Come fa il cervello a prevedere le decisioni altrui

pubblicato in: AltroBlog 0
Come fa il cervello a prevedere le decisioni altrui

21 giugno 2012

Tecniche di risonanza magnetica hanno permesso di scoprire che cosa avviene nel nostro cervello
quando effettuiamo una simulazione per immaginare i valori e le motivazioni degli altri in modo da
prevederne decisioni e azioni. In particolare, sono stati osservati due segnali cerebrali cruciali:
il primo è elaborato in una parte del cervello chiamata corteccia prefrontale ventromediale, il
secondo è stato evidenziato in un’area diversa, denominata corteccia prefrontale dorsomediale (red)

Prevedere le decisioni degli altri: in termini assoluti non è possibile, ma spesso ci si riesce, e
l’origine di questa peculiare capacità è in due segnali cerebrali scoperti da un gruppo di
neuroscienziati giapponesi del RIKEN Brain Science Institute (BSI) che firmano in proposito un
articolo sulla rivista “Neuron”.

Nelle interazioni sociali, le persone si comportano secondo un proprio insieme di valori e
motivazioni che ci sono in massima parte sconosciute. I ricercatori del RIKEN-BSI descrivono per la
prima volta il processo che governa il modo in cui riusciamo a prevedere le decisioni di un’altra
persona attraverso una simulazione mentale della sua mente.

Dimostrare sperimentalmente questo processo non è stato semplice, vista la difficoltà di separare i
segnali cerebrali del soggetto da quelli simulati. Shinsuke Suzuki e Hiroyuki Nakahara, Principal
Investigator del Laboratory for Integrated Theoretical Neuroscience del RIKEN-BSI ci sono riusciti
analizzando con la risonanza magnetica funzionale (fMRI) l’attività cerebrale di alcuni volontari a
cui era stato chiesto di effettuare previsioni sul comportamento degli altri sulla base di alcune
informazioni. In seguito, è stato generato un modello al computer del processo di simulazione per
esaminare i segnali cerebrali sottostanti la previsione.

Si è così osservato che il correlato neuronale della simulazione mentale delle decisioni altrui è
costituito da due segnali cerebrali che si propagano nella corteccia prefrontale, associata ai
processi mentali superiori. Un primo segnale coinvolge il valore stimato della ricompensa di
un’altra persona – e per questo è detto segnale di ricompensa – ed è correlato alla stima nella
propria mente della differenza tra i valori altrui, simulati, e la ricompensa effettivamente
ricevuta. Il secondo segnale, detto segnale di azione, è correlato alla differenza fra l’azione
attesa da parte di un’altra persona, prevista dal processo di simulazione nella propria mente, e ciò
che la persona effettivamente fa.

In particolare, i ricercatori giapponesi hanno scoperto che il segnale di ricompensa è elaborato in
una parte del cervello chiamata corteccia prefrontale ventromediale. Il segnale di azione, d’altra
parte, è stato evidenziato in un’area diversa, denominata corteccia prefrontale dorsomediale.

Il segreto del successo della ricerca, ha commentato Nakahara, è l’associazione di modelli
matematici applicati alll’imaging cerebrale in particolari situazioni del comportamento umano, una
metodologia che potrebbe trovare utili applicazioni nelle ricerche sulle basi neurali delle funzioni
sociali.

www.cell.com/trends/cognitive-sciences/abstract/S1364-6613%2806%2900330-5

lescienze.it

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *