Colloqui spirituali con i primi discepoli di Sri Ramakrishna
Il libro:” Spirituals Talks by the First Disciples of Sri Ramakrishna
(Colloqui spirituali con i primi discepoli di Sri Ramakrishna)” venne
pubblicato in origine dall’Advaita Ashrama, Mayavati, Himalayas. Dalla prima
edizione del 1936, il libro ne ha avute molte altre, per il suo contenuto
altamente significativo.
Il volume raccoglie per la prima volta in un testo stampato degli
insegnamenti dati da sei figli spirituali del Maestro: Sri Sarada Devi,
Swami Brahmananda, Swami Premananda, Swami Turyyananda, Swami Shivananda e
Swami Saradananda. Le parole di questi discepoli diretti vennero dette a dei
simpatizzanti particolari, o a dei gruppi di fedeli, che le riferirono e,
piu’ tardi, permisero che fossero pubblicate in questo libro.
Ecco, la ragione dell’immediatezza e del potere di questi insegnamenti.
CON SWAMI TURIYANANDA
9 gennaio 1921 (seguito)
Dal sesto capitolo della Gita, egli cito’ i versi cosparsi di illuminanti e
bei commentari:
” Per un nonnulla il mentale agitato ed instabile si perde; frenatelo,
riconducetelo sotto il solo dominio del Se’.”
” Con perseveranza infaticabile, il mentale deve venire ancora ed ancora
ricondotto all’Atman. Appartiene alla natura del mentale l’essere incostante
e agitato, come un bambino capriccioso che debba venire riportato ai suoi
studi, tenendolo per un orecchio. Il mentale si deve condurre addirittura al
di la’ di Buddhi – la facolta’ che determina – direttamente verso Atman.
Sicuramente saranno necessari degli sforzi costanti, ma la mente, alla fine,
si adattera’ al vostro dominio e rimarra’ calma e fissa sull’Atman. All’
inizio dovrete trascendere Tamas; poi, Rajas; e infine trascenderete lo
stesso Sattva. Sara’ allora che realizzerete che il Se’ penetra ogni cosa.
Scoprirete che solo Lui esiste, e null’altro. Cio’ e’ chiamato lo stato di
coscienza trascendente.
Noi dobbiamo imprigionare i sensi, la mente e l’intelletto: questi avamposti
della coscienza; e, pure, conquistare la lussuria.
Lussuria, collera ed avarizia sono diverse forme di una medesima realta’.
Sono gli eterni nemici di Jnani; e le distruttrici della conoscenza e della
saggezza. Convogliate i sensi verso il Signore. E’ il modo di dar loro una
lezione.
D. parlo’ di Shri Ramakrishna, capace di determinare delle trasformazioni
improvvise nella vita di alcolizzati e di uomini sensuali. In riferimento a
questi casi, lo Swami affermo’: “Si’, e’ tutto vero. Ma, a qualcuno,
tuttavia, egli permetteva un intervallo. “Divertitevi” – diceva loro – “Non
graciderete per molto tempo, ora che siete stati morsi da un serpente
velenoso.”
“Se vi trovate in contatto con l’Atman, siete salvi.”
11 gennaio 1921
Swami: ” Ieri sera mi e’ salita la temperatura. All’inizio, i miei
assistenti me l’hanno nascosto, e hanno dichiarato che avevo 37°3. Quando la
verita’ venne a galla essi si scusarono dicendo di avere letto male. “La’
ove l’ignoranza e’ beatitudine, e’ una follia essere saggi”. Tuttavia, l’
ignoranza non e’ mai salutare. Solamente la Conoscenza e’ la sola realtà.
E – come disse Gaudapada: ” Quando la conoscenza viene, dissipa ogni
dualita’. E’ la doppia coscienza la radice di ogni male. Con la distruzione
del dualismo svanisce ogni timore. Il senso del dualismo genera tutte le
paure. In verità, oh Janaka, tu hai raggiunto l’intrepidita’!”
