Non riuscite a chiedere aiuto agli altri per timore di un no o per imbarazzo? Sappiate che anche chi
vi aiuterà si sentirà meglio e che state sottovalutando la disponibilità delle persone a darvi una
mano. Lo dice uno studio recente.
28 settembre 2022 – Anita Rubini
“Ho bisogno di aiuto”: è una frase che facciamo fatica a pronunciare, per pudore, per paura di
disturbare o per timore di ricevere un rifiuto. Eppure sottovalutiamo molto la disponibilità e la
capacità degli altri di dare una mano. E non solo: non consideriamo quanto aiutare il prossimo possa
far sentire bene. Lo conferma uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Psychological Science
che ha coinvolto 2.000 persone in sei piccoli esperimenti, tutti studiati per mettere a confronto le
prospettive e le emozioni di chi chiedeva aiuto con quelle di chi lo dava. Risultato? I primi
sottovalutavano costantemente la disponibilità degli amici ma anche degli estranei a fornire
assistenza, nonché la sensazione di benessere che gli “aiutanti” provavano dopo la “buona azione”.
AIUTARE CI FA STARE BENE. In uno di questi test, 100 persone sono state reclutate in un giardino
botanico pubblico con il compito di chiedere a degli sconosciuti di scattare loro una foto. Prima di
farlo, queste persone avevano previsto che sarebbe stato difficile o imbarazzante dire di “no” alla
loro richiesta. Avevano fatto anche delle ipotesi su come si sarebbero sentiti coloro che si erano
prestati. I ricercatori hanno anche chiesto alle persone ingaggiate per caso come si fossero sentiti
dopo il loro piccolo contributo. È emerso così che chi aveva chiesto la foto aveva sottovalutato la
disponibilità degli sconosciuti e sovrastimato il disagio che avrebbero provato, senza immaginare
come si sarebbero sentite bene le persone che erano intervenute.
Va precisato che in questo caso la richiesta era piuttosto semplice da soddisfare, ma ha comunque
consentito ai ricercatori di verificare come esistano differenze culturali nel modo in cui sono
percepiti chiedere e dare aiuto e come, in generale, le persone siano convinte della poca
disponibilità degli altri. «E, invece, ci sentiamo bene a fare la differenza nella vita degli
altri», ha detto Xuan Zhao, coautrice dello studio e psicologa e ricercatrice presso lo SPARQ, un
centro di ricerca di Scienze comportamentali dell’Università di Stanford. «Aiutare fa sentire meglio
le persone».
TANTI SEGNALI. Non è l’unico studio che ci suggerisce come tendiamo a sottovalutare il potere dei
comportamenti prosociali, ovvero la nostra tendenza a mettere in atto comportamenti positivi e
altruistici senza secondi fini (senza cercare una qualunque ricompensa). A luglio era stata
pubblicata una ricerca secondo cui contattare casualmente un amico, anche solo con un breve
messaggio, ha un impatto maggiore di quello che pensiamo.
Uno studio di agosto guidato da Nicholas Epley, docente di Scienze comportamentali presso
l’Università di Chicago e coautore del nuovo studio sull’aiuto, ha rilevato che tendiamo a
sottovalutare il potere di impegnarci in semplici gesti di gentilezza, come offrire a qualcuno una
tazza di caffè. L’aiuto agli altri comporta invece tutta una serie di benefici per la salute fisica
e mentale, tra cui quello che gli psicologi chiamano helper’s high, quella sensazione di benessere
che segue un atto di gentilezza e assistenza, con tanto di effetti fisiologici, come la riduzione
dei livelli di ormoni dello stress.
ESERCIZIO CONTINUO. Nonostante la teoria e i buoni propositi, chiedere aiuto può continuare a
mettere a disagio: ecco perché gli esperti sostengono che fondamentale è… cominciare a farlo più
spesso, magari con qualche piccolo accorgimento. Può essere utile per esempio dare alle persone una
“via d’uscita” in anticipo, soprattutto per le richieste più importanti (della serie: “ho bisogno di
aiuto e te lo sto chiedendo, ma non preoccuparti se non puoi. Posso trovare un’altra soluzione”).
Poi non bisogna dimenticarsi di esprimere la propria gratitudine, con un messaggio, un
ringraziamento di persona o un’email. Questo può anche essere utile per placare la sensazione di
aver imposto qualcosa a qualcuno. Ma, come suggerisce la nuova ricerca, bisogna ricordarsi più
spesso che le persone sono felici di poter dare una mano, e chiedere aiuto non è così gravoso come
pensiamo.
pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35980709/
journals.sagepub.com/doi/10.1177/09567976221097615
da focus.it
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