Come alleviare i più comuni dolori al collo, alle spalle, ecc.. con l’antico stretching dei monasteri indiani

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Come alleviare i più comuni dolori al collo, alle spalle, ecc…

con l’antico stretching dei monasteri indiani

di Amadio Bianchi

I disturbi che lo stress o una errata posizione, mantenuta per lungo
tempo, possono causare, sono molti : il più classico è rappresentato
da quel fastidioso dolorino interno che si presenta fra le scapole.
Tipica è anche la “somatizzazione” di tensione sulle spalle o nel
collo che determina la contrazione sia dei “trapezi”, i muscoli fra le
spalle ed il collo, sia degli “spinali allungati”, muscoli che salgono
a lato delle cervicali. In presenza di tali disturbi si è in genere
disorientati, in quanto molto difficili da rimuovere con semplici
esercizi. Talvolta si ricerca un po’ di sollievo con mezzi artificiali
come le pillole antidolorifiche ma, trascorso il loro effetto,
riaffiora il dolore. Naturalmente, ognuno, dovrebbe impegnarsi per
comprendere e rimuovere le cause dei disagi, adottando come
conseguenza un nuovo stile di vita e posizioni più naturali, alternate
da esercizi di scioglimento. Un rimedio naturale ed immediato,
tuttavia, potrebbe essere costituito dall’applicazione di manovre
dell’antico stretching dei monasteri indiani

In alcuni eremi indiani (detti Ashram) dove le lunghe pratiche di
preghiera, concentrazione e meditazione costringono i monaci per ore
immobili, in posizione seduta, dove cioè, per lasciare più spazio ad
un livello contemplativo-ascetico, l’attività fisica è pressoché
assente, si pratica una sorta di stretching a due, il quale permette
al corpo di ritrovare una certa elasticità e alla colonna vertebrale
l’assetto ideale per proseguire nelle pratiche. Anche ai “meditanti”
capita di provare tensione nel collo, nelle spalle e nella parte alta
della schiena o addirittura un fastidioso dolorino tra le scapole
dovuto al mantenimento di una posizione sbagliata, proprio come
all’impiegato che per molte ore sta seduto nella scrivania del suo
ufficio, soprattutto oggi con l’avvento dei computer.

Per vincere il disagio causato dal dolore, ecco la sequenza che vi consiglio :

collocate il soggetto da trattare in posizione seduta sul pavimento e
con la schiena il più possibile diritta. Massaggiate i trapezi
muovendo i pollici dal basso verso l’alto con insistenza per
provocarne la decontrazione (v. fotografia). Aumentando gradatamente
la pressione, fate in modo che la vostra azione possa giungere più in
profondità nei muscoli elevatori delle scapole e in alto, sul collo,
nei semispinali.

Dopo aver posizionato il braccio destro in sospensione statica,
ripiegato e parallelo al pavimento, con il taglio della mano, reso
morbido dalle dita aperte e flessibili, percuotete il trapezio (avendo
cura di non percuotere la cuffia dei rotatori), poi il deltoide e il
braccio fino al gomito.

Con la sinistra afferrate la mano destra del soggetto e, se vi è
possibile, portatela sulla colonna vertebrale tra le scapole. Mentre
con la stessa mano spingete decisamente, con la destra tirate con
precauzione. Questa manovra concorre ad eliminare l’indolenzimento
talvolta presente nell’area dorsale.

Sciogliete la posizione precedente e con cautela fate ruotare il
braccio fino a portare il dorso della mano destra in prossimità del
centro fra le scapole. La vostra mano destra spingendo delicatamente
sul gomito aiuta la mano del paziente a raggiungere la posizione.
Possiamo considerare questa manovra una estensione e controposizione
della precedente. Mentre la mano sinistra esercita una consistente
pressione sulla mano del soggetto e per conseguenza sulle dorsali, la
destra tira delicatamente il gomito destro.

Il braccio viene ora sollevato e mantenuto fermo, parallelo al
pavimento dalla vostra mano sinistra mentre con la destra fate ruotare
l’avambraccio prima verso l’alto e poi verso il basso. Tale movimento
e diretto allo “sblocco” della cuffia dei rotatori donandole salute,
elasticità e scioltezza

Ora, prima di proseguire, le manovre illustrate nelle fotografie
1-2-3-4-5-6 dovranno essere eseguite anche sul lato sinistro del corpo

Appoggiate, in seguito, il ginocchio destro più in alto che potete
sulle dorsali, posizionandolo un po’ di sbieco per non far male (la
colonna vertebrale va collocata a lato della rotula), quindi tirate
verso di voi risolutamente le spalle con entrambe le mani e mantenete
la trazione per almeno 15/20 secondi. Sospingete in avanti il busto
per consentire al ginocchio di scendere di un paio di vertebre e
ripetete la trazione mantenendola con rinnovato vigore. Poi ancora
scendete di altre due vertebre e fatelo di nuovo. Queste trazioni sono
un “toccasana” per i disturbi dorsali e spesso riescono da sole ad
annullare i dolori di questa zona.

Sedetevi sul pavimento ad una certa distanza, appoggiate la pianta del
piede destro sulla colonna vertebrale tra le scapole, afferrate i
polsi e tirate, anche in questo caso, almeno per 15/20 secondi,
invitando la persona a rilassarsi completamente verso di voi. Ripetete
afferrando prima le braccia ripiegate all’altezza dei gomiti ed
infine, mentre il piede rimane sempre fermo nella stessa posizione, le
spalle.

In conclusione, proponete alla persona di incrociare le braccia e
portare le mani sulle scapole. Mentre collaborate tirando per i
gomiti, lo invitate a respirare profondamente e trattenere il respiro.
L’aria contenuta nei polmoni, messa sotto pressione, provocherà una
spinta verso l’esterno che parzialmente compenserà l’effetto di tutte
le manovre di inarcamento fin qui eseguite.

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