“E inutile leggere le Scritture, a meno che voi non pratichiate quanto esse
rivelano. I Libri esistono da tempo immemorabile! Mentre io – allora avevo
ventisei anni – e Maharaj (Swami Brahmananda) erravamo nella valle di Kangra
incontrammo un monaco di circa quarantadue anni, molto sincero e semplice.
Egli disse:” Durante gli ultimi sedici anni ho studiato i Vedanta. Tuttavia,
anche oggi la vista di una donna mi priva di ogni controllo, proprio come
pensare al tamarindo fa crescere la saliva nella bocca!”
Aveva perfettamente ragione. Che c’è in un Libro?”
” Chandasoka, fortemente esasperato da un uomo, lo insegui’ brandendo una
spada. L’uomo cerco’ rifugio in un monastero, e l’Abate, malgrado fosse del
tutto consapevole del rischio, gli accordo’ asilo. Appena Asoka arrivo’ e
chiese notizie dell’uomo, l’Abate ammise che costui si trovava li’; non
poteva certo mentire. ” Datemelo” – ingiunse l’Imperatore. “No, Signore” –
fu l’audace risposta. Cio’ rese talmente furioso Asoka, ch’egli alzo’
immediatamente la spada per colpirlo. Con sua grande sorpresa, il monaco
rimase impassibile, senza il minimo segno di paura, o di un movimento di
muscolo. L’Imperatore gli chiese: ” Come mai non tremate, di fronte alla
morte?” ” Perche’ dovrei? Alla morte di chi, vi riferite?”
Di conseguenza essi iniziarono a discutere, ed alla fine Chandasoka divenne
Dharmasoka. Difatti, l’Imperatore possedeva una viva intelligenza, e
comprese.
“Il Vedanta comunemente praticato in certe parti del paese e’d’una natura
priva di morale. ” Io sono Brahman” – viene affermato, e si continua a fare
ogni genere di azione, come se queste non riguardassero nessuno. La
Discriminazione – secondo alcuni – non e’ un segno di conoscenza. Anche le
donne sono della stessa opinione. A volte, delle cose infami sono eseguite
in nome del Vedanta.
“Conoscete la storia di un monaco che venne a vivere nella Panchavati, a
Dakshineswar. Presero a circolare dei pettegolezzi sul suo carattere, fino a
che essi giunsero alle orecchie del Maestro. E quando questi gli fece delle
rimostranze il monaco disse: ” Se il mondo e’ irreale, solo i miei errori di
comportamento debbono essere reali?”
E Sri Ramakrishna replico’:” Sputo su una conoscenza come la tua! La
menzogna non dovrebbe mai venire autorizzata a prosperare.”
L’uomo comune esprime quelle attivita’ che tendono a perpetuare le catene
dell’attaccamento. Cio’ risulta vero per il mondo intero. La sola eccezione
e’ rappresentata dai monaci, che hanno scoperto l’evanescenza del mondo e vi
hanno rinunciato. La Conoscenza inizia ad apparire quando la discriminazione
è perfetta.”
12 gennaio 1921
Swami:” Com’e’ difficile tenere costantemente lo spirito al di sopra del
mondo! Esso vuole discendere. E’ veramente duro sfuggire alla morsa dei
desideri. Come diceva Shri Ramakrishna:” Anche chi non possiede nessun’altro
che egli possa chiamare suo, ecco che alleva un gatto e crea dei legami
famigliari.”
“La Realizzazione! – Ah, com’e’ prodigiosa! Il semplice pensiero del Signore
ci riempie di gioia. Chi puo’ misurare la felicità di vederlo faccia a
faccia?”
Nell’oceano di Brahma, colmo della beatitudine assoluta, cosa esiste da
evitare e cosa vi e’ da accettare? Chi e’ l’altro (se non se stesso) e in
cosa differisce? Non vedo, non intendo, non conosco nulla, li’ dentro.
Esisto come il Se’, l’Eterna Beatitudine – diversa da ogni altra cosa.”
