideri mistici è avvenuta in un maniera che, sovente, appariva

frammentaria; ma che, adesso, vedo completa e coerente.

Certo, il karma antico deve avere soddisfazione; ed esso, sovente, si

introduce tra la richiesta e l’obiettivo da raggiungere.

Ma, continuate, persistete a chiedere. Ed otterrete, anche in questa stessa

esistenza. “Bussate, e vi sarà aperto!”

Così agiva San Giovanni Bosco; e domandava, senza indugio, quella somma di

denaro, che gli urgeva dopo tre giorni; o, avrebbe dovuto chiudere il

Cottolengo.

La somma di denaro arrivava.

Siete certi che non era il suo Grande Amico a mandargliela, attraverso le

Sue vie misteriose?

A voi, amici cari, la risposta.

Il giovane Yogananda (Autobiografia di uno Yoghi – Paramahansa

Yogananda – Astrolabio Editore) aveva l’abitudine (che non perderà, sino

al termine della sua vita) di rivolgersi, per ogni sua minuta necessità,

all’aspetto Materno di Dio. Molti episodi miracolosi sono riportati nel

magnifico libro, in proposito.

Egli asseriva:” …Non cessava mai in me il meraviglioso senso di

riconoscenza nella certezza e nel riscontro che non vi era cosa che la

Madre Divina mi avrebbe mai potuto negare!…”

Uno dei codici di comportamento buddista è

dell’attenzione>. Che io, forse, chiamerei: lo

vigilanza>.

Il buddista perde la via se cessa di tenere accesa la lampada del suo

sguardo interiore su ogni aspetto della natura, dal minimo al maggiore.

Così resta vigile ed attento, e così scopre quanto l’Uno, a Sua volta, sia

sempre vigile ed attento all’universale, che contiene in Sé.

E così raggiunge l’illuminazione.

Mi domando, allora:” Se l’uomo comune sviluppasse tale qualità, quante

volte si renderebbe conto che molte sue preghiere vengono costantemente

realizzate; e che viene risposto di continuo ad esse, senza che egli

minimamente se ne accorga, occupato com’è a lamentarsi di non venire preso

in considerazione?…”

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