Come debbo pensare alla Natura di Dio?!

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Come debbo pensare alla Natura di Dio?!

di Guido da Todi

Questo è è uno degli argomenti – non ce lo nascondiamo – che costituisce
uno dei più grandi nodi della ricerca spirituale.

Dio è Somma Individualità, oppure un inafferrabile principio latente nelle
cose; o meglio, è tutte le cose?

Ripercorrendo mentalmente gli episodi della vita di grandi santi e voghi
storici non si può fare a meno di osservare un loro amore preciso,
indirizzato, tenero verso Dio; che da essi è considerato anche come Persona.

Dio si presenta loro sotto varie forme: è la Grande Madre Shakti, ossia lo
Spirito Sollecito che segue ogni corpuscolo di coscienza, proteggendolo,
perdonandolo, sorreggendolo in maniera cosmica, sino a che esso divenga
maestosa arca di infinitezza.

Dio è Shiva – il Suo aspetto più teneramente venerato in India; Colui che
distrugge ogni impedimento alla libertà finale, e che, con la Fiamma che ne
costituisce l’intima natura, eleva costantemente verso la garanzia di
assoluta gioia e potenza che attende ognuno di noi.

Dio è Vishnu, lo Spirito Santo; Colui che consola, e vive nella cavità
d’animo
di ogni creatura, bisbigliando sommesso, ma instancabile, la verità della
Presenza Immanente.

E la presenza del Dio Personale è sicuramente il dono finale che ogni
individuo realizzato riceve, al termine del sentiero evolutivo.

In effetti, nella Bhagavad Gita è Lui che parla a Krishna, indicando
nell’adorazione
a questa mistica Sua Esistenza la massima delle preghiere a Lui gradite.

“Fra tutti, il saggio che ha la conoscenza perfetta ed è sempre impegnato
nel puro servizio di devozione è il migliore. Io gli sono molto caro, e lui
è molto caro a Me (Cap.7, verso 17).

“Tutti questi devoti sono certamente grandi anime, ma colui che Mi conosce
lo considero situato in Me. Assorto nel Mio servizio trascendentale, senza
dubbio egli viene a Me (Cap.7, verso 18).”

“A coloro che sempre Mi servono e Mi adorano con amore e devozione dò
l’intelligenza
con la quale potranno venire a Me (Cap.10, verso 11).”

“Dio, la Persona Suprema, che è superiore a tutti, si raggiunge solo con la
devozione pura. Sebbene non lasci mai il Suo regno, Egli è onnipresente e
tutto è situato in Lui (cap. 8, verso 22).

È quindi vero che Dio si presenta a noi, indifferentemente, anche sotto
forma personale.

Nessuno degli yoghi mai esistiti, o che mai apparirà nei secoli avvenire
potrà esprimere integralmente la propria realizzazione spirituale, il suo
dialogo con il Dio Incarnato.

Ma, ognuno di essi ha avuto e continuerà ad avere il carisma di trasmettere
al mondo, in maniera silente, con l’esempio della propria vita, l’intenso
profumo della Presenza.

Nel libro:” Spirituals Talks by the First Disciples of Sri Ramakrishna
(Colloqui spirituali con i primi discepoli di Sri Ramakrishna)” (sito
www.vidya.org) Swami Turynanda risponde, in proposito, alla domanda di un
discepolo, riferendosi a Ramakrishna.:

N.: “Una volta ci diceste che la gioia di una giornata in compagnia di una
Incarnazione era sufficiente compenso delle sofferenze di un’intera vita.”

Swami: ” Sì, è vero. Un’ora di canto nella congregazione, in compagnia del
Maestro, ci colmava di una tale gioia esuberante da farci sentire
trasportati, come se ci trovassimo in una regione eterica. Tuttavia, oggi,
anche la meditazione non riesce più a suscitare tanta beatitudine celeste;
o, almeno, una sua apparenza. Questa felicità restava in noi, senza cessare,
per un’intera settimana. Avevamo l’abitudine di sentirci ebbri, senza
saperne il perché, né il come. Chi lo crederebbe? È difficile convincerne la
gente. Tuttavia, debbo parlare francamente. L’uomo ordinario cerca il
Nirvana perché ha sofferto. Ma non conosce l’immensa gioia che si esprime
nella Comunione Divina (Centro Vedantico Ramakrishna – 1988 – Ogni diritto
di traduzione, riproduzione e adattamento riservato per tutti i paesi).

E che dire degli indicibili colloqui di Santa Caterina del Bambin Gesù, con
il Sorriso di Dio? E di Sant’Antonio? E di Paramahansa Yogananda? E dello
stesso Gesù, con il Padre?
.
Tutto ciò testimonia la verità del Verbo Incarnato nei tre piani
dell’esistenza.

Eppure, è anche vera la natura impersonale di Dio.

Nel capitolo undicesimo della Bhagavad Gita, dopo essersi disciolto
interamente nella gioia del contatto individuale con Dio-Krsna, Arjuna
(ossia, noi tutti) chiede:

“O Signore, o maestro di tutti i poteri sovrannaturali, se Tu pensi che io
possa contemplare la Tua forma universale, mostramela, Ti prego (cap.11,
verso 4).