14 gennaio 1921
A proposito del corso tenuto ieri sulla Bhagavata, Swami afferma: “Che
consiglio eccellente fornisce Prahlada ai suoi compagni!” Dice:” Adorate il
Signore dalla vostra stessa infanzia. Questo corpo e’ quanto mai
disprezzabile. La grazia salutare si mostra aiutandoci nella realizzazione
del Signore.” E con quale ardimento afferma al proprio padre che nessuno mai
gli ha insegnato ad amare Dio; ne’ i suoi Maestri, ne’ lui stesso (n.d.t.:
il padre)!
Un amore per Dio – dice – accessibile solo attraverso la grazia dei devoti.
Ed il padre, allora, si mette a gridare:” Chi e’ questo qui? Temo proprio
che diverra’ la causa della mia morte. Anche Brahma e Vishnou tremano
davanti a me; ma costui discute senza paura con me! Uccidetelo!”
“Voi probabilmente penserete che si tratti di un fatto inventato. No. E’
tutto vero. Prahlada non e’ morto; vive nel cuore di ogni devoto; nel vostro
e nel mio. Quando tali sforzi prodigiosi non sono riusciti ad ucciderlo, in
che altro modo potrebbe egli morire? Lui stesso non e’ forse riuscito a
realizzare di vivere latente in ogni cosa? Leggete il Vishnou Purana; ove
scoprirete che la sua coscienza monastica ha potuto far galleggiare dei
blocchi di pietra sull’acqua.
Un altro eccellente libro è il “Chandi”! La cui filosofia ha dimostrato l’
unita’ di Brahman con Shakti. Quest’ultima, la Madre Divina, e’ l’Assoluto;
ma pure il relativo, con la forma dell’universo. Penetra ogni cosa. Mahamaya
(la Grande Illusione) ha velato ognuno di illusione, per permetterLe di
portare avanti tranquillamente il Suo gioco. Essa riesce ad accordare con
reciprocita’ i piaceri del mondo con l’emancipazione spirituale.
Questo, il tema del libro. Il Re Suratha ed il negoziante Samadhi hanno
adorato la Madre per tre anni prim’ancora di realizzare il proprio
desiderio.
Perche’ succede che noi sappiamo e, ciononostante, non riusciamo ad agire?
Cio’ e’ dovuto alla Sua Maya. Che deve venire placata. Quando essa si trova
inerte, la Madre concede il dono della Liberta’. Si’, privo della Sua
grazia, nessuno puo’ svincolarsi da questa rete d’illusione. L’uomo
ordinario non realizza la beatitudine suprema, lo stato di coscienza
universale, se non attraverso il culto. Non esiste altro modo.
Rivolgetevi agli altri come parlereste a voi stessi. Cioe’, riconoscete che
ognuno e’come il vostro proprio io. Vi incollerite mai con voi stessi?
Comportatevi anche cosi’ verso gli altri. Tuttavia, cio’ diverrà possibile
solamente quando vedrete il vostro proprio Se’ esistere nel prossimo. Questo
e’ lo spirito soggiacente al culto del povero della dottrina di Swami; le
forme di Narayana. E’ del tutto vero che esiste un piano di coscienza in cui
tutto si rivela come il proprio Se’. E’ quando ha raggiunto tale stato di
consapevolezza che non appare piu’ alcuna confusione all’uomo.
A questo punto, la conversazione si diresse sulle magnifiche opere di
carita’ di Babu Ishan Chandra Mukhrji.
Ishan Babu era un devoto di Sri Ramakrishna ed il Maestro gli aveva chiesto
di rinunciare a queste opere di beneficenza per dirigere interamente il suo
spirito a Dio.
Swami: ” Anche in queste azioni caritatevoli appare un sottile egoismo.
Probabilmente, egli (n.d.t.: Babu Ishan) ha tenuto uno sguardo sulla fama.
Ecco perche’ potrebbe esprimersi come arbitro, o guida. E’ veramente molto
difficile l’opera disinteressata!”
N.: Il lavoro che noi (i monaci dell’Ordine) facciamo possiede la natura di
questo egoismo? Alcuni affermano che noi agiamo guidati dalle nostre
inclinazioni.
Swami:” Vero, siete guidati dalle vostre inclinazioni individuali; ma, il
vostro lavoro, eseguito nel giusto spirito, portera’ un frutto esattamente
opposto a quello che si accumula con l’egoismo.”
