Circuiti cerebrali antichissimi per imparare una lingua

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Circuiti cerebrali antichissimi per imparare una lingua

30 gennaio 2018

Due circuiti cerebrali che giocano un ruolo centrale nell’apprendimento del linguaggio sono presenti
anche in altri animali e si sono evoluti prima della comparsa degli esseri umani. Il risultato
emerge da una meta-analisi di 16 studi sull’apprendimento della lingua nei bambini e negli adulti,
secondo cui i due sistemi individuati – la memoria dichiarativa e la memoria procedurale – si
sarebbero poi specializzati nella nostra specie (red)

da lescienze.it

L’apprendimento del linguaggio è gestito da circuiti cerebrali evolutivamente antichi, precedenti
alla comparsa dell’essere umano, e non da circuiti sviluppatisi specificamente nella nostra specie.
E’ questa la conclusione a cui è giunto un gruppo di ricercatori diretto da Michael T. Ullman della
Georgetown University School of Medicine in seguito a uno studio pubblicato sui “Proceedings of the
National Academy of Sciences”.

“Questi sistemi cerebrali si trovano anche negli animali – per esempio, i ratti li usano quando
imparano a spostarsi in un labirinto”, osserva Phillip Hamrick, coautore dello studio.
“Indipendentemente dai cambiamenti che questi sistemi potrebbero aver subito per supportare il
linguaggio, il fatto che abbiano un ruolo centrale in questa capacità umana è notevole”.

La ricerca – basata sulla meta-analisi di 16 studi che hanno esaminato l’apprendimento del
linguaggio nei bambini e di una seconda lingua negli adulti – ha indicato come centrali due sistemi
cerebrali già molto studiati: la memoria dichiarativa e procedurale.

La memoria dichiarativa (quella che usiamo per memorizzare la lista della spesa o ricordare che cosa
abbiamo mangiato ieri) è strettamente correlata alla ricchezza del vocabolario padroneggiato. La
memoria procedurale (quella che usiamo per imparare compiti come guidare, andare in bicicletta o
suonare uno strumento) è responsabile della capacità di gestire le regole sintattiche della lingua.

La distinzione fra i compiti dei due tipi di memoria è molto netta nei bambini, mentre è più sfumata
negli adulti quando imparano una nuova lingua; in questo caso infatti anche l’apprendimento dei
costrutti sintattici e grammaticali è mediato, almeno all’inizio, dalla memoria dichiarativa, che
lascia spazio a quella procedurale solo in un secondo momento. Forse anche per questo è difficile
padroneggiare una lingua imparata più avanti negli anni altrettanto bene della madrelingua.

La scoperta – osservano i ricercatori – può aiutare a comprendere meglio le basi genetiche e
biologiche dell’apprendimento del linguaggi: anche se finora sappiano molto poco su quali sono i
geni alla base del linguaggio, le ricerche sulla genetica del cervello in generale hanno
identificato numerosi geni che hanno ruoli particolari per il funzionamento della memoria
dichiarativa e procedurale, e questo li pone come primi candidati per le future ricerche.

Inoltre, i risultati possono portare migliorare gli approcci all’apprendimento delle lingue
straniere e alla terapia di diversi disturbi del linguaggio.

www.pnas.org/content/early/2018/01/25/1713975115

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