“..Ma tu non puoi vederMi con questi tuoi occhi; ti do dunque occhi divini
con cui potrai contemplare i Miei inconcepibili poteri (cap.11, verso 8).

“..Dio, la Persona Suprema, maestro di tutti i poteri mistici, mostra ad
Arjuna la Sua forma universale (cap.11, verso 9)..”

“..Arjuna vede in quella forma universale innumerevoli bocche ed
innumerevoli occhi. Era tutto prodigioso. Quella forma era adorna di
gioielli divini e sfavillanti e di svariati vestiti. Era gloriosamente
coperta di ghirlande e profumata di varie essenze. Era tutto magnifico,
illimitato e continuamente in espansione. Questo è ciò che vede Arjuna
(cap.11, verso 10-11)..”

“Se migliaia e migliaia di soli si levassero tutti insieme nel cielo, il
loro sfolgorio si avvicinerebbe forse a quello del Signore Supremo in questa
forma universale (cap.11, verso 12).
“Gli universi, sebbene infiniti ed innumerevoli, Arjuna li vede tutti
riuniti in un solo punto, nella forma universale del Signore (cap.11, verso
13).

Ecco, l’alfa e l’omega della divinità è ora percorso. Possiamo dire che
l’atteggiamento
da scegliere nella preghiera costante e quotidiana a Dio è proprio questo.
Adorarne la sua natura Personale ed Impersonale.

Diffidate, miei cari amici, di coloro che insistono a che scegliate
unicamente la via di una divinità del tutto intraducibile, impersonale, ed
astratta. Questo solo aspetto – che sicuramente è uno dei Suoi due Volti –
vi trainerebbe in un terreno sterile, privo di amore, rendendo la vostra
vita del tutto mentale e meccanicistica.

E diffidate pure di coloro che non rendono onore al loro dio, illudendosi di
incapsularne l’intero Essere in una sola forma relativa. Ciò vi
allontanerebbe dal libero respiro cosmico delle cose, senza fine e senza
unità con tutto ciò che esiste.

Se vi dovessi confidare il mio atteggiamento in proposito, inizierei con il
dire che la priorità della mia corsa verso il Diletto si esprime
quotidianamente nel contatto personale e caldo per la Presenza Indicibile;
tuttavia, dalla nicchia in cui la coltivo con felicità oramai irrefrenabile
vedo estendersi le infinite ali della Sua natura identificata a tutto ciò
che esiste.

La promessa di Dio è questa:

“.A coloro che sempre Mi servono e Mi adorano con amore e devozione dò
l’intelligenza
con la quale potranno venire a Me.”

Perché non provare a crederGli?

Viviamo in un mondo duro, difficile, ove ogni morso che diamo alla
apparentemente appetitosa mela di maya, alla fine ci fa restare nel palato
il sapore dell’acerbità di quel frutto. Nulla – se privo di una motivazione
altruistica ed amorevole – rimane integro nella stretta dei nostri desideri.
È un fatto. Penso che siate d’accordo con me.

Quel che importa è sapere che Dio è una fonte rigogliosa e verace, saporosa
e dinamica, reale e non immaginaria.

Una volta raggiunto, Egli non ci toglie nulla; anzi, nobilita ogni nostro
altro affetto, ogni nuova motivazione, e l’intera nostra vita.

Dio appartiene a noi, esclusivamente a noi. È nell’intimità del nostro io. È
la nostra eredità. E centinaia di migliaia di individui lo hanno raggiunto;
ne vivono, minuto per minuto, l’estasi indicibile della fusione e
dell’amore.
Proprio ora, mentre stiamo assieme, io e voi!

Vivekananda affermava che ogni uomo e donna sono qui con l’unico scopo di
conoscere Dio. Traduciamo il concetto – se volete – nell’esigenza del creato
intero di trovare un suo baricentro fondamentale. Ed aggiungeva:” Anche
quando gli individui commettono le più atroci azioni, è perché cercano Dio.”

È vero. La pulsione fondamentale e continua di ognuno di noi è riassorbirci
nell’oceano da cui proveniamo, ma in cui, tuttavia e paradossalmente, stiamo
costantemente immersi.
Vi giuro, miei cari amici, che la presenza di Dio è un fatto concreto e
reale! Si tratta di uno stato di realtà irrinunciabile e profondamente
affermativo, quando lo si prova.

Ecco, di conseguenza, il grande dono che potremo fare a chi amiamo ed a noi
stessi, per il natale che sta avvicinandosi.

Sciogliere la gelida brina che ci ammanta l’animo e portarci verso quella
mangiatoia, forse per la prima volta in questo modo, accettando la nostra
primogenitura di Figli di Dio lontani.

Sarà sicuramente data una risposta.

“Se qualcuno Mi offre, con amore e devozione, una foglia, un fiore, un
frutto o dell’acqua, accetterò la sua offerta (Cap.5, verso 26)

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