N.:” Alcuni avanzano dei dubbi sul fatto che le nostre azioni siano
realmente quelle di Shri Ramakrishna.”
Swami:” Allora, perche’ lavorare? La distinzione che le opere rappresentino
quelle di Swami e non quelle del Maestro e’ del tutto irrazionale. Swami non
ha espresso una sola idea che gli appartenga personalmente. Colui che
potesse esprimere una differenza qualunque tra Swami e Srhi Ramakrishna
dovrebbe essere veramente impudente!”
“Alcuni considerano queste opere inferiori alla meditazione. Non sanno quel
che dicono. Cos’è la meditazione? Per quale ragione viene altamente
apprezzata? Perché rappresenta il mezzo di unire l’anima a Dio.
Ora, analizziamo quanto Swami, che ha iniziato le opere, voleva significare.
Vi ha chiesto di assistere semplicemente i pazienti, oppure di rendere culto
a Narayana, attraverso essi? Ed allora, in cosa questo culto di Narayana e’
diverso dalla meditazione? Puo’ certamente accadere che non si abbia la
possibilità di servirlo con questo spirito, ma non ne deriva il diritto di
chiamarlo inferiore.
Swami ha proclamato questa nuova via dopo aver realizzato che il Se’ e’
immanente in ogni cosa. Ma la gente non lo capisce ed insiste, di
conseguenza, a seguire le vecchie routines della pratica spirituale.
Tre giorni di questo servizio, compiuto a regola d’arte, condurrebbero alla
realizzazione spirituale. Ed e’ stata proprio questa l’esperienza di tutti
coloro che l’hanno fatto. K. mi ha detto che durante i giorni in cui
lavorava nell’ospedale provava una grande elevazione spirituale. Ogni uomo
non e’ Dio Medesimo? “Il Signore risiede in ogni cuore”. Se non comprendiamo
quest’ultimo concetto, la colpa e’ solo nostra, e di nessun altro.
Una volta, quando confidai a Shri Ramakrishna che l’ideale della mia vita
era di raggiungere il Nirvana, egli mi rimprovero’ per il fatto che io mi
nutrissi di un ideale cosi’ poco elevato. “L’uomo medio muore dalla voglia
del Nirvana. Avete mai osservato un neofita al gioco dei dadi come fa
prudentemente le sue mosse, osservandole due per volta, per non subire uno
scacco? E come si agita per arrivare in fondo al gioco! Al contrario, l’
esperto non usa queste precauzioni. Muove i pezzi con calma, molto padrone
del finale; e il gioco continua cosi’. I dadi divengono tanto sensibili
nelle sue mani che ne puo’ lanciare quanti ne vuole, secondo il suo
desiderio.
Si’, “l’esperto” resta nel mondo e prende piacere ai divertimenti che vi
trova.
Rimasi talmente sbalordito da quanto veniva esposto, che esternai tutti i
miei dubbi; egli mi rassicuro’ che, grazie all’intervento della Madre, cio’
era possibile. “Lei fa in modo, graziosamente, che ci si eserciti anche ai
dadi – disse metaforicamente.
N.: “Una volta ci diceste che la gioia di una giornata in compagnia di una
Incarnazione era sufficiente compenso delle sofferenze di un’intera vita.”
Swami: ” Sì, è vero. Un’ora di canto nella congregazione, in compagnia del
Maestro, ci colmava di una tale gioia esuberante da farci sentire
trasportati, come se ci trovassimo in una regione eterica. Tuttavia, oggi,
anche la meditazione non riesce piu’ a suscitare tanta beatitudine celeste;
o, almeno, una sua apparenza. Questa felicita’ restava in noi, senza
cessare, per un’intera settimana. Avevamo l’abitudine di sentirci ebbri,
senza saperne il perche’, ne’ il come. Chi lo crederebbe? E’ difficile
convincerne la gente. Tuttavia, debbo parlare francamente. L’uomo ordinario
cerca il Nirvana perche’ ha sofferto. Ma non conosce l’immensa gioia che si
esprime nella Comunione Divina.
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